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Post n°69 pubblicato il 17 Maggio 2013 da splendore07
La distanza è pura forma di desiderio. L’attesa ne possiede la chiave. Nell’attesa ci sono palpiti d’amore, dolcissimo struggimento dell’anima che si riflette nella luminosità dello sguardo. Solo nell’attimo che “consumiamo” l’attendere, siamo felici. Tutto il resto, è solo il vano tentativo di dare alla felicità e all’amore un senso. “Consumiamo” l’attimo di felicità, nel vano tentativo-invece di goderne- nel riuscire a trattenerla; come piuma, ci sfugge, vola via al minimo soffio di vento: impossibile afferrarla. E “consumiamo” l’attimo d’amore, cercando di ingabbiarlo, farlo nostro. Così facendo, ce ne sfugge l’essenza: l’amore, è tale in quel frammento di spazio e tempo, nel quale si manifesta. Allora, e soltanto. Il resto, è “tiepida" pulsione. Fuori dall’istante, resta solo il tentativo di spiegarlo. (Splendore) |
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E’ della natura umana anelare ad una condizione migliore sempre, accettando sfide spesso al limite delle nostre capacità. La sfida per dimostrare che i limiti sono solo imposizioni originate dalla nostra mente dai nostri pensieri. Le vibrazioni,le energie dell’universo sono “captabili” solo da chi possiede una spiccata sensibilità,un sentire profondo,nel quale è collocato anche il sentimento d’amore.
Il corpo che vibra delle emozioni che l’anima trasmette,non si “annulla” in brividi inutili, anzi si abbandona si esalta se cede all’emozione alla forza del momento. Mai come nell’amore il “qui ed ora” assume una valenza determinante. L’abbandono è un potente “detergente” della mente,capace di spazzare via come vento impetuoso,tutti i pensieri inutili e ossessivi che la abitano.
La mente,al suo stato naturale puo’ essere paragonagta ad un cielo sempre coperto da uno spesso strato di nubi.Difficile che un vento “benefico” arrivi e spazzi via la coltre per lasciare solo spazio ad un “cielo” terso,come dopo la pioggia.
L’abbandonarsi all’attimo, ai palpiti che le emozioni trasmettono,porta la nostra mente ad essere occupata solo dal que meraviglioso attimo nel quale siamo riusciti a calarci e perderci.
Non siamo destinati, come esseri umani alla felicità:siamo troppo compliacati. Per esserlo dobbiamo recuperare il “bambino” che alberga in noi e che soffochiamo,o con il quale non siamo piu’ in grado di interagire. Abbiamo perso la spontaneità la freschezza tipica dell”età piccola”. I bambini passano con estrema velocità dalla gioia al pianto e viceversa,senza conservarne memoria.Ogni volta “puliscono” le emozioni, per essere aperti a quelle nuove che verranno,in un continuo divenire.Il bimbo non conosce rancori,nostalgie,rimpianti. E’ ,lo stupore la voglia continua di scoprire che lo porta alla gioia.Noi abbiamo perso tutto ciò.
Le aspettative avvelenano la nostra vita, anche se difficile vivere senza.
Investiamo troppo nell”altro”,lo idealizziamo,vorremmo plasmarlo perchè risponda alle nostre aspettative ,dimenticando che è una persona diversa da noi,dimentichiamo la sua “unicità” e il suo diritto a rivendicare di essere quello che è.
Se accettassimo tutto questo, ci metteremmo al riparo dal dolore dalle delusioni.
Abbiamo bisogno di riti,persino deglio stessi gesti da compiere nel nostro quotidiano. La ripetitività ci dà sicurezza,ci fornisce un “riparo”. Difficile rinunciare ad abitudini consolidate nel tempo anche se consapevoli che hanno smesso di appartenerci, o peggio ancora,non ci sono mai appartenute.
Il “ti amo” spaventa,implica dedizione,impegno coinvolgimento. Il piu’ tiepido “ti voglio bene” ci libera da tutto ciò
...la mia "attesa" è sistemica, ...non la conosco statica ...ne ha un inizio ...ne una fine ...segue sempre un percorso che si interromperà soltanto il giorno del saluto finale.
...io me la spiego così. ...l'istante di "felicità" a volte sarà svanito nel nulla ...o, forse, è durato così tanto da non aver potuto raccogliere i confini temporali ...non certo quelli sensoriali ...complici della pulsione ...che è pur vera vita.
un saluto, M@.
Non solo sono diversi i parametri di durata nel tempo ma lo è anche la “fonte” che porta la felicità.
Non parlerei di felicità tanto duratura da non poter essere collocata in uno spazio di tempo, proprio perché si “nutre” di attimi, di intervalli. Mentre invece, sapendo abbandonarcisi ,se ne coglie appieno l’aspetto sensoriale, perché la felicità, coinvolge anima, mente corpo, impossibile che sfugga al nostro sentire. E’ il coinvolgimento dei sensi tutti che ci dà quelle pulsioni che hanno il “potere” di sconfinare in qualcosa di magico, quasi divino, che pompano la linfa che dona la vita, non quella materiale, ma quella spirituale, ben piu’ importante.
La felicità non è un ideale della ragione ma dell’immaginazione (I.Kant)
L’attesa non è un processo statico ,anche se si puo’ passare l’intera esistenza, aspettando qualcosa che mai arriverà. L’attesa si “rinnova” ogni volta che ciò che aspettiamo o desideriamo si compie, diviene realtà.
Mi trovi d’accordo con il tuo assimilare l’attesa ad un percorso che trova la sua fine con la cessazione dell’esistenza.
Ma l'amore che sogniamo ogni giorno poco o nulla ha che fare con quello vissuto nell quotidianità.
Stiamo commettendo un "errore" enorme: l'idealizzazione dell'amore,facendolo diventare un sentimento sempre piu' lontano dalle nostre "possibilità". Un sentimento dove cerchiamo di far convivere due realtà che sono incompatibili:l'autonomia che presuppone alla realizzazione personale e la condivisione di una felicità amorosa. Difficle mettere d'accordo "entrambe" e i compromessi,hanno breve durata.
Bisogna solo vivere l'attimo,il"qui e ora",senza domandarsi quanto durerà,abbandonarsi alla corrente,seguendola,non ostacolandola con freddi calcoli. Piu'ci ostiamo a "controllarlo",piu' è dstinato a sfuggirci.E quando avvertiamo che la fonte alla quale ci siano abbeverati,è "seccata",abbandoniamola. Liberiamoci dei rancori,della tristezza,della delusione. Per presentarci "nuovi","puliti" al prossimo appuntamento,per innamorarci di nuovo,per sentire ancora il cuore accelerare all'improvviso,gustando altri momenti di felicità.
L'amore chuede solo di essere espresso,non si nutre di null'altro che di se stesso, perchè l'amore basta all'amore.
Se lasciamo aperta la porta del cuore,il vento tornerà ad essere teso,a sollevarci per portarci in alto, e con esso tornerà anche la passione,sentimento inscindibile.
Viverlo,intensamente sapendo che finirà, è l'unico modo per metterci al riparo dal dolore.
Se diano al cuore il tempo di rimarginare le ferite,sarà pronto nuovamente ad accoglierlo, in un algternarsi di "morte" e "resurrezione"
La "memoria" dell'acqua:simbolo ancestrale delle nostre origini. Non sappiamo piu' "farci corrente",abbiamo perso il contatto con la nostra essenza.Corrente che non è piu' sinonimo di vita da seguire,ma di eterno contrastare,nuotando contro. la "saggezza" dell'acqua,non ha piu' nulla da insegnarci.
Ti racconteranno delle vite che hanno racchiuso al loro interno, la gioia, il dolore, la nascita, la morte che si sono succedute, e che loro hanno protetto, nascondendole alla morbosità degli sguardi e delle parole della gente.lo scorrere lento della storia dell'umanità
La tua mente ne sarà sanata e arricchita. Tornerà serena e sgombra come cielo primaverile, ”pulita” da un vento leggero e fresco. E’ solo conoscendo il passato che possiamo capire il presente.
Se ti immergi nella corrente del fiume, abbandonandotici, l’acqua ti farà viaggiare, ti permetterà di vedere paesaggi che all’occhio umano rimangono celati.
Sono “mondi” fantastici, appartenenti piu’ all’onirico che al reale, allora la tua percezione, si acuirà : vedresti e capiresti