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LA "VITA PICCOLA", DIVENTARE IL BAMBINO CHE SIAMO SEMPRE STATI

Post n°70 pubblicato il 28 Maggio 2013 da splendore07

La vera promessa della felicità è scritta nella debolezza, nella fragilità, ma anche nello stupore e nella fantasia di cui il “piccolo”è l’interprete piu’ naturale.

Persino nei Vangeli il bambino è indicato come destinatario ideale del “regno”.


Non siamo destinati, come adulti, alla felicità: siamo troppo complicati.

 Per esserlo, dovremmo "diventare il bambino” che alberga in noi e che soffochiamo, o, con il quale , non siamo piu’ in grado di interagire.

Abbiamo perso la spontaneità , la freschezza tipica dell”età piccola”.

I bambini, passano con estrema velocità dalla gioia al pianto e viceversa, senza conservarne  memoria.

Ogni volta “puliscono” le emozioni, per essere aperti a quelle nuove che verranno, in un continuo divenire, in una continua rinascita.

Il bimbo non conosce rancori, nostalgie, rimpianti.

E’ lo stupore, la voglia continua di scoprire che lo porta alla gioia.


Noi abbiamo perso tutto ciò.


Per accedere a questo “nuovo universo” di speranza, occorre fare proprio lo “spirito dell’infanzia”, aprendosi al piacere del gioco, del gratuito, dell’invenzione, persino dell’amore senza ritorno.


Bisogna spogliarsi della costrizione impregnata di convenzioni, menzogne, pigrizia mentale, indifferenza- se non avversione- per l’altro e ,soprattutto, la ricerca ossessiva del proprio tornaconto.


Il mondo reale e “grande”, si fonda su una logica sclerotizzata, difficile- se non impossibile - da smantellare.


La quotidianità che abitiamo, nasconde una trappola insidiosa: la confusione determinata dall’inversione dei ruoli bambino-adulto.

Da una parte, i piccoli vengono travestiti prematuramente da adulti, vengono chiusi in schemi fissi di comportamento che precludono loro, il libero corso allo “scatenamento” del mondo fantastico, proprio dell’infanzia.

Dall’altra, si assiste alla “bambinizzazione” dell’adulto, identificata in una perdita della propria responsabilità individuale, che lo  spinge sulla china di una costante regressione nostalgica.


Il piccolo capisce ciò che l’adulto ha smesso di capire: il mondo è un corpo celeste, tutte le cose che del mondo fanno parte- ma anche quelle  al di fuori - sono composte da “materiale celeste” e il loro senso-tranne una “travolgente” dolcezza- sono insondabili.


 NON SI TRATTA DI TORNARE BAMBINI, MA DI DIVENTARE BAMBINI


Cercando-impresa quanto mai ardua in qualsiasi età della vita-di essere pronti a compiere quel salto verso la “pienezza” del nuovo, che solo la “vita piccola”- nella sua imperfezione di creatura-riesce a realizzare.


 (Splendore)

 

 (alcuni spunti sono liberamente tratti da una recensione al saggio"Come un bambino"di G. Caramore)

 

 

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Commenti al Post:
LunaRossa550
LunaRossa550 il 28/05/13 alle 23:13 via WEB
Ehm... mi riconosco in alcune caratteristiche dei piccoli…per me il problema non è quello di diventare bambina ma semmai l’opposto… dovrei diventare adulta, perché in effetti non sono mai cresciuta.
 
 
splendore07
splendore07 il 05/06/13 alle 13:40 via WEB
Se l’età adulta- almeno quella anagrafica- non è riuscita a cambiarti, conformandoti al proprio “diktat”, sinonimo di perdita -molto spesso irrimediabile- di tutta la meraviglia, la semplicità, la naturalezza ,l’immediatezza, l’assenza di calcolo finalizzato al mero proprio tornaconto, che sono per antonomasia appannaggio della “vita piccola”, appartieni a quella sparuta e fortunata schiera dei “grandi” che non hanno dimenticato di essere stati bambini, e, crescendo, ne hanno conservato intatto lo spirito.
Condizione difficile, maledettamente difficile
Molto spesso, rimanere bambini viene etichettato come negatività, “guardata” con una sorta di compatimento, mal tollerata.
Il “mondo grande” ne ha un’immagine distorta, che si identifica nell’essere sciocchi, immaturi, “bamboleggianti”
Nulla a che vedere con il vero significato da attribuire al rimanere in quello “stadio”
 
Orucit
Orucit il 29/05/13 alle 11:14 via WEB
Altro post sul vorrei essere e vorrei fare ma preferisco fare un memo da attaccare, ma esci e vivi perdio! Sembra la sagra del lamentoso rimpianto con il solito codazzo di pseudo-poeti in fila per asciugare la lacrima del giorno.
 
 
splendore07
splendore07 il 29/05/13 alle 19:23 via WEB
Ho la netta impressione tu abbia completamente travisato il "topic" del post.
Nulla di tutto quanto hai scritto "traspare". Nessun vorrei essere o fare ma non posso. Nessun "lacrimoso" esternare e, soprattutto,nessun codazzo di "pseudo-poeti". Non ho nessuna lacrima del giorno da asciugare.
Ho già avuto modo di "segnalarti" che preferirei,commenti che non siano avulsi dall'argomento,trattato.
Se quanto trovato sul mio blog,non ti "aggrada",non hai obbligo alcuno di sosta,e di commento. Chissà se "repetita juvant". hope so.
 
bizzina61
bizzina61 il 29/05/13 alle 23:56 via WEB
...il tuo ,cara Gio', e' un messaggio importante ...da far ridondare nella societa' odierna...Si parla di crisi ...volta all'economia ...ma mai si affronta il problema del disagio interiore dovuto al fatto ..in primis ...che non sappiamo piu' chi siamo ...cosa vogliamo ...quali sono i nostri talenti ..gli scopi per cui viviamo ...Non riusciamo piu' ad apprezzare ,ad amare incondizionatamente ...ci ritroviamo a vivere una vita che sentiamo inutile ...avulsa da un fine ...non rivestiamo piu' un ruolo ...e diveniamo capri espiatori sia della nostra coscienza che dell'insoddisfazione altrui.Concordo sia giunto il momento dell'inversione di rotta ...Ritorniamo alle origini ...recuperiamo il significato della nostra esistenza ...corriamo questo rischio!...Mi son sempre chiesta ..."Se non ci fosse stata inculcata la concezione del tempo ...se non conoscessimo la nostra immagine ...se non subissimo il giudizio degli altri ...se fossimo come avulsi dalla realta' moderna ...noi avremmo la consapevolezza della nostra eta'...o rimarremmo sempre il bambino che c'e' in noi?"...Potro' apparire superficiale ,ma nei momenti in cui sono sola e posso fare cio' che mi piace ...io mi sento sempre la Catia di allora...Da cio' traggo la semplice conseguenza che il "DIVENTARE BAMBINI"...PUO' ESSERE UN PROCESSO ATTUABILE ...che deve essere esteso anche all'ambito delle relazioni della societa' in cui viviamo ed all'educazione dei nostri figli.Cio' non significa non crescere ...non avere nuovi orizzonti ...una responsabilita' ...ma semplicemente mantenere lo spirito della curiosita'della scoperta ..l'entusiasmo dell'imprevisto ..la spontaneita' nell'approccio con gli altri ...Solo allora forse ...recupereremo lo spirito di Fratellanza ...e la Felicita' nel non sentirci piu' soli e patologicamente inutili e l'uno contro l'altro!...un tenero abbraccio ...Catia
 
 
splendore07
splendore07 il 03/06/13 alle 19:20 via WEB
Mi trovi d’accordo con la tua affermazione, mai come in questi tempi- particolarmente difficili-si sta vivendo un disagio interiore molto forte, e questo è sinonimo di disorientamento, di perdita anche della piu’ piccola parvenza di personalità.
Una dilagante “spersonalizzazione” che ci uniforma, che ci rende individui tutti uguali, perdendo quel “valore assoluto” dell’unicità che invece dovrebbe contraddistinguerci.
Sono altresì convinta, (ma qui il discorso esulerebbe dal “topic” del post), che l’umana esistenza-rifacendosi alla filosofia degli antichi greci, con la quale concordo- non abbia un senso e il solo scopo, sia quello-al pari degli altri animali-della mera continuazione della specie. Siamo noi “umani” a non accettare questo “must”, perché lo riteniamo “indegno” della nostra condizione superiore, allora cerchiamo disperatamente di darne uno alla nostra vita.
E’ solo prerogativa dell’umana essenza “l’alternare” la vittima al carnefice.
Se vivi un disagio interiore ,non puoi che proiettarlo sull’altro, rendendo così se non impossibile, arduo, l’interazione con i nostri simili, portando all’assoluto vuoto delle relazioni che si riescono a “imbastire”.
Il tempo è un’invenzione dell’uomo,creata ai soli fini di un utilizzo pratico, un porre confini, limiti all’esistenza.
Di fatto, non esistono il passato e il futuro, ma solo un eterno momento che chiamiamo presente,l’unica dimensione entro la quale dovremmo sviluppare il nostro essere vivi.
Viviamo in funzione del giudizio degli altri, ci uniformiamo all’immagine che gli altri vogliono avere di noi. Così, trasformiamo la vita in qualcosa che non ha nulla della nostra essenza che viene soffocata.
Lasciamo che siano gli altri a “plasmarci” .
Alla fine, siamo talmente assuefatti alla “maschera” che indossiamo, da non riuscire piu’ a distinguere, quale sia la nostra vera identità. Tutto si confonde, tutto si uniforma.
Sono convinta che se fossimo davvero “liberi” da qualsiasi forma di costrizione, senza dover apparire e non essere, se il quotidiano non lo subissimo, se ci spogliassimo di tutti quegli orrendi orpelli che indossiamo la mattina appena svegli, se fossimo “forti” ai condizionamenti, il “nostro spirito dell’infanzia” rimarrebbe vivo, probabilmente ci accompagnerebbe fino alla fine dell’esistenza.
La “chiave” per ci consente di tenere aperta la porta con il “nostro bambino”, passa dal riuscire a spogliarci di tutti i condizionamenti. Lasciando emergere quelle emozioni che anche l’età adulta non cancella e, dove possiamo trovare frammenti di gioia :la debolezza, la fragilità, ma anche lo stupore e la fantasia di cui il “piccolo”è l’interprete piu’ naturale.
Diventare il bambino per sovvertire il nostro ruolo di adulti in seno alla società, puo’ essere attuabile, ma il percorso è irto di ostacoli, e non è assolutamente assicurato il successo. La difficoltà del compito al quale siamo chiamati,gli insuccssi dei quali sicuramente sarebbe costellato il percorso, richiedono grande forza di volontà e un “credo” assoluto.
 
aggiustacuori
aggiustacuori il 30/05/13 alle 16:08 via WEB
La sintesi che mi e' pervenuta è questa : - piu' gli anni passsano e piu' siamo messi male .. assuefazione alle cose peggiori .. perdita del senso della realta' .. il tempo gratta via la terra da sotto i piedi .. ed i/le 50enni regrediscono a bimbiminkia e vanno alla ricerca di un tempo perduto, di emozioni e situazioni fuori tempo massimo .. fuori dalla realta' che potrebbero vedere davanti ad uno specchio sincero. E con la testa perdono corpo ed anima .. Ciao . Francesco
 
 
splendore07
splendore07 il 02/06/13 alle 23:24 via WEB
Quali appartenenti all’umana specie, abbiamo la triste prerogativa di abituarci a tutto, persino alle abiettezze. Viviamo in una società dove l’apparire è un “must have”verso il quale i piu’ si conformano.
Concordo con il tuo dire, si assiste davvero ad una regressione che ha non solo del ridicolo, ma del grottesco.
. Molto spesso si preferisce esibire una totale stupidità inseguendo l’eterna giovinezza: difficile arrendersi al tempo che passa. L’età da te citata, quella della “maturità”, è di gran lunga la piu’ difficile. Corpo e mente mandano i primi segnali di “cedimenti” ai quali è d’obbligo far fronte con tutti i mezzi. Questo processo è ancora piu’ evidente se il “confronto” avviene con figli adolescenti. Si cerca disperatamente di essere “fratelli” o "sorelle" della propria prole.
o specchio “sincero” non esiste, lo si ignora. Ce ne creiamo uno ad “hoc” che ci rimandi l’immagine, di noi, che vogliamo vedere riflessa.
Non credo invece esista un tempo massimo per le emozioini.
Ricollegandomi al discorso del diventare bambino, sono le emozioni piu’ pure, che perdiamo lungo la strada della crescita. Le sostituiamo con sterili surrogati da “persone adulte”, ma sono solo vuoti “sentire”, vestiti di cinismo, egoismo, menzogna persino verso noi stessi.
E se lo stupore ,la voglia di nuovo ,l’ebbrezza dello scoprire ,tipiche dell’”età piccola”, vengono a mancare, diventiamo solo “vuoti , inutili contenitori”
 
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 30/05/13 alle 22:08 via WEB
Splendidi riverberi… forse, permeati di chimerica speme… (come il triangolo di Penrose) _ Tantissimi sorrisi, quelli di sempre, splendida GIO’ _ Danny :)))
 
 
splendore07
splendore07 il 02/06/13 alle 23:36 via WEB
Quanto poco ha a che vedere “l’età adulta” con “l’età piccola”!
Mette tristezza il tuo dire- riferito al diventare bambino- possa essere solo uno splendido riflesso da relegare alla sfera dell’onirico, al quale guardare con il disincanto dell’adulto arido perché "prosciugato" della capacità della semplicità, dell’immediatezza, della purezza delle emozioni del “piccolo”.
Mi torna alla mente la parte finale della dedica di quel piccolo gioiello che è “Il piccolo Principe”:
Tutti i grandi sono stati bambini una volta,ma pochi se ne ricordano.
Singolare la tua assimilazione con il triangolo di Penrose, che rappresenta l’impossibile, l’irrealizzabile per antonomasia.Compare sulla copertina dell'edizione italiana del libro "L'illusione di Dio", a significare, secondo l'autore, che Dio non esiste, ma nulla ci vieta di credere nella sua esistenza.
Rapportandolo al diventare bambino ,possiamo credere- provarci almeno- che in ogni età dell’umana esistenza, si possa “abbracciare” “la pienezza” del nuovo
 
   
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 04/06/13 alle 00:04 via WEB
va bene... proviamoci! :)))
 
     
splendore07
splendore07 il 06/06/13 alle 13:51 via WEB
Occorrono notevoli doti di perseveranza, applicazione,di "credo" profondo ed illimitato per far fronte agli insuccessi nei quali inevitabilmete incorrerremo,nel percorrere una strasa costellata di ostacoli. Ostacoli costituiti dal nostro essere adulti,e come tali diventati "impermeabili" alla freschezza,immediatezza,semplicità,stupore dell'età piccola.
Ho bisogno di qualcuno che abbia una fede incrollabile nel successo finale! In due, il compito sarebbe meno arduo :-)
 
     
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 07/06/13 alle 23:59 via WEB
In due… tutto è più semplice, tutto è più bello _ Splendido week end… Splendida GIO’. Danny :)))
 
     
splendore07
splendore07 il 10/06/13 alle 13:16 via WEB
Occorre una "componente" essenziale per rendere il tutto piu' bello e piu' facile: la comunione delle anime, ed un sentire comune,le famose "affinità elettive". Marce rara e preziosa.Non avviene quasi mai, ma quando succede è una cascata di "note" alte ed inebrianti.
 
     
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 12/06/13 alle 00:34 via WEB
... una melodia d'ineffabili emozioni. buonanotte splendida GIO' :)))
 
     
splendore07
splendore07 il 13/06/13 alle 13:24 via WEB
Su uno spartito che si arricchisce nel tempo e mai diverrà completo nel tempo, perchè l'apporto di entrambi non avrà fine.
Le note in dotazionete sono limitate, ma sono le loro varianti,le loro combinazioni a renderle infinite.
 
     
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 14/06/13 alle 00:49 via WEB
elisir d'eccelsa sinfonia _ ti lascio il mio colorato sorriso di buonanotte, splendida GIO':)))
 
     
splendore07
splendore07 il 14/06/13 alle 13:58 via WEB
Quale elisir, raro a trovarsi e quindi quanto mai prezioso. Potrebbe essere assimilato a polla di cristallina e purissima acqua sorgiva.Una vena sotterranea alimentata da pura linfa, da altrettanti purissimi e limpidissimi piccoli corsi d'acqua, dove mai il loro corso sarà impetuoso,limaccioso,ma un lento scorrere verso il fluire in superficie nutrendo l'anima facendola risplendere.
Thanks Danny
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 31/05/13 alle 12:31 via WEB
...credo che il richiamo per accedere al “nuovo universo” di speranza interessi in modo diverso ciascuno di noi in quanto ritengo che ci siano persone che hanno conservato per tutta la loro vita integro lo “spirito dell’infanzia” ed altri che non saranno mai capaci di acquisirlo nuovamente, magari anche per non averlo mai avuto, oltre naturalmente ai tanti per i quali possono risultare adatti dei percorsi che aiutino a "diventare bambini" come da te illustrato. un saluto, M@.
 
 
splendore07
splendore07 il 03/06/13 alle 19:11 via WEB
Sono convinta che siano davvero pochi quelli che, una volta adulti, siano riusciti a mantenere intatto, senza intaccarlo, senza contaminarlo, per arrivare a distruggerlo- da quello che la “dimensione” adulta possa in ognuno di noi- lo spirito dell’età piccola.
Difficile, maledettamente difficile non cedere alle false lusinghe, ai falsi valori.Obbligati a conquistare una felicità, che altro non è se non un pallido e patetico tentativo, ma che perseguiamo con tutte le nostre forze ,fingendo di crederci, fingendo che i beni materiali, siano il mezzo per conquistarla e “tenerla con noi”.
Ancora piu’ difficile che l’adulto ami senza averne un ritorno. Difficile conservare la trasparenza, la prerogativa di “rinascere” ogni volta, rimanendo aperti al nuovo, senza conservare memoria e rancori, insoddisfazioni, delusioni, legate al “vissuto”.
Crescendo, si impara- o meglio sarebbe dire ci viene imposto- il controllo delle emozioni, giudicate a volte, disdicevoli. Ci viene inculcato che l’adulto deve “avere i piedi per terra”: non c’è posto per i sognatori, sono gente “stramba”.
Sono sicura che sia particolarmente arduo “diventare quel piccolo che siamo sempre stati”, anche avendo a disposizione un “vademecum” che ce ne indichi la “via”
 
TopoRosso13
TopoRosso13 il 01/06/13 alle 22:52 via WEB
Non puoi divenire bambino, avrebbe la stessa valenza del fissare per tutta la vita la stessa bella ma statica immagine senza sbavature né grigi. E' il crescere in quanto crescere che richiede di attraversare la vita incontrando la conoscenza del dolore, della delusione, delle rinunce ma per magico contrasto, del sogno, del progetto e dell'innamoramento. Trasformarsi in bambini sarebbe una fuga verso la regressione al puro stupore, dobbiamo pretendere di crescere senza perdere gioia ed emozioni tipici dei nostri primi anni. In fondo siamo solo bambini che hanno paura e la paura spesso è semplice buio emozionale, la luce è nell'amare il nostro percorso cercando di non farlo per lunghi tratti da soli.
 
 
splendore07
splendore07 il 05/06/13 alle 14:00 via WEB
Nessuna creatura come il bambino è l’antitesi alla staticità .Essendo intrinseco in lui, l’essere un continuo “work in progress”,processo determinato dalla sua incrollabile voglia di scoperta, sete di conoscenza che si esplica con le continue domande al “mondo” adulto, e, attraverso la sua indole di “esploratore” condotta in autonomia che, lo arricchisce dell'indispensabile “bagaglio” utile per la vita futura, che va sotto il nome di esperienze.
E’ un mito da sfatare che l’infanzia, sia quel “mondo dorato” nel quale- l’adulto provvisto di una conoscenza distorta-lo identifica. Non è così raro che il “mondo” infantile, sia permeato di grigiore dato da tristezza ,sofferenza ,dolore, delusioni e anche solitudine e senso di abbandono. Solo contro solitudine e abbandono il piccolo, ha un meraviglioso antidoto, sconosciuto al “mondo grande”: l’amico immaginario, che non necessariamente assume forma umana.
La precoce conoscenza di emozioni negative,non ne fa condizione fondamentale del crescere perchè il contatto avvenga. La negatività,-con tutto il suo corollario- avrà un grande impatto nell’adulto che quel bimbo diventerà, condizionandone per sempre il suo approcciare la vita.
Per contro, è del piccolo la dimensione magica del sogno, del quale è incontrastato “re”.
Non si tratta di “trasformarsi” in bambini, ma di non perdere il bambino che non cessa mai di esistere dentro ognuno di noi. "Quello" che è sinonimo di stupore dell'essere completamente aperti, disponibili ad abbracciare senza remore ,senza paure il nuovo, condizione che l’età adulta-a mano a mano che scorre- non conosce piu’. Come se l’adulto, avesse acquisito un grado di conoscenza che lo portasse ad una “saturazione” e con essa la perdita dell’interesse verso il nuovo.
Lo stupore, non è una regressione ma un “valore aggiunto” alla vita adulta, perché è la caratteristica che perdiamo per prima diventando adulti. Se lo stupore viene meno, gioia ed emozioni seguono la stessa sorte.
La paura è sentimento che non conosce “barriere” di età. Riesce a condizionare sia l’età piccola che quella grande.
Mi sfugge l’esatto significato del tuo dare alla paura la valenza di buio emozionale. Paura come “vuoto” di emozioni, puo’ esserne una componente molto forte, destabilizzante, incarnata da esperienze negative durante l’infanzia che investono proprio la sfera delle emozioni, soprattutto quelle che presiedono ai sentimenti.
Concordo con il tuo dire la “luce” sta nell’amare il nostro percorso, che presuppone però, un amore di “sé”, altro “pilastro” che viene “eretto” durante la “vita piccola”, ma che spesso non viene costruito, o che “crolla” quando se ne è appena iniziato ad erigerlo.
Il non percorrere lunghi tratti del nostro cammino soli, richiede ,molto spesso, la “presenza” della condizione di cui sopra
 
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 04/06/13 alle 16:02 via WEB
Gio' addomesticare la mente è un arduo compito quando già ha una sua conformazione, una sua misura di analizzare e di proiettarsi nella vita. Forse cio' che ci viene richiesto è di non avere giudizi e pregiudizi, di guardare con occhi attenti e stupiti la vita e di innamorarsi delle cose importanti, di cio' che esprime l'essenza del mondo. Noi non siamo mai bambini , neanche quando l'età anagrafica lo prevederebbe , semplicemente perche' abbiamo perso il concetto di Semplicità. Gio' nel mio passaggio fugace ti lascio un abbraccio forte carolina
 
 
TopoRosso13
TopoRosso13 il 06/06/13 alle 12:54 via WEB
Ma infatti il bambino non abbandona mai l'uomo,(ops, il maschio) tanto è vero che in genere ci fate due palle così o perché abbiamo la sindrome di Peter Pan, oppure perché abbiamo la tendenza a buttarci sul ludico :-)))
 
   
splendore07
splendore07 il 10/06/13 alle 13:24 via WEB
L'argomento del post, non è discriminante. Diventare il bambino, non è mai troppo tardi. "l'invito" è rivolto anche alle "femmine" Possiamo "cercarlo" e trovarlo in qualsiasi stagione della nostra età,ma dobbiamo fortemente volerlo.
Solo stereotipi vecchi e duri a morire,quelli che hai riportati. E quali sono quelli con i quali voi "maschi" accusate noi "femmine"?
 
 
splendore07
splendore07 il 07/06/13 alle 19:34 via WEB
E’ la quotidianità che abitiamo, i “diktat”, gli stereotipi ai quali ci “pieghiamo” e , dai quali, ci lasciamo risucchiare al pari di un immenso vortice, contro il quale-sembra-nulla si possa, che ci addomestica la mente.
Tutto questo, ci porta ad un conformarci che annulla qualsiasi capacità di analisi, ad un deserto di pensiero e capacità critica personali, riducendoci ad un “scimmiottare” comune, degno dei peggiori “replicanti”.
Nessuno ci chiede l’assenza di giudizi e pregiudizi, ma solo il conformarci a norme comportamentali e di pensiero da altri stabiliti.
Mai come ora,il nostro vivere si fonda sul pregiudizio e sul giudicare.
Si vive solo conformandoci al giudizio altrui, ci si uniforma a canoni, modelli che la società impone come assoluti “must” .L’assenza di cui sopra richiede la capacità di sapere discernere.
Sono prerogativa del piccolo l’assenza di giudizi, pregiudizi, lo stupore, l’assoluta apertura al nuovo, l’attenzione che porta alle scoperte.
Le “cose” importanti: credo che mai come oggi, sia qualcosa di estremamente soggettivo, in un’epoca dove non esiste piu’ una “mappa” dei valori. Nella vita le “cose” importanti sono davvero poche, forse, non riescono a impiegare tutte le dita di una mano.
Il “modo fanciullo” è stato sottratto loro dai grandi, rubando quello che hanno di piu’ prezioso: il sogno.
Siamo stati capaci, noi adulti, di “incasellarli” in una vita che è la fotocopia delle nostra esistenza: caotica ,stressata, stressante, l’esatto contrario di immediatezza e semplicità.
Grazie Carolina. Welcome back
 
   
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 10/06/13 alle 17:42 via WEB
Gio' credo che questa sia l'epoca piu' caotica della storia; non confrontabile con nessun periodo conosciuto. Questo ci catapulta in una dimensione di timori e paure che si proiettano nella ricerca di schemi a cui attenerci e modelli preconfezionati. Pensare di poterci sentire tranquilli; quella calma piatta e ferma della palude che racchiude pantani e abissi oscuri ed impenetrabili. Abbiamo paura e timore di cio' che non conosciamo , non vogliamo perdere cio' che non abbiamo , non possiamo ottenere cio' che vorremmo e continuiamo a correre in cerchio non accorgendoci di passare sempre lo stesso infinito paesaggio. Credo che tutto abbia un senso anche se incomprensibile ai nostri occhi profani. un forte forte abbraccio carolina
 
     
splendore07
splendore07 il 12/06/13 alle 19:10 via WEB
Piu’ che di caos parlerei di epoca di repentini mutamenti che sconcertano, destabilizzano, disorientano. Di un’epoca fatta di bombardamenti visivi, intellettuali, tattili, sensoriali che ci vengono incessanti dai media. Non è detto che tutti questi stimoli, siano positivi. Anzi, ne ricaviamo solo una montagna di notizie, dalle quali siamo letteralmente sommersi, ma la quantità mai è sinonimo di qualità e ci impedisce di discernere .
Siamo padroni di un “sapere pret-à-porter”,caratterizzato da estrema superficialità: è lo scotto da pagare per l’era dell’”eterna connessione”.
Forse mai come oggi abbiamo un enorme paura di sbagliare in un mondo fatto solo di “gregari. Il “preconfezionato” che ci viene offerto- in qualsiasi ambito della nostra quotidianità- rassicura, viene vissuto come riparo, non richiede alcuna iniziativa, nessun ragionamento, nessuna capacità critica individuale.
E’ sufficiente aprire il “pacco” e seguire le “istruzioni” al suo interno. La percentuale di “fallimento” è davvero irrisoria.
Sin da quando la vita umana è comparsa su questo pianeta, è stata caratterizzata da paure date dall’ignoto. Ma l’uomo con l’evoluzione ha imparato a conoscerle ed a evitarle, ma anche a dominarle, sconfiggerle, in modo che non costituissero piu’ fonte di pericolo, anzi riuscendo a convertirle in qualcosa da cui trarre vantaggio.
L’uomo non ha mai rinunciato alle sfide, atte al miglioramento.
Oggi, invece abbiamo deposto le armi alle sfide, quelle che ci vedono coinvolti da vicino, quelle del quotidiano. Nessuno ha piu’ voglia di combattere per la propria “visione” personale: molto piu’ comodo, esente da rischi la “scatola” con il “kit” completo alla vita: basta solo assemblarlo, come i mobili dell’Ikea.
La nostra era ha veicolato ,manipolato i nostri desideri, i nostri sogni, verso “must have” che siano uguali per tutti, creando falsi bisogni, altrettanti falsi desideri, martellandoci impietosamente attraverso i media, fino alla convinzione, alla costrizione, in un rapporto di assoluta sudditanza.
Siamo noi a dare un senso alle “cose” e nulla avviene per caso.
Ma il senso non è certo quello che ci viene “mostrato” e, al quale ,ci conformiamo senza che dalla nostra voce si levi il minimo segno di “disobbedienza”
 
Cettantokrishna
Cettantokrishna il 09/06/13 alle 20:23 via WEB
Quando nasciamo nella forma di un bambino noi siamo l' Universo , invecchiando ci rinchiudiamo sempre piu' in noi stessi , perdendo il contatto con l'Origine Prima di Tutto , il nostro Io in primis . Allontanandoci dall'Universo , dalla Verita' , dalla Luce , se vuoi chiamalo Dio , noi impersoniamo l'egoismo piu' bieco e ... perdiamo , giorno dopo giorno , la nostra purezza di bambini . Alcuni di noi non si contentano di beni materiali o di altre scorciatoie e rimpiangono per sempre il cosiddetto Paradiso Perduto del buon Milton . Un libro bellissimo , almeno secondo i miei gusti . La tua ricerca , il tuo post , dicono che tu non sei una di queste persone ... tu cerchi ... e forse troverai . Ciao amica mia . Roberto
 
 
splendore07
splendore07 il 13/06/13 alle 13:15 via WEB
Molto bella, profonda l’espressione da te usata.
Non ho mai pensato al bambino come universo. La tua definizione mi ha fatta riflettere.
L’universo è per antonomasia, lo spazio sconfinato, popolato da miliardi di galassie sconosciute, ma è anche sinonimo di purezza di “mondi” incontaminati. Per associazione, mi viene da pensare ad un immenso foglio bianco che il piccolo riempie durante la stagione dell’infanzia, con la sua “visione” del sogno, dell’immediatezza, della spontaneità, della gioia, dei cambi repentini di pianto e riso, delle scoperte e dello stupore e meraviglia che queste destano in lui.
Non è necessario arrivare a quell’età ingrata che va sotto il nome di maturità, eufemismo per definire con un termine meno crudo l’ultima stagione della vita: la vecchiaia, per perdere il contatto con l’origine, per seppellire per sempre il nostro "bambino spirituale".
Crescendo si impara una lingua diversa, sconosciuta al fanciullo che ognuno di noi è stato. Quell’universo di verità, fatto di luce, si contrae, si rimpicciolisce sempre di piu’ fino a scomparire.
Da adulti non solo si perde la purezza, ma anche la freschezza, la spontaneità, la mancanza di calcolo, per diventare egoisti e calcolatori agendo solo ed esclusivamente per il tornaconto personale.
Solo una sensibilità molto sviluppata ,una profonda essenza, ci eleva al di sopra del desiderio delle cose materiali, e dalla comodità della vita “preconfezionata”, per privilegiare beni che sono nutrimento dell’anima e della mente.
No, non sono una di” quelle persone”.
La mia ricerca continua incessante da parecchio tempo, tra “ups” and “downs”,mai soddisfatta del “livello” raggiunto, ma l’importante è non desistere.
Forse ,come tu dici troverò il “bandolo” di quella intricata matassa quale sono.
Non conosco il libro citato, ma il titolo mi affascina. Grazie per il “suggerimento”
 
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