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SENSITIVITY

Post n°73 pubblicato il 28 Giugno 2013 da splendore07

A volte, ingaggio lotte titaniche  con un’oceanica sensibilità.

Vorrei con tutte le mie forze costringerla entro confini da me stabiliti, ma è lotta impari: dilaga, si espande, mi inonda, perdendosi in galassie che non sono solo in cielo.

Finisco per smarrirmi.

Spesso, dimentico che l’acqua -elemento primordiale che è parte della mia essenza-ovunque si spinga, è apportatrice di uno speciale sentire che affonda le sue radici in qualcosa molto vicino alla felicità, capace  di generare visioni, percezioni differenti -per profondità- delle “cose” dell’esistenza.

Ed ecco che come per magia, si “addolciscono”, si lasciano “penetrare”, si rivelano, perdendo la loro immobilità e la loro “granitica sostanza”.

L’acqua, rappresenta da sempre il movimento senza fine che prelude al cambiamento.

Impossibile definire razionalmente ciò che  l’umana percezione non coglie: l’acqua ha in sé ciò che sfugge, non solo a noi, ma anche a se stessa

(Splendore)

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Ricevuto in data 29/06/13 @ 12:13
Siamo nel 2013 e non abbiamo ancora il rubinetto dell'acqua tiepida. Shot: Padova

 
Commenti al Post:
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 28/06/13 alle 23:29 via WEB
riusciremmo mai ad imbrigliare il vento? riusciremmo mai a rubare i raggi di sole? no, non è possibile... ed allora, splendida GIO'... come si potrebbe limitare la sensibilità che t'appartiene, smisuratamente… immensa? lascia, dunque, che scorra, liberamente, sfociando laddove voglia... inondando ogni cosa di delicata essenza, la tua :))
 
 
splendore07
splendore07 il 02/07/13 alle 22:41 via WEB
la sensibilità: meraviglioso sentire che amplifica come cassa di risonanza le emozioni.
Rara e preziosa gemma che arricchisce la nostra esistenza, ci mette in comunicazione con l’universo del quale percepire i “battiti” le vibrazioni.
Fa dell’interiorità uno sconfinata tavolozza di infinite sfumature di colore, dove noi siamo sublimi pittori, li usiamo al pari di carezze per la nostra e l’altrui essenza.
Ma quando è troppa consuma il cuore, l’anima.
E’ un sentire viscerale, che coinvolge i sensi tutti, a volte un dolce annientamento, altre una dolorosa tortura, qualcosa che si fa fisicità e morde, graffia, urla e allora devi lasciarla uscire affinchè non ti allaghi dentro.
E sono le lacrime che permettono ciò.
A volte, diventa simile al dolore, capace di infliggere ferite che stentano a rimarginarsi e periodicamente tornano a sanguinare.
Ma, nulla cambierei del mio sentire,anche quando l'anima ne esce "graffiata"
 
   
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 02/07/13 alle 23:02 via WEB
l'anima... nel buio si risveglia, sempre.. lenendo le ferite del tempo... ribellandosi al gelido abbraccio della resa _ buonanotte, Splendida GIO' :)))
 
     
splendore07
splendore07 il 04/07/13 alle 13:52 via WEB
L’anima questa parte di noi, impalpabile, eterea, sconfinata capace di permetterci un sentire che esula le miserie umane, elevandoci a “semidei”, pura essenza nella quale confidare, trovare rifugio come in un abbraccio che scalda, contiene, protegge, rassicura.
E’ quella parte che rimane viva che ci impedisce di “gettare la spugna”, quella nella quale ravvisare “l’stinto di sopravvivenza”, piu’ forte di ogni avversità, quella che è balsamo alle nostre ferite anche le piu’ profonde, quelle che non vogliamo, non possiamo “medicare”.
Davvero l’anima si ribella impedendoci di accogliere l’ “invito”, quel richiamo che a volte si fa irresistibile, all’oblio della rinuncia alla vita, di cedere a quella"dolce" deriva che tutto placa,dove il dolore finalmente tacitato,anestetizzato,smette di far sentire la propria voce?
 
     
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 06/07/13 alle 00:01 via WEB
si, Splendida GIO’… l’anima si ribella… altrimenti non saresti qui a scriver delle tue emozioni e sensazioni, quelle ch’adornano il sublime canto dell’animo tuo…… è così.. :))))
 
     
splendore07
splendore07 il 09/07/13 alle 13:40 via WEB
Allora auspico a me stessa che l’anima non cessi di ribellarsi, non smetta di far sentire la sua voce, di urlare se necessario, affinchè scuota un corpo spesso preda della stanchezza, non quella fisica ma quella piu’ difficile da “placare” quella dalla mente.
In modo che il “sublime canto” come l’hai definito, non cessi di scrivere note sul pentagramma delle emozioni, quelle che hanno il sapore della vita.
 
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 02/07/13 alle 16:21 via WEB
Sentire profondamente ,muoversi sinuosamente in una mare di dolci e fluide emozioni .L'acqua elemento delicato ed accogliente, un mondo in un mondo , occultato ad occhi indiscreti e protetto da invasioni improvvise.Emozionarsi della vita è vivere Gio' un abbraccio
 
 
splendore07
splendore07 il 04/07/13 alle 13:58 via WEB
Emozionarsi è la diretta conseguenza dello stupore, della sorpresa, e, mantenere viva la voglia, senza mai smettere di cercare lo stupore, la meraviglia, sono le uniche ragioni che rendono la vita degna di essere vissuta.
Raramente le emozioni sono dolci. Sono sensazioni viscerali che provocano sconvolgimento che penetrano profondamente il nostro sentire, il”tiepido”, quello che rappresenta il certo, l’abitudine, è scevro di qualsiasi emozione, ma rassicura, rendendolo quasi necessario ed irrinunciabile.

L’acqua è elemento nel quale ricercare conforto, silenzio, un ritrovarsi, un cercare le nostre origini la nostra essenza piu’ profonda. L’acqua è vita, gran parte del nostro corpo è costituito da elementi fluidi.
L’acqua, elemento mai fermo, assomiglia all’esistenza umana, un continuo fluire, un continuo procedere.
Non passa mai due volte dallo stesso punto, come la vita.
Come l’acqua dovremmo sempre seguirne il corso, mai affrettarlo, mai ostacolare la corrente, ma immergersi, lasciandoci guidare, trasportare dalla sua “saggezza”,indugiare lungo il suo corso, lasciarsi levigare come sassi dalla corrente a tratti dolce a volte piu’ impetuosa, ascoltando e imparando sempre, cercando di carpirne i segreti, anche se talento non concesso a noi comuni mortali.
 
   
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 06/07/13 alle 13:53 via WEB
"Quando uno è schiavo del piacere lo è anche del dolore, e non c'è schiavitù più dannosa e più trista che nel soggiacere ora all'uno ora all'altro di questi due tirannici e capricciosi padroni. Bisogna quindi liberarsene, e l'unica via sta nell'indifferenza di fronte alle mutevoli vicende della sorte : allora nascerà quell'inestimabile bene , la serenità di una mente sicura e decisa, l'elevatezza morale , e , una volta eliminato ogni timore preveniente dalla conoscenza del vera, la gioia immensa e senza fine." Cosi' dice Seneca, mai Lui era Lui ... Buona Domenica Gio'
 
     
splendore07
splendore07 il 08/07/13 alle 14:06 via WEB
Seneca aggiunge:
Io non sono saggio e aggiungo che non lo sarò mai. Non pretendete dunque che io sia uguale ai migliori, chiedetemi solo di essere migliore dei cattivi: è già un passo avanti se riesco a togliere ogni giorno qualcosa ai miei difetti e biasimare i miei errori”.

Perle di saggezza. Amo da sempre gli antichi filosofi greci, da loro ci viene la conoscenza. Meravigliose opportunità per aiutarci a capire quel mistero, troppo spesso insondabile che è la natura umana; la mente, i lati oscuri che la caratterizzano che spaventano, disorientano, lasciano smarriti, non conoscendone mai la “portata”, e la profondità di quell’abisso, che si manifesta all’improvviso.

Questa antica e profonda conoscenza, mi riporta alla dottrina buddhista, ai suoi insegnamenti.
Piu’ che indifferenza al mutevole scorrere degli accadimenti che si succedono durante l’esistenza, la “chiave” per liberarsene, ed instaurare una mente serena, leggera, priva di tossine che la occupano totalmente inquinandola, irreparabilmente, bisognerebbe fare nostro:
“imparare a vivere è imparare a lasciare andare.”
Ed ancora: Niente io, niente problemi.

Se evitiamo di sviluppare “l’attaccamento” prerogativa della natura umana, evitiamo sia la sofferenza che il divenire schiavi. Ma rimango dell’idea, che tale processo possa instaurarsi solo se si possiede una mente “meditativa” e filosofica,difficilmente riscontrabile ed attuabile nella nostra quotidianità
 
     
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 09/07/13 alle 20:18 via WEB
L'aggiunta che hai fatto di Seneca è semplicemente il delicato e profondo epilogo che manifesta la grandezza di un Essere. Credo che la parola attraverso la scrittura dia un impulso interiore incredibilmente tellurico. Smuovere radicamenti e concretezze con una frase. Un mondo in un mondo. Ed a chi è dato un dono tanto grande come la scrittura ne dovrebbe fare un uso Sacro. Credo GIo' che sia in Te, in una modalità stupefacente , profonda ed aggraziata seppur schietta e forte. Buona serata
 
     
splendore07
splendore07 il 10/07/13 alle 22:34 via WEB
Nei filosofi greci sta la grandezza.
Se solo pensiamo all’attualità di quegli insegnamenti vecchi di migliaia di anni, c’è da rimanerne affascinati e stupiti. Nessuno come loro è riuscito a penetrare quel mistero, a volte insondabile, che è l’umana natura.
Concordo che la parola scritta abbia un potere infinito.
Chi ne è dotato ha davvero un bene prezioso e allo stesso tempo delicato e quindi fragile, verrebbe quasi da dire “handle with care”. Chi ne ha “facilità d’uso”, non sempre è animato da buone intenzioni. Ma la scrittura rimane mezzo meraviglioso, è in grado di curare ferite, altrimenti inguaribili, è straordinario balsamo per l’anima, stupendo ausilio per trasmettere emozioni.
Le parole diventano dita, per accarezzare, ma anche per percuotere.
Paul Auster, famoso scrittore americano ebbe a dire: abbiamo tutti una vita interiore, tutti sentiamo di far parte del mondo e nello stesso tempo di esserne esiliati. Bruciamo tutti nel fuoco delle nostre esistenze. Abbiamo bisogno delle parole per esprimere ciò che abbiamo dentro.

Grazie Carolina, mentirei se dicessi che il tuo apprezzare il mio scrivere, non mi lusinghi. La scrittura è parte di me.
Credo di riuscire a dare forma alle mie emozioni attraverso le parole, e, con queste, farle giungere così come io le avverto a chi si trova a leggere, ma deve aver un “requisito” di base: essere dotato di sensibilità, di un sentire profondo, altrimenti rimangono mere e sterili “macchie scure” su di un foglio, che nulla trasmettono.
Non amo “arzigogoli” o espressioni ridondanti,"magnifici" quanto inutili orpelli, che restano fine a se stessi. Non amo l’esternare ad effetto. Il mio scrivere è diretto, sincero.
 
bizzina61
bizzina61 il 03/07/13 alle 00:35 via WEB
..."Cio' che fluttua in ondeggiante apparizione fissare in durevoli pensieri"...(A. Schopenhauer)...non so cara Gio',cosi' mi hai ispirata. ...Conosco il tuo inquieto vivere ...seppur minacciato da un latente sopravvivere...In questa tua sensibile natura io ti ravviso .."schiava libera"di una realta' che ti comprime ,ti spinge con le spalle al muro ...ma la grandezza e' in Te...nel tuo delicato e vivacissimo sentire..La tua essenza e' singolare ...particolarmente attenta ,espressiva ,creativa ,artistica...oserei affiancarmi al tuo dire "incontenibile"!...Piu' che smarrimento a me giunge la tua inesauribile ricerca di una "direzione"...e nel tuo rappresentarti un mondo diverso ...dilaghi ,avvolgi ...ti ritiri ...ma poi riprendi sempre con rinnovato entusiasmo la tua "corsa".La banale conoscenza non ti appaga...forte contrasto avverto tra il tuo animo ed il tuo intelletto...i valori ed i fini racchiusi in te ed i problemi pragmatici....Ed ecco l'acqua...L'ELEMENTO che in noi predomina ..informe,plastico,duttile...in grado di offuscare le percezioni ,ingannare la realta' statica da noi concepita..o che pensiamo tale.Ci fa comprendere come tutto muta ...non e' mai uguale ...La rappresentazione del reale ci appare piu' simile al nostro interno "volere"...piu' sopportabile ...e quel cambiamento cui aneliamo ...ricade nella sfera del "possibile"!...Non tutto e' spiegabile ...ma ogni fenomeno e' da noi osservabile...e possiamo umanamente interagire ,cara Amica mia!!!!..Amo il tuo intuito e la tua rara sensibilita' ...ti abbraccio con gioia ..Catia
 
 
splendore07
splendore07 il 08/07/13 alle 13:09 via WEB
Ondeggianti apparizioni da fissare in pensieri durevoli.
Compito difficile, arduo, richiedente notevole applicazione, notevole perseveranza, e il successo non è affatto assicurato. Il cammino è impervio, irto di ostacoli, si rischia di cadere molte volte, e trovare la forza di rialzarsi sempre, non è per nulla scontato.
E’ proprio l’inquietudine che caratterizza la mia natura a rendere difficile svuotare la mente dalle tante, troppe tossine che pensieri ossessivi riempiono. Ultimamente con mio grande “raccapriccio” mi sto accorgendo che non sto vivendo, ma sto esistendo. Vivere per me, ora, richiede uno sforzo che a volte avverto titanico. Alterno giorni, momenti, nei quali la vita mi “scorre” addosso, e scivola via, senza lasciare traccia, lasciandomi impotente, mi sento trascinata in basso, non sono vorticosi flutti a portarmi verso il fondo, ma un lasciarmi andare.
Mi sento un sasso lanciato in un lago: affondo.
E questo affondare, è scevro dal dolore, sorta di ottundimento, di anestetico che spegne il sentire, tutto. La mente si svuota, non penso, non sento. E come se una parte di me, quella che presiede il sentire, uscisse, ed io la guardassi dall’esterno, Devo fare appello a tutta la mia volontà per uscire da questa sorta di narcosi.
A volte invece sento dentro un’incontenibile forza, qualcosa che spinge, preme per uscire, qualcosa che assomiglia alla rabbia, ma è rabbia impotente, una forza oscura che non so come incanalare, come farla fluire, dove indirizzarla, prima che imploda.
Quell’acqua che prima era lanca, quello scorrere quasi impercettibile, d’improvviso diviene impetuosa corrente che mi avvolge e travolge, mi sommerge ,arduo rimanere a galla, quando il mio farmi diga, nulla puo’ piu’ a contenerla, e cede aprendo una falla, che consente la tracimazione.
Lacrime che sgorgano copiose: acqua salata che abbassa il livello, riportandolo “sotto la soglia di sicurezza”.

Aborro la banale conoscenza, sono sempre alla ricerca di un nutrimento che soddisfi, che plachi la mia fame di arricchimento, di un nutrire l’anima e la mente che non conosce sosta. Quella conoscenza che nasce dallo stupore, dalla meraviglia della scoperta che regala cibo inebriante quale fosse nettare degli dei.
Lo stupore, quello che regala piccole gioie “valore aggiunto” che rende la vita degna di essere vissuta.
Nietzsche ebbe a dire:
La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa – da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza – e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta.
"La vita come mezzo della conoscenza" – con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere. (da La gaia scienza)

Sono convinta che solo perseguendo questo “cammino”, la vita umana abbia un senso e possa metterci al riparo dall’infelicità e dalla tragicità che ne è l’essenza stessa.

Nell’acqua trovo conforto, pace, quel moto perpetuo che è la mia mente, si placa, i pensieri, per un attimo smettono di “fare rumore”. Lascio che la magia del suono dell’acqua che scorre, la riempia. Musica, di note dolcissime che mi cullano, mi confortano.

Thanks so much, Catia.Le tue parole sono importanti per me. Sono “sferzata” alla mia autostima
 
   
bizzina61
bizzina61 il 10/07/13 alle 10:30 via WEB
...il punto focale,cara Gio' ,io credo sia quello di sapere "che cosa si vuole dalla vita..."...a quale fine ultimo mira la nostra essenza cosciente...che cosa vogliamo essere per noi o rappresentare per gli altri. ...Trattasi di scelta che matura e cresce alla luce delle esperienze concrete,tangibili...ma che si sviluppa all'interno del nostro IO adulto in modo conflittuale ed incontrollabile.Molte le pulsioni ...tanti i desideri ..infiniti i percorsi potenziali ..profondi i dubbi..alte le aspirazioni ...umili i concetti ...varie le sollecitazioni!..Di fronte a questa spirale magnetica mista di volonta' e sogno ...un turbinio costante ed alterno ..ecco comparire la nostra impotenza,che altro non e' a volte che insicurezza o sensazione di inadeguatezza.Ci coglie la paura interiore di essere inutili ...di non riuscire a manifestare ed a donare il "patrimonio" che e' in noi ...la rabbia ci assale ...e come tu bene affermi ...ci lasciamo trascinare verso il fondo ..concediamo alle forze esterne di avere il sopravvento su di noi ! ...In questa continua lotta tra "mero essere "e "volere essere"...,cara amica ,tu hai trovato un impagabile alleato ..nella tua passione per la "conoscenza"...L'energia insita in te ...ha trovato una breccia ...uno sfogo ...ti ha presa per mano ..anche se il sentiero da te percorso si presenta irto ..faticoso ..spesso in salita. ...Le lacrime ,cara Gio' ,possono essere anche di gioia ,non solo di dolore e triste sofferenza!... ...Anche tu sei per me ...guida,stimolo e soprattutto anima amica ..in questo processo di accettazione di me stessa..che ci conduce su terreni inesplorati e paralleli..Con affetto.. ..Catia
 
     
splendore07
splendore07 il 11/07/13 alle 13:58 via WEB
Hai toccato punto cruciale: sapere come impostare la propria esistenza, dare un indirizzo preciso al percorso, al fine dell’ottenimento di quanto ci siamo prefissi.
Ma quanti sono che impostano la propria esistenza al pari di un’agenda sulla quale scrivere appuntamenti, scadenze? L’imprevedibilità stessa ci impedisce di pianificarla: le variabili sono infinite, i cambiamenti inattesi e repentini, basta un attimo e tutta “l’agenda” viene ribaltata, il nostro paziente lavoro di costruzione, crolla, non ha piu’ utilizzo alcuno
La vita è "condizione” ad alto “rischio”, fosse una scommessa, difficilmente l’accetteremmo.
Sono convinta che anche l’umana esistenza, sia priva di senso (come già gli antichi filosofi greci affermavano) e che tutto il nostro affannarsi intorno per crearne, non porti al raggiungimento di nostri obiettivi. Un eterna corsa alla costruzione di progetti, sempre mirati al futuro quasi fossimo immortali, all’instaurare rapporti che per la maggior parte, hanno come fine quello della convenienza personale. Una corsa che non conosce sosta, lascia sfiancati e sempre lontani dalla meta.
Forse, se smettessimo di correre, arriveremmo.
Non so se sia cinismo misto a disillusione propri della maturità, il pensiero, la constatazione che la maggior parte di noi conduce “esistenze” (non vite) grigie, monotone ,prive di palpiti, di emozioni, decenni che si “spalmano” su una quotidianità frustrante, ripetitiva spesso nemmeno avvertita come tale, tanto siamo immersi in quel “ruolo” credendolo l’unico possibile. Da qui nasce il senso di impotenza di inutilità di una sorte già segnata, di un destino ineluttabile per cui vani sarebbero gli sforzi per cambiarlo. Siamo prigionieri di consuetudini, obblighi, doveri, che ci vengono imposti al pari di una dittatura dalla società nella quale viviamo.
Non abbiamo la mentalità per adottare altro “stile di vita”.
Qui il discorso si ricollega al possedere mente filosofica e meditativa ben lontana da noi occidentali. Bisognerebbe tornare alle origini, purificare i pensieri, alleggerire la mente, fare piazza pulita delle false convenzioni, credenze che avvelenano la vita ,adottando la semplicità, l’umiltà, la consapevolezza, per intraprendere un cammino di vita completamente nuovo, nel quale, probabilmente, verremmo in contatto anche con la felicità, supremo fine di ogni esistenza ,anche quella di noi “intossicati” occidentali, che la rincorriamo, la bramiamo, la cerchiamo sempre e solo dove non dovremmo.
La vita è senza scopo, dovremmo accettarla così come viene, lasciando andare.
Allora,forse,la “Vita”, si rivelerebbe nel suo vero significato.
“la vita è vissuta come una lotta feroce e piena d’ansia, un turbine di rapidità e aggressività, competizione, fare nostro, appropriarci, ottenere, caricandoci di un cumolo di attività e preoccupazioni che sono estranee al nostro essere” . La “pigrizia” occidentale consiste nell’imbottirsi di attività compulsive che non lasciano tempo per occuparsi delle cose serie” (S.Rinpoche)

Thanks again Catia, spero di non essermi addentrata in un ginepraio. Ho l'impressione di aver "esulato"dal "topic" della tua replica, se così, forgive me :-), come al solito, scrivo di getto.
Sono consapevole che la mia “visione” è forse un po’ utopistica.
La materia ,è molto vasta e, lo scriverne, non è esattamente compito facile.
 
fin_che_ci_sono
fin_che_ci_sono il 03/07/13 alle 15:45 via WEB
Assecondare sempre la sensibilità, anche e soprattutto quando straripa in mondi che non cadono sotto la percezione dei sensi abituali. È nell’essere partecipi, nell’aderire alla “fuga” dal mondo ordinario che si fanno le grandi scoperte sulla nostra più intima verità... Siamo fatti essenzialmente di acqua. La presenza in noi di un elemento così primordiale influenza l’anima conferendole caratteristiche di movimento tipiche dell’acqua. Anche da ciò, forse, derivano gli stati d’animo mutevoli, a volte repentini, oppure moderati, e talvolta una stasi necessaria. L’acqua, come ogni cosa, ha i suoi imperscrutabili segreti che forse racchiudono il nostro mistero.
 
 
splendore07
splendore07 il 05/07/13 alle 17:29 via WEB
La sensibilità, quella profonda è spesso sorta di percezione che sfugge alle “gabbie” del razionale, dove noi, esseri provvisti piu’ d’istinto che di ragione, cerchiamo di arginarla, costringendola in spazi limitati, piatti orizzonti, costituiti da polverosi deserti dai quali si levano solo sabbie che offuscano l’anima e lo sgurado.Non non nutrono, ma rimandano solo spenti riverberi come sorta di specchi opachi che nulla riflettono.
Fuggire le dure “leggi” della nostra banale frustrante quotidianità che tutto uniforma,è “un’arte” un talento, un dono.
E’ appannaggio di pochi permettere all’anima di uscire dal quell’involucro pesante, ingombrante, limitante che va sotto il nome di corpo, affinchè possa essere fonte di percezione piu’ alta che esula la materia.

Concordo pienamente con il tuo dire che l’acqua influenza l’anima e addirittura i nostri stati d’animo che si alternano così velocemente e repentinamente, lasciandoci senza fiato, smarriti, perché ci accorgiamo che nulla possiamo nemmeno per controllarli.
Anche le “stasi” disorientano: assumono spesso la valenza di lunghe lente, inarrestabili, derive.
Forse, piu’ che di stasi, necessitiamo di uno “stacco” per ritrovarci, per compiere un “viaggio” dentro la nostra essenza, con la quale troppo spesso perdiamo il contatto.
L’acqua racchiude il piu’ grande “mistero” , quello della vita, perché ne è la culla.
Tutto con lei nasce e tutto a lei ritorna.
 
RavvedutiIn2
RavvedutiIn2 il 09/07/13 alle 16:11 via WEB
Poche persone , e tu sei fra queste , possono dare un'idea così chiara dell'acqua , della sua essenza primaria , del fatto di appartenere ad essa . La dottrina buddista dice anche di lasciar scorrere tutto come fosse acqua ... non sempre è facile . Bisogna , come dici te , annientare l'Io . Bello quello che hai scritto , Gio . Un saluto da parte di quel burbero del Roby . Ciao
 
 
splendore07
splendore07 il 10/07/13 alle 22:39 via WEB
La dottrina buddhista insegna la “cancellazione” del sé, quale fonte di problemi, di infelicità, di attaccamento alla cose materiali, che essendo deperibili, non possono che portarci effimera felicità e un continuo desiderare.
Ma gli “umani” che popolano il mondo occidentale, hanno diversa mentalità lontana da un pensare “meditativo” e filosofico.
Siamo pieni di "beni" materiali e vuoti di "beni" spirituali. Da qui nascono tutti i conflitti interni ed esterni in ciascuno di noi. Infatti, sempre il buddhismo recita: nulla va bene al di fuori di noi, perché nulla va bene dentro di noi. Non riusciremo mai a “debellare” l’ego, la sua “dittatura”, troppo lontano dalla nostra concezione della vita che trova il suo fondamento proprio sull’affermazione individuale.
Discorso, appassionante, coinvolgente, meriterebbe molto spazio per discettarne.

Grazie Roby, molto gradito e motivo di orgoglio il tuo apprezzamento.
Ma so, (come scrittoti) ,che viene da persona dotata di profondo sentire, quale sei. Il tuo essere burbero è scevro di ogni cattiveria.
L’essere “ruvidi”, severi, è molto spesso,forma di difesa dal mondo perché dentro, avvertiamo, e nascondiamo, la fragilità dell’esistere.
 
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