Creato da splendore07 il 06/12/2011

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VIVERE LA FILOSOFIA,OPPORTUNITA' PER USCIRE DALLA CRISI

Post n°74 pubblicato il 11 Luglio 2013 da splendore07

Stiamo attraversando un periodo buio, la crisi non investe solo l’economia ma anche l’uomo.

Le leggi del mercato sono in aperto conflitto con la vita.


Tutti abbiamo sotto gli occhi l’”escalation” che sembra non poter essere non solo arrestata, ma nemmeno calmierata della continua “emorragia” di occupati che perdono il lavoro, imprenditori costretti a chiudere aziende, l’aumento esponenziale della povertà, per il continuo aggiungersi degli impoveriti.


Forse, è arrivato il momento di chiedersi se i fini dell’economia, sono anche i nostri. 


La grave crisi che investe l’uomo, è data da una rassegnazione pressochè generalizzata.

Per la prima volta, imprenditori e lavoratori, si trovano dalla stessa parte della barricata e con con un nemico comune: il mercato.

Ma questo nemico da combattere, ha una singolare peculiarità: manca di indenficazione.


Il mercato è nessuno.


E allora, un messaggio di speranza ci viene proprio dalla filosofia, non quella che ha invaso le Accademie, ma la filosofia antica, quella dei “padri” greci. 

La filosofia degli “albori”, ha consegnato all’uomo un messaggio, quello di rispettare la natura che gli è propria, che a differenza di quella animale, non puo’ accontentarsi di accettare la realtà quale è data, ma la vuole trascendere, andando oltre, rifiutando rassegnazione, cinismo, impotenza, vittimismo e anche l’indignizione quando nulla puo’ contro le cose che non vanno.


La filosofia, infatti, è nata come rifiuto a incasellare la vita così come si presenta e, di conseguenza ,il rifiuto rassegnato dell’accettazione  del dato,  che condanna l’uomo ad essere spettatore, e non attore della propria esistenza, vittima di poteri che lo soverchiano e ne decidono il destino.


Uno dei primi insegnamenti della filosofia antica ,è quello di guardare le cose dall’alto e non dal singolo punto di vista, pensandoci  facenti parte di un Tutto e non al vertice del creato, come è convinzione dell’uomo.


Platone, ci ha lasciato un ulteriore messaggio: la consapevolezza che la nostra esistenza è destinata a finire, è sorta di stimolo a “ricordarsi di vivere” , e con ciò ,nello “stilare”un nuovo “vademecum” dei bisogni, desideri, soprattutto riferiti a quelli non primari, quelli indotti dalle leggi di mercato, una nuova concezione delle urgenze e dei valori, una “rivalutazione”, con conseguente valorizzazione, delle nostre relazioni, quelle che hanno a che fare con gli affetti, smettendo l’amore “tossico” e “one way only” per le cose, per riscoprire quello ricambiato per le persone.


Insomma, un modo nuovo di essere uomini, non focalizzato sul presente ma con uno “sguardo” di piu’ ampio respiro, rivolto al futuro, quello prossimo, almeno, abolendo la passività di chi aspetta o spera, con l’agire che è parte della umana natura che non accetta la realtà di fatto.

Il tutto, accompagnato da quel sentimento, che solo all’uomo appartiene: l’amore.


Amore, che non conosce possesso che è ,a sua volta, fondamento della filosofia che non possiede la verità, ma la ricerca perché la ama.


Così facendo non si “trasforma” solo se stessi, ma il mondo.


Non è  “messaggio” da relegare alla sfera dell’onirico, perché quando si riesce a medicare, sanare, le nostre ferite individuali legate al male di vivere, estendiamo questa “cura” a tutte quelle persone che incrociando il nostro cammino, entrano a far parte della nostra esistenza.

Mentre, quando non siamo in grado di curarci, finiamo per “intossicarle”


(Splendore)

 

Spunti tratti da  un articolo di U. Galimberti a  recensione del saggio “Vivere la filosofia” di M. Montanari

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Commenti al Post:
D0TT0R_PESTE
D0TT0R_PESTE il 11/07/13 alle 23:18 via WEB
Allora tutto ok così, la filosofia dei padri greci prevedeva la schiavitù e già ci siamo...appena rientro dalla Francia ti spiego bene come siamo messi
 
 
D0TT0R_PESTE
D0TT0R_PESTE il 01/08/13 alle 02:42 via WEB
Ok Gio: punto per punto anche se scrivo di corsa vista l'ora... Questo mercato è in conflitto con la vita: sì, ma quando le cose giravano bene, in questo mercato ci sguazzavano in tanti e senza farsi troppe menate, la trippa è finita e ci si scopre nudi e lontani dalla meta; è la crisi del capitalismo che divora ciò che rimane di questa economia. Tuffarsi filosoficamente nel passato non è una soluzione ma un esercizio stilistico di auto compiacimento. I rapporti tra le persone sono sempre stati improntati su scale di valori tribali, anche al tempo di Platone, certo se l'uomo non fosse stato così maldestramente programmato dalla natura o da Dio, potremmo mettere in campo una diffusa Solidarietà sullo stile di certe comunità animali, ma la realizzazione di una società socialista priva di egoismi e sopraffazioni classiste, mal si adatta a un popolo che ha nel dna la decultura delle città stato medievali. Gli imprenditori non saranno mai come i salariati / dipendenti, la tua è una visione romantica del problema e il mercato esiste, lo prova il fatto che anche se sta collassando, resta ancora vivo alimentato dai governi europei dei banchieri. Dopo la rivoluzione industriale, è difficile pensare che uomini abituati a pensare in termini di riduzionismo, sviluppino improvvisamente una visione olistica dell'esistere. Insomma, ripartire con la riqualificazione ontologica del ruolo del genere umano secondo me è impresa ardua. Insegnare agli uomini che l'indispensabile è soddisfare solo i bisogni naturali e quelli necessari dell'intero gruppo sociale all'interno del quale si muovono, non sarà facile. Rischiamo per ora di attraversare una delicata fase di nichilismo che potrebbe farci tornare a una embrionale condizione di attivismo filosofico, con il forte rischio di subire il titanismo dei signori del mercato. Non credo che basterà una fede ragionevole nell'uomo e nell'amore, non ci credo... serve una totale riprogrammazione: la Bastiglia non c'è più, ma esiste ancora la grande strada che portava là... Peste
 
   
D0TT0R_PESTE
D0TT0R_PESTE il 01/08/13 alle 02:47 via WEB
Ho cercato di essere conciso eliminando le filosofiche seghe mentali che romanticamente si utilizzano in certe occasioni per decorare il tutto. Perdona per la lunga assenza ma ero su Alpha Centaury :-)
 
     
splendore07
splendore07 il 01/08/13 alle 22:34 via WEB
A questa "aggiunta", posso rispondere velocemente, mentre l'altra richiede notevole impegno :-). Da leggere ed "elaborare" con calma, quindi.
Avresti potuto dare spazio a quelle che "appelli" come "romantiche seghe mentali a decorazione". Mi sarebbe piaciuto davvero leggerle.So sai essere molto "creativo" e dotato di talento,per una "egregia esternazione" in merito, riflettente la tua "personalissima visione" :-)
La mia "nobiltà d'animo" non puo' esularsi dal concederti il mio perdono "pecorella smarrita".
A cosa debbo il tuo ritorno? nostalgia del patrio suolo, o ti sei fatto "cacciare",visto tuo ritorno a propensione a "pestilenze" verbali che non esiti a seminare? :-D Peccato! La vista da lassu' deve essere grandiosa.
 
   
splendore07
splendore07 il 05/08/13 alle 18:53 via WEB
Voglio richiamare la tua attenzione sul titolo del post: Vivere la filosofia, opportunità di uscire dalla crisi. Opportunità non significa soluzione. Ma “l’analisi” di una serie di “linee guida” che contengono suggerimenti su come operare un possibile cambiamento, in primis, sull’uomo, che è poi l’artefice della situazione nella quale ci troviamo. Cambiamento, che non sarebbe esattamente tale, ma un ritorno all’etica di un comportamento per porre le basi di un’inversione di tendenza allo strapotere del consumismo e dell’economia di mercato che ci sta strangolando. Sono perfettamente consapevole che la filosofia, non è “la bacchetta magica” che ci traghetterà fuori dalla duplice crisi che comprende anche l’uomo ,e ,tutta la scala dei valori che l’ha caratterizzato nell’era del capitalismo e della globalizzazione e, di qui, la necessità di ripensare al nostro “ruolo” all’interno della società.
Le tue osservazioni sono esatte, reali, ma mi permetto di dissentire con il tuo dire che “tuffarsi filosoficamente” nel passato, sia un “esercizio stilistico volto all’autocompiacimento. Che l’uomo non sia contrariamente a quanto creda, “l’essere superiore” del creato, ma è parte integrante di esso, con il quale deve imparare ad interagire proprio alla luce cheil mondo animale, abbondantemente lo surclassa in fatto di organizzazione e ruolo all’interno del “gruppo” che è né piu’ né meno ,una società in miniatura e, la vita al suo interno, sia un esempio di organizzazione e di armonia, non esclude la possibilità di un cambiamento. Le tue affermazioni in merito hanno la valenza della “resa”, dell’accettazione di quell’”uomo” che tu dici” maldestramente programmato dalla natura o da Dio”. Una facile condanna che vede l’uomo immerso nell’incapacità di modificare il suo agire, imputandolo a ragioni biologiche o di creazione da parte di un essere “soprannaturale”. Mi sembra tu escluda totalmente, non riconoscendo all’uomo, la “capacità di pensiero” e di ragionamento, una presa di coscienza atta ad innescare un auspicabile quanto necessario cambiamento.
So benissimo dell’esistenza del mercato e dei tanti che “sguazzavano” in esso preoccupati solo del proprio mero tornaconto, quando i tempi erano quelli “delle vacche grasse”, o, per rimanere entro i nostri “confini” ,quelli della “Milano da bere” e anche che, imprenditori ed impiegati, sono categorie ben distinte e mai saranno equiparati, ma sono certa che questa crisi possa rendere migliori imprese e consumatori. Qualcosa si sta muovendo, forse è qualcosa di piu’ della classica “goccia” nel mare. Si puo’ pensare alla crisi come sorta di “campo di rieducazione” non così crudele, ma altrettanto severo.
A proposito del tuo scetticismo su un possibile cambio di “visione” del mondo dell’”uomo moderno” per un ritorno “all’antico” riporto il tuo scritto “Felicità universale” :“Tutti coloro che non sono pazzi concordano sul fatto che è meglio essere vivi piuttosto che morti, meglio ben nutriti piuttosto che affamati, meglio liberi che schiavi. la maggior parte delle persone auspica queste condizioni soltanto per se stesse e per i propri amici, e non ha nulla da obiettare di fronte alle sofferenze dei propri nemici. Ma il loro punto di vista è sconfessato dalla scienza: l'umanità è diventata ormai una grande famiglia così unita che non possiamo garantire la nostra prosperità, se non garantendo anche quella dei nostri antagonisti. Se vogliamo essere felici, dobbiamo rassegnarci a rendere felici anche tutti gli “altri”.
Non credi che per ottenere tutto ciò sia necessario “ripensarci” come individui”? come ho avuto modo di replicare (stralcio)"... E’ necessario che l’”occidente” esca dalla” anestesia del cuore” dalla “globalizzazione dell’indifferenza”, dalla “cultura” del benessere che richiude le nostre vite in idilliache “bolle di sapone”, sfavillanti, ma che nulla sono. Riaccendere la “luce interiore” in ognuno di noi", accantonando una volta per tutte il mero tornaconto personale, la feroce corsa al successo individuale, a spese degli altri. Abbiamo bisogno di “pensarci” come facenti parte di un “Tutto”, il superamento del mero punto di vista individuale, porta ad una diversa concezione della scala dei valori. Questo fa “scaturire”, riscoprire, l’amore come sentimento universale, il solo che permetta di annullare la sofferenza e “instillare” il senso di uguaglianza....
Nessuno mette in dubbio la complessità e il “successo” non garantito di questa sorta di “titanica operazione” atta a modificare le “menti” delle masse, in particolare. Ma se si parte già con la convinzione del fallimento, mai nulla cambierà.
Ed in ultima analisi, voglio ricordarti quando al mio dire: “piu’ si alimenta la speranza, piu’ cresce la disperazione”, tu replicasti dicendo che alimentare la speranza dà corpo al sogno. Allora, permettimi di coltivare il sogno, o ,se vuoi, l’utopia. D’altra parte, la tua chiusa, è un insieme di speranza velata di sogno: "la Bastiglia non c'è più, ma esiste ancora la grande strada che portava là".
'Utopia significa non arrendersi alle cose così come sono e lottare per come dovrebbero essere;sapere che il mondo ha bisognò di essere cambiato e riscattato.L'utopia dà senso alla vita, perché esige, oltre ogni verosimiglianza, che la vita abbia un senso» (Claudio Magris).
Ti pregherei di "scusare" la lunghezza della replica, ma l'argomento è davvero vasto. Spero di non provocare sbadigli,derivanti dalla noia della lettura:-)
 
omnamahshivaya0
omnamahshivaya0 il 12/07/13 alle 13:41 via WEB
Credo che questo argomento, riguardi tutti indifferentemente...magari a diversi livelli. L'emorragia di Consapevole Coscienza è roba da rabbrividire se ci guardiamo intorno. Ed è ormai certo che l'economia (che poi non si sa bene cosa sia...)viaggia in una direzione opposta all'essere umano normale. Viaggia sintonizzata alla stazione delle poche persone che, controllando il mondo, ne decidono i destini. Sentendosi Dio...E la sola cosa che temono è...l'Io. L'essere Sè Stessi, comunque e dovunque. Ragionare con la propria testa e sentendo il proprio Cuore. Questo teme l'economia impazzita, queste teme l'ignorante arroganza che fa il suo defilee ogni giorno sui mass media. Io ci credo che le idee possano cambiare il mondo. L'idea di un Essere Umano nuovo e più Consapevole. Questa la mia certezza, nell'arduia Vita d'ogni giorno...Un grande abbraccio Michele
 
 
splendore07
splendore07 il 15/07/13 alle 23:13 via WEB
Forse stiamo assistendo ad una lenta ma progressiva inversione di tendenza. La crisi terribile che stiamo vivendo, ci sta facendo riscoprire un consumo legato all’effettivo bisogno“. Questo comporta l’abbandono del consumismo piu’ sfrenato, per uno piu’ consapevole, attento. Una maggiore sensibilità verso il consumare equo e solidale. Tutto questo si traduce in un consumare meglio, piuttosto che di piu’.
E’ il momento della trasparenza, della sobrietà. Si riscopre l”arte” del riparare. Attività, ritenute estinte stanno vivendo una nuova “primavera”: il calzolaio, il sarto.
Insomma non solo un comportamento “virtuoso” obbligato, per risorse “falcidiate” da una crisi che morde ferocemente, ma la scoperta di un’etica nuova: il consumo compulsivo, non porta la felicità.
Anche la voglia di auto gratificarsi, rivolta a “feticci” ,sta imboccando la strada di “piaceri” che esulano dal mero possesso di gadget e oggetti inutili dei quali circondarsi.
Si assiste ad un “risveglio” da quel consumo coatto, da quei bisogni fittizi, creati ad arte dalle aziende. Il “gregge” comincia ad avere qualche defezione, nelle sue file.
Lo stesso si avverte per la “riscoperta” del rapporto umano, non piu’ trincerati dietro una tastiera di un tablet, o di uno smartphone. Il piatto della bilancia della scala dei valori, è tornato a pendere dalla parte dei rapporti con le persone. Meglio avere piu’ amici che piu’ soldi in banca.
La crisi come opportunità di “crescita”, dell’avvento come tu dici, di un “Uomo Nuovo” che segni la fine di un mondo costruito sull'argilla e che quindi, si sta sgretolando sempre piu’ in fretta.
Mondo intriso di ostentazione, di fretta, di avidità,da contrapporre ad atteggiamenti e desideri nuovi, nuovi lavori, un nuovo modo di conversare, di condividere, di dare. Costringendoci a trovare un'economia sostenibile per le nostre tasche e i nostri umori.
Abbiamo forse capito che la “crisi” preferisce la gentilezza all'arroganza, la cultura al "farsi vedere", il volontariato all'accumulo di guadagno, un buon libro a un ristorante di lusso, l'essenzialità agli eccessi. E ci impone una nuova eleganza, più luminosa, più autentica. Sono convinta anch'io che le idee, che "parto" della mente dell'uomo,sono possano creare una migliore qualità di vita,basata sull'autenticità.
Le idee, lungi dall'essere solo utopie, sono essenziali, in quanto costituiscono il "respiro" del mondo.
Welcomeback, Michele, i tuoi "pensieri" profondi,sono sempre apprezzati.
 
coluci
coluci il 13/07/13 alle 22:46 via WEB
Il problema di fondo (pur essendo un problema) non è quello della crisi economica, ma quello antropologico, che sta devastando da qualche decennio la scala valoriale. Penso che la vera cittadinanza parta e si esalti sui sentimenti, sul sentimento amoroso, su un città-comunità. Un saluto di stima. Luciano
 
 
splendore07
splendore07 il 15/07/13 alle 23:03 via WEB
Mi trovi d’accordo con la tua affermazione.
La crisi soggettiva,è di gran lunga la piu’ grave e sembra inarrestabile, ha annullato tutti quei valori che un tempo ne erano il fondamento. Ma forse, anche se lentamente, stiamo assistendo ad un'inversione di tendenza, tanto auspicabilequanto assolutamente necessaria.
Il superamento del mero individuale punto di vista ,porta ad una diversa concezione nella scala dei valori.
Allora, il sentimento amoroso, assume un valore universale.
Non piu'solo amore per le persone, ma amore, che assume l’aspetto della “cura” ,della salvaguardia, investendoci della responsabilità della conservazione dell’aria, dell’acqua, della biosfera, della vegetazione, degli animali che popolano il nostro pianeta. Terra che merita il nostro rispetto, e nei confronti della quale, non abbiamo ancora formulato alcuna etica.
Mai come ora, con l’avvento della globalizzazione, il sentirsi parte di un Tutto, ha valenza
 
   
coluci
coluci il 26/07/13 alle 18:17 via WEB
Mi trovi perfettamente d'accordo. Tempo fa ho fatto un post proprio sulla Cura-mito (http://blog.libero.it/coluci/view.php?id=coluci&pag=8&gg=0&mm=0)
 
     
splendore07
splendore07 il 27/07/13 alle 19:58 via WEB
Grazie, apprezzo il tuo condividere, le mie opinioni.

Ho letto tuo post. Contiene ricchi approfondimenti,disquisizioni in "aggiunta" al mio che si ferma a meno riflessioni. Direi, dove io finisco, tu inizi.
Avrei voluto postare mio pensiero, ma impossibilitata, dalla disattivazione commenti, allora lo faccio sulla tua breve replica, qui
Aggiungo solo piccolo "pensiero" sul bastare a se stessi.
Potrebbe sembrare la soluzione ai “mali” dell’uomo quello di bastare a se stessi. Ma chi riesce a farlo, non conosce il desiderio (discorso che trova il riscontro massimo, nelle relazioni d’amore) ovvero l’anelito che lo porta a cercare la propria mancanza.
Chi basta a se stesso , sentendosi “intero” è convinto di non aver bisogno dell’altro. Condizione che rimanda al “narcisismo”.
Non si tratta di persone che non si completano attraverso gli altri, ma la loro condizione, impedisce di vedere cosa manca loro.
 
bizzina61
bizzina61 il 14/07/13 alle 19:26 via WEB
...mi affascina concepire la filosofia come il nesso essenziale per porre in correlazione il microcosmo umano ed il macrocosmo universale...Nella cultura occidentale la tesi di fondo e' sempre stata l'ambivalenza ,il dualismo tra anima e corpo..Platone riconduce l'anima nel rapporto tra conoscenza e dati empirici...In questa prospettiva ,il pensiero filosofico,l'etica individuale ,quale rispetto per la vita ed esistenza,diviene energia come forza guida per accedere alla "verita'",base per la comunicazione tra gli uomini. Verita' interiore che risponde ad un continuo dinamismo, che si riflette anche nell'attivismo politico. Oggi assistiamo ad un incedere di schiavitu' finanziaria ...il potere economico si basa solo sulla ricchezza dei singoli e non tiene conto dei valori collettivi...Ma senza un'educazione morale non si puo' reggere una societa' politica ..Il rischio e' la tirannia... assolutismo che farebbe cadere il modello culturale dell'eguaglianza. Considerando l'essenza dell'individuo che e' innata attitudine per cio' che e' liberta' ,mi vien naturale abbracciare la metafisica del divenire :nessuna virtu' e' unica ed eterna ;la verita' e' un insieme di occhiate fugaci ,non una visione limpida .Possiamo scegliere tra la verita' e la apparente calma ,ma non possiamo averle entrambe.Nel dinamismo storico sono essenziali i fattori di coesione sociale ,di cui la nostra societa' e' sprovvista .Essa risponde piu' al nichilismo ,alla sterile staticita',ove ai vecchi valori che decadono,non se ne sostituiscono dei nuovi,non vi e' rinascita.Ecco che la base ,i nostri giovani,inseguono finti ideali ,vivono nell'impossibilita' di porre e di porsi in discussione ...PER COLMARE QUESTO VUOTO ,condivido la tesi per cui ,per uscire da questa crisi socio-politica e di identita' ,necessario divenga il recupero della "luce interiore" che e' la filosofia ...abbinata al sentimento di coesione e solidarieta' che e' l'amore l'uno verso l'altro ..nel tentativo di una rivalutazione dell'individuo sociale e della logica del buonsenso..A tal proposito mi sovviene citare una delle poesie piu' belle di una Donna a me cara ,versi i suoi ,che ben si adattano al contesto da te egregiamente riportato... "La verita' e' sempre quella .. la cattiveria degli uomini ... che ti abbassa... e ti costruisce un santuario di odio.. dietro la porta socchiusa... Ma l'amore della povera gente ... brilla piu' di qualsiasi filosofia... Un povero da' tutto... e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria... (L'amore della povera gente brilla piu' di qualsiasi filosofia ...Alda Merini) ...Facciam si che il nostro male di vivere ,non si tramuti in "contagioso"rifiuto di vivere!...Un abbraccio ...mia cara e preziosa Amica .. ..Catia
 
 
splendore07
splendore07 il 17/07/13 alle 22:42 via WEB
Sono convinta sia molto lontano dal pensiero occidentale il sentirsi parte di un “Tutto” quel tutto che rimanda all’universo intero.
L’uomo “occidentale” si ritiene da sempre “padrone” di tutto quello che lo circonda, essendo sua convinzione ,essere una creatura intelligente e superiore alle altre, da qui il pensare al “dominare”, ne è naturale conseguenza. Siamo tuttora ancorati al pensare all’anima, che rappresenta lo spirito, e il corpo la materia, come due “entità” disgiunte, ognuna “operante” per conto proprio. E’ del pensiero “meditativo” e filosofico orientale la percezione dell’intero, quale anima e corpo uniti, costituente l’umana natuta, così come lo è il percepirsi parte di un “Tutto”che si rifà all’universo.

Verità, concetto molto vasto, quasi impossibibile da definire, soggettivo oserei dire,comporta parecchie implicazioni, dalla filosofia, alla religione, all’etica dei rapporti tra le persone, alla politica, come da te citato. Non esiste una verità assoluta, ma “tante” verità.

Schiavitu’ “finanziaria”. Il potere economico appannaggio di pochi, che si fonda su un desiderio sfrenato di accumulo di ricchezza che non conosce limiti, tanto piu’ riesci ad ottenere, tanto piu’ aumenta il desiderio di avere. Una condizione che porta ad un accrescimento continuo non perché le ricchezze accumulate non bastino, ma perché se la corsa alla ricchezza si fermasse,ne sarebbe compromessa l’identità. Ricchezza che garantisce un mondo chiuso,esclusivo,invulnerabile. E l’invulnerabilità crea sicurezza, onnipotenza, intoccabilità. Discorso che ha la stessa valenza per il potere politico,le "modalità" sono le stesse.
Schiavitu’ che di fatto mai è venuta meno, ha solo smesso connotati esteriori antichi, per sostituirli con altri identificabili con forme di costrizione,raggiro,ricatto, negazione di diritti fondamentali. Ma il discorso è parecchio ampio, meriterebbe, da solo, un commento che esulerebbe il “topic” del post. Inevitabilmente, poi si finirebbe per disquisire sul suo esatto contrario: la libertà.

I giovani sono né piu’ né meno il “prodotto” di questa società, privata dei valori quelli che danno corpo agli ideali, ai sogni. I valori, nei quali credono sono dis-valori, quelli che noi adulti abbiamo trasmesso loro: il “valore” delle cose, quelle delle quali li abbiamo sommersi, quelle delle quali abbiamo trasmesso loro come “strumenti” per il soddisfacimento dei bisogni, senza pensare che sono quelle “cose” che vengono pubblicizzate ad arte e poi vendute, ad avere creato l’illusione del bisogno, “allenandoli” alle emozioni. Emozioni riconducibili al possesso di cose, anziché emozioni derivate dal rapporto, dall’interazione con le persone.
Forse la “chiave” per uscirne la sta offrendo proprio la crisi, il crollo del mercato, la povertà crescente, disinvestire le emozioni date dalle cose per investirle sulle persone.
Occasione per uscire da quell’isolamento di massa a favore del ritorno alla comunicazione, alla solidarietà, simile a quella che ha caratterizzato il vissuto emozionale delle precedenti generazioni, piu’ povere di cose, ma piu’ ricche di valori, di ideali.

"Riaccendere la luce interiore in ognuno di noi", accantonando una volta per tutte il mero tornaconto personale, la feroce corsa al successo individuale, a spese degli altri.
Liberandoci dalla schiavitu’ delle cose: sono loro a possedere noi, ma ci illudiamo del contrario.
Se raggiungiamo la consapevolezza che il “mondo è per tutti” mettendo da parte quell’ego smisurato, saremo vincitori.

Grazie Catia. Bello, profondo ed impegnativo il tuo commento. Spero,la replica, sia all’altezza :-)
 
   
splendore07
splendore07 il 17/07/13 alle 22:57 via WEB
"E' il tempo migliore, è il tempo peggiore
è l'epoca della saggezza, è l'epoca della follia
è il tempo della fede, è il tempo del dubbio
è la stagione della luce, è la stagione delle tenebre
è la primavera della speranza,è l'inverno della disperazione
fronteggiamo mille cose,affrontiamo anche il vuoto
stiamo salendo in cielo
stiamo scendendo dall'altra parte..."
Nan Huaijin
 
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 16/07/13 alle 11:34 via WEB
Gio' ti auguro una giornata Splendida , ricca di Meravigliose Emozioni e che il mio Augurio ti arrivo forte forte forte . Buon Compleanno!!!!!!!!!!!!!
 
 
splendore07
splendore07 il 17/07/13 alle 14:14 via WEB
Grazie Carolina.
Cerco di mantenere vivo ciò che mi procura emozioni.
Senza, la vita diventa solo di un colore: il grigio e le sue sfumature. Nella gioia e anche nel dolore, scuotono l'anima,la fanno vibrare.

Sono ciò che rendono la vita degna dei essere vissuta, associate alla ricerca della conoscenza, che mai deve venire meno.

Mi piacerebbe avere il tuo "pensiero" in merito al post.
I tuoi commenti sono sempre di spessore, e contribuiscono all'arricchimento dato dal confronto: sinonimo di crescita.
Ci conto! :-)
 
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 18/07/13 alle 20:03 via WEB
Gio' direi che per cio' in cui credo niente succede a caso. L'uomo Saggio, l'Uomo Sapiente , colui che attinge ad una conoscenza universale e tiene conto delle leggi che regolano l'universo si è perso, e nei meandri della ricerca del proprio benessere individuale abbiamo perso la connessione e l'equilibrio che regola gli eventi, rimanendo soggiogati dal potere e dal desiderio. Tutto sembra inutile, effimero , superficiale ma è utile l'esperienza che l'uomo è obbligato a vivere per comprendere il proprio errore. Sembrerà strano ma l'universo sopravviverà a discapito degli esseri che lo abitano e non non si pregia ne si abbatte di essere modificato , perchè ha un equilibrio e prima o poi dovremo fare i conti con la nostra ignoranza , avidità cupidigia che a poco a poco porterà tutti a prendere coscienza di se e modificare o soccombere. E tutto tornerà alle regole. L'uomo comune in realtà niente sa e spesso la filosofia se non attiva diventa una voce inascoltata nel deserto. Gio' continui ineguagliabili spunti di riflessione. Buona serata carolina
 
 
splendore07
splendore07 il 22/07/13 alle 17:17 via WEB
E’ palpabile che l”uomo” sia vittima di un grande smarrimento. Ma è disorientamento che riguarda l’uomo come creatura. Il disorientamento assume le caratteristiche della “disattenzione” per le “cose” del mondo. Non curiamo, non conserviamo il nostro pianeta con tutto il significato intrinseco da dare al termine. L’insieme di quello che la terra contiene, è stato creato per tutti.
Abbiamo dimenticato la “cura” gli uni degli altri. Nessuno si sente “responsabile” di questo smarrimento collettivo. Siamo pronti a rispondere: non sono io, sarà colpa degli “altri”, io, non di certo.
Abbiamo scordato la compassione per la sorte degli altri, usiamo il “noi” per identificare i responsabili di questo “grande male” che ci affligge, per poi arrivare ad usare la terza persona plurale ,quando “addossiamo” ai “trafficanti” ,la colpa di sfruttare senza scrupolo alcuno, la povertà degli altri, estendendola anche a “non identificabili” personaggi che prendono decisioni socio-economiche che scatenano “drammi” come quello che stiamo vivendo.
Ognuno di noi, è isolato a badare al proprio “orticello” ben attento ad alzare la testa il meno possibile. Rinchiusi in un “solipsismo” che mai ha avuto precedenti, prigionieri del “potere” delle “cose” che esercitano su noi, anche se ci illudiamo che le tante cose, perfettamente inutili, delle quali ci circondiamo, siano al “nostro” servizio.
Auspicabile che “l’obbligo alla vita dell’uomo”, come tu affermi, lo renda consapevole dei tanti errori commessi, ai quali possa porre rimedio, prima che sia troppo tardi.
Concordo con il tuo dire che nonostante le continue ferite che continuiamo ad infliggergli, il pianeta sopravviverà. La natura, ha straordinarie risorse alle quali attingere per difendersi e vendicarsi della cattiveria e della stoltezza della sua creatura piu’ evoluta.
Forse, sono gli uomini saggi e sapienti a non aver perso l’orientamento, ma purtroppo costituiscono solo una sparuta minoranza, e, le loro voci che periodicamente si levano drammatiche a monito del grave stato nel quale l’umanità tutta, versa, restano inascoltate, al pari di tante “Cassandre”, nulla, o quasi arriva all”uomo normale” che costituisce la grande maggioranza.
La filosofia, è destinata a menti “meditative” lontane anni luce dalla nostra concezione della vita.

Grazie Carolina, è motivo di grande soddisfazione, se gli “argomenti” da me scelti per farne post, possano “sortire” spunti, non banali, per riflettere.
 
   
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 24/07/13 alle 11:14 via WEB
Anche su questa frasi mi dai uno spunto di dialogo " La filosofia è destinata a menti meditate lontane anni luce dalla nostra concezione della vita ". Credo che questa sia l'epoca della filosofia da applicare, l'era in cui ogni voce nel deserto debba essere ascoltata, analizzata e compresa, proprio perche' nel buoio un minimo chiarore fa' giorno. un abbraccio e grazie della tua presenza carolina
 
     
splendore07
splendore07 il 25/07/13 alle 13:30 via WEB
La filosofia costituisce da sempre quel “qualcosa” che puo’ aiutarci nella complessità della vita quotidiana, puo’ essere fonte “illuminante” e credo, i suoi insegnamenti possano essere applicati anche nelle questioni pratiche. Forse, oggi come mai, di fronte al buio nel quale ci troviamo a brancolare, gli insegnamenti vecchi di secoli dei filosofi ,possono esserci d’aiuto con linee guida preziose. Ma il grosso del “problema”, consiste nel trovare il modo di farle arrivare alla gente comune, in maniera che possa essere abbandonato il senso di scetticismo con la quale viene accolta. Un pensiero distorto che relega la filosofia “appetibile” ,e, applicabile solo agli illusi, ai sognatori, a chi ha la “fortuna” di non avere a che fare con i mille problemi della vita quotidianità. Ed in ultima analisi ,l’ignoranza che agisce da forte deterrente, che fanno preferire altri modi piu’ veloci, efficaci, e soprattutto che evitino di “coinvolgere” la mente nel ragionamento e successiva “produzione” del pensiero.
Noi occidentali, cerchiamo il “ready made”, ovvero la soluzione preconfezionata, da acquistare come sorta di scatola dove all’interno trovare i “pezzi” da assemblare, seguendo le istruzioni allegate. Così facendo, ci precludiamo anche la possibilità di conoscere noi stessi, attraverso la filosofia.
Ma quanti sono disposti a fare un “viaggio dentro se stessi”, per arrivare a conoscersi?
 
     
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 26/07/13 alle 13:04 via WEB
Pochi , e comunque anche chi lo fa' dovrebbe avere la lucidità di comprendere gli elementi e la possibilità di avere gli strumenti per uscire da una logica che non è piu' costruttiva. Ma noi siamo un nucleo di un insieme e la scissione è un atto di coraggio e di generosità verso noi stessi. Buon fine settimana carolina
 
     
splendore07
splendore07 il 27/07/13 alle 23:05 via WEB
Scendere dentro se stessi richiede coraggio dedizione, perseveranza. E’ un viaggio che coinvolge l’arco di tempo dell’intera esistenza: una volta intrapreso, non è possibile tornare indietro. Il coraggio è necessario perché la discesa puo’ rivelare lati oscuri che preferiremmo lasciare inesplorati.
Ma se non partiamo dalla conoscenza e dal capire noi stessi, difficilmente potremmo conoscere e capire gli altri.
Siamo tuttora ancorati all’idea che la natura umana, sia distinta in materia, mente ,anima e che ognuna di queste componenti, abbia “una vita a se stante”.
E’ mia convinzione che non sia necessaria nessuna scissione per arrivare alla conoscenza di se stessi, anzi, serve esattamente il contrario.
Dobbiamo imparare a pensarci come un insieme indissolubile, corpo, mente, anima agiscono in sinergia, e solo il loro “lavorare” insieme ,puo’ portare all'instaurarsi di una “creatura armonica”.
Questo è uno degli insegnamenti, per esempio, della dottrina buddhista.
Quando la mente soffre, la sofferenza si ripartisce anche su anima e corpo. Guarire la mente, è sinonimo di ripristinare l’equilibrio a tutto quello che compone l’uomo.
Grazie Carolina, per le tue "soste"che aggiungono ulteriori spunti di riflessione
 
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 23/07/13 alle 00:37 via WEB
costruire una nuova città dell’essere.. che non prescinda, anche, dalla dimensione religiosa… per trasfigurare la vita terrena in vita umana. buonanotte splendida Giò :)))
 
 
splendore07
splendore07 il 25/07/13 alle 13:27 via WEB
"Nuova città dell’essere" che deve partire dall’interiorità, da una nuova mentalità ,da una nuova scala di valori, superando l’egoistico concetto che ci crede al vertice dell’universo, e come tali padroni assoluti.
Abbiamo bisogno di “pensarci” come facenti parte di un “Tutto”,superando il mero punto di vista individuale, passando anche per il rispetto del nostro pianeta e di tutto quello che ne fa parte.
Nulla nell’universo è a se stante, tutto è collegato e noi ne siamo parte integrante.
Accantonando una volta per tutte il mero tornaconto personale, la feroce corsa al successo individuale, a spese degli altri. Se raggiungiamo la consapevolezza che il “mondo è per tutti”, mettendo da parte l’ego smisurato che ci caratterizza, saremo vincenti.

Piu’ che di dimensione religiosa, parlerei di riscoperta della spiritualità, quella condizione dove l’anima, finalmente, possa emergere, uscire da quel “pozzo” profondo nella quale la confiniamo, spiritualità che esalti quel sentimento per il quale l’uomo esiste su questo pianeta che va sotto il nome di amore universale. Cercare l'essenza delle cose senza fermarsi alle apparenze, senza lasciarsi"catturare" dalle convenzioni o dai pregiudizi. E’ la purezza dell'animo, del cuore, della mente. La ricerca interiore,che dovrebbe essere sempre perseguita.
 
   
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 25/07/13 alle 22:50 via WEB
la spiritualità potrebbe venir modellata a propria immagine, secondo un punto di vista individuale… meglio non correre rischi splendida Giò… propenderei per la dimensione religiosa.. :)))
 
     
splendore07
splendore07 il 26/07/13 alle 13:45 via WEB
Concordo sul tuo dire della possibilità di una spiritualità tagliata su misura.
Ma mi chiedo, allora, cosa tu intenda per dimensione religiosa.
Qualcosa che rimandi al credo di un’entità soprannaturale, nel quale identificare un Dio al quale ricondurre la creazione dell’universo e di tutto quello che lo compone?
A tale proposito ho letto un interessante articolo riguardante un’ipotesi sulle ragioni “biologiche “alle quali fare risalire la fede. Scienziati cognitivi e neuro scienziati, concordano sul fatto che il bambino, indipendentemente dalle opinioni degli adulti e dall’ambiente nel quale si trova a crescere, svilupperebbe in modo autonomo la credenza in un Dio creatore-non umano del mondo.Creatore dotato di super-poteri-super-conoscenza, super-percezione.
Le credenze religiose, e soprannaturali, sarebbero, quindi, inside nella mente umana.
Ipotesi affascinante, mi verrebbe da dire. Ma forse ,anche qui entrerebbe in “gioco” l’interpretazione personale, e conseguente modellamento “ad personam”.
Oppure, la tua concezione di dimensione religiosa, si rifà alla classica dottrina, fatta di dogmi inconfutabili, precetti, riti da seguire e, praticare, frequentando i luoghi preposti al culto? Esempio tipico la religione cattolica.
Oppure ancora, l’intendere una dimensione religiosa piu’ ampia che accolga altre dottrine, come quelle orientali per esempio- che molto mi attraggono-per la concezione così diversa da noi occidentali e che si rifanno maggiormente alla spiritualità.?
“Materia” molto interessante sulla quale disquisire :-)
 
     
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 26/07/13 alle 22:57 via WEB
mi riferisco al tomismo, Splendida Giò (rimanendo nell’alveo tematico del tuo splendido post inneggiante alla filosofia)… e della “Città dell’Essere”, teorizzata all’insegna dell’incipit tomistico, prediligerei Gilson come primo cittadino.. (t’auguro uno splendido week end, ricco di tantissimi sorrisi) :)))
 
     
splendore07
splendore07 il 01/08/13 alle 17:32 via WEB
Fede e ragione si possono conciliare, anzi, la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo stesso, se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa. Tommaso d’Aquino
Difficile che il “credo” poggi sulla ragione. Il credere coinvolge sempre la sfera emozionale, che ci governa molto piu’ della ragione. Siamo creature fatte di istinto, non educabile, che ha la preponderanza sulla razionalità ,educabile, processo che richiede tempi lunghissimi. Kant ebbe a dire che la ragione è un’sola piccolissima nell’oceano dell’irrazionalità.
Il credo che poggia sulla fede, è solo frutto dell’irrazionale. Fede che si identifica con un Dio un essere superiore che altro non è se non il nostro bisogno di proiettare insicurezze, paure, frustrazioni, angosce speranze, aspettative, ma anche la follia che abita il fondo dell’anima.
L'analisi di Fromm dimostra la profonda affinità fra la visione di Marx e quella di Freud sulla natura umana ed il carattere disumanizzante della società capitalista.
Fromm individua due modi di determinarsi dell'esistenza dell'uomo nella società: AVERE, modello tipico della società industrializzata, costruita sulla proprietà privata e sul profitto che porta all'identificazione dell'esistenza umana con la categoria dell'avere, del possesso. Io sono le cose che possiedo, se non possiedo nulla la mia esistenza viene negata. In tale condizione l'uomo possiede le cose ma è vera anche la situazione inversa e cioè le cose possiedono l'uomo. L'identità personale, l'equilibrio mentale si fonda sull' avere le cose.
ESSERE è l'altro modo di concepire l'esistenza dell'uomo ed ha come presupposto la libertà e l'autonomia che finalizza gli sforzi alla crescita e all'arricchimento della propria interiorità. L'uomo che si riconosce nel modello esistenziale dell'essere non è più alienato, è protagonista della propria vita e stabilisce rapporti di pace e di solidarietà con gli altri. Fromm ritiene necessario attuare una nuova società, fondata sull'essere, liberata dalla categoria dell'avere , che garantisca, a livello politico e nell'ambito del lavoro, la partecipazione democratica di tutti gli uomini.
Sono principi che hanno stretto collegamento con gli insegnamenti, o meglio le “linee guida” dei filosofi dell’antichità. La riscoperta dell’essere che è la vera essenza dell’individuo e non dell’avere dettato dal capitalismo. All’uomo, si attribuisce “valore” solo in base ai “beni” posseduti. Questa “classificazione” non puo’ che portare disparità nella società che è composta di un insieme eterogeneo non omogeneo. Chissà che non rimanga solo una bella utopia, nella quale cullarsi, per non perdere la speranza, per non dichiararsi vinti, rassegnandosi alla convinzione che non esista rimedio allo strapotere del capitalismo, della globalizzazione. Ma la crisi profonda che il mondo attraversa, e dalla quale noi italiani, siamo particolarmente colpiti, qualche cambiamento lo sta innescando. Sarà un lavoro titanico, difficile ,lungo, cambiare la mentalità delle masse, fare piazza pulita delle linee di comportamento dettate dall’industria. Ma, se partiamo dalla convinzione che l’impegno nulla produrrà, mai nulla sarà cambiato.
Grazie Danny, per avermi dato l’opportunità di aggiungere un’altra piccola “tessera al “puzzle” della mia conoscenza
 
     
cosi_e_se_credete
cosi_e_se_credete il 02/08/13 alle 00:26 via WEB
il principio tomistico dell’essere.. un incipit del retto vivere (inteso come ragione di vita, od, anche, vita ragionata… scevra d’antropici inganni). ben venga anche l’istinto, purché si tratti d’istinto di vita, al servizio della vita (parafrasando Fromm) _ ti dono il mio sorriso, Splendida Giò :)
 
     
splendore07
splendore07 il 03/08/13 alle 22:14 via WEB
Retto vivere. anche questo concetto potrebbe avere connotazione soggettiva, e di conseguenza la “personalizzazione”.
Se il retto vivere significa mettere in pratica gli “insegnamenti” di Fromm, volti alla crescita e all’arricchimento della propria interiorità, è davvero impresa titanica, come ho già detto. Credo ,la “trasformazione” possa investire solo la minoranza. L’avvento di un agognato, quanto auspicabile “Uomo nuovo” ,avrà tempi lunghissimi di “realizzazione”, un progetto tanto ambito quanto forse poco realizzabile.
C’è un processo di trasformazione in atto che va sotto il nome di consapevolezza dei “danni” provocati da capitalismo, globalizzazione, ma tornare indietro non sarà possibile.
Potranno mai venire meno gli inganni? Forse è insito nella natura dell’uomo.
"Ragione di vita, vita ragionata". Non riesco a cogliere esattamente cosa tu intenda come "vita ragionata". La vita è imprevedibile, sfugge per sua natura alla ragione alla pianificazione. Nella sua imprevedibilità sta la bellezza, il fascino, lo stupore, la meraviglia, che una vita “programmata”, non avrebbe, sarebbe solo una sequela di giorni uguali, dove il grigio e le sue sfumature sarebbero la sua condizione. Buona parte del “sale” della vita è costituito dall’istinto. Se la vita diventa entusiasmate, lo si deve alla nostra parte irrazionale.
 
fin_che_ci_sono
fin_che_ci_sono il 31/07/13 alle 14:46 via WEB
Il disaggio, o meglio ancora: il cosiddetto "male di vivere", è diventato ormai palpabile, e non investe soltanto chi non ha un posto di lavoro, poiché l’incertezza serpeggia dappertutto. Un ritorno all’antico ideale dei greci sarebbe forse una soluzione per questi tempi, una soluzione di quanto non ha soltanto le sembianze di una crisi economica, bensì di un fenomeno ad ampio raggio che certamente non allieta la vita. Si dice che la filosofia pensata e scritta dopo Platone non sia altro se non precisazioni su quanto Platone ha portato alla luce: il che riconosce la grandezza del sapere di un tempo e, implicitamente, lo indica come modello da applicare a questioni d’importanza rilevante, al sociale e al singolo individuo. Ciò che importa è vivere una vita attiva e sufficientemente tranquilla, contrariamente a quanto oggi accade: si vive spesso in modo frenetico, a scapito di quella tranquillità che, insieme all’amore, è il bene che rende migliori e apprezzabili i nostri giorni.
 
 
fin_che_ci_sono
fin_che_ci_sono il 31/07/13 alle 19:23 via WEB
Scopro, rileggendomi, un piccolo errore: in "disaggio" c'è una "g" di troppo... capita... Ti auguro buona serata.
 
   
splendore07
splendore07 il 01/08/13 alle 22:22 via WEB
Nessun problema :-) Mi era del tutto sfuggito. Nessuno è indenne da errori di battitura, me compresa.
Buona serata, a te
 
 
splendore07
splendore07 il 01/08/13 alle 22:20 via WEB
L’incertezza è uno degli aspetti piu’ drammatici di questa crisi che sembra non avere fine, e che si aggrava. Il venire meno di qualsiasi certezza, anche la piu’ piccola, non puo’ che creare smarrimento, frustrazione, angoscia per un futuro, anche quello piu’ immediato, che ha solo la connotazione di un enorme buco nero, un baratro nel quale arduo è non cadere.
Crisi, doppiamente grave perché investe ,per la prima volta anche l’uomo, non solo l’economia. Lo "stile" di vita, negli ultimi decenni è stata “indirizzata” ad arte, verso valori che sono dis-valori, creati dall’industria facendo leva sullo stato emozionale, creando bisogni ad hoc, che sono presentati come irrinunciabili alla pari di quelli primari, per arrivare addirittura a creare “dipendenza”, anche nella sfera dell’infanzia.
La filosofia, non è sicuramente la panacea per uscire da questa “infernale spirale”, nessuno purtroppo è in possesso della bacchetta magica, e i miracoli non avvengono, ma sicuramente puo’ essere una “strada” da percorrere, dalla quale trarre “linee guida” ,riadattandole ad una piu’ moderna concezione affinché possano trovare una positiva applicazione.

Certo, sarebbe auspicabile che l’uomo riscoprisse la lentezza, un vivere “slow” che meglio si addice alla sua natura. La frenesia, le eterne corse con le quali “percorriamo” l’intera esistenza, non portano a nulla, se non un progressivo “avvitamento” su noi stessi, lasciandoci stremati, frustrati, delusi, sempre piu’ lontani dalla “meta” prefissa. Meta, che si fonda sempre sul possesso del maggior numero di “beni” inutili dei quali sembra non si possa fare a meno.
Forse, se smettessimo di correre verso “l’inutile”, arriveremmo.
Davanti a noi si aprirebbe un cammino nuovo da percorrere, sicuri che ci porterebbe alla scoperta dei nostri veri bisogni, compreso l’amore inteso come sentimento universale. E "il male di vivere", si acquieterebbe, forse, fino a scomparire
 
acrostico.bizzarro
acrostico.bizzarro il 04/08/13 alle 10:18 via WEB
dalle mie reminiscenze scolastiche,Aristofane nella sua commedia "Le nuvole", coillocava i filosofi ( tra cui Socrate) in cielo, perchè distaccati dalla realtà, anche io sono alquanto scettico nel credere che la filosofia, spesso avulsa e lontana dalla vita reale, possa esserci, in questo frangente, d'aiuto.
 
 
splendore07
splendore07 il 05/08/13 alle 18:41 via WEB
Quegli anni furono caratterizzati da un grande fermento culturale che caratterizzava Atene. Filosofi e pensatori stavano dando vita ad una rivoluzione del pensiero che sarebbe stata alla base della cultura europea nei secoli e millenni successivi, ma che veniva vista con sospetto dagli ambienti più conservatori della città, i quali vedevano minacciati la religione ufficiale ed i valori tradizionali. Socrate pur non essendo il protagonista delle Nuvole è il principale bersaglio della parodia di Aristofane, che era tradizionalista e contrario alle nuove filosofie Le nuove filosofie erano viste come sistemi di ragionamento nei quali quello che conta non è più la difesa dei valori e della giustizia, ma il saper rigirare le parole a proprio vantaggio, in modo da avere la meglio anche quando si ha torto.
Ribadisco che il fine del post, non è quello di presentare la filosofia come soluzione del momento drammatico che attraversiamo, ma appunto un’opportunità di riflessione perlomeno su “linee di condotta” che non sono nuove, ma vanno riprese, a cominciare dal “pensiero” di un “uomo nuovo” nella riscoperta di quei valori fondamentali avulsi dal “diktat” del mercato e della globalizzazione, per riuscire a creare una società che possa dare spazio anche agli “altri”, facendo propri i valori di rispetto delle diversità dell’accettazione, della dignità alle quali l’intera umanità ha diritto.
Permettimi di dissentire con il tuo dire che la filosofia sia lontana dalla vita reale. Puo’ essere valido aiuto nella quotidianità, piu’ di quanto si possa pensare. Il vantaggio della filosofia, è quello di disporre di migliaia di anni di riflessione che hanno lasciato linee di condotta dalle quali possiamo attingere. Insomma, un utile strumento per un esame del mondo che ci circonda.
Con la filosofia si possono “gestire” rapporti amorosi, il vivere secondo etica, far fronte alla morte ,cambi di carriera, o trovare significato e scopo.
Bisogna iniziare a “lavorare” sul singolo, affinchè il tutto possa essere esteso agli altri.

La durata della vita umana non è che un punto e la sostanza è un flusso, nebulose sono le percezioni, la composizione del corpo è corruttibile, l’anima è un turbine, la fortuna imperscrutabile, la fama cosa insensata. Dunque, cos’è che puo’ guidare un uomo? Una cosa e solo una, la filosofia (Marco Aurelio)
 
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