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Post n°82 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da splendore07
Chi è il centro dei loro pensieri, il loro orgoglio, o l’eterno fardello?
Sembra che la vita di un uomo, inteso come maschio, ruoti tutta intorno al proprio pisello, dall’infanzia alla vecchiaia, secondo un ancestrale innato istinto, trasmesso di generazione in generazione con virile orgoglio. Dal piccolo che gira nudo per casa, mostrando tronfio di orgoglio alle “rappresentanze” di varia età, del gentil sesso, la capacità di manovrare il suo “birillo” solo con il pensiero, al compagno “over” 50, perdutamente innamorato della sua ancora arzilla appendice, al collega, persona riservatissima, per nulla incline al più piccolo accenno di dialogo, quasi al limite della misantropia, capace di alterarsi vistosamente, perché ferito nell’orgoglio, dalla definizione di “coso”, data da un articolo su una rivista femminile, a quello che per lui è il suo “animaletto”.
Già, il miglior amico dell’uomo.
Dall’interesse per la “pura meccanica” del fanciullo, si passa poi, quando arriva la pubertà, allo studio delle misure e alla verifica della famosa legge della “L”: chi è lungo ce l’ha corto, e chi è corto ce l’ha lungo. Segue poi, una più celata ma consolatoria fase: “l’importante non è averlo lungo, ma saperlo usare bene” che, diciamocelo, accontenta la maggioranza dei “proprietari”, mettendo a tacere eventuali angosciosi dubbi se “lui”, risultasse, nell’immaginario maschile, al di sotto delle misure considerate “standard”. Esiste poi, una molto affollata categoria, che vede gli appartenenti, passare la propria giornata a “sistemarselo”. Misteriose restano le ragioni per le quali, costoro, lo facciano. Si può ipotizzare che, i motivi che portino ad un siffatto singolare agire, siano da ricondurre, principalmente a due fattori: trattasi di individui portatori di un “fardello” debordante dalla “mutanda”, e che nemmeno i pantaloni riescono a contenere o, perché bisognosi di verificare in continuazione che sia ancora “lì”, l’ingombrante fardello.
Poi, all’improvviso, può succedere che, discettando della questione con un’amica molto più scafata, si riceva l’illuminazione: “la vita di un uomo gira tutta intorno al proprio pisello”? Che c’è di strano? : Anche quella delle donne!
I Maya, quei “porta sfiga”, predissero la fine del mondo, per poi essere rettificato in un molto meno catastrofico: il mondo non finirà, comincerà una nuova era. Sarebbe solo pia illusione, sperare in un’epoca dove il centro dell’esistenza, sia posizionato un po’ più in alto, se non nella testa, almeno nel cuore? Immagine quanto mai suggestiva! : un cuore trafitto da un pisello. Potremmo “eleggerlo” a logo del nuovo millennio!
Dopo “attenta” riflessione, sono arrivata alla conclusione che, fortunatamente, il “trend” ,anche se lentamente, sta cambiando. Le donne, se non tutte, si stanno svincolando da questa sorta di “input”, cercando di orientare interessi ed energie, verso la ricerca della propria identità all’interno della società, dove, a parole, la donna ha fatto passi da gigante in fatto di conquiste, emancipazione, trattamento di parità con l’uomo, ma di fatto, nella realtà, la discriminazione è sempre presente anche se non più così plateale. Quindi, maggiore consapevolezza, per continuare nella ricerca di un’identità che seppure a fatica, si sta ritrovando. Un investimento emozionale e di tempo, che vale sicuramente più dell’affannarsi nella corsa al “pisello perduto”.
(Splendore)
ESTENSIONE….PROVOCAZIONE?
“l'HOMME SEMENCE ”, quando le donne rinunciano agli uomini
Violette Ailhaud aveva sedici anni, quando, nel 1851, sparirono tutti i maschi dal suo villaggio, un minuscolo borgo della Provenza. Catturati e massacrati perché insorsero al colpo di stato di Luigi Napoleone. Violette, era una contadina e scriveva utilizzando un lessico molto semplice : il patois. Poche decine di pagine, testimonianza di vita vissuta, mancanti di sapere alcuno, ma pregne di potenza icastica. E lei, si improvvisa "cronista". Il manoscritto, ora, è raccolto in un piccolo libro dal titolo molto significativo: “L’homme semence”.
Cosa viene meno quando gli uomini mancano? Gli abbracci, le carezze, la forza per adempiere alle pesanti incombenze della vita contadina. Ma a tutto c’è rimedio. Tranne che ad una cosa:
il seme, appunto. Questo mancherà fino a quando non sarà possibile riprodursi con altro metodo. Le donne del villaggio stringono un patto: il primo uomo che il caso avesse portato ad arrampicarsi su quelle colline, sarebbe stato di tutte. Fine del matrimonio, della coppia, e anche dell’amore: l’uomo è seme, e il seme deve essere condiviso. E’ così, le donne, sera, dopo sera, si divertono ad immaginare come potrà essere quest’uomo, spogliandolo, rivestendolo mille volte al pari di una bambola.
Il tema dell'assenza del maschio è ripreso anche da un altro romanzo: “Herland”(1915) di Charlotte Perkins, nel quale, la sparizione è fatta risalire ad eruzione vulcanica. Da allora, le donne, vivono in pace, in una società egualitaria, riproducendosi per partenogenesi, nella bellezza e nell’intelligenza. Il sesso tra donne, in Herland, è molto più soddisfacente e ricco di sfaccettature. Anche la scienza lo sostiene. Scoperta, che venne accolta da indignata reazione nel mondo accademico. Quando negli anni Sessanta, William Master e Virginia Johnson, resero pubblici il loro studi, fu un colpo basso sferrato ai danni degli uomini, sostenere che, l’orgasmo femminile, vale dieci volte quello maschile. E anche senza il prezioso apporto, della loro anatomia, otteniamo elevatissima soddisfazione.
Liberamente tratto dalla recensione di Elena Stancanelli (la Repubblica) a “L’homme semence”
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Alcuni dei rappresentanti del “sesso forte” si sono risentiti, "accusandomi" di esternare concetti stereotipati della serie “l’uomo ragiona con l’uccello”, sic!. Altri, hanno esibito chiaro orgoglio e vanità,manifestate con” profonde” esternazioni, ponendo accenno sul successo del loro “animaletto”, “ambita preda” presso l’universo femminile. Insomma la classica esternazione da Macho, colui il quale, ancora indefessamente persevera nel coltivare attributi virili, perché teme di non essere ritenuto tale, e quindi, risulterebbe un insopportabile smacco per la scarsa considerazione che avrebbe agli occhi della femmina.
Che tristezza!, Carolina.
La ricerca dell’essenza maschile dovrebbe essere la stesa che muove quella femminile, sganciandosi una volta per tutte da sciocche convinzioni che ancor oggi resistono, dure a morire, in una società che ancora privilegia il maschio.
Il nostro, è tuttora un mondo costruito dagli uomini per gli uomini, il loro potere è così antico e consolidato tanto da estendersi all’idioma. Il termine uomo, non ha genere, ossia, vale per indentificare maschio e femmina, lo stesso vale per bambino, figlio. Potrei continuare negli esempi.
Ho letto che, il messaggio pubblicitario di un noto integratore, promosso da una voce maschile, recita: cosa chiede la donna dopo i 50? Risposta: un supporto post menopausa. Poi, cosa chiede un uomo dopo i 50? Risposta: una mente sempre attiva.
Il messaggio, va oltre il solo scopo pubblicitario. Se lo si analizza, è qualcosa che ha attinenza con la auto disistima delle donne. Ancora resiste il concetto dell"'utero" a scapito delle menti delle donne. Anche noi ne sono dotate! Nella nostra società, nella quale ancora abbonda pletora di stolti ,ahimè, non solo maschi, crede o fa finta ipocritamente di credere che i soprusi sulle donne che quotidianamente si reiterano, siano frutto di una provocazione femminile, piuttosto che di una sottocultura maschile deformata e deformante.
Non dobbiamo dimenticare che il principale disturbo nervoso, attribuito a noi donne, l’isteria ,trae il nome dal termine greco hystera, utero, appunto. Nell’antichità, si pensava che fosse organo staccato e vagasse all’interno del nostro corpo.
Platone, gli attribuì sorta di volontà propria, portatore di “soffocamento e crudelissime angosce”. Ma si “pronunciò” anche a proposito di “lui”, definendolo“ creatura ribelle che come animal sordo a ragione con furente libidine smania di sottomettere a sé tutto”. Grazie Platone :-D.
La strada è ancora lunga e credo, quasi tutta in salita.
Non conosco il film da te menzionato, farò “adeguata” ricerca :-)
Un ruolo, che è solo un auto negarsi a quella femminilità dove, la nostra società la costringe. Uno status consolidato nel tempo che, comporta soprattutto nella società italiana, l’imitazione del maschio quale sinonimo di emancipazione. Dimenticando che, il riscatto della donna, non avviene soltanto con i processi di emancipazione sociale, economica, ma con la “maturazione” dell’uomo quando avrà imparato l’alterità.
E’ triste constatare che la donna, sia costretta per avere un trattamento che la avvicini ai canoni maschili, a diventarne una copia, che ha il solo risultato di svilire la sua peculiarità. Questa “brutta copia” dell’uomo è riscontrabile in tutti gli ambiti.
Chissà quando raggiungeremo la consapevolezza della nostra natura che ben distinta è dal maschile, quando riusciremo a farci valere per quanto siamo capaci di fare con quella precisione, attenzione, ordine, decisione, senza mai essere sopra le righe, senza l’uso di autorità, ma determinate, con dolcezza.
Tutto questo fa sì che le donne vengano tenute accuratamente lontane dal potere esercitato dagli uomini ,che le vedono non prezioso contributo, ma a causa delle loro qualità, concorrenti, e quindi pericolose.
Il possesso, mai potrà venire meno se come detto, non si riuscirà ad impostare un rapporto che fonda le basi su una effettiva parità. Solo allora la donna smetterà di essere considerata oggetto, “proprietà” del maschio, sulla quale rivendicarne il diritto di appartenenza.
L’evoluzione del maschio, deve partire dalla psiche affinchè tutto ciò avvenga, ma tutte le evoluzioni psichiche richiede parecchio tempo. Negli esempi citati, si parla di un’ utopica, società al femminile.
Ma mentre l’Homme semence, è una vicenda accaduta che vede le donne stringere un patto per l”uso” del maschio al solo fine riproduttivo: non piu’ un uomo per ogni donna, ma un uomo per tutte le donne. In “Herland”, l’abolizione del maschio è totale, ipotizzando una riproduzione utilizzando solo i cromosomi X quelli che identificano il sesso femminile, in modo da ottenere una società interamente al femminile.
Grazie Carolina per i tuoi contributi
"Uomo" & "Donna" pari sono se soltanto sentono di esserlo. Le scale di valutazione son tante ...molte implicite e sconosciute ...anche non identificabili e, spesso, ciò che appare rilevante è soltanto perché osservato con diversa sensibilità o da posizione che ciò permette.
"Maschio" & "Femmina" son complementari, ma anche così pari sono seppure in una scala più ristretta considerati.
"Piselli" predominanti ne troviamo tanti nelle vari sedi ...organi sessuali ...cuori ...cervelli ..spiriti o anime pure. Con il loro miscuglio è possibile approntar minestre di ogni gusto dove i sapori non son solo di piselli, ma di tutti i prodotti che madre natura ci offre.
Esse sono le "individualità" ..."personali" e "sociali" ne rappresentano il piatto unico che ci può saziare a volontà se son state ben sortite. Altrimenti altri piatti e sempre possibile approntare ...meglio selezionando gli ingredienti che se pur appaiono tutti piselli ...infinite minestre personalizzate possono regalarci.
L'ho buttato così cara Giò, come uno di quei sassi dell'ultimo post che ho commentato ...e forse a quello il mio istinto si ricollega; un caro abbraccio, Mario.
Essere acculturate-noi donne- forse quelle che peccano un po’ di ingenuità, nella quale io rientro, da altra rappresentante del nostro sesso.
Dovrebbe essere scevra da pregiudizi, che enormemente ne limitano gli orizzonti, rendendo povero e ristretto il pensiero e la sua penetrazione. Le menti dovrebbero essere aperte, senza essere inclini al giudizio e alla relativa condanna che spesso ne segue. Non facile.
Caro Mario, la tanto agognata parità, non può essere semplificata portandola solo al sentirlo.
Non credo di essere tacciata di “femminismo estremo” o che nutra avversione per gli uomini se affermo che tutt’oggi, noi donne, nasciamo, cresciamo, operiamo in una società che è costruita, modellata al maschile.
Sono certa che nessun uomo possa negare che la donna sia ancora penalizzata, e riceva diverso trattamento. La distinzione rimane marcata, netta.
Permettimi di usare il condizionale, quindi correggo la tua frase in “Maschio e Femmina” dovrebbero essere complementari, ma di fatto, ancora non lo sono. Resta, per ora, concetto astratto.
Il ruolo, dovrebbe avere un’intercambiabilità: l’uomo è il completamento della donna, e viceversa. Ma questa asserzione, è intesa e vissuta fondamentalmente dal solo maschio, in nome di una presunta superiorità, fisica, psichica. Che poi si tratti solo di tristi stereotipi, non “libera” il maschio da tale concezione.
I “piselli” delle mie discettazioni, sono solo ironicamente riferiti all’organo sessuale maschile, con una considerazione: quella che fa parte dell’illuminazione, il “ruotare” dell’esistenza intorno a quell’appendice della quale l’uomo ha l’esclusiva, estesa alla donna, o perlomeno ad un certo tipo di donna.”
Piselli”, dovrebbero essere sempre supportati prima di tutto dalla mente, per poter ridere di una ironica affermazione, riducendola solo a vecchio stereotipo che un grande attore, Robin Williams ebbe a dire : Dio ha fornito l’uomo di un pene e di un cervello, ma non di sangue a sufficienza per farli funzionare entrambi allo stesso tempo. Detto da un uomo, la dice lunga!
Il “funzionamento” di cuori, cervelli, per arrivare a spiriti o anime pure, prevede ben altro "propellente", che va sotto il nome di sentire, sensibilità ,emozionalità, un sentire che vada oltre la materia. Rientra, ancora, purtroppo nella “merce” rara, e quindi preziosa.
Le individualità, la diversità sono sempre apporti insostituibili, necessari, perché è solo dalle caratteristiche dei singoli che puo’ arrivare l’arricchimento per ognuno. E la crescita ne è naturale conseguenza.
Sorrido, alla tua simpatica espressione che, vede il tuo commento, al pari di un sasso lanciato. Non è stato un “lancio” casuale, ma calibrato. Hai saputo imprimere la giusta forza, al braccio, hai fatto percorrere al sasso la distanza che ti eri prefissa :-)
Per mia esperienza di vita vissuta credo che ciò sia possibile.
Persona "LIBERA" lo si può "sentire" di esserla soltanto se lo si rende possibile anche all'altra parte: maschio o femmina che sia. La principale difficoltà sta, secondo me, nel cercare di rendere libera prima l'altra parte. Agendo con reciproca intesa si può evitare di render la vita impossibile. Ciò anche quando capita di affrontare difficoltà affettivamente traumatiche contando soprattutto sul "RISPETTO" che le "individualità" han saputo nel frattempo consolidare.
Qualche considerazione sulla prima parte del tuo post non posso fare a meno di sparala avendo accuratamente evitato di farlo nel mio primo contributo.
La dotazione maschile, secondo me, non è materia neutra di discussione fra i generi per motivi oggettivi. Le battute spiritose ed ironiche che lo vedono attore, infatti, son usate, ad esempio, dai due generi a prescindere dal reale possesso. Non son paragonabile, inoltre, alle battute che le donne a volte fanno sulle dimensioni di alcune loro parti anatomiche, come seno o natiche: in parte perché il corpo femminile è talmente esposto e discusso da essere quasi del tutto depotenziato, mentre l'attrezzo maschile conserva un alone di segretezza in quanto scarsamente esibito ed anche perché ad esso è tuttora associata una persistente forma di aggressività atavica abilmente utilizzata anche da personaggi di dubbia moralità per dar sfoggio a delle presunte misteriose influenze ammaliatrici.
Di nuovo grazie Giovanna, per le l'occasioni di riflessione che ci doni. un abbraccio, Mario.
"non posso fare a meno di sparala"
sta per:
non posso fare a meno di "spararla"
termine non casuale, ma scelto per dar adeguata valenza alle mie conclusioni che son confermate sia in riferimento alle nostre specifiche realtà di vicinanza sia rispetto ai più vasti ambiti della convivenza umana.
un saluto, M@.
Le tue riflessioni, non sono affatto una sparata, ma frutto di un ponderato ragionamento che, vede coinvolti entrambi i sessi. Un grazie a te, Mario
La libertà dovrebbe essere il fondamento sulla quale costruire solide basi per una relazione affettiva.
L’amore nella schiavitù, si deteriora, muore. Mentre ha nella libertà reciproca la sua massima espressione. Crediamo erroneamente che ingabbiando tale sentimento lo preserviamo dai pericoli, impedendone l'allontanamento.
Ma per il maschio, la libertà in amore è concetto del tutto inaccettabile. Il suo sentimento a differenza di quello della donna, si fonda sul possesso. L’uomo ha ancora concezione materiale del sentimento, la donna ne ha concezione piu' legata allo spirito .
Manca quasi totalmente nel maschio il concetto dell’alterità. Occorre impararne il linguaggio che la donna già conosce, essendo lei pura relazione. L’educazione al rispetto dell’alterità deve iniziare fin da piccoli. Solo così, diventerà naturale nei sessi, uno scambio paritario, scevro di possesso, nell’uomo e senso di inferiorità nella donna. Percorso, ancora lungo e in salita.
Concordo, che la donna, come ho già avuto modo di dire, sia esibita totalmente, tanto che nessuna parte del corpo, conserva piu’ quell’alone di mistero, che dà spazio all’immaginazione, snaturandolo completamente. Per contro, gran parte delle battute spiritose, relative all’appendice maschile, sono usate dai loro proprietari con allusioni ben precise volte all’ostentazione, del possesso di uno “strumento di potere”, e di godimento, oltre al vanto delle dimensioni e della consumata abilità nell’uso. Alle quali, seguono per avvalorare le affermazioni, testimonianze femminili. Non credo, affermando ciò, possa essere tacciata di usare sciocchi stereotipi.
Non riterrei solo presunta l’aggressività associata all’attrezzo maschile, come tu lo definisci. Sorta di alone leggendario di cui loschi personaggi ne fanno vanto per millantare poteri di seduzione.
Non faccio di tutte le erbe un fascio, ma il discorso non puo’ essere impostato sul singolo.
E' motivo di soddisfazione sapere che gli argomenti trattati, nei miei post, siano spunto di riflessioni
Grazie, comunque :-)
Una delle poche peculiarità che accomunano due esseri agli antipodi.
Forse, è piu’ corretto affermare che abbiano solo la consapevolezza di una limitata parte di noi. Vero, spesso, soprattutto quando l’età volge in quella stagione ingrata, che va sotto il nome di maturità, ci accorgiamo che comportamenti che credevamo consolidati, cedono il passo ad altri nuovi dei quali mai avremmo sospettato potessero appartenerci, diventando a tutti gli effetti nostre caratteristiche, soppiantando definitivamente le “vecchie”.
Ringrazio sentitamente, per gli affettuosi auguri, o uomo! sono convinta, ne abbiamo un gran bisogno :-)
Il distinguo operato per l’ identificazione di requisiti ben diversi che differenziano il MASCHIO, dall’UOMO, hanno valore, anche per la FEMMINA che si discosta dalla DONNA. Forse è proprio nel maschio e nella femmina che si possono riscontrare affinità di comportamenti, gli unici riconducibili a quelle linee parallele che corrono affiancate senza mia incontrarsi. Appartenenti alla stessa specie umana, ma fondamentalmente diversi in tutto
Credo che l’uomo non sappia rendere il proprio mistero, perché di fatto non lo possiede, o perlomeno, appannaggio di quei pochi in possesso di un sentire femminile, che non viene celato perché ritenuto, “attributo” che mal si adatta ad una virilità che deve sempre essere ribadita, dimostrata, ostentata presso di noi, ma che esaltandolo, diventa un prezioso arricchimento del sentire, qualcosa che permetterebbe una reale corrispondenza emozionale, svincolando il maschio dal solo ruolo sessuale nel quale, complice anche un’educazione che si tramanda da tempo immemore, e una società che in quel ruolo lo chiude, senza proporre modelli alternativi.
Parafrasando Galimberti, è solo quando il maschio saprà svincolarsi da tale ruolo, sollevando lo sguardo che a sola dimensione sessuale, imposta il rapporto con la donna, imparando da lei la bellezza del linguaggio della relazione paritaria, che della donna è propri. Solo allora, acquisirà quel mistero che per ora è solo appannaggio del femminile. Sola allora, sarà il meraviglioso scoprirsi, solo allora, sarà possibile percorrere quel magico sentiero che permetterà al mistero, anche maschile, di rivelarsi piano.
Tu dici avresti preferito una figlia, avresti voluto il “non confronto”.
Mi sono chiesta spesso che tipo di educazione una donna impartisce al proprio figlio maschio, di come possa essere possibile, da cosa si origini quel rapporto quasi simbiotico di assoluto amore, di accudimento totale, quasi una forma morbosa di protezione da quello che la madre percepisce come possibile pericolo, intervenendo sempre a spianare la strada, qualcosa che molto assomiglia ad una sudditanza. Aspetti di un’educazione dalla quale le femmine sono completamente escluse. Ma qui rischio di portare il ragionamento fuori dal topic del post, essendo questo altro argomento sul quale tanto ci sarebbe da esternare.
Catia, permettimi di dissentire sul tuo affermare "io mi sento solo Femmina ...non liberta' ,ne' proprieta'...." Se diamo la stessa valenza del termine femmina a quello del maschio, tu sei una Donna, a pieno titolo. Se donna sei, deve appartenerti il concetto di libertà e rifiutare quello di proprietà.
Potrei obiettare alla teoria di Adler che vede la protesta virile applicata anche alla donna, che assumerebbe comportamenti maschili, in seguito all’accettazione di inferiorità nella quale la società la colloca, che la donna non è piu’ disposta ad accettare una condizione che di fatto si è rivelata solo stereotipata e lontana dalla realtà. Direi che la fantasiosa descrizione della donna “alla Neruda”,ma qui sarebbe opportuno parlare di femmina, possa solo rimandare alla visione dell’oggetto, concepito per l’esclusivo soddisfacimento dei sessuali appetiti del maschio.
Voglia di colmare quel divario che diviene sempre piu’ sottile, ma per questo subdolo e sfuggente. Non abbiamo ancora raggiunto quella sicurezza data dalla piena consapevolezza di voler affermare la propria identità, sempre in bilico tra il volere e il non volere, lasciando così ampi spazi al maschio per continuare la sua “egemonia” all’interno di una società che di maschile vive.
La compiacenza. Davvero una “tara”, un buco nell’educazione femminile che ancora ci vede legate al ruolo di subordinazione, che ha nella compiacenza la sua massima espressione. Compiacenza che l’uomo scambia per dolcezza, per accoglienza, perché è dalla madre che ha assorbito tale comportamento, ritenendolo insito nell’agire della donna.
Scrivo cercando di lasciare piccole “impronte”, piccoli sassolini bianchi lungo i sentieri che si snodano nell’altrui sentire, affinchè possano essere occasione anche solo di piccole riflessioni, in merito ad aspetti dell’umana esistenza che ci vedono tutti coinvolti nello stesso modo. Vorrei essere acqua pura, cristallina, di sorgiva polla. Sarei appagata, se alcune gocce arrivassero alle labbra di chi legge e potessero placare un poco la grande sete di conoscenza di noi stessi mancante.
Non sono la sola meritevole di ammirazione, lo sai :-)
Permettimi di dissentire su quanto affermi, a proposito dell’argomento trito e ritrito affrontato. Il tema, è sviscerato improntandolo all’ironia, su quel che riguarda l’organo maschile, assolutamente scevro da qualsiasi presa di posizione femminista ,infarcita di tristi e vecchi stereotipi che ho sempre aborrito. Il messaggio ironico, non sempre viene colto, e il contenuto, viene percepito come offensivo, denigratorio, quando nulla di tutto questo è presente.
Ti invito, pertanto a rileggere le mie parole con “spirito” differente.
Sono, altresì convinta, sia negare l’evidenza affermando che ,la società, non sia costruita sul modello maschile. Il mondo del lavoro ne è un ottimo esempio.
Si parte con l’indiscusso riconoscimento della superiorità delle “femmine”, rispetto ai “maschi”, in ambito scolastico, dove sono loro a conseguire i risultati migliori. Peccato che questa “superiorità”, cessi non appena la donna approda nel mondo del lavoro.
Non potrai negare che, incarichi di responsabilità, siano tuttora appannaggio dell’universo maschile; a parità di mansioni, la donna, percepisce uno stipendio inferiore.
E che dire della penalizzazione della maternità, concepita dall’azienda quasi come “affronto” che deve essere, al ritorno, adeguatamente “punito”! E senza andare troppo lontano, è all’interno del nucleo famigliare, primo esempio di società ,che la donna paga lo scotto maggiore, con impegni e “mansioni” da svolgere senza lasciarle nemmeno un piccolo spazio per pensare a se stessa, coltivare i propri sogni, sacrificati sull’altare del compagno o dei figli.
Parli di stereotipi ancora radicati e duri a morire della donna nei vostri confronti. Bene, come lo definiresti se non un triste luogo comune, frutto dell’imperante sottocultura maschile il tuo affermare che" alcuni problemi , dico alcuni e non tutti , tali anche conflitti , siano legati ad un certo tipo di soggiogamento che le donne riescono , mediante il sesso , ad instaurare negli uomini"?
A questo proposito, sono convinta sia illuminante, il molto deprecabile, increscioso episodio, del quale sicuramente sarai a conoscenza, accaduto in parlamento.
Potrei dire che la donna assume ,nell’immaginario maschile, un’ossessione esplicata non solo attraverso fantasie, che vedono preso di mira il corpo femminile, riducendolo a roba ,oggetto, strumento di godimento, pezzo di carne, da dare in pasto agli appetiti maschili in calore.
Chiedo a te, UOMO ,cosa puoi pensare dei tuoi “colleghi”,(a proposito dei quali, è necessario fare un distinguo, appellandoli non UOMINI, ma MASCHI, sicura tu sappia coglierne la sostanziale differenza) che domandano cosa si potrebbe fare alla Boldrini, avendola in macchina!
Che razza di rappresentazione inconscia ha il maschio del femminile? All’insulto sessista, perché di questo si tratta, “Sei una puttana!” “Sai fare solo pompini!”.
Quali “giustificazioni” può avanzare il maschio? Non sono secondo te esternazioni esulanti dalla volgarità del "bar sport", per tradursi in un ben più preoccupante, grave forma di un’ideologia totalitaria che, vedono appunto la donna percepita, come detto sopra?.
Di questa “regressione” dobbiamo sicuramente rendere grazie alla “cultura berlusconiana” che, ha fatto della degradazione del corpo femminile, la sua molto triste insegna, che purtroppo ha visto il “passaggio del testimone”, a quel movimento che in alternativa al “berlusconismo”, si propone. Allora, non si può tacciare la Boldrini di parlare per stereotipi, se in merito, al triste episodio, commentò che in chi esercita tale violenza verbale, si cela uno stupratore potenziale.
Non ti sembra che la nostra politica, faccia un uso perverso e corrotto delle donne aumentando lo scempio che, il nostro paese della politica, ne ha fatto e fa?
Il discorso, poi, può essere esteso alla pubblicità. Altra plateale mercificazione massiccia del corpo femminile, sempre svestito e ammiccante, qualsiasi sia il prodotto reclamizzato.
Idem, la “presentazione” da parte del media televisivi che diventano pericoloso esempio per le nuove generazioni. Una donna solo tette e culo, sorridente, compiacente, oca. Una donna che non ha bisogno di cultura alcuna, per avere successo.
E, L’unico effetto sortito è quello di uno spaventoso analfabetismo di ritorno che contribuisce ad affossare un paese, il nostro, che può fare della cultura l’unica “arma” possibile, per evitare di soccombere ad una crisi che attanaglia. E’ solo investendo nella cultura che può avvenire il “riscatto”.
Non entro nel merito dei rapporti che regolavano la vita con la tua ex moglie, e quella attuale. E’ argomento che solo riguarda la tua sfera privata, e quindi esulante dal mio post.
Semplicemente vorrei farti notare che l'unico UOMO che ha colto il significato del mio post, una condanna a voi per usare il pisello, al posto della testa, sei stato tu. Forse, questo dovrebbe perlomeno essere spunto di piccola riflessione
Io, sono fermamente convinta che il privato non debbe essere messo in piazza. Sembra che con l'avvento dei social network sia diventato una moda.
Mi sembra di dedicare molta attenzione e cura alle repliche,le quali, quasi sempre hanno la prerogativa di superare in lunghezza il post.
Nessuna omissione, quindi
Per il restante contenuto, del commento, mi riservo di replicare insieme al tuo primo.
Non mi risulta che le FEMMINE, abbiano bisogno di altrettanto, presso di voi, affermando che mai nessuno si sia lamentato delle dimensioni, o dell’efficienza della propria passera. L’amore che tua figlia nutre per te, esula il discorso, uomo o maschio, con i vari svisceramenti qui fatti.
La sua “figura” di riferimento, è il padre. Il suo rapporto con te, è basato su questo sentimento.
Nessun riferimento all’amore filiale, o, fra uomo e donna è presente nel “topic” del post.
Se affermi di amare il tuo pisello, non fai che confermare le dissertazioni del mio post.
Mi spiace tu pensi che io abbia reagito seguendo sciocchi stereotipi, tipici del femminile in senso negativo. Ribadisco, gli argomenti proposti come replica, mi sembrano validi,non beceri starnazzi.
Nessun riferimento alle donne "tutte sante,vittime", non so dove tu l'abbia colto
La delusione da me "infertati", mi sorpende, non ravviso nulla che possa averla provocata.Mi spiace
Non esistono commenti di serie A o B, ognuno è meritevole di replica, che non necessariamente deve essere in accordo con il tema trattato.
La "bontà" del blogger sta proprio nell'accettazione di opinioni divergenti dalle proprie.
E'mia convinzione che il compito del blogger non si esaurisca con il post. Ma, anzi, è proprio nella lettura dei commenti, e, interagendo con chi li lascia che il "ruolo" entra nel vivo.
. Dovrai, però pazientare, un poco. Libero e il blog, non è in cima alle mie priorità, lo puoi dedurre dalla mia ridotta frequenza nel postare. Inoltre dispongo di notebook sono "part time".
Aggiungo, per il momento solo questo:
Nessuno, mai deve vergognarsi, del proprio sesso, o del proprio orientamento sessuale: tutti sono degni di rispetto senza distinzione alcuna
Avere la capacità di ridere, e di non prendere l’ironia come offesa, ci dà l’opportunità di sdrammatizzare, ridimensionandolo, riportando il problema entro giusti confini.
Da donna, quale sono, ho privilegiato per la parte seria il femminile, estendendo il disquisire soprattutto alle discriminazione che ci vedono ancora protagoniste e di una presa di coscienza delle nostre potenzialità, forse non ancora del tutto compresa e affrontata, preferendo forse rimanere ancora passive, accettando ruoli minori. Quando, saremmo invece in possesso di tutte le credenziali per competere con gli uomini, senza nulla togliere loro. Un confronto davvero paritario, riconoscendo ad ognuno i propri talenti, in un rapportarsi che potrebbe, dovrebbe essere complementare, intercambiabile, finalmente privo di sciocchi luoghi comuni, frutto di sottocultura, non solo maschile.
E’ sempre terreno accidentato la ricerca. Il percorso è lungo e in salita e come giustamente affermi, non è detto che si arrivi alla fine. Possono essere gli ostacoli che si incontrano a frenarla e a farci capitolare. Forse non è sufficiente la vita intera per riuscire nell’intento.
Mi lusinga apprendere tu abbia trovata piacevole alla lettura la parte del faceto e, ti abbia offerto spunto di riflessione, quella seria. Ha l’importante significato di aver raggiunto lo scopo del mio post, se questo è il messaggio che ti è arrivato.
La stima è ricambiata.
Spesso, non è sufficiente leggere una sola volta, per recepire il messaggio di quanto scritto. Non lo affermo per darmi arie di supponenza, ma perché è la mia “prassi”. Leggo sempre piu’ volte, per capire concetti che magari, non sono così chiari come possono apparire.
Felice di sapere tu abbia “capito un po’ di più” .
Gradite le scuse anche se tardive.
Siamo fatti principalmente d’istinto, e l’istinto è impulsività.
Kant ebbe a dire: La ragione è un’isola piccolissima nell’oceano dell’irrazionale.
Tutto quello che l’emotività coinvolge, ha una forza nettamente superiore alla ragione. Ragione che è educabile, l’istinto, molto meno. Possiamo solo tentare il controllo dell’avventatezza derivata dall’istinto. Imporci, per esempio, un attimo di riflessione, prima di esternare, cose delle quali poi potremmo in seguito, pentirci. E’ un “lavoro” lungo che richiede applicazione costante, ma alla fine i risultati, arrivano. E la “violenza verbale”, cede il passo alla discussione argomentata.
Sono d’accordo con il tuo dire : "il sesso a volte e' usato come arma e contemporaneamente come ricatto da entrambe le due parti della mela , sarebbe forzoso interpretare pessime abitudini solo se riferiti al maschile". Ribadisco, comunque che, nel mio post, nulla rimanda a "pessime abitudini" declinate solo al maschile.
Uomo e donna, sono "realta'" ben distinte, e di conseguenza,un agire differente sia fisico che mentale.
Mi sfugge il significato della tua frase: " A noi , voi chiedete decisione , giustamente cercate ed AVETE la vostra stessa libera discrezionalita' , dunque non si puo' ridurre una persona a semplice parodia intesa come figura pensante solo in base alle proprie pulsioni sessuali".
Mi sembra, non sia solo piu’ appannaggio femminile la “cura” della bellezza, solo come vezzo. Direi che l’uomo ha imparato, o perlomeno, sta imparando a valorizzare la propria, curandosene personalmente. Nulla c’è di disdicevole in ciò.
Essendo umani, sono convinta nessuno sia escluso dall’avere timori, incertezze. Nessuno è tenutario della verità e della conoscenza.
Siamo imperfetti, ed è bello sia così
Dovresti sapere che le mie repliche, cercano sempre di essere esaurienti. E questo esclude un riscontro immediato.
Oltretutto, questa volta, è stato piu’ impegnativo del solito, vista la piega inaspettata che ha avuto, ripeto, il mio ironico esternare.
Comunque, ribadisco che libero e il blog, non sono in cima alla mie priorità. Un libro, ha sempre la precedenza:-) Tu, essendo un “lettore forte”, sai a cosa mi riferisco
Comunque potrei replicare dicendo che ,la tua visione per una “Himland”, tradisce la concezione di un mondo dove debba esserci comunque, la controparte femminile, anche se ridotta a inanimato “giocattolo” per adulti, sorta di “toyboy”, assolvente alla fondamentale soddisfazione dei vostri appetiti sessuali. Una bambola della quale poter disporre a piacimento, e, non essendo dotata di parola, assecondante in tutto.
Potrei ricondurre il discorso al solita concezione di possesso e di autoritarismo esercitato sulla donna. Perché il concetto, non cambia.
In Herland, romanzo di fantasia, le donne decidono per “l’abolizione” del maschio, totalmente. Sia sotto il “bisogno” sessuale, avendo scoperto che, il sesso tra donne è molto piu’ articolato e soddisfacente, sia per la riproduzione, mediante partenogenesi, che non è frutto di fantasia, perché in natura esiste, al fine di creare una realtà solo femminile.
Non mi sembra tu saresti disposto ad accettare una “Himland” dove, la realtà ,sarebbe solo maschile.
Mi spiace che la mia "estensione" al post, dove oltretutto, riporto dati di fatto, e non come tu possa aver inteso, un'ulteriore manifestazione di femminismo, da parte mia, sfociante addirittura in una "coalizione" che, ha l'ancestrale "sapore" del gineceo. Ma l'impressione ,è tu abbia rinfocolato il polemizzare, nei confronti del "mondo femminile".
Se penso che il mio post ,è partito esclusivamente come ironico esternare sulla vostra appendice, il discorso è deviato decisamente in un campo che lo esulava. Ma ok, è sempre parte del confronto e non è mio costume fuggirne.
Ed io che mi ero illusa di trovare replica alla mia richiesta di circoscrivere quel molto vago “sarà” e illuminazione a tue ultime parole che non so come interpretare. Ora mi chiedo se tu abbia letto la replica
Androidi femminili? Sicuramente un “rimedio” molto piu’ appagante della classica bambola gonfiabile. Che io sappia i soliti giapponesi, maghi della robotica li hanno già creati. Una copia quasi perfetta della donna.
Mi riporta alla mente quel meraviglioso ma inquietante film di fantascienza “Blade runner”
Accetteresti un essere privo di sentire, anaffettivo, incapace di emozione alcuna propria e di percepire quelle degli altri?
Sindromi distruttive nei vostri confronti? Nei nostri ne abbiamo parecchie. Limiti che ci imponiamo e ci rendono meno combattive, ci neghiamo la realizzazione di quella che è la nostra specificità femminile, in un "universo maschile" tendente a tenerci alla larga per timore che le nostre capacità, possano "offuscarlo"
Nel mio post nessun riferimento rimanda all’aver ridotto il vostro sentire alla vostra appendice.
Mi sembra ci sia un’abissale differenza tra il dire che la vostra esistenza di maschio, non di uomo, ruoti intorno al pisello, che null’altro voleva significare se non il vostro simbiotico rapporto che dura una vita intera e che tanta importanza per voi riveste. Motivo di orgoglio non solo per voi, ma soprattutto per un successo sul femminile, sul quale molto vi prodigate.
Il sentire, almeno, quello che io intendo come quel caleidoscopio di sfumature, vibrazioni, emozioni, è tutt’altra cosa.
Ciò non toglie che esista, comunque, una categoria anche se, per fortuna, sta conoscendo defezioni nelle proprie file, di tuoi “colleghi” che riducono, quello che si puo’ definire un ben misero, meschino sentire, al “vostro miglior amico”.
I tuoi ricordi del sessantottino femminismo, rimandano ad una rivendicazione ,come tu giustamente riporti ,all ‘autoerotismo, dal quale escludere, un maschio, essenzialmente egoista, incline alla soddisfazione, per mezzo della donna, del proprio piacere, prima di tutto, con scarsa o completa mancanza di attenzione per il soddisfacimento della compagna.
Quindi, come già detto, da parte della donna una completa rinuncia al maschio, ma da parte vostra, nessuna rinuncia della componente femminile atta a soddisfarvi.
Nessuna concezione di una società solo al maschile. Ma virante su un surrogato della donna, quanto piu’ somigliante possibile, e gli androidi, molto lo sono, solo per averne una completa e silenziosa disponibilità che vi metterebbe al riparo, da quelle da te citate, sindromi distruttive.
ù Credo ci sia una contraddizione del tuo definire l’orgasmo rilassante. Un atto tanto coinvolgente, non puo’ rimandare al rilassamento.
Preferisco non esprimermi sul tuo molto maschilista :-D offrirci come mezzo di esternazione, un blog.
Il “club dei divanisti” con telecomando come ulteriore appendice, conta numerosi soci, purtroppo.
Le attenzioni maschili, anche attraverso post, sono sempre effimere, frutto del momento. Nessuna garanzia di continuità
Non mi risulta che l’esistenza femminile si dipani nello studio e nell’analisi dell’universo maschile. Anche perché, tuttora, l’unica chance che abbiamo, mi sembra, sia accettarvi come siete, e non come vorremmo foste: specie rarissima quasi introvabile.
Nemmeno mi risulta che il desiderio sia una vostra esclusiva. Visione estremamente semplicistica, la tua.
Il tutto, non può essere ricondotto, circoscritto, al solo fatto di una diversità caratterizzata da stereotipata visione di individui generati da materiale cosmico differente. Per la serie: l’uomo viene da Marte e la donna da Venere, e che gli opposti siano destinati irrimediabilmente ad attrarsi, secondo un’arida legge della fisica.
E’ indubbio che donna e uomo siano dissimili, distanti soprattutto nei meccanismi mentali e comportamentali. L’uomo ha un pensare logico-razionale, la donna ha pensiero capace di connettere la dimensione razionale con l’irrazionale. Questo permette alla donna, di esprimere emozioni, sentimenti, presentimenti, intuizioni, in maniera molto più ampia rispetto all’uomo.
Inoltre, cito Galimberti: Potremmo dire che la donna è essenzialmente relazione, e nella relazione trova la sua identità, a differenza del maschio che è identità che instaura relazioni.
Questo è particolarmente evidente nell’amore, dove, la donna, tendenzialmente non mette in gioco la propria sessualità.
Se i maschi capissero questa differenza si relazionerebbero alle donne in modo meno egoistico e strumentale.
Se gli uomini fossero in grado di sollevare lo sguardo dalla sola dimensione sessuale a cui si limitano per povertà psichica, e si aprissero alla loro parte femminile ,tuttora interpretata come debolezza, scarsa virilità, producendosi in quelle maschere artefatte di forza, potenza a cui le donne si adeguano accentuando gli aspetti seduttivi della loro femminilità, diventando a loro volta artifici, che si manifestano in entrambi come maschere stereotipate, dove nemmeno le parole ed i gesti piu’ originali, riescono a riscattare dalla noia abissale della prevedibilità, imparerebbero il linguaggio della relazione.
Permetterebbero alla donna di riscattarsi dal regime di sottomissione, o comunque di dipendenza, se non economica, quasi sempre psicologica nei confronti della figura maschile.
Quando gli uomini si sganceranno dall’affermazione esasperata dell’io e dagli sforzi richiesti per confermarla, si accorgeranno che gioia e felicità derivano dalla relazione, linguaggio tipico della donna. I maschi, salvo rare eccezioni, devono ancora impararne l’alfabeto.
Allora, la donna smetterebbe di imitare il modello maschile ,il solo che la nostra società intenda come uguaglianza, negando di fatto la specificità femminile.
Mi sfugge il senso delle parole con le quali concludi, non capisco se sia da intendere come provocazione, o ironia.