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THE VOICE OF SOUL

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AT THE BREAK OF DAWN

Post n°76 pubblicato il 27 Agosto 2013 da splendore07

L’eterno ed immutabile alternarsi della luce e del buio, fin dall’alba del mondo.

Eppure ogni volta è come se fosse la prima, lo stupore è sempre diverso, apportatore di emozioni, vibrazioni nuove ed antiche nello stesso tempo, antiche, perché qualcun altro le ha vissute prima di noi.

Non siamo mai uguali a noi stessi, un eterno work in progress, “contenitori” di un caleidoscopio di emozioni, sensazioni ,pensieri, dubbi, desideri  in continuo divenire.

E’ in quel magico attimo in cui la notte cede al giorno, che possiamo vivere quella sensazione strana e meravigliosa allo stesso tempo, sorta di estraniamento da noi stessi, nel quale l’anima si libera di quell’ingombrante involucro di materia organica: ammasso di cellule, carne, sangue, liquidi e si libra in alto, per “assaggiare” brevi istanti di infinito, che hanno l’inebriante sapore dell’eternità.

Il corpo, oggetto inanimato, giace accantonato in un angolo, triste marionetta disarticolata ,mentre l’anima si inebria di quell’istante così intenso, al confine tra sogno e realtà.

E’ l’anima che trasmette le piu’ profonde vibrazioni.

 L’anima “dialoga” con il cuore, dove risiedono le nostre emozioni.

 Le emozioni prendono corpo nei pensieri, lì si “colorano”,” danzano” prima di farsi parola.

 La mente, invia i “colori” e la “sensuale” danza al corpo che, attraverso questo, si manifestano.

Ed allora è un’esplosione di note, alte, avvolgenti ,magiche, quelle che “sconquassano” con la forza di un mare in tempesta, quelle che fanno volare in alto, quelle che tolgono il respiro.

Pura bellezza, pura forza, pura energia, capace di pompare linfa fin nei piu’  profondi recessi del nostro sentire: quello che dona la vita

 (Splendore)

 
 
 

AGOSTO, ALIENAZIONE DA CITTA'

Post n°75 pubblicato il 06 Agosto 2013 da splendore07

("Tram verde" -  olio su tela - Bruno Caruso)



E’ il piu’ feroce dei mesi. Il mese della “belva”.

Un tempo, sonnecchiante per la calura, si svegliava raramente, azzannava qualche raro “malcapitato”, e si riaddormentava, stordita dall’afa, stanca per la “fatica”.

Oggi, è “pratica” usuale ed accettata dai piu’ , l’essere “sbranati,” da quella cattiveria sottile, che l’agosto metropolitano, impenna.

E’ anzi “normale” aspettarsi ,con una sorta di preveggenza che serpeggia in qualche recesso del sentire, che il domani sia foriero di qualcosa di molto sgradevole. Molto banalmente puo’ essere la vacanza agognata e ferocemente disillusa.

Lontani i tempi nei quali il poter dire “ho trascorso giorni meravigliosi”, aveva il catartico significato di essere sfuggiti alle “zampate” della “tigre d’agosto”.

I “tempi moderni”, l’ hanno vista” svegliarsi "il primo giorno del mese, per riaddormentarsi solo con l’avvento di settembre .

Entra in azione puntando le sue vittime preferite da sempre: i cani e i vecchi, sui quali si avventa con inaudita violenza ,sbranandoli.

Cani  e vecchi, fanno da sempre parte di quel tristissimo “costume” che va sotto il nome di abbandono.

Chi è costretto al “confino” in città, se dispone di qualche soldo e di qualche “residua” forma non dico amicale , ma  di conoscenza , puo’ tamponare l’emergenza e, tentare di passare indenne l’agosto metropolitano, con buone “chances” di successo che li porterà indenni al traguardo dell’agognato settembre: l’uscita dal  girone dantesco.

Ma per i vecchi, è solitudine infinita.

Li vedi uscire presto, simili a gigantesche api, da minuscoli appartamenti uguali a cellette di un gigantesco e grigio alveare di cemento che, la calura e l’afa agostana, trasformano in forni già dalle prime ore del mattino.

Sciamano lentamente verso lillipuziane  “oasi” di verde spelacchiato, sporco e polveroso, alla ricerca di una panchina scrostata e rotta, possibilmente all’ombra di qualche stentorea pianta che proietti un po’ di ombra su quelle malandate e bollenti “assi” ,che sembrano sfidare ogni legge di gravità, mantenendosi in piedi miracolosamente, senza crollare sotto il peso di quell’umanità “reietta”, altrimenti nota come pensionati.

Si “spalmano” a ricoprirle ,al pari di strati di un dolce vecchio, stantio, e col vago sapore di rancido. I dialoghi, sempre gli stessi, sono improntati alla misera spesa quotidiana, virante all’elenco dei propri e altrui acciacchi o al macabro aggiornamento, orale, dell’elenco dei morti.

Oppure, ti capita di incontrarli in quegli smisurati e spersonalizzanti luoghi che vanno sotto il nome di “centri commerciali”, seduti su panchine di plastica, in spazi chiusi che simulano la “piazza”. Ma, almeno, possono godere di refrigerio, sotto il perverso soffio di un’aria condizionata di polare memoria, che per resistere senza rischiare l’assideramento, richiederebbe equipaggiamento da esquimese.

O, ancora ,li incroci muoversi a rallentatore, con un carrello semivuoto, immobili davanti al reparto surgelati, cercando di far passare piu’ tempo possibile, prima di essere afferrati nuovamente dagli artigli della  micidiale calura.

Ma, agosto in città, “regala” anche amenità varie.

Per ovviare ad una comunicazione di assai basso livello, ecco che arriva la soluzione: incrementare la rumorosità, specie nelle ore notturne.

E  allora, è un “fiorire” di iniziative atte ad alzare i decibel al limite della sopportazione dell’umano orecchio.

Evocazioni medievali, diluvi di canzonette, balli per anziani, feste di partito, festival latino-americano.

Agosto, offre ai “sopravvissuti” metropolitani ,questi "innegabili" piaceri.

Non far dormire, è il “diktat” dell’estate, al quale i comuni, si prodigano con “indefesso impegno”.

Difficile capire il perché ,turisti ,che arrivano da “civiltà” ,dove il silenzio è protetto, calino in massa da noi, sopportando code allucinanti sulle autostrade, spendendo cifre folli per dormire e mangiare, allietati dalle molestie e dai gas di scarico selvaggi, in un paese, il nostro, dove chi ha attenzione e rispetto per gli altri è  perduto, additato, deriso, per "eccesso di civiltà."

Dopo il tormentone delle vacanze “obbligate” ,con la fine del mese ,arriva un’indicibile malinconia.

E, con il primo buio, ti assale una tristezza che non si placa.

Ma settembre è alle porte: il ritorno alla “normalità”.

 

 (Splendore)


 
 
 

VIVERE LA FILOSOFIA,OPPORTUNITA' PER USCIRE DALLA CRISI

Post n°74 pubblicato il 11 Luglio 2013 da splendore07

Stiamo attraversando un periodo buio, la crisi non investe solo l’economia ma anche l’uomo.

Le leggi del mercato sono in aperto conflitto con la vita.


Tutti abbiamo sotto gli occhi l’”escalation” che sembra non poter essere non solo arrestata, ma nemmeno calmierata della continua “emorragia” di occupati che perdono il lavoro, imprenditori costretti a chiudere aziende, l’aumento esponenziale della povertà, per il continuo aggiungersi degli impoveriti.


Forse, è arrivato il momento di chiedersi se i fini dell’economia, sono anche i nostri. 


La grave crisi che investe l’uomo, è data da una rassegnazione pressochè generalizzata.

Per la prima volta, imprenditori e lavoratori, si trovano dalla stessa parte della barricata e con con un nemico comune: il mercato.

Ma questo nemico da combattere, ha una singolare peculiarità: manca di indenficazione.


Il mercato è nessuno.


E allora, un messaggio di speranza ci viene proprio dalla filosofia, non quella che ha invaso le Accademie, ma la filosofia antica, quella dei “padri” greci. 

La filosofia degli “albori”, ha consegnato all’uomo un messaggio, quello di rispettare la natura che gli è propria, che a differenza di quella animale, non puo’ accontentarsi di accettare la realtà quale è data, ma la vuole trascendere, andando oltre, rifiutando rassegnazione, cinismo, impotenza, vittimismo e anche l’indignizione quando nulla puo’ contro le cose che non vanno.


La filosofia, infatti, è nata come rifiuto a incasellare la vita così come si presenta e, di conseguenza ,il rifiuto rassegnato dell’accettazione  del dato,  che condanna l’uomo ad essere spettatore, e non attore della propria esistenza, vittima di poteri che lo soverchiano e ne decidono il destino.


Uno dei primi insegnamenti della filosofia antica ,è quello di guardare le cose dall’alto e non dal singolo punto di vista, pensandoci  facenti parte di un Tutto e non al vertice del creato, come è convinzione dell’uomo.


Platone, ci ha lasciato un ulteriore messaggio: la consapevolezza che la nostra esistenza è destinata a finire, è sorta di stimolo a “ricordarsi di vivere” , e con ciò ,nello “stilare”un nuovo “vademecum” dei bisogni, desideri, soprattutto riferiti a quelli non primari, quelli indotti dalle leggi di mercato, una nuova concezione delle urgenze e dei valori, una “rivalutazione”, con conseguente valorizzazione, delle nostre relazioni, quelle che hanno a che fare con gli affetti, smettendo l’amore “tossico” e “one way only” per le cose, per riscoprire quello ricambiato per le persone.


Insomma, un modo nuovo di essere uomini, non focalizzato sul presente ma con uno “sguardo” di piu’ ampio respiro, rivolto al futuro, quello prossimo, almeno, abolendo la passività di chi aspetta o spera, con l’agire che è parte della umana natura che non accetta la realtà di fatto.

Il tutto, accompagnato da quel sentimento, che solo all’uomo appartiene: l’amore.


Amore, che non conosce possesso che è ,a sua volta, fondamento della filosofia che non possiede la verità, ma la ricerca perché la ama.


Così facendo non si “trasforma” solo se stessi, ma il mondo.


Non è  “messaggio” da relegare alla sfera dell’onirico, perché quando si riesce a medicare, sanare, le nostre ferite individuali legate al male di vivere, estendiamo questa “cura” a tutte quelle persone che incrociando il nostro cammino, entrano a far parte della nostra esistenza.

Mentre, quando non siamo in grado di curarci, finiamo per “intossicarle”


(Splendore)

 

Spunti tratti da  un articolo di U. Galimberti a  recensione del saggio “Vivere la filosofia” di M. Montanari

 
 
 

SENSITIVITY

Post n°73 pubblicato il 28 Giugno 2013 da splendore07

A volte, ingaggio lotte titaniche  con un’oceanica sensibilità.

Vorrei con tutte le mie forze costringerla entro confini da me stabiliti, ma è lotta impari: dilaga, si espande, mi inonda, perdendosi in galassie che non sono solo in cielo.

Finisco per smarrirmi.

Spesso, dimentico che l’acqua -elemento primordiale che è parte della mia essenza-ovunque si spinga, è apportatrice di uno speciale sentire che affonda le sue radici in qualcosa molto vicino alla felicità, capace  di generare visioni, percezioni differenti -per profondità- delle “cose” dell’esistenza.

Ed ecco che come per magia, si “addolciscono”, si lasciano “penetrare”, si rivelano, perdendo la loro immobilità e la loro “granitica sostanza”.

L’acqua, rappresenta da sempre il movimento senza fine che prelude al cambiamento.

Impossibile definire razionalmente ciò che  l’umana percezione non coglie: l’acqua ha in sé ciò che sfugge, non solo a noi, ma anche a se stessa

(Splendore)

 
 
 

LOVE, TILL YOUR LAST BREATH

Post n°72 pubblicato il 15 Giugno 2013 da splendore07

Non permettere allo sguardo di celarsi nell'ombra, che il timore imprigioni le parole sul bordo delle labbra, quelle che giacciono nell'anima da sempre, che respirano piano, che aspettano un soffio del tuo sentire per rivelarsi, perchè mai periranno.

Non permettere che l'oblio le pervada cancellandole dalla mente e dall'anima, che il tempo le trasformi nel ricordo, che ne rimanga solo un eco lontano dai contorni sbiaditi, se mai un ricordo, possa contenere tracce di un vissuto.

Non permettere al vento che spazza la pianura, o il refolo che increspa il mare in un mattino di primavera, ti apra le labbra e soffi lontano il tuo respiro.

Non permettere mai che i tuoi sogni diventino leggeri come piuma, che il piu' piccolo alito di vento porta lontano.

Non permettere che un solo istante renda muto il tuo cuore.

Non permettere che le tue emozioni appassiscano reclinando il capo come fiori in un vaso di vetro dimenticato sul davanzale assolato di una finestra, aperta al sole dell'estate, lontano nel tempo.

Ama! sai di potere, sai di sapere.

Ama! fino a che l'ultimo respiro danzarà sulle tue labbra, fino all'ultimo battito.

Sei tu,  e tu solamente, il bene piu' prezioso che possiedi

(Splendore)

 
 
 

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