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Pedagogia clinica & dintorni

 

   

AMBITI DI INTERVENTO

L’intervento di aiuto per soggetti in età pre-scolastica e scolastica trova orientamento a seguito di un percorso diagnostico ed è rivolto alle abilità: espressivo/elocutorie, organizzativo/motorie, 
comunicativo/relazionali
e apprenditive.
In accodo con la famiglia è previsto un coordinamento tra il pedagogista clinico e la scuola al fine di favorire un’utile integrazione tra l’intervento di aiuto dello specialista e l’iter educativo scolastico.

L’intervento di aiuto a favore di singoli adulti viene garantito da una diagnosi e dalla scelta di tecniche appropriate e armonizzate in modo flessibile, capaci di sostetare la scoperta, la conoscenza e l’accettazione di sé, placare le tensioni, mantenere vivo l’equilibrio delle emozioni, assumere una ritrovata fiducia, muoversi positivamente verso gli obiettivi desiderati. Interventi che predispongono ad andare oltre il disagio fino a modificare positivamente le abitudini, le regole di vita e il comportamento.

 

Le coppie e i gruppi trovano nelle diverse tecniche e modalità di utilizzo, occasioni importanti per uscire dal disordine e dal caos, conoscere e affrontare i rischi e le delusioni esistenziali. Ogni singolo ha l’opportunità di attingere alla propria fonte viva di significati e di risorse per acquisire un adeguato stile relazionale e comunicativo.

Altri interventi di aiuto condotti dal pedagogista clinico sono rivolti:

× all’orientamento scolastico

× alla formulazione di itinerari educativi di aggiornamento e formazione per il personale delle scuole e per gli educatori presenti in enti pubblici e privati

× al sostegno alla genitorialità.

 gruppo

 

PRESENTAZIONE DELLA PROFESSIONE.

 

METODI

Educromo, per il recupero della capacità di lettura; Writing Codex, per la codifica scrittoria; Eucalculia, per il potenziamento delle abilità logico- matematiche; Edumovment, per lo sviluppo delle potenzialità organizzativo-motorie; InterArt, per lo sviluppo della creatività; Body Work, Trust System, DiscoverProject, TouchBall per favorire la conoscenza e la coscienza topografico-corporea; Musicopedagogia, per il potenziamento delle capacità comunicative e interazionali; Memory Power Improvement (MPI), per lo sviluppo dell’attentività e della mnesi;

Prismograph, per educare al segno grafico;

 

 

Bon Geste, per favorire abilità grafo-gestuali; Training Induttivo (TI), metodo di rilassamento per fronteggiare gli stati di disagio psi-fisico; Metodo Ritmo-Fonico, Coreografia Fonetica, Vibro Vocale, per lo sviluppo delle espressività e della comunicazione orale; Metodo Self, per il risveglio delle abilità nell’autonomia  e coscienza di sé; Metodo Feeding, per migliorare la funzione masticatoria; Reflecting, per favorire lo sviluppo del sé; Semiotica Senso-percettiva, per facilitare l’interazione; PsicoFiabe, per stimolare l’immaginazione; Cyberclinica,  PictureFantasmagory, ClinicalMentalPicture per favorire rinforzi ergici e nuove disponibilità al rapporto. 

 

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Liberi da... Liberi di...

Post n°41 pubblicato il 06 Agosto 2011 da pedagogista72
 
Tag: AGORÀ

"Libertà non soltanto di pensare nel segreto della propria mente, che nessuno può togliere anche a volerlo, ma soprattutto di dire, fare, agire, perchè nella persona non esistono compartimenti stagni tra la sfera della coscienza e quella dell'agire pubblico concreto, ma un intreccio tale che non esiste la prima senza la seconda, e viceversa".
(Giuseppe Bertagna)

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Commenti al Post:
pedagogista72
pedagogista72 il 07/08/11 alle 17:20 via WEB
Ho riletto un mio vecchio approfondimento sulla "Teodicea" di Leibniz e scrivo qualche accenno qui per iniziare questo nostro confronto. Lo faccio su un piano teorico, mi rendo conto, ma sono certa che una tematica così sentita toccherà diversi ambiti dell’esperire e del sapere, da potersi arricchire di nuovi aspetti. Le condizioni perché si possa parlare di libertà, a parere di Leibniz, sono tre: intelligenza, spontaneità e contingenza. Delle tre condizioni è l’intelligenza ad avere il primato nella definizione della libertà della sostanza, il proprium dell’individuo, ciò che lo distingue dalle bestie. "… la libertà quale la si vuole che sia nelle scuole teologiche, consiste nell’intelligenza, che implica una conoscenza distinta dell’oggetto della deliberazione; nella spontaneità, con la quale noi ci determiniamo; e nella contingenza, cioè nell’esclusione della necessità logica o metafisica. L’intelligenza è come l’anima della libertà, e il resto ne è come il corpo e la base. La sostanza libera si determina da se stessa seguendo in ciò il motivo del bene percepito dall’intelletto, che la fa propendere senza costringerla; e tutte le condizioni della libertà sono comprese in queste poche parole” (Teodicea, § 288). Le prime due condizioni sono mutuate dalla teoria di Aristotele, mentre la terza nasce dalla richiesta da parte degli scolastici che ci sia “indifferenza” (parità di peso tra le ipotesi), perché un atto deliberatorio si possa dire libero. E così, l’intelligenza è da identificarsi con la "conoscenza distinta", mentre, come aveva affermato Aristotele, un’azione è spontanea quando il suo principio è in colui che agisce (interiorità della scelta). Con queste affermazioni, Leibniz si accosta anche alla teoria di S. Tommaso che, riconducendo la libertà alla volontà, la fa dipendere da essa. Assumendo questi presupposti, la libertà sarebbe dunque da considerarsi in relazione alla condizione esistenziale, vincolata dalle attuali conoscenze e dalle nostre forze.
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 07/08/11 alle 23:17 via WEB
Cosa è la libertà? ecco la definizione da wikipedia: La libertà indica l'essere libero, la condizione di chi non è prigioniero e non ha restrizioni, non è confinato o impedito. La libertà in senso più ampio è anche la facoltà dell'uomo di agire e di pensare in piena autonomia, è la condizione di chi può agire secondo le proprie scelte, in certi casi grazie ad un potere specifico riconosciutogli dalla legge. Isaiah Berlin distingue due accezioni di libertà: intesa solo come non-interferenza di un potere esterno (libertà negativa) o in senso più ampio come libertà di fare determinate cose (libertà positiva). Si può dire che chi compie un'azione è libero, quando ha la possibilità di scelta, e l'azione stessa è: intelligente; spontanea; contingente. Intelligente, in quanto l'azione libera comporta la conoscenza dell'oggetto della deliberazione, senza di essa, infatti, chi delibera non potrebbe determinarsi a seguire il fine della sua azione poiché questo non è conosciuto. Spontanea, in quanto la causa dell'azione sta in chi la delibera come conseguenza della volontà e non all'esterno, poiché, se così non fosse, l'azione non sarebbe libera ma necessitata da cause esterne. Contingente, in quanto l'azione non deve essere conseguenza di una necessità assoluta. Senza libertà di verificare, non si possono avere verità.
 
minds1971
minds1971 il 08/08/11 alle 08:49 via WEB
Tutti ne parlano, e tutti dicono di aspirare alla libertà, o addirittura di rappresentarla. "La casa delle Libertà", " evviva il comunismo e la libertà" "Giustizia e libertà" "ordine e libertà"e infine "fascismo e libertà" (bell'ossimoro) . Nessuno però, è in grado di spiegare cosa è la libertà. Ci hanno provato, senz'altro, ma visto che ognuno insiste a definire libertà quel che più gli fa comodo, spesso senza sapere nemmeno che cosa gli faccia comodo, ho il dubbio che abbiano fallito. La libertà è un'astrazione. Ecco che cos'è la libertà. Ma se vogliamo considerarla in un modo più pratico, se vogliamo definire le conseguenze della libertà, dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la libertà è essenzialmente violenza. Perché la libertà vista come possibilità di agire senza regole è eminentemente antisociale. La mia libertà è in opposizione alla tua, la libertà dell'industriale è in opposizione a quella dell'operaio, quella del padrone è in opposizione a quella del servo, quella del commerciante è in opposizione a quella del cliente, e via discorrendo. Ma in questo caso, la libertà, presa di per sé e in sé, senza altro termine o paragone, non è altro che schiavitù, purché la violenza comporta la schiavitù, la servitù, la dipendenza, insomma la mancanza di libertà del tuo simile. Quindi torneremmo alla prima considerazione, ovvero la libertà come astrazione pura, indefinibile, indicibile. La libertà ha bisogno di un altro termine per definirsi. Così come il bene si definisce in base al male, il giusto in base allo sbagliato, il bello in base al brutto, la libertà si può definire sul suo contrario, ovvero la mancanza di libertà, ovvero la servitù. Ma è proprio la libertà che, se non temperata, porta alla servitù. Quando si dice che "sono libero di fare" si intende che posso fare. Non sono libero di volare perché non posso volare. Quindi la libertà consiste nel potere . Nel potere su se stessi. Il potere sugli altri è per l'appunto negazione del potere degli altri. La libertà è il potere. Se la libertà è potere, allora è evidente che vi sono due facce della medaglia. Da un lato il potere su se stessi è libertà, dall'altro il potere sugli altri è mancanza di libertà degli altri. Ne deriva, che la libertà di uno può includere la schiavitù di molti. Che la libertà può anche significare il contrario. Quindi per evitare questo bisogna generalizzare la libertà , ovvero distribuirla fra tutti. Che significa poi distribuire il potere fra tutti. Significa l'equità, cioè l'equa distribuzione della libertà e dei poteri che essa comporta. Questo può essere frutto di un processo storico, basato su questi principi, e che pratichi questi principi, ovvero i principi di un'equa condivisione del potere, economico o decisionale. Sì può quindi dire che non esiste la libertà, ma la pratica della libertà, il praticare i principi dell'equa distribuzione della libertà. E si può dire che il principio di libertà non può essere disgiunto dal principio di eguaglianza.
 
 
pedagogista72
pedagogista72 il 08/08/11 alle 13:41 via WEB
Penso anch’io, come te, che la libertà abbia necessità di equilibri per poter sussistere, equilibri esterni ed interni, altrimenti determina atti di violenza e sopraffazione sull’altro o su se stessi. “…il principio di libertà non può essere disgiunto dal principio di eguaglianza”, dici, e mi pare di capire che tu intenda “eguaglianza” come “pari opportunità”. Io aggiungo a questa tua conclusione riguardante il vivere sociale, la possibilità di far valere questo stesso principio, sulle sfere interne della persona, in quanto trovo un vizio di intellettualismo quel considerare come libero un atto solo se dettato dalla nuda ragione (fatta salva la volontà dell’individuo di compierlo). Per poter agire in modo libero, inoltre, è necessario che la libertà sia universalmente riconosciuta come connaturata all’uomo, in quel caso essa verrà rispettata come diritto e non accordata come concessione (dove va bene) da parte degli altri.
 
piedimonte_1978
piedimonte_1978 il 08/08/11 alle 08:54 via WEB
La libertà è un valore grandissimo, perché ci permette di diventare artefici del nostro destino, sul piano individuale e sociale. Si evince quindi che non vale come semplice scelta, ma come scelta del bene. E’ perciò un’arma a doppio taglio. Ma per questo nessuno ha il diritto di toglierla ad un altro essere umano, dal momento che Dio gliel’ha donata. Anzi è un preciso impegno morale e ascetico quello di rispettare sempre la libertà degli altri, specie nella nostra società pluralistica. E qui occorre che i cristiani soprattutto, recuperando il tempo perduto, si impegnino a profetizzare un mondo dove l’uomo non faccia più pressioni fisiche né morali nei confronti di altri esseri umani. La libertà dei figli di Dio è, oltre a un dono del Padre in Gesù Cristo liberatore, un impegno da vivere continuamente per rendere credibile il proprio discorso di liberazione. C’è tanto da scrivere su questo argomento, e lo farò quanto prima. Per ora mi fermo qui per questioni di tempo.
 
filosdiretto
filosdiretto il 18/08/11 alle 12:20 via WEB
Sarà lontana dalla Democrazia questo discorso? Non credo, visto che la democrazia è tutto ciò che ci riguarda.Non si può non cominciare da questi politici da baraccone che, alternandosi al potere, hanno inquinato ogni settore della società per garantirsi prebende e rimborsi, gettoni di presenza e tangenti, devono uscire di scena, quanto prima. Hanno fatto abbastanza danni. I medici che non guardano l’orologio negli ospedali o nelle ASL e salvano vite o curano infermi con mille sacrifici, in condizioni disagevoli prima o poi si stancheranno di fare da parafulmine. Gli insegnanti delle scuole pubbliche che hanno visto trasformare il loro ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo di un paese in qualcosa di accessorio, quasi inutile, prima o poi alzeranno la testa. I dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni che hanno regolarmente vinto un concorso, prima o poi, faranno valere la loro preparazione distinguendosi dai raccomandati. Le famiglie, specie quelle che hanno bambini piccoli, si ribelleranno a chi ipoteca il futuro dei loro figli e furbescamente sposta il pagamento di gabelle e tasse in là nel tempo (stessa filosofia dei derivati e della finanza creativa) e si ricorderanno che l’evasione c’è perché troppo spesso in passato è stato detto che le tasse non vanno pagate o, peggio, eluse proprio da chi doveva garantire il rispetto della legge. I giovani non accetteranno che ci sia un’Italia in cui tutto è permesso né che la nostra storia e la nostra dignità come Popolo venga sempre derisa e infangata da chi dovrebbe difenderla ed onorarla. Serve un drastico cambio di scenario, una profonda riscrittura delle regole del vivere quotidiano, svuotate dagli ultimi vent’anni di sotto cultura televisiva, serve ricostruire il rapporto causa-effetto fra reato e pena, lavoro e benessere. Chi prepara le tasse future e inquina il mondo in ogni sua dimensione (etica, ambientale, umana ed animale) deve uscire di scena perché ha tradito i propri figli e sta togliendo aria pulita ai propri nipoti. Per le sfide del futuro ci vogliono persone semplici e di buon senso che capiscano il nesso tra inquinamento e malattie, tra violazione dell’etica e diffusione della malavita, è ora che i nani della politica vadano a lavorare, magari facendo cose socialmente utili come lo smaltimento delle 'eco balle'.
 
 
minds1971
minds1971 il 20/08/11 alle 13:52 via WEB
Ho appena commentato sulla democrazia e mi sono reso conto che questo Blog ha una caratteristica particolare: specie nella TAG "Agorà", si concentrano, attraverso un ragionamento circolare, tutte le condizioni umane, almeno quelle più comuni. E' mio convincimento ( forse l'ho già scritto ), che la trovata dell'Agorà sia stata ottima, perchè tramite degli stimoli esterni, come quello sollecitato da Pedagogista72, si arriva a sviluppare un discorso unico, seppur frammentato in tanti interventi. L'autrice del Blog potrebbe trarne degli spunti importanti, se dovesse decidere di raggrupparli in un'unica raccolta. E' un momento di stanca, ma fa sempre piacere passare di qui; e poi, nono dimentichiamo che Settembre è vicino e appare utile cominciare ad oliare le rotelle del cervello. A Settembre si sa,cominciano i grandi appuntamenti. Comincia tutto.
 
   
piedimonte_1978
piedimonte_1978 il 21/08/11 alle 19:36 via WEB
Il momento di stanca ci sta e lo avvertiamo tutti, chi più chi meno. Sì, Settembre è vicino e tutte le attività riprenderanno a vivacizzarsi con novità e vecchie abitudini. Ci prepariamo al meglio. Settembre sarà un mese particolare, non fosse altro perchè saggeremo di persona la nuova manovra economica. Settembre, inoltre, da che ricordo, è il mese dellla novità e delle sorprese. Speriamo non siano tutte come la manovra economica. Già, ma quella non è una sorpresa.
 
filosdiretto
filosdiretto il 23/08/11 alle 12:20 via WEB
E con oltre 4500 visite la nostra pedagogista72 si prende la "libertà" di farci rimanere orfani dei suoi nuovi scritti? Ma va bene, tutto è concesso, visto il periodo di vacanza che induce a ben altri impegni: mare, letto, passeggiate, divertimento. Ma non tutti possono vantare simili atti libertini, neanche ad Agosto pieno; ed allora vai con lavoro, impegno, anziani da accudire, bimbi da frenare e altre situazioni simili. Insomma c'è di tutto e, forse, è bello pure per questo. Le storie della gente si intrecciano e, non è infrequente, che a pochi metri di distanza c'è chi vive una gioia infinata e c'è chi ha avuto una notizia poco rallegrante. Aspettiamo, in libertà, qualcosa di nuovo.
 
 
pedagogista72
pedagogista72 il 06/09/11 alle 16:55 via WEB
Per ragioni di studio (e non solo) non trovo il tempo per scrivere nuovi contributi, ma conto verso la fine del mese di riprendere quella "sana abitudine"... spero di ritrovarvi. Un saluto a tutti!
 
   
filosdiretto
filosdiretto il 11/09/11 alle 13:17 via WEB
E noi aspettiamo pazientemente, come già. Non mettiamo fretta, anche perchè ci sarà più gusto nel leggere. Nel frattempo cominciamo noi, facendo assaporare qualche pensiero che nasce qua e la, a seconda delle sensazioni e delle sollecitazioni esterne. Da quando ho scritto l'ultima volta si è saliti di quasi trecento contatti.
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 11/09/11 alle 09:03 via WEB
Tra il mede di agosto e, da quel che si apprende, lo studio di pedagogista72, ci siamo presi tutti quanti una bella pausa. Sicuramente per qualcuno di noi sarà stata rigenerante ( per me non proprio), per altri un pò meno, qusto a conferma che le abitudini cambiano e gli eventi capitano un pò in tutti i mesi dell'anno, rispetto ad un tempo, quando si cercavano di tenere fuori i periodi dedicati al relax. Ci dobbiamo abituare ad un nuovo stile di vita, anche perchè, se avete notato, ce lo dice pure la finanziaria: niente feste patronali e le feste comandate spostate alle domeniche. Bisogna lavorare e produrre di più.
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 11/09/11 alle 09:06 via WEB
Ci saremo liberati dallo spettro dell'undici Settembre 2001, oppure ci porteremo dietro ancora i suoi effetti? Saremo finalmente liberi di pensare che il terrorismo è stato sconfitto ( è morto Osama Bin Laden )opprure si vivrà sempre con l'incubo di mettere piede in un aeroporto importante piuttosto che in una piazza di qualche capitale di grido?
 
filosdiretto
filosdiretto il 11/09/11 alle 13:13 via WEB
La libertà è un bene imprescindibile, qualcosa che non dura in eterno, un valore ed un vantaggio da difendere con la baionetta tra i denti. Oggi molti non si accorgono del valore di questo stato di cose, ma la libertà è un po' come l'aria, ti accorgi di lei quando manca; tanti, troppi, di noi non hanno assaporato il fascismo e le restrizioni; mi auguro non li assaporino, presto o tardi che sia! Diceva un signore, parlando di questo tema su un quotidiano: “Vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare dando il proprio contributo.” Lo sentite nel pezzo di Gaber: “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”. Partecipazione, non solo quella politica esternata spesso in questo e in altri blog, ma anche partecipazione gratuita e felice alla vita quotidiana delle nostre comunità e dei nostri luoghi di frequentazione. Oggi sembra ci siamo dimenticati di questo principio fondamentale delle società, pensiamo solo al denaro ed al successo, siamo schiavi di tecnologie ed agi, prigionieri di un'infinità di codici, di numeri, di sigle, senza i quali non riusciamo più a compiere neppure le più elementari azioni della vita. Eppure la libertà, nel senso più pieno della parola, avrebbe da essere uno stato d'animo, la pienezza della vita; un bene che ci consente di condividere col prossimo necessità e voglia di dire e di fare. Eppure in questo mondo impazzito e sclerotico la libertà spesso viene soverchiata anche nei piccoli gesti quotidiani, vilipesa dalla mancanza di valori espressa da una spasmodica ricerca del successo, base (ormai) di una società fatta dai singoli individui sempre arrabbiati ed incapaci di comunicare con gli altri; pensare che ci sono stati anni in cui nemmeno si poteva canticchiare in casa una canzone senza il rischio di assaggiare manganello ed olio di ricino. Insomma, Partecipare è migliorare giorno per giorno il luogo in cui si vive, esprimendo pareri, dando consigli, aiutando chi ne ha bisogno, lottando per un'idea, per un amico o per chi non ha voce. Smettiamo di crogiolarci nel nostro credere di fare gli uomini liberi, bisogna imparare nuovamente a vivere di valori, perché la libertà la creiamo e la distruggiamo noi, coi nostri gesti, ogni giorno.
 
minds1971
minds1971 il 11/09/11 alle 13:39 via WEB
Nel tema della libertà non si può non ricordare quello che è avvenuto dieci anni fa in America. Quasi 3000 le vittime degli attentati del giorno più nero per gli Stati Uniti e l'Occidente intero. Spaventa osservare la mole di parole che sono state spese sull'attacco terroristico contro l'America durante questi dieci anni. Si tratta in parte di riflessioni che si fanno eco e puntano l'accento sulla tragedia in sé, in parte di analisi più lucide e strutturate su tutto il sistema che ruotava intorno alle Torri Gemelle e sulla globalizzazione. Molti hanno sottolineato che il crollo delle torri è forse l'evento simbolico massimo della consunzione, dell'esaurimento e dell'implosione del modello economico occidentale fondato sul capitalismo e sulla globalizzazione, ne parla lo scrittore Jean Baudrillard in uno dei saggi più intelligenti sull'argomento: "Oggetto architettonico e oggetto simbolico insieme, è con ogni evidenza l’oggetto simbolico a esser stato preso di mira, e potremmo pensare che sia stata la distruzione fisica a comportare il crollo simbolico. E invece è il contrario: è stata l’aggressione simbolica a comportare il crollo fisico delle Torri. Come se la potenza che sino a quel momento le aveva tenute in piedi avesse perduto ogni risorsa. Come se quella potenza arrogante avesse bruscamente ceduto per effetto di uno sforzo troppo intenso: quello di voler essere l’unico modello del mondo." Così, il sistema e l'architettura che lo incarna si autodistruggono. Per questo, le Torri Gemelle sono state scelte come bersaglio: perché sono due (sono dunque prive di qualsiasi riferimento originale), si riflettono l'una nell'altra, non hanno più faccia, hanno annientato ogni particolarità. Sono il volto orrendo del terrore di vivere, lavorare, morire in sarcofaghi di vetro, acciaio e cemento. La globalizzazione, fatta tabula rasa di tutte le differenze e le singolarità, in nome di una cultura universale indifferenziata e indifferente, genera i suoi nemici dall'interno, come metastasi. La potenza si fa complice della sua stessa distruzione. Si inaugura l'era del terrore, il tentativo estremo di sopravvivenza di un modello ormai logoro che negli anni è riuscito ad annientare anche il pensiero di ogni valida alternativa. Sempre Jean Baudrillard: "Comunque sia, le Torri sono scomparse. Ma ci hanno lasciato il simbolo della loro sparizione, il simbolo della sparizione possibile di quell’onnipotenza che incarnavano. Qualunque cosa ci riserbi il futuro, quella potenza sarà stata distrutta, per un attimo. D’altra parte, se sono scomparse, le due Torri non sono annientate. Anche in polvere, ci hanno lasciato la forma della loro assenza. Tutti coloro che le hanno conosciute non riescono a non immaginarle, loro e il loro profilo nel cielo, visibili com’erano da tutti i punti della città. La loro fine nello spazio materiale le fa passare in uno spazio immaginario definitivo. Grazie al terrorismo, sono divenute il più bell’edificio del mondo – cosa che certo non erano ai tempi della loro esistenza." Il reale, nella società della spettacolarizzazione, si trasforma in simulacro, icona, oggetto di consumo. Eppure la percezione dell'immagine-tipo non può che differire da caso a caso: in Europa (in particolare in Francia) i richiami più immediati sono stati il Vietnam e le esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki (una percezione, dunque, legata a qualcosa di negativo); negli Stati Uniti, invece, il contesto mediatico ha richiamato l'attacco giapponese a Pearl Harbor, cercando di legare la tragedia alla memoria di una “guerra buona”. Anche la morte è spettacolo.
 
piedimonte_1978
piedimonte_1978 il 16/09/11 alle 13:01 via WEB
In queste ore si discute spesso di crisi di governo; chi la vede, chi sostiene che è già in atto, chi giura fedeltà eterna e proficua collaborazione. Una cosa è sicura, il fenomeno Berlusconi ormai ha le ore (si fa per dire) contate, quanto lo seguirà, quantomeno nell’area del rinascente centro (tendente a destra), è ormai delineato, la “3M spa” si va ormai sempre più concretizzando e, per assurdo, sarà anche in grado di farci rimpiangere colui che ospitava a corte nani e ballerine. Si chiedevano su “Il Fatto Quotidiano”, giorni orsono, Andrea Bertaglio e Maurizio Pallante:“Che cosa ci aspetta dopo la fine, si spera, del regime mediatico in cui stiamo vivendo? Che cosa comporterà il tramonto dell’attuale classe politica, il crollo su se stesso del sistema Pdl-Pd che, senza troppe remore, ha partorito e promosso, in modo rigorosamente bipartisan, le peggiori nefandezze che un sistema democratico sia disposto ad accettare?” Dico io, invece, che l’Italia si è basata, nel dopoguerra, sulla politica del contro…prima contro il fascismo, poi contro comunismo, poi contro il sud (da cui in questo periodo sta nascendo una controffensiva, ne scriveremo e ne leggeremo sicuramente), alla fine contro Berlusconi. Questa politica del contro ha finito per demolire la capacità di proporre, di pensare al bene comune (se mai vi sia un politico italico a cui ciò interessi) a favore della rissa e del caos, a favore della ricerca del gossip e dello scheletro nell’armadio in genere. Il modo di fare politica però, in genere, rispecchia la mentalità di un popolo e la mentalità di un popolo non può cambiare dall’oggi al domani, purtroppo. Io, come decine di altri utopisti “democratici”, scriviamo sul Web in una democrazia che deve rifondarsi dal basso, di partecipazione popolare alla vita politica, di utilizzo di liste civiche atte a far partire, dalle nostre comunità locali, la nostra politica del costruire, che abbatta quella del distruggere e del “possedere”. Con loro propongo una società ed una politica più consapevolmente responsabili ed indirizzate verso il senso civico, proponiamo uno sviluppo dell’istruzione, della ricerca, della sostenibilità e del bene comune…ma tutto questo piacerà? Piacerà alla maggioranza degli italiani che si sono da sempre rispecchiati nella politica del contro o nei nani e le ballerine? Piacerà a coloro che amano sedersi davanti la TV, passare il week end nei centri commerciali e son convinti che, sempre e comunque, qualcun altro si debba occupare degli affari pubblici? Non lo so, certo è che, se vogliamo sperare in un cambiamento, va tracciata una nuova (neppur poi così tanto) rotta, dovremo sforzarci di tornar ad essere “noi” e liberarci di quei falsi modelli, che da una quarantina d’anni ci assediano, per tornare a valori ormai dimenticati nei sottoscala. In nome del progresso e del consumismo, votati all’individualismo ed all’arrivismo, abbiamo buttato alle ortiche la sostenibilità ed il bene comune: ora di liberarci di questo neoplasma e rigenerare le nostre cellule.
 
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 16/09/11 alle 20:50 via WEB
Insomma, vorrei fare i complimenti a questo post di Piedimonte perchè ci apre gli occhi su come si dovrà ripartire. Tutte le rivoluzioni vere, ogni volta che si ricomincia non lo si potrà fare se non dal basso. Bravo a Piedimonte e ancora un brava a pedagogista72 per aver creato questo spazio di confronto serio e costruttivo. Un saluto per un sereno fine settimana
 
mente66
mente66 il 22/11/11 alle 14:31 via WEB
Come ho già scritto altrove... L’umanità deve avere al suo interno differenze di opinione e vari esperimenti di vita. Per poter avere il bene comune deve potersi sviluppare ogni individualità. L’uomo non deve essere considerato una macchina da costruire secondo un modello e da regolare affinché faccia in modo preciso il lavoro assegnatogli, ma un albero, che ha bisogno di crescere e diramarsi in ogni direzione, secondo le inclinazioni delle forze interiori, e assecondando le proprie tendenze. Il talento puo' esprimersi ed acquietarsi solo in un'atmosfera di libertà. Il dispotismo latente che nasce e si sviluppa con la consuetudine, è ostacolo di qualsiasi individualità : un popolo rimane schiavo di se stesso nel momento in cui il singolo cessa di possedere la propria libertà. Il fatto di vivere in società obbliga ciascuno a osservare un certo contegno verso gli altri: egli non deve danneggiare gli interessi altrui , siano essi protetti dalle leggi o semplicemente per tacito accordo, e poi è tenuto ad aiutare e difendere la società. Al di là di questo però, nessuno, singolo o gruppo, è autorizzato a dire a un altro ( adulto) che per il suo bene non può fare della sua vita quel che sceglie di farne. Ognuno è il maggiore interessato al proprio benessere. Chiunque si intromette non può mai avere un interesse maggiore rispetto al titolare. Si può esortare, disapprovare, provare sentimenti ( amorosi, amicali) rispetto al comportamento della persona, ma non si può costringerla a farle fare ciò che e' per noi il suo bene. E’ semplice, vero?
 
baccaesperidio
baccaesperidio il 03/12/11 alle 18:01 via WEB
E’ difficile intromettersi in un discorso in cui è già stato sviscerato tutto. Posso aggiungere solamente che se dovessimo elaborare con altri vocaboli le stesse cose già dette in questi commenti e, chiamando “Autorità” tutto quanto rappresenta il momento della forza, mentre “libertà” quanto rappresenta il momento della spontaneità e del consenso, deve dirsi che, in ogni Stato ( politico, sociale ), autorità e libertà sono indivisibili: la libertà si dibatte contro l’autorità, e pur la vuole, e senz’essa non sarebbe; e l’autorità reprime la libertà, eppure la tiene viva o la suscita, perché senz’essa non sarebbe. Si celebra la libertà: a ragione. Quale parola fa battere con più calore e dolcezza il cuore umano? Non ce n’è forse altra che abbia pari potere se non quella di amore; e in certo senso il contenuto delle due parole confluisce in uno, perché la libertà, come l’amore, è la vita che vuole espandersi e godere di sé, la vita in tutte le sue forme e sentita da ciascuno a modo proprio, in quella immensa varietà, in quell’singolarità di tendenze e di opere onde si elabora l’unità del globo. E intendiamo qui per libertà nient’altro che questa gioia dell’ operare, questa gioia del vivere, la “naturalis facultas eius quod cuique facere libet”, e non giusto la libertà morale che pongono i frigidi moralisti, capaci, con la loro “libertà morale”, di falsificare persino gl’ ingenui impeti ed abbandoni di Romeo e Giulietta! Ma a ragione si deve celebrare altresì l’autorità, l’ordine, la regola, il sacrificio che ciascuno deve a ciascuno e tutti a tutti, e che è il potenziamento di ciascuno in ciascuno e di tutti in tutti: se la parola “libertà” sorride all’animo, quella di “autorità” lo rende serio e severo. In questo mondo, ora, il torto è solo degli esclusivi celebratori dell’autorità, o della libertà, perché dimenticano che il termine da essi escluso è già incluso e accolto nell’altro, poiché suo correlativo.
 
 
filosdiretto
filosdiretto il 04/12/11 alle 15:26 via WEB
Quindi il connubio libertà/autorità possiamo intenderlo come una fede: una "teologia della libertà". Una fede, ma anche, essa stessa, una forza storica, che da impulso e dinamicità, motivazioni e positività alle vicende dell’uomo e delle comunità umane: “libertà liberatrice”. E’ una concezione etico -politica, ossia di una storia il cui rapporto con le forze morali sia intrinseco e immanente, e che fornisce anche la bussola per l’educazione politica dei tempi nostri. Un’educazione, cioè, all’accorgimento, alla prudenza, alla forza del volere, e all’uso della forza; ma, al tempo stesso, poiché nessuna educazione particolare si regge se non è insieme educazione di tutto l’uomo, anche educazione etica e religiosa. E, in ultimo, anzi, al problema etico religioso si riporta pure il problema di una classe dirigente. Nessun liberalismo sfrenato, quindi, senza un senso etico, religioso, dei fini generali da perseguire nella vita politica/sociale e del dovere, per la classe dirigente, di ispirare a tali valori la propria azione, se vuole essere durevole e benefica. Nessuna condizione o volontà di benessere materiale può annullare l’intrinseca e immanente tendenza liberale della storia. La libertà può dare anche il benessere, ma la reciproca non vale. Peggio ancora è per i sogni di potenza e di potere.
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 07/12/11 alle 10:06 via WEB
Non so cosa c’entri con la discussione sulla libertà, ma voglio inserirlo qui perché qualcosa la richiama. Sono dell’ambiente scuola e il mio giudizio sulle questioni scolastiche non ha nessun valore in questo contesto. Tirate però le somme posso tranquillamente dire che forse sarà stato un errore mandarmi a scuola più a lungo di quanto fosse prescritto dalla legge. Della scuola non ho mai dato la colpa agli insegnanti, loro fanno il proprio mestiere, come d’altronde lo faccio io. Ma per un attimo il mio discorso va ai miei genitori e il loro : “ma devi avere almeno il diploma”, frase di cui una volta o l’altra si dovrebbe occupare il “Comitato Centrale della Società per la conciliazione dei contrasti razziali”. Effettivamente è una questione razziale, per come l’hanno posta: liceali e non liceali, insegnanti, professori, laureati, non laureati: tutte vere e proprie razze. Torniamo a noi e ai nostri repentini cambi in corsa. Mi riferisco ai Governo che, se da una parte balzano in avanti inventandosi la PEC per un “proficuo e snello interagire tra le istituzioni e il cittadino” , dall’altra non ti mettono nemmeno nelle condizioni di poter usufruire di quei progressi tanto annunciati quanto auspicati. Ci sarebbe da rifondare la base perché scricchiola maledettamente. Se non si crea quella vera equità attraverso gli interventi di Governo, non si arriverà mai ad avere un Paese all’avanguardia, dove ognuno otterrà per il suo, per quello che da. Equità non vuol dire vecchio comunismo, dove tutti siamo uguali e tutti agiscono secondo il “pensiero unico”, ma creare i presupposti a che ognuno renda e ottenga per quello che si è faticosamente costruito. Oggi c’è un risucchio verso il basso di quella classe che dovrebbe essere il motore delle nuove generazioni: il comparto scuola in testa. I nostri politici continuano a perseverare sempre con lo stesso errore: rintuzzano alla meglio i guai che si presentano volta per volta e non programmano nulla per il futuro. E’ inutile, Statisti si nasce, politici ci si inventa. Invero lo statista guarda alle nuove generazioni, mentre il politico alle prossime elezioni. Inizialmente tra quelle razze sopracitate c’era un distinguo, quindi uno si sceglieva in libertà il proprio futuro; ora il laureato è allo stesso punto del diplomato: non cambia nulla. Ci danno l’illusione di qualcosa di diverso, ma non è così. I laureati che lavorano ai call center ( che stanno per mandare in cassa integrazione ) ne sono testimoni. Questo Governo tecnico ha promesso lacrime e sangue: nulla di nuovo scorre sotto questi ponti. Più che altro è uno sfogo!
 
 
baccaesperidio
baccaesperidio il 07/12/11 alle 12:51 via WEB
Lo sfogo che ho appena letto mi impone alcune riflessioni “ad alta voce”. Ci sarebbe da sfruttare quelle tracce che potrebbero indicare , nella scienza politica odierna, della confusione introdotta tra il significato di “classe” della parola “borghese”, ma è meglio non avventurarsi. Certo che tutto spingerebbe a pensare ad un tramonto della politica in senso stretto, quindi ad un pessimo avvenire. In un certo qual modo è così perché ora le potenze del mondo sono gli industriali e gli operai, così come un tempo: la plutocrazia e il proletariato, mentre il “ceto medio” ( insegnanti, impiegati negli apparati statali e non..) o la borghesia, che dovrebbe essere quello che pensa, che fa politica, che detta i ritmi, è via via più schiacciato tra le due forze antagoniste sopra accennate. Il problema è che il mondo non si muove più secondo la politica, ma secondo l’economia. Cosa deve fare in questo contesto il ceto medio? Non ci si può permettere di lasciar cadere la politica, abbandonandola a se stessa: esso ( il ceto medio ) deve essere inteso quale intermediario di questo errore che è venuto a crearsi. Il ceto medio deve agire come ceto “mediatore”, però non come ceto economico, ma rappresentante della mediazione nelle lotte utilitarie ed economiche. Si deve porre nel mezzo, con lo scopo di riportare il discorso su un piano non meramente economico, tanto meno su quello brutale esclusivo della politica, ma stabilizzarlo su un asse etico - politico. Il ceto medio deve assumere le sembianze di una “classe - non classe”, che si occupi più che altro di “affari generali”, nell’interesse di tutti.
 
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Un blog di: pedagogista72
Data di creazione: 07/09/2010
 

BENVENUTO/A NEL MIO BLOG!!!


Ciao a tutti, sono l'autrice di questo blog. Dal giugno 2010, oltre ad essere una maestra di Scuola Primaria, sono diventata un Pedagogista Clinico. Mi sono specializzata con un corso post-laurea promosso dall’ I. S. F. A. R. di Firenze e ho pensato di utilizzare un canale web per far conoscere e valorizzare le mie iniziative nell’ambito dell’aiuto alla persona, cui l’intervento pedagogico clinico è rivolto.
Il mio primo lavoro è quello dell’insegnamento, quindi proporrò soprattutto dei progetti indirizzati a soggetti in età scolare, ma ciò non toglie che è mio intento rendere nota questa professione e la validità dei suoi metodi anche in altri ambiti d’intervento e per tutte le età.
Ho usato l’espressione “pedagogia clinica & dintorni” in quanto questo contenitore multimediale accoglierà contributi di altra natura, che appartengono alle attività e interessi di chi scrive e che comunque sarà facile distinguere da quanto è strettamente attinente alla professione del pedagogista clinico.

 

Agli amici, conoscenti e visitatori che a vario titolo contribuiscono ad arricchire questo blog con la loro presenza:

 

FORMAZIONE PERSONALE

  • Laurea in Pedagogia (Università di Messina)
  • Specializzazione in Pedagogia Clinica (ISFAR di Firenze)
  • Master di II livello in Dirigenza Scolastica (UNICAL)
  • Master di II livello in "Dislessia e DSA in ambito scolastico" (UNICAL)
  • Insegnante a T.I. nella Scuola dell'Infanzia dal 2002 al 2004
  • Insegnante a T.I. nella Scuola Primaria dal 2004 in poi
  • Competenze informatiche:ECDL e LIM
  • Corsi di aggiornamento, laboratori, attività e progetti vari nelle scuole pubbliche.
 

Aiuto alle persone

LA PEDAGOGIA CLINICA

La pedagogia clinica ha come compiti lo studio, l’approfondimento e l’innovazione nel campo pedagogico, in riferimento a modalità diagnostiche e metodi educativi, volti ad aiutare non solo il singolo individuo, ma anche il gruppo con percorsi di superamento di ogni forma di disagio psicofisico e socio-relazionale. Superando ogni visione miope dell’essere, tale scienza ha fatto della Persona il suo presupposto: l’uomo è considerato nella sua interezza, nella sua complessità, in una visione che è olistica. L’ottica di un’educazione permanente, inoltre, fa considerare ogni individuo in continua evoluzione, dalla nascita alla morte, quindi passibile di rinnovamento e creativi sviluppi di sé e dei propri vissuti. Le persone coinvolte nell’aiuto pedagogico clinico, sia esso rivolto al singolo o al gruppo, sono accompagnate nel raggiungimento di nuovi equilibri e di una rinnovata disponibilità allo scambio con gli altri e con l’ambiente.

 

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