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Pedagogia clinica & dintorni

 

   

AMBITI DI INTERVENTO

L’intervento di aiuto per soggetti in età pre-scolastica e scolastica trova orientamento a seguito di un percorso diagnostico ed è rivolto alle abilità: espressivo/elocutorie, organizzativo/motorie, 
comunicativo/relazionali
e apprenditive.
In accodo con la famiglia è previsto un coordinamento tra il pedagogista clinico e la scuola al fine di favorire un’utile integrazione tra l’intervento di aiuto dello specialista e l’iter educativo scolastico.

L’intervento di aiuto a favore di singoli adulti viene garantito da una diagnosi e dalla scelta di tecniche appropriate e armonizzate in modo flessibile, capaci di sostetare la scoperta, la conoscenza e l’accettazione di sé, placare le tensioni, mantenere vivo l’equilibrio delle emozioni, assumere una ritrovata fiducia, muoversi positivamente verso gli obiettivi desiderati. Interventi che predispongono ad andare oltre il disagio fino a modificare positivamente le abitudini, le regole di vita e il comportamento.

 

Le coppie e i gruppi trovano nelle diverse tecniche e modalità di utilizzo, occasioni importanti per uscire dal disordine e dal caos, conoscere e affrontare i rischi e le delusioni esistenziali. Ogni singolo ha l’opportunità di attingere alla propria fonte viva di significati e di risorse per acquisire un adeguato stile relazionale e comunicativo.

Altri interventi di aiuto condotti dal pedagogista clinico sono rivolti:

× all’orientamento scolastico

× alla formulazione di itinerari educativi di aggiornamento e formazione per il personale delle scuole e per gli educatori presenti in enti pubblici e privati

× al sostegno alla genitorialità.

 gruppo

 

PRESENTAZIONE DELLA PROFESSIONE.

 

METODI

Educromo, per il recupero della capacità di lettura; Writing Codex, per la codifica scrittoria; Eucalculia, per il potenziamento delle abilità logico- matematiche; Edumovment, per lo sviluppo delle potenzialità organizzativo-motorie; InterArt, per lo sviluppo della creatività; Body Work, Trust System, DiscoverProject, TouchBall per favorire la conoscenza e la coscienza topografico-corporea; Musicopedagogia, per il potenziamento delle capacità comunicative e interazionali; Memory Power Improvement (MPI), per lo sviluppo dell’attentività e della mnesi;

Prismograph, per educare al segno grafico;

 

 

Bon Geste, per favorire abilità grafo-gestuali; Training Induttivo (TI), metodo di rilassamento per fronteggiare gli stati di disagio psi-fisico; Metodo Ritmo-Fonico, Coreografia Fonetica, Vibro Vocale, per lo sviluppo delle espressività e della comunicazione orale; Metodo Self, per il risveglio delle abilità nell’autonomia  e coscienza di sé; Metodo Feeding, per migliorare la funzione masticatoria; Reflecting, per favorire lo sviluppo del sé; Semiotica Senso-percettiva, per facilitare l’interazione; PsicoFiabe, per stimolare l’immaginazione; Cyberclinica,  PictureFantasmagory, ClinicalMentalPicture per favorire rinforzi ergici e nuove disponibilità al rapporto. 

 

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Ha ancora senso parlare di democrazia?

Post n°33 pubblicato il 24 Luglio 2011 da pedagogista72
 
Tag: AGORÀ

"La morte della democrazia non sarà opera di un assassino in agguato. Più probabilmente sarà una lenta estinzione causata da apatia, indifferenza e denutrizione". 
(Robert Hutchins)

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Commenti al Post:
minds1971
minds1971 il 25/07/11 alle 09:55 via WEB
Si, ha senso parlare di Democrazia. Ovvio che il discorso si inquadra in una zona del mondo più circoscritta, quale può essere quella occidentale. Sappiamo infatti che alcune realtà vivono in uno stato dispotico e totalitario come molti secoli fa. Dove è permessa la partecipazione lì c'è la democrazia.
 
 
pedagogista72
pedagogista72 il 25/07/11 alle 21:34 via WEB
Credo si possa considerare direttamente la realtà italiana e valutare se vi sia ancora disposizione alla partecipazione democratica.
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 26/07/11 alle 23:29 via WEB
Gustavo Zagrebelsky ( ve lo consiglio ) ha detto: il numero delle parole usate è direttamente proporzionale al gradio di sviluppo della democrazia e dell'uguaglianza delle possibilità. Poche parole, poche idee, poche possibilità e poca democrazia; più sono le parole che si usano e si conoscono, più ricca è la discussione politica e, con essa, la vita democratica. Nel suo decalogo personale, che dovrebbe connotare la democrazia, troviamo: la necessaria fede in qualcosa, la cura della personalità, lo spirito del dialogo, il senso dell'ugiuaglianza, l'apertura verso la diversità e altre cose. Come ultimo, ma non per ultimo,"la cura delle parole". Parto da quello che l'autrice del blog ci indica: l'Italia. in Italia , i politici, fanno un uso scorretto di parole: le utilizzano male,il più delle volte per raggirare il cittadino. E' difficile capirli, eppure sembra stiano parlando italiano. La democrazia è discussione, ma con loro non si discute; la democrazia è ragionamento comune perchè si basa sulla circolazione delle opinioni, ma per come è organizzata ora la nostra italietta, non si riesce a fare neanche una legge elettorale che possa garantire all'elettore di mandare "democraticamente" il proprio candidato alla Camera o al Senato. Per ora mi fermo, altrimenti diventa monologo.
 
minds1971
minds1971 il 27/07/11 alle 12:58 via WEB
Oggi che, da non molto per la verità, siamo felicemente tutti diventati democratici, dovremmo forse cercare di spiegarci che cosa intendiamo con questo termine. Esso si adatta poco agli entusiasmi ideologici da neofita e ha più a che fare con sobrietà, disincanto e, soprattutto, realismo. la domanda radicale è allora la seguente: che cosa possono, quale potere detengono e a quale potere possono oggi realisticamente aspirare i principi democratici? Non c'è dubbio che i loro limiti risultano più evidenti di giorno in giorno. Scelte decisive per la nostra vita avvengono in ambiti e attraverso procedure sottratte per loro natura a ogni forma di "legittimazione" democratica e spesso anche di semplice controllo ex-post. Tuttavia proprio questo dovrebbe spingere a cercare in ogni modo di sfruttare al meglio i margini ancora concessi per l'esercizio di un "potere democratico". Nulla potrà mai impedire, per fare qualcosa più di un esempio, a capitali e merci di muoversi sotto la bandiera dell'"ubi pecunia ibi patria" (e ai poveri di andare dove sperano di trovare pane e lavoro) ma sono sempre possibili severe norme antimonopolistiche, armonizzazione delle politiche fiscali (almeno nell'ambito dell'Unione europea!), leggi che colpiscano il conflitto d'interesse a tutti i livelli, ecc. La debolezza conclamata dell'idea democratica nei confronti delle "grandi potenze" dell'epoca, del "complesso" economico-finanziario e tecnico-scientifico, dovrebbe rendercela ancora più preziosa e indispensabile, e ancor più urgentemente invitarci a dimostrarne, pur in tutti i suoi limiti, una sua attuale efficacia. O altrimenti rassegniamoci alla nobile "difesa" del suo passato. Come sono esistite "rivoluzioni conservatrici", forse oggi viviamo, più modestamente, in "democrazie della conservazione", caratterizzate da pachidermici tempi nell'assumere qualsiasi decisione - ma come sapranno confrontarsi tali regimi con una storia mondiale che sta assumendo caratteri del tutto rivoluzionari, rimane misterioso.
 
piedimonte_1978
piedimonte_1978 il 27/07/11 alle 15:21 via WEB
A parziale integrazione di minds71 aggiungo che attualizzare e rafforzare l'idea democratica, renderla capace di confronto effettivo con le "grandi potenze", significa disporre di una classe politica formata dai "migliori". Migliori in greco si dice "aristoi". E' paradossale ma, a un tempo, del tutto logico: democrazia esige aristocrazia. Il popolo esige, o dovrebbe esigere, di essere rappresentato dai migliori; non vogliamo correre il rischio di essere governati da idioti per diritti divini o successori, o da caste che si autoperpetuano. E' un'idea regolativa, ma serve a ragionare: se a un certo punto si avverte che la procedura democratica non funziona più nel promuovere gli "aristoi", ma magari proprio a rovescio, e che la classe politica ha come proprio fine l'investitura di cortigiani e fedeli, l'idea democratica perde di senso, prima ancora che di funzione. Quando i partiti politici si riducono a oligarchie e comitati elettorali, quando selezionano invece che competenze economiche, giuridiche, istituzionali, retori, ideologi e portaborse, possono proclamarsi democratici da qui all'eternità, ma agiscono nei fatti per precipitare la democrazia a demagogia e populismo. Questi non rappresentano infatti che l'esito della crisi dell'idea di rappresentanza agli occhi dei "rappresentati". Ma tutto dovranno fare i "migliori" tranne che "piaggiare" (da cui "piaggeria") e cioè lusingare, blandire, compiacere i "rappresentati". Sono appunto i populisti di ogni colore a trattare paternalisticamente il popolo, come una massa di infanti incapaci di intendere e far proprio un discorso che aspiri a essere se non vero, almeno verosimile. E' del demagogo procedere per seducenti "immagini", invece che ragionamenti. Un popolo maturo rifiuta chi non è responsabile nei confronti delle domande che esso pone (oppure chi presuma che basti ascoltarle!), ma ancor più chi non lo tratta da responsabile. La democrazia entra in una crisi senza sbocco allorché il politico irresponsabile si sposa a un'opinione pubblica che, per i motivi più vari, abbia rinunciato alle proprie responsabilità, e cioè ai propri doveri. Quando il popolo cessa di essere formato da persone responsabili, allora vince necessariamente il demagogo che gli dice: eccomi qui, faccio io, adesso ti prometto... Quando, invece, la persona comprende che il suo stesso "privato" ha interesse e valore pubblico, quando essa esige che siano applicati rigorosamente i principi di sussidiarietà, cuore dell'autentico federalismo, e che i suoi rappresentanti politici dicano in modo competente ciò che ritengono realisticamente essere il "bene comune" perseguibile, e a che prezzo, allora e soltanto allora la democrazia potrà iniziare a funzionare.
 
 
pedagogista72
pedagogista72 il 28/07/11 alle 15:52 via WEB
Una comunicazione corretta e chiara, cosi come individuata da magistratisinistri e Piedimonte_78, penso anch’io sia un presupposto imprescindibile per la democrazia. Questo concetto mi rimanda alla legge 241/1990 sulla trasparenza e il diritto all’informazione circa gli atti amministrativi. Tale legge, infatti, non risponde solo ad un’esigenza di rendicontazione, ma in linee più generali, ad un principio democratico di partecipazione. Anche la sussidiarietà citata da Piedimonte_78, vuole rispettare tale principio, rompendo rigidi schemi gerarchici di governo, al fine di individuare risposte più vicine alla cittadinanza, valorizzare le risorse presenti sul territorio nazionale e riconoscere nei cittadini dei soggetti attivi di cambiamento. Se tutto questo è vero, però, è vero anche che, nella prassi, i tradizionali luoghi di partecipazione e aggregazione sono deserti e spesso i cittadini, poco informati e consapevoli, chiamati a fare delle scelte, rimangono in balia di moti emozionali sollevati ad arte, con atteggiamenti sempre più di delega (ampliando il senso del discorso, la partecipazione genitoriale a scuola, ad esempio durante le assemblee, è pressoché nulla). Forse (e qui mi allaccio a minds71) ci siamo allontanati così tanto da certe conquiste democratiche per recepirne il valore e realizzarne gli scopi?
 
minds1971
minds1971 il 28/07/11 alle 09:02 via WEB
Non dimentichiamo il nocciolo fondamentale che dovrebbe reggere tutta una Democrazia: la partecipazione. Complimenti a magistratisinistri che ha ricordato la legge “porcellum”, con cui si chiama l’elettore solamente a prendere atto di cosa hanno deciso dall’alto, facendo saltare o risultare apparente la partecipazione. Se una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica locale significa coinvolgere il cittadino nella fase di elaborazione della decisione e non più nella sola informazione o richiesta d’approvazione delle scelte prese nelle sedi amministrative, spesso percepite come distanti, appare sempre più evidente il ruolo che strumenti diversificati ed evoluti dal punto di vista delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono avere nel tessuto sociale. La partecipazione è necessaria, al fine di rendere trasparenti ed accessibili i processi decisionali e le conoscenze che li fondano. Promuovere la partecipazione è possibile solo se si creano condizioni favorevoli per una comunicazione corretta e non unidirezionale. L'associazionismo dei cittadini è il motore della partecipazione, il veicolo delle solidarietà e delle responsabilità comuni. La democrazia partecipativa vive se c'è un tessuto democratico civile capace di esprimere un libero associazionismo protagonista del dialogo e del conflitto con il livello istituzionale, che viene così democraticamente forgiato e innovato da questa spinta. In questo contesto la democrazia partecipativa esprime la sua capacità di ravvicinare la vita delle istituzioni alle esigenze dei cittadini, ma anche di migliorare l'efficacia della funzione pubblica, la capacità di percezione e risposta della pubblica amministrazione. Se la democrazia partecipativa è una risorsa per lo sviluppo locale e per la coesione sociale, una risorsa per la vita e l'identità delle comunità, in quelle Regioni, in quelle Province ed in quei Comuni dove è stata scelta la strada della Democrazia Partecipativa si è avuta la dimostrazione del suo non essere né utopistica né demagogica, ma percorribile, innovativa e proficua. Qui non si sta parlando di Destra o Sinistra, ma di un reale coinvolgimento di tutti i cittadini, di qualunque estrazione politica. Fare distinzioni ora, alla fine della Seconda Repubblica mi sembra fuori luogo, anche perché, ormai, tutti quanti si autodefiniscono democratici.
 
piedimonte_1978
piedimonte_1978 il 28/07/11 alle 09:15 via WEB
Completamente d’accordo con minds71 e magistratisinistri. Per riottenere la Democrazia in Italia, occorre fare un referendum con cui si chiede agli italiani la cancellazione di quella legge che non permette di scegliere il candidato. Bisogna dire che in Parlamento qualcosa si muove, specie dopo la batosta di Berlusconi alle ultime Amministrative e referendum. Lo stesso popolo dei Referendum si sta mobilitando per recuperare quanto prima quella partecipazione che sempre di più si sta allontanando dai cittadini italiani. Si sono già incontrati con il Presidente della Repubblica e, nel fine del loro appello si legge questo: “Nei tempi moderni la morte di una democrazia è più spesso un suicidio camuffato. La sua linfa vitale un regime di libertà dovrebbe riceverla dall’autogoverno delle istituzioni locali. Dove invece la democrazia, spinta da alcune sue tendenze deteriori, soffoca tali autonomie, non fa che divorare se stessa". Quindi si va verso un nuovo Parlamento. Non più un parlamento di “nominati” dall’alto e, spero, verso un parlamento che non sia più scambiato per un supermercato dove i parlamentari si trovano in vendita, in offerta, come se fosse un 3 per 2. Una mobilitazione costante e forte unita ad una buona informazione dell'opinione pubblica, può diventare il volano per restituire alla democrazia quelle minime regole che sembra avere smarrito da circa un ventennio.
 
filosdiretto
filosdiretto il 28/07/11 alle 09:29 via WEB
Si fa un gran parlare di Democrazia. Tutti la invocano, a ragione o a sproposito. Ci sentiamo di buon grado cittadini di una modernità che ha superato vecchie iniquità sociali, perlomeno quelle più vistose. Non esiste più la schiavitù, sono abolite le distinzioni sociali, la nascita ha meno importanza dei meriti... Ma siamo proprio sicuri? Ci sono tante cose da aggiungere alla legge "porcellum" nominata da magistratisinistri. Che ne dite della legge bavaglio per i giornalisti? Signori, qui siamo stati catapultati direttamente al ventennio fascista. Quando non c’è più il diritto di informazione, quando la stampa e le tv sono costrette sa riportare solo “alcune” cose, allora non c’è più democrazia. Il cittadino prende solamente atto di ciò che avviene o di ciò che vogliono far sapere di quel che avviene. Oltre alla legge bavaglio abbiamo anche la storia della riforma della giustizia. Ma come? Sempre in favore di una persona, in maniera tale da liberarlo da quelle rogne che si porta avanti da molto tempo. Il nostro Presidente, è bene ricordarlo, si trova indagato da molto prima che scendesse in campo politicamente, quindi non riesco a capire l'accusa di accanimento nei suoi confronti. Di fronte alla legge, per come la intendono loro, non saremo più uguali, se si dovesse continuare con questa linea. Informazione, Giustizia, partecipazione: sono questi i principali nodi che caratterizzano la democrazia, ma in Italia sembra non essersi accorto nessuno. O almeno, quelli che se ne sono accorti, non riescono ancora a far venire fuori le dovute ragioni con forza. Sarà che la corruzione e la compra vendita dei parlamentari osta a questo processo di rinnovamento per il ritorno alla vera Democrazia?
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 28/07/11 alle 13:57 via WEB
Sulla Repubblica del 5 luglio è comparso un articolo di Giuseppe D'Avanzo che prende spunto dall'inserimento clandestino nella manovra finanziaria del comma che dovrebbe consentire a Berlusconi di ritardare o evitare il pagamento di 750 milioni di euro alla CNR come risarcimento. L'articolo è molto chiaro e convincente quando racconta sinteticamente la vicenda politico-finanziaria del Presidente del Consiglio, ma ad un certo punto abbraccia la tesi - purtroppo ampiamente condivisa dai democratici di centro e di sinistra - che il degrado politico della nostra democrazia e l'indebolimento della Costituzione siano colpa di Berlusconi. "Berlusconi pretende che il suo destino sia il destino dell''Italia," scrive D'Avanzo. "Con questa convinzione, si è impadronito della cosa comune e ne fa una cosa propria. Impone leggi personali corrompendo la nostra democrazia. Per proteggere la democrazia dalla corruzione esiste la Costituzione." E D'avanzo riporta anche alcune parole di Zagrebelskj ( sempre lui, ne ho già parlato nel precedente commento ), secondo il quale la funzione della Costituzione "è precisamente di evitare che qualcuno, una parte soltanto, s'impadronisca della "cosa di tutti". Ma Berlusconi non è un mago o un “semidio” dai poteri straordinari. Se gli è stato possibile di corrompere la democrazia e impossessarsi della cosa di tutti è perché ormai questa democrazia era molto indebolita e la cosa di tutti non interessava a nessuno, salvo che a lui. Nessuno ha difeso la Costituzione, che doveva difendere la democrazia, quando, agli inizi degli anni '80, si è presa la strada scivolosa delle "riforme” , delle bicamerali, del referendum per passare al maggioritario e alle successive variazioni sul tema. Nessuno si è preoccupato, tra quelli che contavano, delle conseguenze che questo tormentone del riformismo poteva avere sull'immagine della Costituzione, immagine cui è strettamente legata la sua funzione. Esso, indirettamente, ha fatto più danni alla funzione della Costituzione di quanti ne abbiano compiuti le revisioni effettuate davvero. In Italia la Costituzione avrebbe dovuto essere considerata intangibile, un pilastro da non toccare, perché al nostro sistema politico, alla nostra democrazia mancano altri punti di sostegno, altri valori di riferimento, altri organismi formali e tradizionali che ne garantiscano la tenuta sul piano sostanziale oltre che formale. A suo tempo lo avevano capito il Partito Comunista e le forze sindacali che si erano sempre proposti come difensori della Costituzione e della democrazia.. Sapevano che la democrazia garantiva anche la loro esistenza ma questo non sminuiva l'importanza concreta di quella presa di posizione da parte di forze numerose e combattive. Insomma non è Berlusconi che sta corrompendo la democrazia ma sono stati i troppi democratici di comodo, i possibilisti del dialogo, i bipartigianisti maniacali che l'hanno corrotta, creando i presupposti affinché Silvio Berlusconi diventasse capo del governo e, addirittura se ne potesse parlare come di un futuro Presidente della Repubblica. E meno male che il nostro capo del Governo è un buontempone godereccio e donnaiolo. Con la pertinacia con la quale le forze politiche democratiche hanno lavorato a indebolire la democrazia e la Costituzione avremmo potuto cadere in mano a un despota sanguinario.
 
minds1971
minds1971 il 05/08/11 alle 09:06 via WEB
Uno spettro si aggira per l’Europa – è lo spettro del populismo. Quelle che un tempo erano le forze conservatrici, che impedivano il progresso politico, sembrano, dopo una parziale vittoria delle democrazie, tornare a risvegliarsi. Voci reazionarie, integraliste e xenofobe fanno sentire sempre più forte il loro mormorio, quasi a ricordarci che la democrazia non è un dato di fatto, ma una verità di ragione, che con il tempo e la pratica si costruisce, giorno dopo giorno, con il dialogo. Il rimontante populismo di questo periodo non risparmia destra o sinistra. Come a dire che non porta avanti un progetto politico: non sicurezza e ordine, né equità sociale; ma la ricerca di un diverso metodo di comunicazione con il proprio elettorato. Il populismo, e la sua controparte incarnata nella persona fisica del demagogo, non presentano un programma di rinnovamento della società, ma comunicano con le speranze della gente. Non offrono soluzioni ai problemi, ma conferme a convinzioni e pregiudizi; non costruiscono sulla realtà delle istituzioni, ma regalano sogni confusi; non parlano al cervello, ma al cuore dei cittadini, facendo leva sui loro istinti più bassi. Aggregano le masse intorno ad un sogno, invece di unirle nel rispetto reciproco e nella fiducia verso la democrazia. Come tutti i processi aggregativi, la coesione viene creata rispetto ad un altro, che incarna le cause dei problemi oltre che dei disagi. L’identificazione dell’altro segue un canovaccio già ben collaudato: chi viene da un paese diverso, chi professa una differente religione o semplicemente chi è di un altro schieramento politico. Passiamo da un discorso più astratto ad uno più concreto ed europeo con qualche rapido esempio. Il caso italiano è emblematico, con la figura di Berlusconi, che ha riunito in sé il potere economico, politico e mediatico, contro il fondamentale principio democratico della divisione dei poteri. Inoltre la concezione stessa dello Stato rimane quanto mai indebolita dopo il suo passaggio al Governo. E' di questi giorni una voce ricorrente che vorrebbero dimissionario il suo Ministro per l'economia. Non credo che dovrebbe dimettersai solo il Ministro...
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 05/08/11 alle 13:49 via WEB
Mi sono imbattuto in una radio nazionale e si discuteva della democrazia in atto. Mi sono reso conto, ma questa non è una novità, che difficilmente si arriverà mai ad un accordo sul termine e sulla reale applicazione della stessa. Purtroppo alcuni istituti giuridici si calpestano i piedi, perché ognuno vuole sopraffare l’altro. Allora vediamo che la Politica cerca di manovrare la magistratura e viceversa. Il tutto mischiato con l’aspetto religioso, che in teoria dovrebbe guidare i progetti per un paese ( solo guida legata al bene ), ma in realtà anch’esso si occupa di ben altro. Si discuteva delle intercettazioni e delle carcerazioni facili che in questi tempi la stanno facendo da padrone. Si “gioca” con la gente, si manda in galera per mandare messaggi più o meno velati al partner politico o all’avversario. Ma di cosa stiamo parlando allora? Gli appelli del Presidente della Repubblica sono inascoltati, perché il teatrino sta pensando a far girare l’unica giostra ad una velocità tale da risultare indecifrabile per tutti. Il mercato mondiale economico sta alla deriva e qui da noi giocano ancora al tamburello o al gioco del cerino. Che non sia il popolo italiano, alla fine, a doversi bruciare? Quello che stanno combinando con gli arresti dei Parlamentari è veramente scandaloso, in uno Stato, dove la soglia di povertà, è arrivata quasi al 12% delle famiglie. Sono sconvolto e preoccupato perché non riesco più a ritrovarmi in quelle parole e slogan tanto cari a Berlusconi: la politica del fare; risolveremo la crisi finanziaria. Non c’è un giorno che non salti fuori un indagato, da una parte e dall’altra; e allora via che si inizia nuovamente con il toto - galera, insomma, come se si stesse sfogliando una margherita. I giornali fanno il loro, esplicitando le notizie contenuti nei fascicoli, anche quelle che non hanno rilevanza penale, che poi sono quelle che attirano di più il lettore. “Perché non fanno una norma che responsabilizzi i P.M. nel caso di queste fughe di notizie?”, sosteneva un famoso Direttore di un quotidiano in quella stazione Radio. In fin dei conti si tratta di due righe. Tutte queste carcerazioni preventive sono diventate una moda, anche nei confronti di chi non può reiterare, ovvero non può fuggire perché non ne ha più motivo, ovvero non può più inquinare le prove. Ogni istituto giuridico deve fare il suo, altrimenti non avremo mai una vera democrazia.
 
pedagogista72
pedagogista72 il 19/08/11 alle 10:16 via WEB
Propongo alla vostra attenzione un articolo sulla manovra di Ferragosto, per un confronto sulle misure definite "antipopolari e antidemocratiche" in essa contenute. http://www.flcgil.it/attualita/crisi-manovra-finanziaria-sotto-torchio-il-ceto-medio-e-i-dipendenti-pubblici.flc
 
 
piedimonte_1978
piedimonte_1978 il 20/08/11 alle 10:37 via WEB
La super manovra? E' chiaro a tutti che occorre approfondirla nei dettagli, perchè ci sono luci ed ombre. La prima cosa che mi stupisce è la rapidità delle scelte: capisco quando si aumenta di un “tot” una aliquota, ma mettere in campo un decreto che tocca decine di argomenti diversi lascia interdetti: o lo si pensava da molto tempo (ma perché allora negarlo nei mesi scorsi?) oppure è frutto di eccessiva fretta con il solito rischio di cambiarne poi molte parti in corso d’opera e di non averle approfondite abbastanza. Da quello che si legge vi sono cose importanti (vedi il “contributo di solidarietà” per i redditi alti, eufemismo per non dire che aumentano le aliquote) ad ulteriori tagli agli Enti Locali (mirati o generici? Siamo alle solite), alla eliminazione di un po’ di province e comuni fino ad arrivare alle minute sciocchezze di puro stampo demagogico come i parlamentari che viaggeranno in classe economica rispetto alla business (ma quando mai si è viaggiato in business? Piuttosto non si capisce perché da Milano a Roma non vi sia un accordo con altre compagnie tipo Easyjet per risparmiare rispetto a tariffe Alitalia da capogiro…). Insomma, il solito minestrone di decine di materie diverse. Credo che questa sia la solita manovra iniqua, volta a mazzolare sempre la stessa categoria di lavoratori, quelli dipendenti, per giunta pubblici. Chissà poi non spiegano mai bene come faranno a ridurre l'evasione fiscale. Su altre materie non sono così vaghi.
 
   
magistratisinistri
magistratisinistri il 20/08/11 alle 13:13 via WEB
La verità è che questa è una manovra “tarallucci e vino”, frutto di compromessi raffazzonati tra le diverse anime di un centrodestra frantumato, fatta da gente che non è stata capace di prendere decisioni decenti nei momenti di bonaccia, figuriamoci ora che siamo nella tempesta. E il guaio è che tutta la classe dirigente italiana – politici, rappresentanti di categoria, giornalisti, burocrati, imprenditori, sindacalisti – annaspa tra demagogia e incapacità, tirando il sasso (servono sacrifici!) e poi nascondendo la mano (sì, ma non nel mio orticello, ci vuole ben altro!). Qui è chiaro che serve intanto di turare la falla, com’è possibile però facendo pagare i più abbienti, alla faccia dei tanti imbecilli che ora strillano sui giornali. E contemporaneamente, fare massimo entro ottobre gli interventi strutturali da troppo rinviati, senza risparmiare nessuno. In primis evasori e rendite, prevedendo tracciabilità spinta e anche una tassa “ordinaria” sui patrimoni. E poi interventi su pensioni, spesa corrente di ministeri ed enti locali, liberalizzazioni di ordini, riorganizzazione del mercato del lavoro e del sistema del welfare – le due cose vanno fatte insieme, Ministro Sacconi – e riorganizzazione istituzionale. Purtroppo, per farlo non basterebbe neppure quel podestà straniero di cui ha parlato Mario Monti. Non è all’orizzonte una vera svolta. Non sembra infatti che il Paese abbia davvero preso coscienza della gravità della situazione. Altrimenti sarebbe già davanti ai Palazzi della politica a urlare, anziché sotto gli ombrelloni a prendere la tintarella.
 
     
minds1971
minds1971 il 20/08/11 alle 13:43 via WEB
Argomento interessante sollevato da Pedagogista72, segno che questa finanziaria sta facendo veramente preoccupare tutti quanti. Purtroppo e, come rilevato dagli altri amici che commentano, ci si rende conto sempre più che la manovra è iniqua. I ricchi pagheranno poco o niente, i poveri cominceranno a pagare da subito e nel tempo, pagheranno sempre di più, perché – spogliati delle risorse, Enti locali, Regioni e Province (quel che resta) dovranno fare fronte ai bisogni con nuovi balzelli, che si aggiungeranno a quelli già decretati. In gergo mafioso si chiama “incaprettamento”. Più le Regioni e i Comuni si muoveranno per offrire ai cittadini i servizi di cui hanno diritto – dal trasporto, alla scuola ed altri – e più il nodo scorsoio dei balzelli si stringerà al collo. La compressione delle risorse, inoltre, non permetterà alle Regioni di attingere ai fondi europei, che richiedono il co-finanziamento. Effetto domino inevitabile. Per il Mezzogiorno e le aree deboli del Paese, inoltre, si prepara una trappola mortale. Investimenti vicini allo zero, nessun ombrello protettivo, anzi. Giulio Tremonti ha riferito che con la manovra si anticipa il federalismo fiscale, che non è un evento “asettico”, privo di conseguenze. Formigoni ( Presidente della Regione Lombardia e primo oppositore della manovra), ragionando sui numeri del ministro Tremonti, sostiene che il federalismo fiscale è morto e sepolto. Non sospetta minimamente che potrebbe “partire” a bocce ferme, cioè sprovvisto di quegli strumenti che lo rendono accettabile – i meccanismo perequativi, gli interventi cioè che consentirebbero al Paese una partenza alla pari sui servizio e le infrastrutture. La conseguenza, inevitabile, è la seguente: ognuno dovrà friggere con il proprio olio. E chi dispone di poco o niente, non avrà scampo: Impossibile offrire servizi sociali di prima necessità e fare quadrare i conti, a meno che non si faccia pagare tutto ai cittadini. Altro che Democrazia.
 
minds1971
minds1971 il 22/08/11 alle 15:19 via WEB
Purtroppo nell’indifferenza più totale dell’opinione pubblica passano leggi che servono solo alla nidiata di gentiluomini che ci governa: falso in bilancio, rogatorie, rientro senza controlli di capitali illegalmente esportati all’estero e magari riciclati. Al ritorno della illegalità, accompagnato inevitabilmente alla beffa verso chi rispetta la legge, si unisce il rifiuto di accettare il primato di chi è migliore. Alla meritocrazia si sostituisce il nepotismo, la simonia, la raccomandazione, la cordata, l’impudenza rampante, e tornano a riaffacciarsi sul proscenio politico facce squalificate della prima repubblica, che entrano a far parte della corte di Berlusconi.. Platone, nei suoi scritti politici, già 2500 anni fa, scriveva che le cause principali della decadenza di "una democrazia di uomini liberi" erano due: "l’illegalità" e la "malvagia impudenza". Secondo lui infatti i criteri da cui dipendono la sanità o la corruzione di una "politeia" sono anzitutto l’accettazione di "nomoi" (leggi, regole), e in secondo luogo "il rispetto di chi è migliore". I vizi capaci di corrompere lo Stato sono "anomia e licenza, impudenza e presunzione di essere sapienti". Lasciando per un attimo Platone, c’è un altro greco che sembra fotografare la situazione attuale della democrazia italiana: la democrazia, scrive Isocrate, è diventata "mancanza di autocontrollo", la libertà si è trasformata in arbitrio, la felicità è divenuta "libertà di fare ciò che si vuole" e l’eguaglianza di fronte alla legge si è trasformata in "parlare in libertà". E’ difficile contestare che il quadro raffigurato da Isocrate non corrisponda alla situazione italiana attuale. Ciò non significa che la situazione politica immediatamente precedente fosse migliore; vuol dire solo che è lontana anni luce dalla fase costituente repubblicana e da quella della ricostruzione del Paese. E’ certo difficile oggi, alla luce dei riferimenti storici che ho ricordato, affermare che l’Italia sia un paese normale e negare che la sua "politeia" sia caratterizzata da "illegalità" e da "malvagia impudenza" (Platone) a un punto tale che appare assai prossimo lo slittamento in an-archia e poi in regime autoritario (magari soltanto televisivo). Esagerato?
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 22/08/11 alle 15:51 via WEB
Da più parti si parla comunque, e a ragione, di ‘dittatura della maggioranza’, come malsana espressione della cultura aziendalista che ha nel Pdl e nella Lega nord i suoi interpreti dichiarati. Secondo questa tesi gli interpreti di quel pensiero avrebbero bisogno di una magistratura assoggettata al potere dell’esecutivo per non avere intralci di sorta con la giustizia, lasciando proseguire indisturbato quell’affarismo che ha incrementato a dismisura la corruzione, come ci ha segnalato recentemente la Corte dei conti nella consueta relazione annuale. In questo quadro poco incoraggiante per le sorti della democrazia, purtroppo le forze di opposizione in Parlamento si dimostrano inadeguate rispetto alla durezza del conflitto in corso, poiché non avendo al centro dei loro programmi la difesa e la valorizzazione del lavoro – la vicenda Fiat è paradossalmente emblematica in questo senso -, e scontando un grave ritardo storico-politico nei confronti della tematica innovativa dei beni comuni, si limitano ad una difesa solo formale, ma insufficiente, della democrazia.
 
magistratisinistri
magistratisinistri il 23/08/11 alle 13:18 via WEB
Scusate, questo è il momento cruciale per la Scuola, perché stanno per uscire le varie graduatorie. Questo è il momento dell’ansia per tanti professori e maestri. E questo è il momento che ti viene in mente il Decreto della Gelmini. Infatti mi sforzo di capire ma non condivido chi approva la riforma Gelmini. Mi sforzo di capire ma non condivido chi accetta i tagli alla scuola pubblica e all'università. Mi sforzo di capire ma non condivido tutti coloro che accettano la riforma, nonostante i precari, e tutta la gente che perderà il lavoro, e non sarà capace di arrivare a fine mese. Anche gente che probabilmente, piuttosto che perdere il proprio lavoro, sarebbe stata disposta a sforare anche le regolari 8 ore lavorative, a vendersi, perché ha fame. Mi sforzo di capire ma non condivido chi sostiene le care e antidemocratiche fondazioni private. Benché io non condivida, mi sforzo di capire in modo più lucido possibile chi mi invita a pensare su questi punti della riforma. Ma permettetemi di dire che ora, oggi, al punto in cui questo Stato che si vende come democrazia è giunto, il baricentro si è spostato. Sapete perché? Per il semplice fatto che tralasciando il dibattito se "la riforma è giusta o meno", il nostro Governo ha calpestato uno Stato che ha espresso chiaramente il suo dissenso, ha calpestato il diritto alla democrazia, ha calpestato senza nemmeno prendere in considerazioni le opinioni, giuste o contrarie, di ciascuno di noi. Erano anni che non si vedeva un tale dissenso, e la democrazia è stata totalmente calpestata. Ora, oggi, non si tratta più soltanto di un banale e sbrigativo "sono d'accordo, non sono d'accordo", oggi si tratta di protestare perché questo Governo ha calpestato il nostro diritto alla parola. Ha calpestato ciò che il popolo rappresenta in una democrazia. Ha calpestato tutti noi. Quello che voglio dire è che ora siamo tutti sulla stessa barca, chi era d'accordo con la riforma e chi no, per il semplice fatto che il problema è andato ad intaccare qualcosa che va oltre la singola opinione: la nostra democrazia. Non ci sono più lance da spezzare in favore di una riforma che mai come ora si è dimostrata più totalitaria e antidemocratica che mai.
 
minds1971
minds1971 il 15/09/11 alle 12:39 via WEB
Lo stato di diritto italiano versa davvero in condizioni così precarie? La democrazia è in pericolo? In Italia esistono ancora tutte le istituzioni di controllo. Il Parlamento controlla il governo. Il Presidente controlla la costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento. La Corte Costituzionale, se necessario, può farlo una seconda volta. Esiste una stampa pluralista che correda di commenti queste procedure. In teoria lo stato di diritto esiste. In teoria funziona anche la democrazia, poiché a intervalli regolari si tengono elezioni per mezzo delle quali vengono scelti nuovi rappresentanti del popolo. Tuttavia, il problema è che tutti questi organi con i loro controlli e conclusioni sono permanentemente sotto pressione. Giudici e giornalisti vengono attaccati dai partiti di governo. Il Parlamento e il governo, ormai è sempre più chiaro, sono infiltrati dalla mafia. Meccanismi di controllo come stampa, potere giudiziario, il Presidente o il Parlamento che esprimono critiche, vengono ridicolizzati e delegittimati. Devono rendersi conto, così afferma Berlusconi, che sono sottomessi al premier, che è stato scelto dal popolo sovrano. Chi ostacola il leader, deve pagarne le conseguenze. Secondo Berlusconi, i magistrati scomodi sono quindi non solo “una banda di Talebani con fini sovversivi” ma anche “mentalmente disturbati“. “Dovrebbero vergognarsi“, disse in quell’occasione, quando il capo della Protezione Civile fu stato accusato di corruzione. Secondo il premier, i giornalisti sono “comunisti“. Berlusconi considera anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un intralcio. Grazie a un emendamento di legge, il ruolo dei membri del Parlamento è pressoché superfluo: la leadership del partito decide le liste elettorali, agli elettori è stato revocato il voto di preferenza. Negli ultimi anni Berlusconi ha influenzato profondamente il corso della giustizia accorciando i termini della prescrizione e riuscendo così a sfuggire a diverse condanne. Quando ha perso la sua immunità alla fine di novembre ha minacciato di porre dei limiti alla durata di tutti i processi. Decine di migliaia di indiziati potrebbero di conseguenza sfuggire alla loro condanna. È anche grazie a questa leva che di recente è riuscito a sfuggire ai processi, ricorrendo a un’altra via più moderata. Secondo il Consiglio Superiore della Magistratura è altamente delegittimante che il premier si esprima con aperta arroganza sul potere giudiziario. “Può portare la pubblica opinione alla convinzione che i giudici non offrano le garanzie che dovrebbero offrire. Questo porta a un grave danneggiamento del prestigio e dell’indipendenza del potere giudiziario“. Per questi motivi anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha più volte auspicato un “clima sereno e costruttivo“. Nel corso degli ultimi anni, Napolitano ha sperimentato come nessun altro quanto grande sia la pressione che Berlusconi esercita per far approvare leggi che non sono conformi alla costituzione. La democrazia è veramente a rischio!
 
piedimonte_1978
piedimonte_1978 il 16/09/11 alle 12:56 via WEB
Quanto scriverò di seguito non è di certo una novità, visto che ormai da tempo si criticano le due posizioni politiche dominanti nel nostro paese e si sostiene la necessità della nascita di una “terza posizione” che sostenga i sani principi e che sia fondata “dal basso”. Vediamo però di metter giù una disamina articolata della situazione e di alcuni risvolti che credo saranno, presto o tardi che sia, alla fine inevitabili. Discutendo, ancora ad oggi, con persone che considero dotate, intellettualmente (e politicamente) e desiderose di un cambiamento, sovente li sento attribuire le colpe del decadimento civile e sociale della nazione soprattutto a Berlusconi. Questo lo considero un male per vari motivi, ma innanzitutto, perché sono persone che sprecano intelletto in una direzione errata ed in seconda battuta perché essi creano un ipotesi alla quale le persone meno dotate in intelletto si votano, persone che non ragionano bene, che stendono discorsi simili a quelli che i tifosi delle squadre di calcio svolgono al bar dello sport: partigiani, ciechi e carichi d’odio. Dicevo che necessita un “terzo polo”, meglio, una “terza posizione”, un movimento dal basso che progressivamente riesca a sottrarre consensi ai due schieramenti che ad oggi si sono macchiati delle onte politiche nazionali; un movimento che sia l’alternativa anche ad ogni iniziativa politica del centrosinistra e di eventuali traditori del centrodestra volta a costruire “grandi alleanze” e simili, sul presupposto che la cosa più importante sia far fuori Berlusconi. Nel mio percorso politico ho compreso che a destra questo viene certamente recepito meglio che a sinistra; sul lato mancino viene infatti molto difficile ammettere e comprendere che centrosinistra e centrodestra sono corresponsabili, con pari non distinguibili colpe dello sfacelo politico-economico-istituzionale odierno. Eppure come primo punto vogliamo considerare decadimento la diversa distribuzione dei poteri tra stato e regioni che possiamo definire un vero aborto? Chi ha voluto e approvato la riforma costituzionale per soli tre voti? Il centrosinistra. Vogliamo puntare il dito sulla svendita (e non andiamo ad indagare a chi) delle aziende pubbliche? Chi è stato l’artefice del più grande numero di privatizzazioni? Si parla tanto di Gelmini, ma chi ha voluto il cosiddetto 3+2? Chi ha emanato la normativa concorsuale provvisoria la quale ha quasi raddoppiato in brevi termini di tempo il numero dei professori ordinari e associati per i singoli settori scientifico-disciplinari e da creare grandi difficoltà ai ricercatori delle nuove generazioni? Chiediamoci chi fu inizialmente a modificare la legislazione sul lavoro, colpendo in modo significativo la stabilità del rapporto? Non fu per caso il centrosinistra? Quando mai si è sentita, se non in posizioni minoritarie, quell’area politica opporsi impetuosamente al credito al consumo, ai crediti immobiliari spropositati, alle rottamazioni, ai derivati o alle scommesse gestite dallo stato? Io dico corresponsabili, se non ancora peggio. Quindi alle prossime eventuali elezioni che senso avrebbe votare per uno o l’altro schieramento? Il problema non è sconfiggere il berlusconismo, ma bensì il partito unico delle due coalizioni. Oggi a mio vedere una vera alternativa non c’è, se non forse in un alleanza che comprende il Movimento per la decrescita felice, Per il bene comune e altre associazioni (ma è tutto ancora da valutare), quindi lontani dalle urne e tutti in pista ad organizzare migliaia di liste civiche locali che creeranno la maglia della Rete Civica Nazionale che ha da trasformarsi nella nostra “terza posizione”. Ritengo, visti anche alcuni segnali, che non ci si debba dormire sopra, perché quando pacificamente non si arriva al dunque, alcuni ci precedono con azioni meno simpatiche.
 
pedagogista72
pedagogista72 il 18/09/11 alle 21:17 via WEB
“…nella situazione attuale di suffragio universale si ha il rischio che la massa sia quantitativa e bruta. Il partito ha una funzione fisiologica di concentrazioni orientate ad una educazione superiore e differenziante. Va superata la vecchia concezione dei partiti come sette di interessi e urti: i partiti invece organizzano, fermentano, orientano, educano per una democrazia organica”. (Dossetti) Sulla scia di quanto asserito da Piedimonte_1978, m'inserisco con questo commento. Trovo interessanti e ancora attuali le parole di Dossetti, al di là delle diverse convinzioni, significative rispetto all’importanza del ruolo che dovrebbero ricoprire i partiti, i sindacati e le associazioni, al fine di educare ed orientare ad una partecipazione consapevole sulle questioni politiche e sociali da parte dei cittadini. Ciò che ancor più appare significativa in questa citazione è, a mio avviso, l’esigenza di formare una classe dirigente sulla base di esperienze, maturate in luoghi dalla forte carica ideologica e propulsiva, perché chi governa abbia una visione d’insieme e dei principi orientanti nelle decisioni, chiari da essere decifrati anche in chi vota. Personalmente sono convinta che la formazione di una persona e l’ambito di provenienza siano fondamentali nelle scelte di fondo e se la classe politica ai vertici diventa sempre più scarsamente “politica” (a proposito, ho letto che c’è l’ennesima modella che vorrebbe governarci), i risultati si vedono negli obiettivi e nei mezzi per conseguirli… e l’organizzazione dello Stato si fa sempre meno democratica.
 
baccaesperidio
baccaesperidio il 04/12/11 alle 17:41 via WEB
Faccio fatica a destreggiarmi e mi sono ritrovato in questa parte di blog ove impera questa discussione con tanti contributi. La democrazia sta a cuore a tutti e qui viene spalmata in vari strati. I riferimenti più importanti sono per l’ex premier e i suoi modi allegri di concepire la democrazia. Seguito a ruota dai suoi colonnelli, questo è altresì superfluo ricordarlo. Ma come tutte le commedie italiane ci troviamo al paradosso. Cambiano i governi ma non cambiano le conseguenze che si abbatteranno sui cittadini italiani. “Quelli di prima “ stavano per adottare una serie di interventi perché disposti coattivamente dall’Unione Europea e li abbiamo mandati a casa senza giri di parole. Solo il “povero” Bersani si incaponiva con il suo monologo : “Berlusconi deve andare a casa”. Ora, grazie al trasformismo che ci è proprio, dopo che alcuni Onorevoli hanno cambiato bandiera, ci troviamo un Governo tecnico, che adotterà gli stessi interventi che stava mettendo in opera il Berlusca. Però ora siamo contenti! Perché, mio chiedo? Lacrime e sangue era, e lacrime e sangue ci tocca con questi. Forse amiamo farci “scannare” da un buon macellaio? Domani, 5 Dicembre 2011, saremo tutti pronti ad applaudire il Governo Monti quando ci annuncerà le misure anticrisi che avranno deciso per tirarci fuori da questa melma. Per non parlare dei giochini di prestigio della Merkel e di Sarkozì: sembra vogliano indicare l’Italia come la speranza e contemporaneamente la causa che potrebbe far risollevare o sprofondare le sorti del vecchio continente. Ma a che gioco stanno giocando? Intanto prepariamoci: ci stanno mettendo nuovamente le mani in tasca.
 
temporeale61
temporeale61 il 17/04/12 alle 14:31 via WEB
Una lenta ed inesorabile morte della Democrazia la stiamo vivendo in questi periodi. Il fatto stesso della scomparsa dei partiti, l'allontanamento della gente dalla politica e l'affidamento delle nostre sorti ad una cerchia di professori e proprietari di banche ne è la prova. A parere mio c'è una correità in atto tra i partiti stessi e la gente, che non assolve più al suo dovere di partecipazione. Abbiamo permesso un commissariamento del nostro Stato, come quando sciolgono i consigli comunali per mafia o bancarotta. In questo momento siamo senza Democrazia poiché chi ci sta governando non è stato scelto da noi.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Franco il 09/02/13 alle 21:39 via WEB
A distanza di anni questa discussione ci invita a fare le medesime riflessioni. Ho letto in parte ciò che è stato scritto fin qui e ho fatto caso anche alle date: esse sono attuali come non mai. C’è di più che i Partiti si sono reinventati e si sono alleati diversamente, ma l’architrave è rimasta invariata. Una democrazia ben controllata dai poteri forti non è democrazia. Ovunque c’è un vincolo e ovunque c’è un’imposizione. Per non parlare dei falsi sondaggi che ci inducono a votare quello che di volta in volta ci fanno apparire il più forte o il più garantista. Non sanno più come illuderci e i programmi, quelli veri, latitano. Quattro milioni di posti di lavoro, condono edilizio e condono fiscale, restituzione dei soldi dell’IMU, aiuti alle imprese e alle famiglie non sono che una porzione di promesse ventilate dal nostro Cavaliere per antonomasia. Nulla di personale, ma sento un’avanzata che attenta alla nostra intelligenza come pochissime altre volte; come se i voti si potessero comprare a seconda di chi la spara più grossa. Va bene il Cavaliere! ma gli altri? Nessuno parla di programmazione e tutti, ma proprio tutti, sono proiettati a salvare la loro faccia ( vedi vicenda MPS) o le loro storie politiche ( vedi Vendola che non collima con Casini ). Da quando è iniziata la campagna elettorale si sono soffermati prima sulle liste pulite e ora sulla vicenda della monte dei Paschi. Paradossale la vicinanza dei due argomenti, dato che quasi tutto il management della banca in questione risulta indagato e candidabile. Berlusconi chiede un sacrificio a Cosentino e a Dell’Utri perché sono entrambi processati per associazione mafiosa; ma dimentica di chiedere un sacrificio a se stesso poiché indagato su ben 27 processi, di cui anche per associazione mafiosa. C’è da aggiungere che s’è beccato anche 4 anni e l’interdizione dai pubblici uffici. Ma come, chiedo, cosa c’è di più pubblico ufficio della guida di uno Stato? Dov’è qui la Democrazia, considerato che proprio loro ci impongono la propria maleodorante e inopportuna presenza? Forse la vera democrazia sta nel fatto che possiamo optare per l’astensione. Ecco, questo sì, se ce lo fanno rimanere. Ma ci sentiremmo a posto con la coscienza se quel giorno, invece di andare a votare …
 
delegoinme
delegoinme il 10/05/13 alle 08:08 via WEB
Qualche girno prima che Andreotti fosse chiamato a miglior vita ( un altro incarico, più "divino")fecero passare su rai storia un lungometraggio sulla sua carriera di politico, tutto sommato decente, se si considera la pochezzza di ciò che ci circonda. Da quel momento passarono poche settimane e Zio Giulio, compresa la scatola nera, è andato a rinfoltire il regno dei morti. Ora, a distanza di tempo, leggo nei palinsesti delle reti mediaset, che dedicheranno un'intera serata in onore del cavaliere Berlusconi. Ci sarà qualche richiamo? qualche analogia? qualche auspicio? Di certo la cosa è inquietante se la si pensa per bene. Sarà democrazia pure questa? Dopo aver accettato questo omaggio, il Cavaliere, pare abbia organizzato immediadamente uno dei suoi proverbiali festini, non si sa mai e va via prima......la luce.
 
 
pedagogista72
pedagogista72 il 10/05/13 alle 17:19 via WEB
Certamente. "M'illumino d'immenso", proprio.
 
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INFO


Un blog di: pedagogista72
Data di creazione: 07/09/2010
 

BENVENUTO/A NEL MIO BLOG!!!


Ciao a tutti, sono l'autrice di questo blog. Dal giugno 2010, oltre ad essere una maestra di Scuola Primaria, sono diventata un Pedagogista Clinico. Mi sono specializzata con un corso post-laurea promosso dall’ I. S. F. A. R. di Firenze e ho pensato di utilizzare un canale web per far conoscere e valorizzare le mie iniziative nell’ambito dell’aiuto alla persona, cui l’intervento pedagogico clinico è rivolto.
Il mio primo lavoro è quello dell’insegnamento, quindi proporrò soprattutto dei progetti indirizzati a soggetti in età scolare, ma ciò non toglie che è mio intento rendere nota questa professione e la validità dei suoi metodi anche in altri ambiti d’intervento e per tutte le età.
Ho usato l’espressione “pedagogia clinica & dintorni” in quanto questo contenitore multimediale accoglierà contributi di altra natura, che appartengono alle attività e interessi di chi scrive e che comunque sarà facile distinguere da quanto è strettamente attinente alla professione del pedagogista clinico.

 

Agli amici, conoscenti e visitatori che a vario titolo contribuiscono ad arricchire questo blog con la loro presenza:

 

FORMAZIONE PERSONALE

  • Laurea in Pedagogia (Università di Messina)
  • Specializzazione in Pedagogia Clinica (ISFAR di Firenze)
  • Master di II livello in Dirigenza Scolastica (UNICAL)
  • Master di II livello in "Dislessia e DSA in ambito scolastico" (UNICAL)
  • Insegnante a T.I. nella Scuola dell'Infanzia dal 2002 al 2004
  • Insegnante a T.I. nella Scuola Primaria dal 2004 in poi
  • Competenze informatiche:ECDL e LIM
  • Corsi di aggiornamento, laboratori, attività e progetti vari nelle scuole pubbliche.
 

Aiuto alle persone

LA PEDAGOGIA CLINICA

La pedagogia clinica ha come compiti lo studio, l’approfondimento e l’innovazione nel campo pedagogico, in riferimento a modalità diagnostiche e metodi educativi, volti ad aiutare non solo il singolo individuo, ma anche il gruppo con percorsi di superamento di ogni forma di disagio psicofisico e socio-relazionale. Superando ogni visione miope dell’essere, tale scienza ha fatto della Persona il suo presupposto: l’uomo è considerato nella sua interezza, nella sua complessità, in una visione che è olistica. L’ottica di un’educazione permanente, inoltre, fa considerare ogni individuo in continua evoluzione, dalla nascita alla morte, quindi passibile di rinnovamento e creativi sviluppi di sé e dei propri vissuti. Le persone coinvolte nell’aiuto pedagogico clinico, sia esso rivolto al singolo o al gruppo, sono accompagnate nel raggiungimento di nuovi equilibri e di una rinnovata disponibilità allo scambio con gli altri e con l’ambiente.

 

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