Universo persona

Pedagogia clinica & dintorni

 

   

AMBITI DI INTERVENTO

L’intervento di aiuto per soggetti in età pre-scolastica e scolastica trova orientamento a seguito di un percorso diagnostico ed è rivolto alle abilità: espressivo/elocutorie, organizzativo/motorie, 
comunicativo/relazionali
e apprenditive.
In accodo con la famiglia è previsto un coordinamento tra il pedagogista clinico e la scuola al fine di favorire un’utile integrazione tra l’intervento di aiuto dello specialista e l’iter educativo scolastico.

L’intervento di aiuto a favore di singoli adulti viene garantito da una diagnosi e dalla scelta di tecniche appropriate e armonizzate in modo flessibile, capaci di sostetare la scoperta, la conoscenza e l’accettazione di sé, placare le tensioni, mantenere vivo l’equilibrio delle emozioni, assumere una ritrovata fiducia, muoversi positivamente verso gli obiettivi desiderati. Interventi che predispongono ad andare oltre il disagio fino a modificare positivamente le abitudini, le regole di vita e il comportamento.

 

Le coppie e i gruppi trovano nelle diverse tecniche e modalità di utilizzo, occasioni importanti per uscire dal disordine e dal caos, conoscere e affrontare i rischi e le delusioni esistenziali. Ogni singolo ha l’opportunità di attingere alla propria fonte viva di significati e di risorse per acquisire un adeguato stile relazionale e comunicativo.

Altri interventi di aiuto condotti dal pedagogista clinico sono rivolti:

× all’orientamento scolastico

× alla formulazione di itinerari educativi di aggiornamento e formazione per il personale delle scuole e per gli educatori presenti in enti pubblici e privati

× al sostegno alla genitorialità.

 gruppo

 

PRESENTAZIONE DELLA PROFESSIONE.

 

METODI

Educromo, per il recupero della capacità di lettura; Writing Codex, per la codifica scrittoria; Eucalculia, per il potenziamento delle abilità logico- matematiche; Edumovment, per lo sviluppo delle potenzialità organizzativo-motorie; InterArt, per lo sviluppo della creatività; Body Work, Trust System, DiscoverProject, TouchBall per favorire la conoscenza e la coscienza topografico-corporea; Musicopedagogia, per il potenziamento delle capacità comunicative e interazionali; Memory Power Improvement (MPI), per lo sviluppo dell’attentività e della mnesi;

Prismograph, per educare al segno grafico;

 

 

Bon Geste, per favorire abilità grafo-gestuali; Training Induttivo (TI), metodo di rilassamento per fronteggiare gli stati di disagio psi-fisico; Metodo Ritmo-Fonico, Coreografia Fonetica, Vibro Vocale, per lo sviluppo delle espressività e della comunicazione orale; Metodo Self, per il risveglio delle abilità nell’autonomia  e coscienza di sé; Metodo Feeding, per migliorare la funzione masticatoria; Reflecting, per favorire lo sviluppo del sé; Semiotica Senso-percettiva, per facilitare l’interazione; PsicoFiabe, per stimolare l’immaginazione; Cyberclinica,  PictureFantasmagory, ClinicalMentalPicture per favorire rinforzi ergici e nuove disponibilità al rapporto. 

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: pedagogista72
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 51
Prov: CZ
 

AREA PERSONALE

 

EFFETTI PERSONALI

 

 

 

Teatrando s'impara

Post n°65 pubblicato il 01 Gennaio 2012 da pedagogista72
 

I laboratori di teatro a scuola, come in altre agenzie educative, sono utili a superare forme di disagio o di sofferenza concorrenti (se non proprio determinanti) all'insuccesso scolastico e personale.
Nell'esperienza lavorativa a me vicina, nel corso delle attività didattiche, emerge in modo ricorrente e per un consistente numero di soggetti la difficoltà di relazionarsi con gli altri ed esprimersi in maniera efficace, con padronanza di sé. Tale difficoltà si traduce anche in un incerto passaggio dal momento egocentrico agli interessi di gruppo e rallenta i processi di interiorizzazione delle regole e l'acquisizione della capacità di lavorare in vista di obiettivi condivisi.
E' comune la convinzione che per le persone in difficoltà occorra fare ricorso ad attività alternative alle tradizionali di formazione, avvalendosi di una molteplicità di linguaggi comunicativi ed espressivi, che attivino la crescita umana, mediante la conoscenza di sé e degli altri, rendendo inoltre agevoli i processi cognitivi.
In quest'ottica, la psicomotricità del teatro, l'integrazione dei linguaggi, la lettura espressiva e la musica assicurano un'ampia gamma di opportunità educative, in cui ognuno trova un'alternativa formativa diversificata e gratificante.
Se volessimo enucleare alcune finalità dei laboratori di teatro, potremmo indicarne le seguenti:

  • Favorire lo sviluppo del potenziale di motivazione, affettività, pensiero, linguaggio e socialità
  • Sostenere i soggetti svantaggiati, in difficoltà di apprendimento o in situazione di disagio relazionale verso l'autostima e la padronanza di sé
  • Stimolare il processo di simbolizzazione
  • Rinforzare la capacità di riflettere su comportamenti, situazioni, avvenimenti 
  • Avvantaggiare la capacità di lavorare in gruppo
  • Sollecitare interessi culturali stimolanti
  • Sviluppare la creatività.

 
 
 

Cos'è la bellezza?

Post n°64 pubblicato il 01 Gennaio 2012 da pedagogista72
 
Tag: AGORÀ
Foto di pedagogista72

 Come spunto di riflessione:

 
 
 

La diagnosi pedagogico clinica

Post n°63 pubblicato il 31 Dicembre 2011 da pedagogista72
 

Il Pedagogista Clinico è un professionista impegnato in ambito sociale e non sanitario. Negli anni si è inserito, facendo conoscere la validità dei suoi peculiari approcci alle problematiche segnalate, in diversi settori d'intervento: formativo, educativo, sociale, giuridico, libera professione e socio-sanitario (per prestazioni sociali). Egli cerca collaborazione con gli altri specialisti impegnati a diverso titolo nel dare risposte alle difficoltà dei soggetti, consapevole dell'importanza dell'interdisciplinarità e della integrazione degli aiuti, al fine di offrire una risposta qualificata ed efficace.

Il momento diagnostico è il primo atto di un qualsiasi intervento in favore della persona in difficoltà e riveste particolare rilevanza al fine di un corretto approccio verso il superamento del disagio. Esso deve avere una dimensione olistica, registrando luci ed ombre di chi si affida fiducioso allo specialista. Così si esprime il prof. Guido Pesci, padre della pedagogia clinica: "E' debito per questa disciplina soffermarsi sugli aspetti caratterizzanti gli incessanti cambiamenti psicofisici, affettivi, emozionali e relazionali che tratteggiano l'evolversi dell'individuo e che hanno tanta responsabilità sui costrutti dell'autonomia e coscienza di sé" .
La diagnosi ha come inizio la conoscenza e l'anamnesi, ovvero la raccolta di notizie indispensabili alla comprensione della persona, cui contemporaneamente viene associata un'indagine scopica attenta e accurata, nella ricerca di un'obbiettività sul vissuto narrato.
Fa seguito l'utilizzo di uno strumentario vario e consono alle diverse esigenze, concesso in uso a questa professione.
L'intervento diagnostico di un pedagogista clinico non comporta di necessità l'attivazione del percorso pedagogico clinico con esso proposto, come diretta conseguenza, pertanto può essere richiesto da scuole o privati ove nasca l'emergenza di fronteggiare problematiche, in riferimento alle quali si ha difficoltà a definire significati e offrire risposte adeguate.

 
 
 

Sotto l'albero

Post n°62 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da pedagogista72
 
Foto di pedagogista72

Il nuovo TAG "Il mio ZIBALDONE" è dedicato:

a Giacomo Leopardi, che ho avvertito affine per alcuni anni della mia adolescenza (sarà stato perchè dormivo in uno studio/libreria traboccante di libri?   Chissà!);

a mio nonno Cosimo, a cui sono grata di avermi fatto sentire una bambina compresa e amata. Conserverò sempre il suo ricordo nel cuore e gli insegnamenti non detti, essendo stato egli la personificazione di un invito a sollevare lo sguardo, non tanto perchè uomo molto alto di statura, quanto piuttosto per la misura alta del suo essere uomo.

"Meneceo,
mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità...."
. Inizia così la "Lettera sulla felicità" di Epicuro, a quanto sembra un passaggio obbligato, quanto irresistibile, per chi si accinge agli studi umanistici, infatti, è stata quella matricolazza di mia nipote    a regalarmi questo breve scritto, sicuramente ascrivibile tra le perle tramandate dalla saggezza filosofica antica.
L'ho riletto tutto d'un fiato, come si berrebbe un bicchiere d'acqua fresca in una torrida giornata d'agosto.
In questo tempo di bilanci e propositi, scelgo allora di conservarne alcuni stralci:

  • "Una ferma conoscenza dei desideri fa ridurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell'animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall'ansia.";
  • "...per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo...";
  • "...non si dà vita felice senza che sia intelligente, bella e giusta, nè vita intelligente, bella e giusta priva di felicità, perchè le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili.";
  • "Non sembra più nemmeno mortale l'uomo che vive fra beni immortali".

In un silenzio di tuono, siamo rimasti al fine così, nel vuoto della stanza: io, la sofferenza di questo momento ingrato e "quello spirto guerrier ch'entro mi rugge".

 
 
 

Innovazione: superare gli ostacoli

Post n°61 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da pedagogista72
 

"la scuola non sempre dispone di strumenti per riflettersi e riflettere su se stessa: i ballerini, che praticano la loro arte alla perfezione, dispongono di specchi per osservare i loro movimenti. Dove sono i nostri specchi?" (Eisner, 1988)

 

Si assiste frequentemente nelle scuole all'attivazione di atteggiamenti e connessi comportamenti, che denotano un malcostume esistente nell'istituzione scolastica, le cui cause sono rintracciabili nello scarso senso etico di alcuni professionisti dell'educazione, nonché dall'assente considerazione di adempiere ad un servizio pubblico. Sovente, ahimè, si sperimentano nella prassi quotidiana, atteggiamenti di rifiuto verso l'innovazione e la sperimentazione di nuovi modelli pedagogici e didattici. I docenti si trincerano dietro pratiche tradizionali, per la necessità di avere sicurezze del proprio operato, ritenendo rischioso avventurarsi in percorsi nuovi il cui esito è incerto. Viene sottovalutata, così, la necessità di adeguamento, da parte della scuola, alla società in continua e veloce trasformazione, che impone il cambiamento. L'individualismo imperante e la scarsa fiducia nella comunità scolastica, poi, vanno a ledere i principi di collegialità e corresponsabilità, che sono tra gli indicatori cardine di un operato scolastico valido ed efficace. L'atmosfera nella scuola, quando non è disciplinata e condivisa, crea un clima di competizione poco produttivo, generando relazioni interne conflittuali e scarsamente coinvolgenti, dove non addirittura deprivanti. Si riducono le opportunità di soddisfazione e gratificazione nei confronti dell'attività svolta, con un conseguente abbassamento della qualità dell'istituzione. Un problema importante da affrontare, a mio avviso, risiede nel fatto che la scuola non produce volontariamente informazione in grado di compromettere l'interpretazione delle dinamiche interne ed esterne esistenti nel contesto di appartenenza. Essenziale, anzitutto, è assumere consapevolezza dell'esistenza dei "problemi" interni e quindi avviare un'accurata analisi sincronica e diacronica. Il passo successivo sarà quello di far ricorso all'esperienza, alla letteratura esistente, alle informazioni che si assumono. E' a questo punto che si potrà cominciare a formulare qualche ipotesi risolutiva, prospettando e anticipando possibili soluzioni, tra le diverse alternative prese in considerazione.
Considerato che la finalità precipua del servizio scolastico è il successo formativo degli alunni, va da sé che non è concepibile un atteggiamento di scarsa considerazione delle loro problematiche, pensando che si ottengono risultati solo con la severità e l'autoritarismo. Un atteggiamento ispirato all'empatia, alla comprensione, al coinvolgimento, certamente susciterebbe una motivazione interna ad apprendere e a relazionarsi con i docenti oltre che con i contenuti proposti.
Aspetto qualificante del sistema scolastico dovrà essere, in ogni ambito, la CONDIVISIONE delle decisioni, fattore primario dell'innalzamento del sistema educativo. L'efficacia e la persistenza del modo di usare l'autorità, evidenziano come una conduzione autoritaristica dei gruppi nel sistema scolastico porta ad un rendimento elevato, mediamente molto più alto delle altre modalità, ma anche che tale dinamismo subisce un crollo verticale del rendimento nel momento dell'auto-organizzazione dei gruppi stessi e che solo una conduzione democratica, seppur nel rispetto delle funzioni, produce risultati stabili e duraturi anche in situazioni di autogestione delle professionalità. Esiste, dunque, una stretta connessione tra la qualità dei processi attuativi e la concreta modalità operativa. Evidentemente non si tratta di una commistione demagogica dei diversi ruoli - dirigente, docente, genitore...- ma di una necessaria distinzione degli stessi nella condivisione delle scelte di modalità operative plausibili.
Data la complessità del momento, occorrono varietà e tempestività decisionale, conseguenti ad una puntuale analisi delle modalità per cui si effettuano decisioni.
Se volessimo individuare delle MODALITA' EFFICACI e tali da comportare il superamento in chiave pedagogica dei fattori di criticità delle diverse realtà, potrebbero essere rintracciate in dei comportamenti, che possano essere un punto di riferimento nell'agire scolastico:

a) Creare condivisione per contribuire alla strutturazione di valide modalità di attuazione dell'offerta formativa.
b) Avere in gran conto punti di vista diversi, senza enfatizzarli eccessivamente, dove contrastino con le specifiche competenze e professionalità del singolo docente.
c) Governare razionalmente e saggiamente i conflitti, evitando di radicalizzare la diversità dei punti di vista.
d) Utilizzare tecniche affidabili anche già sperimentate, unitamente a buon senso, nel rispetto di specifiche funzioni di ogni operatore scolastico.
e) Formulare questioni in modo semplice, facilmente comprensibile e valutabile.
f) Vagliare innovazioni realmente significative, evitando atteggiamenti di chiusura.
g) Tener conto dei vincoli e delle procedura di verifica, senza lasciarsene soffocare.
h) Assumere atteggiamenti di fiduciosa collaborazione, piuttosto che difendersi con un isolamento sospettoso.

In ultima analisi, la qualità del servizio scolastico non può prescindere dalla riflessione e autovalutazione d'istituto, operata da ogni componente. Questo significa avere sotto controllo l'incidenza dei fattori più significativi del processo formativo e la possibilità di canalizzarli in una direzione condivisa, che permetta il nostro intervento di formatori consapevoli.

 
 
 

Alienazione genitoriale

Post n°59 pubblicato il 23 Dicembre 2011 da pedagogista72
 
Foto di pedagogista72

 "L'alienazione genitoriale è un abuso subito da quei bambini coinvolti in separazioni conflittuali che vengono plagiati dalla campagna denigratoria di uno dei genitore contro l'altro. Campagna denigratoria che porta i bambini coinvolti a perdere il contatto con la realtà degli affetti e ad esibire astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso il genitore bersaglio (alienato)"

 
 
 

A me stessa

Post n°58 pubblicato il 18 Dicembre 2011 da pedagogista72
 
Tag: DEDICA

La casa nel cuore

"COSTRUISCO UNA CASA NEL CUORE.
CI METTO UN CUSCINO
PER NON FARE RUMORE.
E POI TANTI CASSETTINI
PER CONSERVARE I DESIDERI,
TUTTE LE IDEE E TANTI PENSIERI.
QUESTA CASA E' APERTA
A TUTTI,
CON IL CUSCINO
E I CASSETTI.
CI SI STA COMODI
A PROGETTARE
OPPURE SI ASPETTA
O SI STA A GUARDARE.
E' UN CUORE PIENO
CHE HA VOGLIA DI FARE.
E' UNA TANA SICURA PER RIPOSARE.
NON E' UN CUORE D'ORO
E' UN CUORE E BASTA,
VIENI SE VUOI E FAI UNA SOSTA"

(Ludovica Cima)

 
 
 

Stranieri sì, ma non estranei

Post n°57 pubblicato il 18 Dicembre 2011 da pedagogista72
 

Se ci soffermiamo ad analizzare alcuni aspetti della società attuale, non possiamo fare a meno di rilevare due tendenze che sembrano contraddittorie: da una parte l'economia, la tecnologia, l'universo della comunicazione, la cultura di massa vanno verso dimensioni planetarie; dall'altra il ritorno al regionalismo, alla piccola patria locale sembra rispondere ad un'esigenza di riscoprire le proprie radici e di definire i contorni di un'identità collettiva. Un'esigenza, quest'ultima, che, se estremizzata, rinchiude l'individuo nell'ambito ristretto delle proprie abitudini, in cui ritiene di avere certezze, deprivandolo di un'apertura umana di più ampio respiro.
Appare dunque evidente che è necessario procedere ad un'attenta analisi del fenomeno in questione e cercare nello specifico dell'educazione la possibilità di una formazione umana più profonda e flessibile, che renda l'individuo capace di uno slancio sociale e culturale verso mondi lontani e sconosciuti, che i mass-media e le vicende quotidiane rendono vicini e tangibili.
L'emergenza delle immigrazioni, innanzitutto, pone l'istituzione scolastica di fronte al compito di rispondere alle richieste di accoglienza da parte di immigrati per la sistemazione dei loro figli nelle classi e per la loro istruzione. Si tratta di alunni provenienti da situazioni socio-economiche spesso precarie che, oltre alle deprivazioni legate alla situazione di bisogno, presentano la difficoltà della lingua, per cui stentano ad inserirsi nel nuovo contesto di vita.

RAPPORTO SUGLI ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA NEL SISTEMA SCOLASTICO NAZIONALE - A.S. 2010/2011 (Fonte: sito M.I.U.R.)

Quadro di sintesi. A.s. 2010/11
Caratteristiche generali
Gli alunni con cittadinanza non italiana 711.064
L'incremento rispetto all'anno scolastico precedente + 37.454
L'incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale degli alunni 7,9%
Il livello scolastico con l'incidenza più elevata Primarie: 9,0%
Le scuole in cui è stato maggiore l'aumento delle presenze rispetto all'anno scolastico precedente
Secondarie di II grado: +10.289
L'incidenza dei nati in Italia tra gli alunni con cittadinanza non italiana 42,1%
L'incidenza degli allievi entrati per la prima volta nel sistema scolastico
nell'ultimo anno scolastico 5,0%
La nazione più rappresentata tra le provenienze Romania: 126.452
Il numero di cittadinanze presenti nel sistema scolastico 187
Gli alunni nomadi 12.377
Le scuole con almeno un alunno con cittadinanza non italiana 43.656
Le scuole con almeno il 30% di alunni con cittadinanza non italiana 2.237
Presenze e dinamiche territoriali
La regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana Lombardia: 173.051
La regione con l'incidenza più elevata Emilia Romagna: 14%
La provincia con il maggior numero di alunni stranieri Milano: 64.934
La provincia con l'incidenza più elevata Piacenza: 18,1%
La regione con la maggiore percentuale di allievi nati in Italia Lombardia: 48,1%
Le scuole secondarie di secondo grado
Gli studenti con cittadinanza non italiana nelle secondarie di II grado 153.513
L'incidenza degli studenti stranieri sul totale degli alunni 5,8%
Le scuole superiori con una maggiore presenza di stranieri Istituti professionali 62.080
Le scuole superiori con l'incidenza più elevata Istituti professionali 11,4
Percentuale degli alunni stranieri in ritardo nelle scuole sec. II grado 70,6%
Percentuale di alunni stranieri promossi nelle scuole sec. II grado 70,6%

Urge, dunque, educare alla diversità e questo sollecita gli insegnanti a definire gli obiettivi, i contenuti e le forme di un progetto educativo, che conduca a scoprire la ricchezza e la varietà del patrimonio delle conoscenze e dei modelli di vita ch i popoli hanno saputo creare. Da qui la convinzione che l'interculturalità debba essere una dimensione permanente di ogni educazione in quanto peculiarità di una formazione in vista della società che muta e si evolve in continuazione e, in questo processo, accomuna diversità che non sono solo di colore o di nazionalità. Educazione interculturale, quindi, come affermazione e tensione alla pace, ai diritti umani, allo sviluppo in contrasto con la violenza, la sopraffazione e il razzismo.
Si fa strada un concetto che ridefinisce i termini dell'identificazione culturale e fa confluire l'identità e l'alterità nell'ambito di uno stesso processo educativo, che comprenda i due poli per avviare alla convinzione che ognuno è "diverso" rispetto all'altro. Attraverso l'intenzionalità dei suoi interventi e la scelta consapevole dei contenuti programmatici, la scuola può svolgere un ruolo efficace nel far scoprire e riconoscere la positività di atteggiamenti e comportamenti d'intesa e di apertura al dialogo, che producono effetti di cooperazione utili alla comunità e servono a contrastare i conflitti. Si tratta in primo luogo di utilizzare gli apprendimenti disciplinari per trasmettere conoscenze prive di pregiudizi e stereotipi nei riguardi della storia dei popoli. Gli avvenimenti che hanno portato alla conquista dei diritti umani, l'analisi di alcune problematiche di natura storica, sociale ed ambientale che sono alle radici del sottosviluppo, le relazioni che oggi e nel passato si sono intrecciate tra cultura e civilizzazioni, la storia stessa delle migrazioni: questi ed altri sono i temi su cui far riflettere le giovani generazioni per comprendere come i fenomeni ed i problemi attuali spesso hanno radici lontane, in cui ogni popolo riconosce e rintraccia momenti di scontro, di sottomissione e di rinascita. La conoscenza, così avviata, sarà interattiva, con l'acquisizione di capacità ed attitudini, e promuoverà cioè comportamenti improntati non a passiva accettazione, ma a spirito critico. Sono quelle componenti dello sviluppo individuale che gli studi attuali pongono all'attenzione dei docenti nell'ambito della formazione di una coscienza democratica ed esse si promuovono partendo dal riconoscimento della relazionalità quale componente propria dell'uomo, coltivando il rapporto costruttivo con l'altro in termini di incontro-scambio. In questa direttiva, gli alunni sono indotti a scoprire il valore della comunicazione, anche per mezzo del'apprendimento di una lingua diversa da quella madre, che comporti altri modi di pensare e di dire le cose.
Non va trascurato, poi, l'apporto dell'educazione artistica, musicale e della danza, soprattutto in riferimento alla loro capacità di veicolare tradizioni di molti popoli.
Considerato, ancora, quanto la concretezza del vissuto sia elemento che più incide sulla formazione della coscienza, sarà necessario che le problematiche interculturali siano trattate nell'ambito di effettive occasioni d'incontro, di cooperazione e di dialogo. Queste saranno certamente più frequenti ed efficaci nel caso di presenza in classe di alunni di origine diversa, ma potranno anche essere attivate per mezzo di altri canali, ad esempio con la corrispondenza interscolastica, oppure con la partecipazione ad iniziative promosse da Enti locali, associazioni civili e religiose, centri sociali ecc... operanti sul territorio. Il coinvolgimento delle famiglie e dell'intera comunità educante assicura che l'integrazione superi l'ambito ristretto della scuola e acquisti una dimensione comunitaria.
L'istituzione scolastica si presenta così come un sistema educativo aperto, che accoglie e valorizza le risorse dell'ambiente, si fa carico della domanda d'istruzione ed educazione da qualunque parte provenga e, intrecciando rapporti costruttivi con l'extrascuola, diventa un esempio di relazionalità aperta e di cooperazione nell'intento di dare a tutti pari opportunità educative.

Per l'approfondimento si rimanda al documento: "La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri"
http://www.flcgil.it/sindacato/documenti/miur/la-via-italiana-per-la-scuola-interculturale-e-l-integrazione-degli-alunni-stranieri-osservatorio-nazionale-intercultura-e-integrazione.flc

 
 
 

Maschere e identità

Post n°55 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da pedagogista72
 
Tag: AGORÀ
Foto di pedagogista72

 

"... e come in un teatro
viviamo la nostra vita
indossando maschere,
ogni giorno ed in qualunque occcasione,
recitiamo la nostra parte,
tenendo chiusa in noi stessi quella vera ...

Sì, siamo come in un teatro
dove le maschere sono l'apparenza
ma nel cuore la verità."
(anonimo)

 
 
 

Il "nuovo" dirigente scolastico

Post n°54 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da pedagogista72
 

Le trasformazioni economiche, tecnologiche e sociali delle società democratiche hanno reso i cittadini più consapevoli dei propri diritti e più attenti alla qualità dei servizi pubblici erogati: si avverte l’esigenza di una partecipazione fattiva e concreta alla vita comunitaria, partecipazione che possa tradursi in possibilità di scelte, iniziative, proposte, assunzioni di responsabilità dirette, cui corrisponda da parte dello Stato una risposta efficiente ed un’adeguata sensibilità ai bisogni della gente. In campo più specificamente educativo, affermazioni di carattere pedagogico e didattico o di natura psicologica, come la centralità dello studente, l’idea di comunità educante, la partecipazione democratica e l’apertura al sociale, postulano un approccio qualificato e nel panorama moderno sono ormai leggi dello Stato.

In questo contesto, l’autonomia scolastica s’inserisce come la risultante di un processo graduale di innovazioni nei vari ambiti della Pubblica Amministrazione con un  indirizzo legislativo conforme alle tendenze di aziendalizzazione ed efficienza dell’azione amministrativa, gradualmente affermate dalla L. n. 241/1990, che ha introdotto la riforma del procedimento amministrativo, dalla L n. 142/1990, che riforma l’ordinamento locale e dal Dlgs n. 29/1993, che attua una razionalizzazione amministrativa e  privatizza il rapporto di lavoro pubblico.

L’autonomia scolastica rappresenta, quindi, il traguardo di una riforma globale, in grado di consentire cambiamenti sociali e culturali, nel superamento del carattere di obsolescenza delle conoscenze, in vista di una formazione integrale della persona e per un nuovo welfare più sociale, ovvero meno assistenziale e centralista.

La finalità è di valorizzare le risorse umane, la “qualità” dei servizi scolastici e dell’offerta formativa, i rapporti con l’extrascuola e le esperienze scuola-lavoro, adottando un nuovo modello di scuola, che risponda alle esigenze del contesto in cui opera.

Emerge una relativa funzione dirigenziale con l’assunzione di una logica ispirata ai principi di efficienza ed efficacia, nonché  la tendenza a forme di tipo contrattuale-negoziale.

Nei riguardi del Dirigente scolastico, nello specifico, si è giustamente parlato di funzione “amministrativo-educativa” e di “organo bifronte” per via della precipua finalità educativa e non solo amministrativa della scuola.

Le due grandi opportunità a disposizione per realizzare quanto detto e per dare spessore all’attuale impianto scolastico sono appunto l’autonomia da una parte, che costituisce la premessa obbligata, una risorsa imprescindibile, rispetto al rinnovamento del sistema scolastico e condizione indispensabile per una nuova centralità della scuola, e la qualità dall’altra, che si gioca nell’opportunità di favorire il passaggio da un impianto burocratico e centralista ad una forma di cultura di progetto e di processo, indirizzata al raggiungimento di obiettivi determinati e al conseguimento di adeguati risultati, in linea con i bisogni formativi delle nuove generazioni e con gli scenari futuri.

Il percorso dell’autonomia scolastica non è stato facile:  processi di innovazione in genere, al di là  del maggior o minor  grado di accettazione esplicitamente  manifestata,  non vengono  in realtà facilmente assimilati e spesso tardano a produrre i loro effetti. Questo avviene perché in qualsiasi organizzazione, anche se in modo non visibile, vi è una forte presenza di automatismi, abitudini, routine, aspetti culturali che al di là della volontà, delle consapevoli scelte  verso il cambiamento, producono nella sostanza  un effetto frenante: più che attuazione di decreti e di leggi, infatti, l’autonomia è principalmente una questione di mentalità, di stile di lavoro, di progettualità integrata e creativa. 

A questo importante processo innovativo, quindi, nonostante il grado di accettazione e condivisione manifestato, non sempre  ha fatto seguito un’effettiva  azione di   ricerca, una  reale esplorazione verso il cambiamento ed il miglioramento.

Esiste ancora il rischio, a distanza di anni dalla sua istituzione, di un cambiamento formale e non sostanziale, oppure  si porta avanti  un  mero adempimento, ritagliando ad esempio  dalle indicazioni legislative alcuni elementi  senza però affondare nel cuore del fare scuola  quotidiano, banalizzando in tal modo le riforme in atto: è necessario operare in modo che alla norma, alle disposizioni facciano  seguito la riflessione, la discussione, e poi ancora, impostazioni ed azioni. 

 

Dedicato ai colleghi che nei prossimi giorni affronteranno le prove scritte del concorso per dirigente scolastico.

In bocca al lupo!

 
 
 

L'orientamento

Post n°53 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da pedagogista72
 

I rapidi mutamenti della società attuale, il superamento veloce di idee e contenuti, così come l’esigenza di nuovi modi di pensare, di comportarsi, di rapportarsi con gli altri, di comunicare mettono sempre più in luce l’importanza dell’orientamento. Tra le varie agenzie di socializzazione, in primo luogo, chiaramente è la scuola ad avere le maggiori possibilità d’intervento. L’azione della scuola nell’orientare i ragazzi ad una scelta consapevole, nell’attuale situazione, deve avere sì una valenza informativa, ma soprattutto formativa, secondo lo stesso dettato legislativo (D.M. 487/97).

Nell’ottica di un orientamento a più dimensioni, infatti, sarà adottato un stile orientativo non più solo per scelte relative all’ambito scolastico o lavorativo, ma anche per sollecitare la costruzione di un orientamento alla vita. A tal fine occorre concepire, in un percorso formativo continuo (long life education), un personale progetto che parta dalla capacità di scegliere conoscendo la realtà, ma anche e soprattutto se stessi.

Orientare non significa più, o non significa solamente, trovare la risposta giusta per chi non sa cosa fare, ma diventa un’ulteriore possibilità per mettere il soggetto in formazione in grado di conoscersi, scoprire e potenziare le proprie capacità, affrontare i propri problemi.

Sono importanti, in tal senso, competenze come la capacità di comunicare e comunicarsi, di trovare le informazioni necessarie, di continuare a formarsi, di saper usare le proprie conoscenze. La scuola adotterà un percorso formativo volto a promuovere elasticità nelle scelte, disponibilità al cambiamento, abilità di base e conoscenze molto personalizzate.

Quanto più il soggetto acquisisce consapevolezza di sé, tanto più diventerà attivo, capace di auto-orientarsi e di delineare, in collaborazione con gli insegnanti, un personale progetto sufficientemente definito, che dovrà prevedere momenti di verifica e di correzione.

L’auto-orientamento può essere sviluppato direttamente dall’alunno, ma risulterà certamente più organico se guidato dall’insegnante.

I ragazzi dovranno essere avvicinati ad una conoscenza iniziale del mondo del lavoro, per aiutarli a riflettere su di sé, sulle proprie caratteristiche ed interessi, a scoprire ed esercitare le proprie potenzialità, prima di decidere che cosa fare al termine del ciclo scolastico frequentato, nella consapevolezza che ogni scelta può essere rivista, durante il proprio percorso di studio e di vita.

La metodologia da adottare per facilitare il percorso di auto-orientamento, si fonda sulla convinzione che un modello di orientamento alle scelte si attua non solo leggendo, parlando, ma facendo: trovando le informazioni, realizzando comunicazioni chiare, lavorando con gli altri, predisponendo materiali per gli altri, potenziando caratteristiche ed abilità personali.

Il processo di orientamento diviene così parte di un progetto formativo che prefiguri obiettivi condivisi a cui concorrono tutte le discipline con le proprie proposte di metodo e di contenuto.

Conoscere, Conoscersi, Progettare, Decidere saranno i pilastri di ogni azione educativa e didattica da promuoversi in ambito scolastico.

 
 
 

Per chiarire

Post n°52 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da pedagogista72

Questo blog è una delle attività a cui tengo in particolar modo, perché racchiude molto di me in termini di progetti e amore per l'approfondimento culturale e professionale.
Ho messo particolare cura nel realizzarlo e altrettanta ne ho usata per ogni singolo contributo inserito.
E' mia ferma convinzione che la serietà e la competenza nel tempo saranno ripagate e, dove non avvenisse ciò, rimarrebbero l'autenticità e la passione, che credo debbano animare un professionista.
Nel ringraziare alcuni di voi per ogni riflessione a me concessa, non posso non dichiarare il mio intimo risentimento per quei commenti che, ahimè, ho convalidato, senza accorgermi essere semplicemente un "copia e incolla". Ve ne sono altri (non mi riferisco allo scritto di magistratisinistri, che realmente non mi è pervenuto) nell'area di moderazione. Seppur nell'inganno dei diversi nick, tali contributi nulla aggiungono a questo blog in termini di valorizzazione e di partecipazione, perchè già disponibili altrove.
Il sapere non è un abito sfarzoso da noleggiare per "importanti" occasioni, ma, poco o tanto che sia, è la pelle di chi se lo sente parte integrante di sé.

 
 
 

Comunicazione e pubblica amministrazione

Post n°51 pubblicato il 03 Dicembre 2011 da pedagogista72
 

A partire dalle leggi 142/1990 e 241/1990, concernenti rispettivamente il decentramento e il procedimento amministrativi, i rapporti dell’amministrazione pubblica con i cittadini e le imprese si rinnovano così come l’interazione interna alla stessa gestione pubblica trova nuovi canali di attuazione, nella ricerca di proficue sinergie. La comunicazione progressivamente cessa di essere un fattore marginale, per diventare un obbligo di legge, nel perseguimento di finalità di partecipazione, trasparenza, chiarezza e libero accesso ad ogni azione delle istituzioni pubbliche. Con il modello del front-office, ancor più, si vuole garantire all’utenza un accesso telematico ai servizi e l’interazione operativa tra le diverse amministrazioni. Il canale tecnologico consente di abbreviare i tempi, offrire una disponibilità permanente d’informazioni e procedure, ridurre i costi ed evitare  inutili duplicazioni, in un processo che comporti il passaggio dalla separazione all’integrazione tra i diversi settori pubblici. Questo nuovo modello amministrativo costituisce un passaggio importante da una struttura gerarchica e formale ad un struttura condivisa, in cui il focus dell’azione si sposta dal procedimento alla prestazione e, per far fronte ad essa, ai processi comunicativi, quali compito ineludibile e risorsa insieme.

Oltre agli scambi interni ad ogni Istituzione Pubblica, quanto detto risponde inoltre concretamente al diritto ad una cittadinanza attiva. S’inserisce, di conseguenza, il dovere per la pubblica amministrazione di un’efficiente, efficace e accessibile comunicazione con l’esterno: il rapporto tra amministrazione pubblica e utenti entra, pertanto, nell’ottica dello scambio e conduce le organizzazioni pubbliche all’adozione di un orientamento alla soddisfazione dei cittadini-clienti.

L’amministrazione pubblica manifesta all’esterno una sua identità, un’immagine che è data dalla definizione che di sé offre in termini di messaggio e in particolare di qualità del servizio erogato, ma anche dal modo in cui viene percepita e promossa dall’utenza, cui concorrono immagini sedimentate nel tempo. Il tal senso, a mio avviso, bisognerebbe rivalutare la critica, quando costruttiva, in quanto stimolo alla ricerca di un miglioramento del servizio. L'ente pubblico, invece, ha spesso osteggiato ogni contestazione, costituendo uno spazio rigido, delle procedure complesse, poco flessibili, tali da scoraggiare se non in casi estremamente gravi. Per coinvolgere l’utenza riveste molta importanza per l’organizzazione, inoltre, il mantenimento  di quel clima relazionale che rende solida un’interazione, l’arricchisce e la matura. Un buona intesa tra chi eroga un servizio  e i clienti ha effetti positivi sull'intero clima aziendale, sul modo di affrontare i problemi e di eliminare momenti di tensione, soprattutto in situazioni spiacevoli o difficili.

La sfida che si pone oggi la pubblica amministrazione è di raggiungere la collettività con una comunicazione che, avvalendosi di molti strumenti, sia esauriente e comprensibile dalla totalità dei destinatari, inoltre possa non eludere il rapporto con il singolo utente, per garantire un’informazione “personalizzata” e suscitare una più convinta motivazione all’accettazione.

Nella scelta dei canali da utilizzare, l’ente pubblico avrà cura di tenere in considerazione le peculiarità dei destinatari del messaggio, in modo da individuare le strategie più idonee sia come strumenti da adoperare che  come modalità linguistiche e paralinguistiche: materiale cartaceo, affissioni, mass-media, contatti diretti.  

 

RIGUARDO ALLA P.E.C. (posta elettronica certificata):

  1. "Il Dl 185/08 ha stabilito l'obbligo, per le società costituite prima del 29 novembre 2008, di comunicare al Registro imprese il proprio indirizzo di posta elettronica certificata entro tre anni, ovvero entro il 29 novembre 2011. Le imprese nate dopo il 29 novembre 2008 comunicano la propria Pec al momento dell'iscrizione nel Registro.
  2. Per le società che non si adeguano all'obbligo di comunicare la Pec, è prevista, a carico del legale rappresentante, la sanzione da 103 a 1.032 euro fissata dal Codice civile per omessa esecuzione di denunce, comunicazioni o depositi al Registro imprese (sanzione ridotta a un terzo se la registrazione avviene nei 30 giorni successivi al termine).
  3. Il ministero dello Sviluppo economico, con una circolare emanata ieri, invita le Camere di commercio a non applicare la sanzione per le società che non rispettano il termine del 29 novembre, e a considerare effettuata «nei termini», anche la comunicazione dell'indirizzo Pec che avviene da qui all'inizio del nuovo anno. L'obiettivo è evitare contenziosi" Valentina Melis - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/yhmIf 

 

 
 
 

Educare alla creatività

Post n°50 pubblicato il 30 Novembre 2011 da pedagogista72
 

Le società moderne avanzano verso modelli sempre più complessi e mutevoli e la creatività degli individui costituisce spesso “la via d’uscita” per risolvere i problemi emergenti ed è il mezzo di cui ci si serve per adattarsi a situazioni nuove e per migliorare la qualità della vita, che il progresso ha contemporaneamente agevolato e compromesso. Si pensa che ogni soggetto, con la sua libertà ideativa e propositiva, possa contribuire a cambiare il mondo o almeno possa evitare di essere travolto dalla massificazione culturale, mediante la rielaborazione personale e critica delle informazioni, dei modi di agire diffusi con molteplicità di mezzi, talvolta con contraddittorietà e con insistenza.
Contrariamente a quanto si riteneva nel passato, cioè che la creatività sia privilegio di pochi, i cosiddetti geni, oggi si pensa che essa sia una capacità presente, in diversa misura, in ogni individuo e che possa essere sviluppata in adeguate condizioni di stimolazione. In ambito scolastico si fa sovente riferimento all’educabilità della capacità creativa, indicandola tra i principali compiti dell’azione educativa.
Numerosi studi sono stati indirizzati al tracciare delle connotazioni peculiari del pensiero creativo: si tratta del pensiero denominato “divergente”, che agisce con flessibilità, originalità, fluidità delle idee, distinguendosi, ma integrandosi, con il pensiero convergente, che agisce che nel piano cognitivo della concettualizzazione e dell’organizzazione delle idee. Lo studio della creatività si è avvalso del contributo dei diversi campi disciplinari: psicologia, sociologia, pedagogia, neuroscienze e ciò sta a dimostrare la complessità del tema e come ogni descrizione aggiunga un’angolazione nuova alla definizione delle persone creative; ad esse si riconosce una capacità di progettazione, di combinazione delle potenzialità individuali e degli stimoli ambientali, l’attitudine ad intuire e progettare il futuro.
Il superamento della rigida separazione delle competenze emisferiche cerebrali, mettendo in relazione emozione, sentimenti e processi mentali, prospetta una visione della creatività umana di autorealizzazione e di espansione nella consapevolezza della propria potenzialità, nel rifiuto della costruzione del sé secondo modelli preordinati.
Il soggetto creativo, secondo gli studiosi, ha consapevolezza di sé, si pone con atteggiamento di meraviglia nei riguardi del mondo, è aperto a relazioni sempre nuove e ad esperienze diverse con coraggio e disponibilità al cambiamento.
Considerata così, nel suo profondo senso di tensione all’autorealizzazione, la creatività è una potenzialità che tutti gli esseri umani possiedono fin dalla nascita e, come forza generativa della persona, diventa la risorsa privilegiata, perché il soggetto possa affermarsi e crescere, senza perdere la propria individualità e originalità. La scuola, nell’assumere quanto emerge dagli studi sulla creatività, è sollecitata a riconoscere nello sviluppo di tale potenziale umano un diritto di ogni individuo, che deve essere messo nelle condizioni di esercitare questo diritto, in un ambiente che valorizzi le sue risorse e lo faccia sentire protagonista attivo della propria crescita intellettiva, affettiva e relazionale. Una scuola trasmissiva e autoritaria, che misconosce i bisogni vitali e impone modelli precostituiti, spegne nel soggetto il suo slancio vitale. Viceversa, la valorizzazione della creatività presuppone un impegno costante in tutta l’impostazione metodologica e didattica, mediante l’individuazione e l’attivazione di strategie tese ad una partecipazione consapevole e motivata al percorso, insieme alla proposta di una varietà di stimoli e di approcci (verbali, figurativi, mimico-gestuali, ludici…), che consentano all’alunno di muoversi liberamente sul piano dell’apprendimento e della costruzione del sé, scegliendo la via che gli è più congeniale.
Per favorire lo sviluppo della creatività, l’attività didattica  dovrà puntare sull’apprendimento di tipo ipotetico, in cui l’alunno possa problematizzare l’esperienza, ricercare personali soluzioni, verificare gli esiti e confrontarsi con i possibili e inevitabili errori che, in tale ambito, perdono la loro valenza negativa e vengono recuperati in chiave  formativa.
Si potrebbe essere tentati di praticare un certo spontaneismo, che trascuri l’apprendimento di tecniche, l’uso finalizzato di strumenti, facendo affidamento ad una distorta interpretazione della fantasia infantile. L’intenzionalità dell’apprendimento didattico dovrà evitare tali rischi e agevolare lo sviluppo della capacità creativa, stabilendo un continuo rapporto con la realtà, con i media che consentono di agire in assenza del reale e con gli strumenti e le tecniche da utilizzare per dare forma alle idee e alle rappresentazioni mentali.
Una scuola, che voglia perseguire l’obiettivo del potenziamento della creatività, curerà soprattutto che siano superati i condizionamenti negativi, le reticenze, nell’attivazione dell’iniziativa e della ricerca personali, per un’acquisizione di competenze trasferibili in situazioni nuove.

 
 
 

Interdisciplinarità e apprendimento

Post n°49 pubblicato il 25 Novembre 2011 da pedagogista72
 

E’ auspicabile considerare l’interdisciplinarità in relazione all’unità del sapere sia sotto l'aspetto oggettivo che soggettivo. Sotto l'aspetto oggettivo, essa rimanda a quello che Agazzi definisce “senso comune”, inteso non come doxa, disgiunta dalla ricerca della verità, ma come condizione originaria della visione del mondo. E’ la posizione dell’immediato che si dona, della realtà umana e scientifica quale esperienza unitaria, manifesta ai nostri occhi. Esiste una realtà totale  alla quale si può fare riferimento come oggetto possibile di tutti i vari punti di vista parziali o settoriali.

D’altra parte è da tener presente, ed è qui il secondo fondamento dell’interdisciplinarità, forse ancora più importante, un’unità soggettiva del sapere, essendo tutte le varie scienze niente altro che il prodotto di un’unica attività dell'intelletto umano.

La specializzazione delle scienze corrisponde all’esigenza di una migliore e più completa comprensione della realtà che, col progredire degli studi, si è andata rivelando sempre più complessa ed articolata.
Non sfugge l’importanza di una comprensione scientifica del reale, di un metodo di studio che sia garanzia di oggettività, né si può sottovalutare il carattere di complessità del reale, i diversi ambiti semantici in nome del “senso comune” e dell’universalità.

A tale scopo, però, si sono verificate settorializzazioni e, con l’aumentare dei punti di vista disciplinari, in alcuni casi, separazioni degli ambiti di approfondimento.

Si è cominciata a sentire, per questo motivo, l'esigenza di ricomporre la totalità delle conoscenze analitiche e di riconquistare nell’interdisciplinarità quell'unitarietà del sapere che è l'unica forma capace di soddisfare l'esigenza di comprensione della realtà nella sua totalità.

Nella ricerca scientifica, accanto alla sempre più accentuata diffusione dei settori specialistici, è così emersa contemporaneamente l'esigenza di comunicare e di integrare i diversi campi del sapere, al fine di avere una visione unitaria e comprensiva dei problemi analizzati dai molteplici punti di vista disciplinari, nonché di mantenere ferma la concezione integrale della persona.

Per soddisfare tale ultima prospettiva, è necessaria una paideia unitaria di riferimento, in quanto in essa è possibile configurare la condizione dell’unità dell’esperienza, nonché il senso comune, declinato dall’apprendimento in categorizzazioni, classificazioni, concetti generali, codificazioni linguistiche, concezioni metafisiche, tali da produrre una reale comprensione del mondo. L’immagine scientifica della realtà, in quanto intrinsecamente ad essa collegata, a partire dallo stesso atto costitutivo, si coniuga così con una dimensione filosofica e metafisica.

Il presupposto perché si persegua realmente un apprendimento interdisciplinare consiste nel riconoscimento di una pari dignità alle discipline e alle competenze specialistiche, tutte ugualmente importanti, necessarie per affrontare un problema nelle sue diverse sfaccettature, essenziali per rintracciare possibili interazioni di assunti e di metodologie.

Nella scuola, il discorso affrontato sull'interdisciplinarità e sul suo fondamento, genera l’esigenza di superare la tradizionale autosufficienza dell’insegnamento disciplinare, che, se non procede mediante una comunicazione e un’integrazione tra gli ambiti di riferimento, ostacola la formazione integrale della persona, e determina una frantumazione di quel mondo e di quella realtà, che la mente in sviluppo intende conoscere, comprendere, interpretare nella sua interezza. Sul piano dell'apprendimento, cioè, l'interdisciplinarità si pone come esigenza di ricomporre in senso comprensivo ed intersettoriale i contenuti di apprendimento e di esperienza dell'alunno.

La misura dell’efficacia formativa di una scuola, ravvisa il prof. Bertagna, si traduce non nella quantità dell’offerta, ma nella qualità della stessa, perseguita attraverso l’interconnessione tra le discipline che la compongono e la costituzione di una “rete” di apporti, tale da comportare un superamento di settorialismi.  

L’apprendimento interdisciplinare del sapere, perseguito in forma problematica e laboratoriale, comporta la generazione di un approccio critico e costruttivo nel soggetto, una visione e una comprensione nel contempo multifattoriale e unitaria della realtà e dell’uomo, in cui le varie discipline costituiscono i tasselli di un percorso  integrato.

 
 
 

NOVEMBRE 2011

Post n°48 pubblicato il 19 Novembre 2011 da pedagogista72
 
Tag: POESIE

NATA IN AUTUNNO (M. Comito)

L’autunno ha sorriso al mio primo vagito …

 quando le foglie arrossiscono
al fresco invito del vento
e, girandole nell’aria,
si adagiano, stanche,
soffici tappeti colorati;

quando balze e merletti il mare
 indossa, come una dama a festa,
che incede bella ed altera,
trascinando sguardi su di sé;

quando il mosto diventa vino,
l’attesa è trepidazione e
l’incontro è frizzante allegria;

 quando, tra le spine dei ricci,
sono cuori le castagne, che poi
palpitano scoppiettanti per le vie;

quando, sotto i cespugli, i funghi
giocano a nascondersi
e trovarli è una conquista;

quando i fanciulli tornano a scuola
e il mondo e la vita si svelano
tra le pagine mai lette di un libro;

 quando in nuvolette di respiro,
stringo il mio cappotto di lana
e so di esistere.

 Sono nata in autunno.
Sono nata!

 

 

 
 
 

Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA)

Post n°47 pubblicato il 25 Settembre 2011 da pedagogista72
 

Con “Disturbi specifici dell’apprendimento” ci si riferisce a quei disturbi evolutivi, che sono d’ostacolo alle performance di lettura, scrittura e calcolo, ovvero alla dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, cui si potrebbero aggiungere casi di comorbilità. La specificità di tali problematiche, per cui esistono dei sottotipi, riguarda la discrepanza tra le abilità specifiche compromesse (in base all’età e/o al grado di scolarizzazione) e le capacità cognitive globali, che invece risultano conformi all’età cronologica (Carnoldi, 2007).
Per una diagnosi dei disturbi nelle abilità di letto-scrittura è necessario attendere la seconda classe della scuola primaria, mentre per la discalculia la terza classe, tuttavia è fondamentale il ruolo della scuola nell’individuazione del disagio, al fine dell’intervento tempestivo e la comunicazione alle famiglie per gli interventi del caso.
La ragione principale di questo post è che, a partire del corrente anno scolastico, nei casi di DSA certificati dal Servizio sanitario nazionale o da strutture accreditate, la scuola è tenuta ad adottare misure educative e didattiche di supporto, che riguardano in particolare: una didattica individualizzata e personalizzata, strumenti compensativi o alternativi, l’esonero (nel caso della lingua inglese, ove risulti utile) e modalità di verifica e valutazione adeguate, durante il percorso scolastico, gli esami di Stato, le prove d’ingresso e gli esami universitari. (L. 170/2010)
Tra le misure di supporto, la norma citata garantisce inoltre il diritto ad una flessibilità oraria, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, ai familiari impegnati dell’assistenza agli studenti con DSA.
La legge in questione, come precisato nella Premessa alle Linee guida, ha lo scopo di creare un nuovo canale di tutela del diritto allo studio per gli studenti con DSA, che affianca la legge 104/1992 relativa ai casi di handicap, ma si differenzia notevolmete per gli interventi e i destinatari.

 

 

A parere di chi scrive, tuttavia, e’ importante avere cura di evitare il pullulare di segnalazioni improprie di bambini, facendo leva su una buona formazione degli insegnanti e su un senso di responsabilità, che induce ad una richiesta di certificazione solo a seguito di un’osservazione attenta e di un intervento educativo fallimentare, seppur mirato. Molto spesso gli studenti con difficoltà, cioè che presentano lacune negli ambiti della codifica e decodifica scrittoria o nel calcolo, hanno semplicemente un diverso ritmo di apprendimento, talvolta imputabile allo svantaggio socio-culturale, come confermano le statistiche: su un 20% di alunni con difficoltà, solo il 3% o 4% presentano un DSA. Parte integrante della Legge 170/2010 è occupata da un continuo richiamo alle scelte metodologiche e inclusive, come riconoscimento del diritto allo studio, nodo centrale  di una scuola, che offre proposte diversificate su un piano tecnico-didattico e socio-pedagogico, per porre fine agli ostacoli, suscitare motivazione all’apprendere, riconquistare il bisogno di esprimersi e reagire in modo positivo, così da ricorrere a strumenti compensativi o dispensativi solo se sono necessari.

A chi per ragioni personali o lavorative volesse trovare materiali e approfondimenti sull’argomento, si rimanda al seguente indirizzo web, sul sito del MIUR:  http://www.istruzione.it/web/istruzione/dsa

A tutti gli studenti e gli insegnanti, infine, anche se con un po’ di ritardo, auguro un

BUON ANNO SCOLASTICO!

 

 
 
 

IL PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITÀ

Post n°42 pubblicato il 24 Agosto 2011 da pedagogista72
 

 

Il capitolo riguardante gli interventi scolastici, in risposta all’allarme sociale dovuto ad episodi di trasgressione delle più comuni regole della convivenza, non può non contemplare un richiamo al D.P.R. n. 235/2007, che, dopo  aver declinato le modifiche dei regolamenti interni delle scuole secondarie, circa i procedimenti sanzionatori, le sanzioni stesse e le impugnazioni, offre alle istituzioni scolastiche un nuovo mezzo d’intervento per la costruzione di una cultura del rispetto degli altri e l’adempimento dei propri doveri:  il Patto educativo di corresponsabilità. Ideato come integrazione allo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola superiore (art 5 bis dello Statuto),  è uno strumento pattizio condiviso dalle parti e vincolante, con la sua sottoscrizione, da parte di genitori e studenti. I destinatari del documento sono in realtà i genitori, detentori in primis dell’educazione della prole, così come riconosciuto dall’art. 30 della Costituzione, mentre l’obiettivo è quello di rafforzare l’alleanza tra scuola-famiglie, mediante un impegno reale da parte di queste ultime nella condivisione dei principali nuclei d’azione educativa, verso una crescita umana e civile degli studenti.

L’affidamento e la conseguente custodia di un minore a terzi, infatti, se solleva un genitore (o chi ne fa le veci per legge) dalla “culpa in vigilando”, non lo deresponsabilizza circa la “culpa in educando”, per cui, di fronte a reati compiuti da un minore, dovrà dimostrare a sua discolpa di aver impartito un’educazione idonea a prevenire comportamenti illeciti. Il Patto educativo di corresponsabilità, pertanto, potrà contenere i riferimenti legislativi relativi ai diritti e doveri in esso richiamati e costituire, in tal caso, un valido momento, coordinato dalla scuola, di consapevolezza su ruoli e responsabilità di ciascuna figura educativa. Il momento di presentazione e condivisione del Patto, ad inizio delle attività, ben si pone come pretesto per la conoscenza anche degli altri documenti di carattere normativo e amministrativo di cui la scuola si avvale, con opportuni chiarimenti su contenuti e finalità.
La norma si limita ad indicare i caratteri generali di tale strumento, lasciando alla scuola nella sua autonomia, l’articolazione dello stesso, secondo un criterio di contestualizzazione e aderenza alle esigenze del  territorio. La disciplina della procedura di elaborazione, pertanto, viene rimandata al Regolamento d’Istituto, ma il Consiglio d’Istituto, in quanto organo d’indirizzo, composto dalle diverse rappresentanze della comunità scolastica, ben si identifica come luogo migliore per la delineazione degli elementi del Patto.  

La scuola, in conclusione, si attrezza sì di strumenti sanzionatori, ma anche educativi, nel rispetto del ruolo prioritario delle famiglie, con cui ricerca una partecipazione collaborativa e una continuità d’azione, finalizzate alla costruzione di una società migliore ed una convivenza civile per le future generazioni. 

 
 
 

Liberi da... Liberi di...

Post n°41 pubblicato il 06 Agosto 2011 da pedagogista72
 
Tag: AGORÀ
Foto di pedagogista72

"Libertà non soltanto di pensare nel segreto della propria mente, che nessuno può togliere anche a volerlo, ma soprattutto di dire, fare, agire, perchè nella persona non esistono compartimenti stagni tra la sfera della coscienza e quella dell'agire pubblico concreto, ma un intreccio tale che non esiste la prima senza la seconda, e viceversa".
(Giuseppe Bertagna)

 
 
 

HAIKU

Post n°40 pubblicato il 01 Agosto 2011 da pedagogista72
 
Tag: POESIE

 

Accende braci,
sull'uscio di casa,
una vecchietta.

 

 

 

 

Arcobaleni
di farfalle e fiori
su verdi prati.

 

 

 

 

Notte zingara:
intorno ad un falò
canti e balli.

 

 

 

 

 

 

Sale da terra
aria fresca ed acre,
cade la pioggia.

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: pedagogista72
Data di creazione: 07/09/2010
 

BENVENUTO/A NEL MIO BLOG!!!


Ciao a tutti, sono l'autrice di questo blog. Dal giugno 2010, oltre ad essere una maestra di Scuola Primaria, sono diventata un Pedagogista Clinico. Mi sono specializzata con un corso post-laurea promosso dall’ I. S. F. A. R. di Firenze e ho pensato di utilizzare un canale web per far conoscere e valorizzare le mie iniziative nell’ambito dell’aiuto alla persona, cui l’intervento pedagogico clinico è rivolto.
Il mio primo lavoro è quello dell’insegnamento, quindi proporrò soprattutto dei progetti indirizzati a soggetti in età scolare, ma ciò non toglie che è mio intento rendere nota questa professione e la validità dei suoi metodi anche in altri ambiti d’intervento e per tutte le età.
Ho usato l’espressione “pedagogia clinica & dintorni” in quanto questo contenitore multimediale accoglierà contributi di altra natura, che appartengono alle attività e interessi di chi scrive e che comunque sarà facile distinguere da quanto è strettamente attinente alla professione del pedagogista clinico.

 

Agli amici, conoscenti e visitatori che a vario titolo contribuiscono ad arricchire questo blog con la loro presenza:

 

FORMAZIONE PERSONALE

  • Laurea in Pedagogia (Università di Messina)
  • Specializzazione in Pedagogia Clinica (ISFAR di Firenze)
  • Master di II livello in Dirigenza Scolastica (UNICAL)
  • Master di II livello in "Dislessia e DSA in ambito scolastico" (UNICAL)
  • Insegnante a T.I. nella Scuola dell'Infanzia dal 2002 al 2004
  • Insegnante a T.I. nella Scuola Primaria dal 2004 in poi
  • Competenze informatiche:ECDL e LIM
  • Corsi di aggiornamento, laboratori, attività e progetti vari nelle scuole pubbliche.
 

Aiuto alle persone

LA PEDAGOGIA CLINICA

La pedagogia clinica ha come compiti lo studio, l’approfondimento e l’innovazione nel campo pedagogico, in riferimento a modalità diagnostiche e metodi educativi, volti ad aiutare non solo il singolo individuo, ma anche il gruppo con percorsi di superamento di ogni forma di disagio psicofisico e socio-relazionale. Superando ogni visione miope dell’essere, tale scienza ha fatto della Persona il suo presupposto: l’uomo è considerato nella sua interezza, nella sua complessità, in una visione che è olistica. L’ottica di un’educazione permanente, inoltre, fa considerare ogni individuo in continua evoluzione, dalla nascita alla morte, quindi passibile di rinnovamento e creativi sviluppi di sé e dei propri vissuti. Le persone coinvolte nell’aiuto pedagogico clinico, sia esso rivolto al singolo o al gruppo, sono accompagnate nel raggiungimento di nuovi equilibri e di una rinnovata disponibilità allo scambio con gli altri e con l’ambiente.

 

PROPOSTA

Seleziona il TAG “AGORÀ”:
troverai spazi sempre aperti
di confronto “circolare”.

 

ULTIMI COMMENTI

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963