Creato da mjago il 09/12/2007

Cioccolata con panna

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Arrivederci mia Concubina

Post n°47 pubblicato il 27 Aprile 2008 da mjago


"Buona notte, buona notte! Lasciarti è dolore così dolce che direi buona notte fino a giorno."
(William Shakespeare-Romeo e Giulietta-Atto II, scena II)


Fine Estate 2007

- Carta o bancomat? (Cameriera)
- Carta! (Mjago)
- Carina è tutta trasparente (Cameriera)
- Si, come il mio conto in banca! (Mjago)

Mentre mi porgeva lo scontrino da firmare,la cameriera ribatté con una certa audacia

- Qualche spicciolo c’era ancora, questa cena almeno l’ha pagata!(Cameriera)
- Già, l’ultima cena!

L’American Express Blu piaceva molto a cameriere e commesse. Non l’accettano in tutti gli esercizi commerciali, così l’anno scorso, finita la promozione annuale gratuita, l’ho restituita con tanti saluti.
Mentre tornavo al tavolo pensavo che quella sarebbe stata veramente la Nostra ultima cena. Era l’ultimo giorno di vacanza, e l’indomani sarei tornato a casa. Vacanze terribili! Avete presente la scena del bambino che corre con il triciclo nel corridoio dell’albergo in Shining? Siamo su quel livello!

“Si è vero ci siamo lasciati, ma comunque possiamo rimanere amici e passare le vacanze insieme”

Era stata lei a lasciarmi.
Non era stata una cosa inaspettata. Le avvisaglie c’erano state tutte. Come certi temporali dalle nostre parti: senti alzarsi il vento, vedi diventare le nuvole sempre più nere, gli uccelli che volano bassi, senti i tuoni in lontananza e poi la prima goccia.
Mi ha lasciato e non aveva tutti i torti, le cose non funzionavano ormai da molto tempo. Perché non l’avevo fatto io? Forse perché l’avevo già fatto qualche tempo prima e non era servito a nulla. Forse perché questa volta non avevo avuto abbastanza coraggio. Forse perché pensavo che avesse tanto bisogno di me e non sarebbe stato bene lasciarla in un così importante momento della sua vita. Forse perché, io inconsciamente, pensavo ancora di salvare quel rapporto “malato”. Ed è forse per questo che, alla fine, avevo accettato il suo invito:

“Si è vero ci siamo lasciati, ma comunque possiamo rimanere amici e passare le vacanze insieme”

Non fu buona idea. Per fortuna era arrivato l’ultimo giorno.

“Ho fatto Gaia, usciamo così ti puoi fumare questa benedetta sigaretta!”

Si avete capito bene : Gaia! La solita Gaia, quella che ringhia ed abbaia, che si fuma venti Marlboro Ligh al giorno, che anche a Ferragosto dorme con il plaid, quella che aveva “fatto fuori Francesca” e poi si “sbarazzò” anche di Giulia, quella che non dorme con la porta della camera chiusa perché ha paura che le manchi l’aria. Che volete che vi dica? A volte ritornano… e “qualcuno” se le riprende!

Quella sera era veramente deliziosa: abbronzatissima, truccata con un' inaspettata ricercatezza, il vestito di quella “coppia di stilisti famosi”, la borsetta altrettanto “famosa” in tinta con le scarpe dal tacco vertiginoso.
Non so se avesse intuito qualcosa, non so se avesse capito che quella era, per Noi, l’ultima cena.

- Mi fanno male i piedi (Gaia)
- A si? Strano quelle scarpe hanno un’aria così comoda…(Mjago)
- Non mia abituerò mai al tuo sarcasmo (Gaia)
- Dai infondo devi resistere ancora ventiquattro ore (Mjago)
- Mi devo comprare qualcosa per il matrimonio di Claudio (Gaia)
- Con chi ci vai? (Mjago)
- Come con chi ci vado… con te ci vado! E’ amico tuo! (Gaia)
- Mai non so se ci vado (Mjago)
- Perchè? (Gaia)
- Lo sai che non amo i matrimoni (Mjago)
- Per questo non mi hai mai chiesto di sposarmi? (Gaia)
- Non amo il Matrimonio inteso come “festa” non come “istituzione” (Mjago)
- Tu trovi sempre il modo di salvarti in calcio d’angolo (Gaia)
- Per questo a calcio giocavo in porta! (Mjago)

Forse le avrei dovuto dire qualcosa e invece scelsi la via del silenzio. In fondo era stata lei a lasciarmi, sarà contenta nel non vedermi più.( Codardo!)
Ritornammo a casa e facemmo le stesse cose di sempre. Come tante altre volte. Ci spogliammo, mettemmo il pigiama, andammo in bagno. Quella immagine vista mille volte allo specchio, lei che si struccava con il latte detergente io che mi lavavo i denti, come sempre, senza dire una parola.
“Cleopatra”,la gatta di casa, venne a reclamare la cena. Il suo solito balletto, il miagolio come una preghiera, la coda dritta, le gatte sanno come fare le “ruffiane”. La presi in braccio, e andai in cucina a recuperare la sua pappa dal frigorifero e la portai in terrazza.
Poi andai in camera, Gaia era già a letto. Entrai e socchiusi la porta. Tutto come sempre. Anzi no, non come sempre, perché era l’ultima volta, e io lo sapevo…

 
 
 
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