Creato da anchise.enzo il 30/01/2012

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LA PISCINA DELLA COSTRUENDA SCUOLA

Post n°57 pubblicato il 15 Marzo 2012 da anchise.enzo

 

 

Nei primi anni Sessanta, la scuola ricavata nel vecchio municipio dovette essere necessariamente chiusa. C’erano vistose crepe dappertutto. Fu per tale motivo che un anno scolastico, noi scolari lo trascorremmo, almeno fino a novembre, per le campagne di Toro. Ogni scolaresca si prendeva un proprio spazio: la signora Doretta prediligeva l’area sotto la vecchia quercia di Caranello, il maestro Paoletti immancabilmente vicino alla quercia di costei. Le querce non si cercavano ma i loro abitatori sì, sempre. Solo la maestra Giovanna amava appartarsi lontano, fino al casino dei Magno. Studiare all’aperto era molto bello ma ci si distraeva facilmente. Passavano i contadini presso le scolaresche all’aperto che pretendevano salutare i propri figli o nipoti, donando a volte anche della frutta da mangiare.

Fu questa singolare situazione ad accelerare la costruzione della nuova scuola, fuori dal paese, lassù, vicino al convento. Scavate le ampie fondazioni, la costruzione della scuola fu in seguito inspiegabilmente bloccata. Passarono mesi e quelle fondazioni si riempirono d’acqua. Non ci sembrava vero, a noi ragazzi, che potessimo avere delle piscine vicino casa e quelle pozzanghere divennero la nostra attrazione maggiore. Non era acqua corrente e pulita, perché stagnante, quindi anche maleodorante: ma a noi piccoli la cosa non interessava, a noi faceva comodo sguazzare nell’acqua per nuotare in qualche modo.

Avvenne un giorno che al figlio del fornaio furono sottratti tutti i suoi poveri abiti, mutande comprese, mentre felice era intento a nuotare. Appresa la notizia del grave furto, rimase nell’acqua fino a sera e non voleva uscirne perché si vergognava delle sue nudità. Intanto accorsero anche tante bimbe che lo prendevano in giro. Cominciava a far freddo ma lui non voleva saperne di tornare a casa ignudo.

Saputa dell’ imbarazzante situazione del nipote, la zia del nuotatore, impaurita che costui potesse ammalarsi in quelle condizioni, si precipitò presso la scuola in costruzione. Fu salutata dalle urla divertite dei ragazzi, che sempre più numerosi assistevano e alla scena inusuale. La zia ingiunse al ragazzo di uscire dall’acqua, ma il ragazzo non ne voleva sapere affatto di uscire nudo da quel pantano. Spazientita, la zia lo afferrò per i capelli e, presa una carriola dal vicino cantiere, lo caricò sopra e trionfalmente si avviò verso il paese. Lei alla guida della carriola, il nipote nudo sopra, e uno stuolo di ragazzi divertiti che seguivano in processione il curioso corteo. Inutile dire che quella oscena processione al ragazzo non faceva piacere perché non gli piaceva mostrarsi, ora da dietro, ora davanti, ignudo, sulla fredda carriola. Solo del fango lo rivestiva a tratti, ma non bastava a nascondere le nudità. La zia, esausta dopo il lungo e trionfale percorso, scaricò il ragazzo sul ballatoio di casa e con una potente pompa provvide ad irrorare e pulire dal fango il nuotatore, tra le risate della piccola folla.

Da quel giorno, il figlio del fornaio non avvertì più alcun pudore per le sue vergogne, ormai queste erano note a tutti in paese.


 
 
 
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