Creato da anchise.enzo il 30/01/2012

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VIOLATE NEL CORPO E NELL’ANIMA

Post n°81 pubblicato il 20 Marzo 2012 da anchise.enzo

 

          L’ultima  guerra ha compiuto in Molise grossi ed irreversibili danni, sia per mano dei tedeschi occupanti sia degli Alleati liberatori, ma come tutte le pagine drammatiche della guerra, una è veramente difficile da archiviare, che va sotto il titolo di «danni collaterali».


 Isabella era una bella ragazza, aveva 18 anni, nel 1944.
Con il padre viveva i giorni della guerra  nella loro masseria in campagna dove avevano un orto rigogliosissimo, che donava ogni sorta di ortaggio, poche centinaia di metri dal mulino ad acqua, tra carpini ed ulivi.
Quella notte una quindicina di soldati negri del Corpo degli Alleati  passarono nei pressi del mulino.
Era una notte di luna… Bussarono alla porta.
Il padre di Isabella, controvoglia , andò ad aprire. Neanche il tempo di dire :- Che volete? .  Lo presero e lo legarono al tronco d'un olivo, tre o quattro metri dalla cisterna…
Ridevano. Urlavano. Gli tolsero i pantaloni. Isabella  uscì disperata:  Si mise a gridare con tutto il fiato: “Lasciatelo! Lasciatelo…aiuto !”

 

 Quando, dopo il misfatto, sopraggiunse Salvatore, suo fratello, che era andato a vendere gli ortaggi in paese, gli si presentò uno spettacolo aberrante.  Il vecchio padre riverso per terra, svenuto, seminudo e pieno di sangue, la sorella piangente, distrutta dal dolore e col vestito a brandelli sporco di fango e sangue. Faceva fatica a parlare e a ricordare. Ogni tanto nei suoi occhi brillavano le lacrime. Completamente scossa e tremante gli raccontò piangente al fratello: - Mi si sono buttati addosso, che non potevo muovermi. Belve erano. Si sono divertiti a rincorrermi, a strapparmi la veste di dosso… Due mi tenevano stesa sul pavimento… gli altri si davano il cambio……nel modo più brutale mi abusavano…che porci ! Gridavano. Minacciavano!
Mi ustionavano l'interno delle gambe con un ferro rovente.
Vicino alla cisterna papà era svenuto.
Hanno smesso quando ho cominciato a vomitare…che porci, che porci!

 Isabella per la grande vergogna , per potersi assicurare un avvenire dovette fare quel che facevano tutte le donne abusate durante la guerra: emigrare lontano. Quasi tutte le donne violentate durante la guerra, sia che fossero state “marocchinate” ad opera dei selvaggi marocchini, vero dramma delle giovani donne italiane in balìa delle truppe coloniali marocchine agli ordini del generale francese Juin, che nel corso della battaglia e dello sfondamento del fronte ebbero carta bianca. Ovvero diritto di saccheggio, di stupro e di uccisione della popolazione civile. Ma lo stesso si ebbe ad opera dei negri, giunti tanto attesi fra le fila delle truppe alleate americane, per essere liberati  finalmente dagli occupanti tedeschi.

Queste povere donne umiliate ed offese nel loro intimo  dovettero emigrare per poter recuperare  un brandello di speranza,  poiché i soldati stranieri avevano distrutto tutti i loro sogni e i compaesani le avevano, con le  loro chiacchiere morbose svuotate di ogni minima residua dignità di donne.     Eppure, gli occupanti tedeschi, pur feroci e spietati, non effettuarono mai violenza alcuna sulle donne.

Ma Isabella,  in America, pur incontrando un buon emigrato napoletano, non riuscì mai a donargli un figlio, come lei tante donne violate non riuscirono neanche a donare ai propri mariti i piaceri dell’alcova perché troppo devastante era il ricordo della violenza subita.

 

 

 

 
 
 
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