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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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CONCORSI E SPERANZE: ANDIAMO MALE!
Quanto apprendo mi lascia piuttosto perplesso e se venissero confermate le percentuali rilevate, sarei molto preoccupato: mi riferisco al "concorsone" sostenuto dagli insegnanti per accedere all'assegnazione delle cattedre disponibili nella scuola. Ne abbiamo sentite, come sempre del resto, di chiacchiere, polemiche e veleni su questa grande impresa; sappiamo tutti come nella scuola ci siano tanti atavici problemi da risolvere, eppure nel caso del concorso aperto recentemente, sono stati in tanti a lamentasi per ragioni diverse ma, in particolare, pronti a dare battaglia per le destinazioni: allontanarsi da casa, pare sia una iattura imprescindibile. Eppure, chi si è presentato sapeva sin dall'inizio che il posto di lavoro non era assicurato "vicino" alla propria residenza. Chi vuol lavorare non credo che oggi debba porsi il problema della distanza: si va dove il lavoro c'è e chi non comprende tutto ciò, credo sia solo un romantico idealista che ragiona ancora con il classico pensiero: "Se mi vuole, il lavoro mi venga a cercare!". Ahimè, non funziona così e se i risultati tendenziali rilevati mostreranno le percentuali già note, significherà che una cattedra su tre rimarrà vuota. E saremo ancora a discutere sulla scuola e i suoi risvolti. Per la cronaca, nel notare come i concorrenti "sudici" (come me) siano più bravi e di numero maggiore dei concorrenti nordici, sono pronto ad ammettere che le commissioni al lavoro sugli elaborati pronti sin dalla fine di aprile, saranno come al solito oggetto di discussioni accese a causa della loro puntigliosa severità alla ricerca degli scritti perfetti e indiscutibili sotto il profilo della grammatica, della sintassi e del corretto uso della nostra scrittura: andiamo su, non credo che il buon Alighieri, sopporterebbe l'uso indiscriminato del "ke" al posto del corretto "che", oppure della "x" al posto dell'italiano "per", ecc.ecc. Gli esaminatori, ahimè, hanno incontrato strafalcioni del genere e con tutta la buona volontà e/o con le auspicate chiusure del classico occhio, non penso proprio che si possa lasciar passare, in questo caso specifico, compiti scritti da personale docente che dovrebbe a sua volta provvedere ad insegnare agli alunni e/o scolari, la buona scrittura italiana e la dialettica che sia almeno da sufficienza. Sono curioso di vedere come andrà a finire!
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