prolocoserdiana il 22/02/21 alle 16:45 via WEB
Ari, riciao...C'è chi guarda il rotocalco televisivo preferito, chi legge giornali specializzati, chi telefona all'amica per le novità dell'ultima ora, chi accosta l'orecchio al muro di casa per ascoltare i litigi dei vicini. Il motivo? Soddisfare l'innata esigenza di entrare nella vita degli altri, famosi e non, di conoscere i particolari di amori e tragedie, debolezze e virtù. In una parola, di fare gossip. Termine con cui, oggi, non si indica più solo il pettegolezzo VIP, ma il chiacchiericcio generalizzato, «l'arte» di spiare dal buco della serratura, la spifferata da condominio. Senza che il proprio occhio indiscreto venga scoperto. Il tentativo di scovare l'origine della parola gossip, però, non spiega perché il termine abbia acquisito un significato negativo. La ragione potrebbe risiedere nella solidarietà femminile nata in un tempo in cui la donna era del tutto estromessa dalla vita pubblica, e dunque pettegolare in una cerchia di sole donne era il chiaro segno, forse non del tutto consapevole, di una reazione al predominio maschile: un modo per ritagliarsi uno spazio in cui l'opinione e la posizione della donna avessero valore. Con il commérage, che si avvicina all'italiano «comare» (dal latino commater, «madrina»), cioè il pettegolezzo, continua Kapferer, «le donne si riprendevano quel diritto che gli uomini rifiutavano loro, discutendo non solo del sociale, ma anche dei suoi lati occulti. Private di vita pubblica, quindi, le donne rendevano pubblica la vita privata (ivi)». Tutto questo si è poi forse tradotto in un costume duraturo, cioè il pettegolezzo che oggi conosciamo.Al di là delle ricerche in laboratorio, è bene spiegare perché si fa gossip, qual è la ragione che spinge milioni di persone a occuparsi dei fatti degli altri. E una risposta plausibile arriva da Gisèle Freund, una delle prime esponenti del fotogiornalismo femminile, vissuta nell'Europa nazista, che diceva: «leggendo le storie d'amore, i particolari della vita intima di persone celebri e fortunate [le donne] possono sognare e dimenticare la propria esistenza, spesso mediocre. La stampa scandalistica è anche un mezzo per sfogare l'odio che nasce dalla difficoltà della vita» Il gossip è pettegolezzo, cronaca rosa, chiacchiericcio leggero, ma può trasformarsi in un'arma devastante, capace di distruggere la reputazione e persino la vita di una persona. A volte basta un'insinuazione, una foto, una dichiarazione diffusa sui media per far crollare l'immagine di qualcuno. E questo meccanismo vale per la gente comune, ma a maggior ragione per i personaggi pubblici. Lo dimostrano le vicende che periodicamente compaiono sulle pagine dei giornali o nelle televisioni di tutto il mondo: fatti, a volte persino falsi, relativi alla stretta sfera privata dei VIP vengono spiattellati pubblicamente, senza curarsi delle conseguenze. Perché quel che comanda è la copertina, il servizio esclusivo, lo scoop. E pur di ottenerlo si è disposti a tutto.
Un caso emblematico è quello della morte, il 31 agosto 1997, di Diana Spencer, inseguita a folle velocità nel cuore di Parigi da un cronista e alcuni fotografi; l'autista se ne accorge e tenta di seminarli, ma l'auto sbanda e si schianta. Per Diana, il suo compagno e l'autista non c'è niente da fare. Il mondo resta sgomento, in molti si chiedono fino a che punto possa o debba arrivare l'occhio indiscreto di fotografi e riviste. La risposta non si fa attendere: la danno i milioni di lettori che, nonostante tutto, tengono in piedi, anzi, finanziano l'industria del gossip, nel Regno Unito come in Italia. Al punto che oggi, a fronte del netto e continuo calo di vendite di quotidiani e periodici di attualità, l'unico segmento a sentire meno la crisi dell'editoria è proprio quello della «stampa rosa».
Ma chi c'è dietro l'industria del pettegolezzo? Senz'altro gli imprenditori del settore, ovvero le agenzie fotografiche, gli editori, ma soprattutto le decine, centinaia di vip di basso e medio rango che fanno del gossip una linfa vitale: nascono in TV, durano pochi mesi, il tempo di una stagione, poi comincia la decadenza e, con essa, la caccia alla copertina, alla «gossippata», per tentare di ridare luce alla carriera: si mettono in piazza amore, figli, lavoro. A volte, però, entrati nel fantastico mondo dei flash, si perde il controllo della situazione, e c'è chi trasforma la macchina fotografica in un'arma. È il caso, ad esempio, di «Vallettopoli», in cui, come accertato dalla magistratura (anche se ancora le sentenze di condanna non sono definitive), il noto paparazzo Fabrizio Corona ha ricattato numerosi VIP, chiedendo decine, centinaia di migliaia di euro, per non vendere servizi fotografici compromettenti ai giornali di gossip. È la faccia scura di una medaglia che, certo, stenta a splendere, ma, di sicuro, ha e continuerà ad avere un ruolo fondamentale nella società.
Mi scuso per essermi dilungato, ma datosi che nessuno, o quasi di noi, riesce malgrado la propria volontà ad evitare ciò che hai ben descritto, ho volutamente aggirato il tutto riconducendo la tua analisi alla nostra utopia di poter vivere facendoci solo ed unicamente i santi caxxi nostri e fottercene delle cazzate altrui...Buona serata, by sal
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