Vince198 il 26/03/20 alle 09:53 via WEB
Personalmente, da non economista, intuisco che se non diamo retta a chi fa da una vita questa professione, uno come Draghi che, per quanto a me risulti essere "addentro" in diverse logge massoniche (ben 5 e forse poco gradito ai 5s che però fanno i voltsagabbana dove loro conviene per tenersi la "cara" cadrega etc.), ha una cultura e un'esperienza che non credo abbia pari in in casa nostra, non saprei a quale santo votarmi/ci.
Ha fatto per 8 anni il pres. Bce tirando se non fuori dal "guano" la nostra economia (quantitative esasing), parimenti mettendola in condizioni di non affogare, aiutandola fattivamente e con essa le solite banche dediche all'accummulo a livello quasi usuraro ebbene, in una situazione come questa dove altri stati spendono molto più di noi e con problemi da covid 19 inferiori ai nostri, non ci sono altre soluzioni come quella prospettata da Draghi.
Lui conosce l'ambiente, sa come trattare con certi stati che ci vorrebbero vedere ridotti allo stato larvale, ergo o ci mettiamo di buzzo buono per preparare il terreno ad una ripresa reale della nostra economia o ci ritroveremo in casa i soliti noti a fare acquisti al prezzo di saldo e noi senza gli slip!
Monti, Cottarelli continuino a parlare, ne hanno facoltà, big Mario al contrario parla poco e molto fa.
Saprà lui cosa fare, dove e come spendere senza strafare. Alla Bce avrà sicuramente "esaminato" p
er bene scheletri in altre nazioni.
Sulle furbate della Merkel c'era un interessante link sul sito de Linkiesta datato seppure 2014 ma estremamente chiaro nelle sue finalità, adesso è misteriosamente sparito, da poco tempo. Ho tuttavia, nei miei file, il sunto delle bravate della tedesca che ti propongo per una interessante lettura:
Iniziamo dalla dalla Cassa depositi e prestiti, magnum dei buchi e degli sprechi della politica italiana. L'istituto, controllato per l'80% dal tesoro, emette ogni anni 320 milioni di obbligazioni che il ministero dell'Economia è tenuto a contabilizzare nel debito pubblico. In Germania c'è un carrozzone analogo: Kreditanstalt für Wiederaufbau (la Banca della Ricostruzione). Peccato che la Kfw, sebbene per l'80% in mano al governo federale, non sia tenuta ad attenersi alle regole della Cdp. Nell'ultimo anno, per esempio, ha emesso obbligazioni per 500 miliardi di euro. Cifra monstre che è servito a finanziare una caterva di interventi pubblici ma di cui non c'è alcuna traccia nel debito pubblico della Germania. Un trucco di magia messo a segno dal governo nazionale che, grazie a una leggina ad hoc, ha escluso dal conteggio del deficit "le società pubbliche che coprono la metà dei propri costi con ricavi di mercato".
Nel deficit non v'è nemmeno traccia di tutti i debiti degli enti locali. Qui la magia è fatta dal federalismo. Mentre in Italia i deficit di Regioni, Comuni e Province finiscono nel grande calderone del debito pubblico, i 600 miliardi di buco dei länder tedeschi restano rintanati nei bilanci locali. Il trucchetto ha una dobbia utilità: da una parte facilita la Germania a rimanere sotto il tetto del 3%, dall'altra la Merkel può permettersi di pareggiare i bilancia entro il 2020 anziché, come invece è stato imposto a noi, entro il 2015. Cinque anni di agio in più che evitano alla cancelliera di fare quella carneficina sociale a cui, dall'ex premier Mario Monti in poi, ci hanno abituato i nostri governi.
La Germania bara anche sui tassi che calcolano l'occupazione. Il dato sbandierato dall'Eurostat, che fissa la disoccupazione tedesca al 5%, è infatti truccato. La gabola è semplice: tra gli occupati rientra anche chi ha un "mini job", ovvero un contratto trimestrale da 400 euro al mese e senza alcuna prospettiva di assunzione. Secondo lo studio riportato da ItaliaOggi, dunque, lo scarto tra il 12,7% di disoccupazione italiana e il 5% di quella tedesca la forbice è molto più stretta. Tanto che in molti ricorrono al lavoro nero. Secondo gli economisti tedeschi, 350 miliardi di euro vengono sottratti ogni anno dalle casse dello Stato (circa il 13% della produzione totale).
La Merkel può contare anche sul sistema bancario tedesco che, a differenza di quello italiano, è ancora pubblico. Anche in questo caso il vantaggio è doppio. Dal momento che anche le banche regionali sono pubbliche, anche i crediti inesigibili (circa 637 miliardi, euro più euro meno) vanno a finire sul conto del depito pubblico. Eppure non figurano. Come non figurano i debiti delle banche nazionali. Controllandone circa il 45%, la Merkel può usare il sistema bancario tedesco a suo uso e consumo. Come? Per esempio svendendo i titoli di Stato italiani e ritoccando all'insù lo spread coi Bund. Un giochetto che è servito, guarda un po', a far leva perché Silvio Berlusconi lasciasse Palazzo Chigi. Un uso politico del sistema bancario e della finanza che Bruxelles avrebbe dovuto sanzionare. Come non sanziona mai la Bundesbank ogni qual volta che interviene in prima persona alle aste dei titoli di Stato tedeschi. Non appena i titoli rischiano di finire sul mercato secondario, ecco che la Buba ci mette lo zampino contravvenendo apertamente al trattato di Maastricht.
I ricercatori dell'università di Linz hanno, infine, messo in luce come la Germania se ne infischi del six pack, ovvero il pacchetto di direttive concordate nel 2011 per contenere il rapporto deficit-pil sotto il tetto del 3% il surplus sotto il 6%. Ebbene, di queste direttive Berlino se ne infischia alla grandissima. Tanto che nell'ultimo quinquennio ha tenuto l'avanzo al 7% senza che a Bruxelles nessuno osasse dire alcunché alla Merkel. Finché tirerà quest'aria, la cancelliera non potrà che dormire sonni tranquilli.
Fai tesoro d iquesti dati e, come me, immagino non ti interessi più di tanto seguire bandierine idoelogiche, per lo meno in questo momento, tutto per venir fuori da un pantano sempre più sgradito e sgradevole.
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