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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Mi consola questa ricerca che rilevo sul web e pubblicata sulla rivista “Scientific Reports”. Una schiera di esperti di musica, ha scelto di ascoltare 12.000 brani di musica che coprono un arco di tempo lungo 40 anni, ossia, dal 1980 al 2020. Un lavoraccio molto intenso e puntuale, visto che i generi esaminati sono: country, pop, rock, r&b e rap. Per quanto riguardi la musica e i testi, si rilevano ripetizioni, emotività ai minimi storici e semplicità al massimo della sua marginalità. Il ripetere è sfiancante, un continuo reiterare ritornelli e strofe, con un ritmo sempre sostenuto, ma noioso e insopportabile basato sullo stesso giro di accordi. La struttura lessicale (ciò che conta molto in un testo) è ridotta ai minimi termini specie nei pezzi rock degli ultimi decenni, mentre nel genere rap, l'emotività è più avvertita. Invece nei pezzi r&b, pop e country, sembra emergere più negatività. In generale quindi, traspare in tutti i generi la rabbia, il raccontare spesso aspetti della vita del cantante o addirittura premiare l'autoreferenzialità. Pertanto, emerge la semplicità, l'orecchiabilità, si ascolta distrattamente, magari in sottofondo e senza dedicare l'attenzione necessaria per stimare testi e musica. Che dire? Sono solo canzonette!
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