Creato da monellaccio19 il 12/10/2010
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Messaggi di Giugno 2020

SMETTIAMOLA CON LA BATTUTA "SO' RAGA'..."

Post n°3600 pubblicato il 25 Giugno 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

 

Altro che bravata e bene ha fatto la Digos di Udine, ad aprire un'inchiesta su qualcosa che va oltre la bravata dei soliti idioti. A Lignano Sabbiadoro sabato scorso, qualcuno ha telefonato ad una nota discoteca del posto e ha chiesto di riservare un tavolo a nome di un fantomatico gruppo: "Centro Stupri". Chi ha raccolto la telefonata, non si è stupito e nemmeno scomposto per un richiesta quanto meno strana. Puntuale un gruppo di ragazzi, si è presentato all'ingresso per accedere alla discoteca: stranamente indossavano tutti una T-shirt con la scritta "Centro Stupri". Ma chi ha badato a questi giovani? Si sono accomodati e ridendo e scherzando hanno cominciato a bere e a divertirsi per festeggiare il compleanno di uno di loro. Già nei giorni passati, in rete si sono mostrati con le magliette riportanti la scritta e il web era insorto per la scomoda e offensiva scritta. Questi, per nulla impensieriti, scattavano foto, si immortalavano e postavano sottolineando, con frasi razziste e poco convenienti, gli scontri in rete. Il cartello del tavolo riservato è stato rimosso dalla direzione (finalmente) e i ragazzi anche un po' brilli, cominciavano anche ad esagerare. Giunta la polizia, i ragazzi sono usciti e sono stati identificati. Le indagini sono passate in mano alla Digos e alla Polizia postale. Solo ieri, come spesso va a finire in questi casi, i micioni timidamente e con la coda tra le gambe, hanno chiesto scusa e si sono giustificati per la...bravata! CDV...come volevasi dimostrare e come per tutte le situazioni del genere, si è tentata la risoluzione come un buon avvocato suggerisce. Non la vogliamo smettere no? I genitori non si risentono? Ricorrono alla solita frase ormai lisa e consunta: "So' ragazzi, si divertono, non fanno male a nessuno...". Vedete a che punto siamo giunti? Si scherza su uno stupro, ormai c'è solo da sghignazzare su uno stupro. Leggerezza e sufficienza tracimano, esondano per scadere nel ridicolo e farsi quattro grasse risate. I genitori cambino registro, si impegnino per la vigilanza perenne e costante, intervenendo opportunamente su ogni segnale sospetto. Tengano presente costoro e tutti coloro che non riescono a prendere coscienza della violenza alle donne, che c'è gente là fuori che si fa un mazzo così per queste battaglie e per raggiungere il pieno riconoscimento del vile atto. Non è più tempo di cazzeggiare e respingere responsabilità chiare e accertate. La situazione degenera a piccoli passi e  molti giovani, ragazzi ignari della gravità dell'atto, ritengono di poter coglionare chi si batte per un gesto che più aberrante, schifoso e violento, non potrebbe essere. Occhio...voi che pensate di scherzare, potreste piangere lacrime amare a tempo debito, quando le frittate saranno in tavola e l'appetito sarà passato. 

 
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QUANTO VALE LA VITA DI UN BAMBINO? E DI OTTO?

Post n°3599 pubblicato il 24 Giugno 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

Il drammatico incidente avvenuto in Cina, precisamente nelle vicinanze della città di Mixin, ha procurato otto vittime per annegamento. Tutti giovanissimi, maschi e femmine, al di sotto dei 14 anni erano vicino al fiume Fu e uno di loro (una femmina sembra), ha deciso di fare un bagno. Appena scesa in acqua e allontanatasi dalla riva, la piccola non sapendo nuotare, ha cominciato ad annaspare e a chiedere aiuto. Le notizie non sono molto chiare, dalla Cina sono giunte senza molti dettagli, tuttavia, al richiamo dell'amica in difficoltà, uno dopo l'altro, gli altri sette compagni senza esitazione alcuna, si sono precipitati nel fiume per aiutarla. Nessuno di loro sapeva nuotare, nessuno capace di mantenersi a galla, eppure tutti pronti per la compagna da aiutare. Sono deceduti tutti insieme, tutti travolti dalle acque del fiume. Come dicevo, nessuno particolare è stato fornito dalle fonti cinesi e quindi la dinamica non è completamente nota. Resta la perdita drammatica dei giovanissimi che usciti insieme per trascorrere uno spensierato pomeriggio domenicale, hanno inconsciamente trovato la morte. Ecco, riflettendo sulla possibile dinamica della tragedia, vi pongo una domanda: "E' possibile andare incontro alla morte spinti dall'istinto e sapendo di non saper nuotare, affrontare il ferale destino che ci aspetta?". Iniziamo dall'evidenziare che i piccoli si siano mossi da soli e senza la presenza di un solo adulto, poi per cultura di quel popolo, gli adulti non solo non si preoccupano di accompagnare i ragazzini, ma pare che non si attivino esaurientemente nell'insegnare loro, come comportarsi in casi di necessità  e per esercitare la massima prudenza. In altri termini, i piccoli non sanno nuotare e devono imparare da soli, ma andando in giro, non solo restano senza la compagnia di un adulto, ma non hanno mai ricevuto un insegnamento basilare: quando non si è in grado di aiutare chi sia in difficoltà, bisogna chiedere aiuto, preoccuparsi di trovare qualcuno che si faccia in quattro per dare una mano. I ragazzi dovono imparare a gestire istinto e àlea con fredda determinazione. Non serve a nulla tuffarsi per aiutare quando non si sappia nuotare. Non è nemmeno il caso di affrontare rischi quando non ci sia nessuno nelle immediate vicinanze che possa intervenire. Tutto questo fa parte di leggerezza e di inconsapevolezza da parte di genitori e adulti in genere. Non si possono lasciar morire otto bambini solo per incuria ed estrema fatalità. Abbiamo tutti la necessità di preservare la vita degli altri, ma non dimentichiamo che anche la nostra va protetta e  salvaguardata. L'istinto e il rischio non valutati, consento solo il merito di aver fatto qualcosa per gli amici o i propri cari e con una medaglia si mette tutto a posto, ma la vita vale più di una medaglia! 

 
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QUI GATTA CI COVA...

Post n°3598 pubblicato il 23 Giugno 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

C'è una logica, facendo seguito al mio post del 18 giugno scorso: se con il cane c'è da cuccare, con il gatto ci sarebbe da andare in bianco. Ecco, per la prima volta sul web c'è accordo tra due scuole di pensiero diverse, ovvero, i ricercatori che studiano e analizzano dati ricavati da interviste, pubblicano con soddisfazione i loro risultati e accade che dopo qualche giorno, vengono fuori dati pubblicati da altri che sostengono il contrario di chi li abbia preceduti. In questo caso, se è stato dimostrato che sui siti di incontri il maschietto che posta la sua foto in compagnia di un cane, viene preferito da metà delle donne che cercano contatti, ora abbiamo un riscontro per coloro che postano foto con un gatto. Schiacciante conseguenza e logica rispettata. Le donne sono meno attratte dai gatti e piacciono di meno gli uomini che si fanno selfie con i mici; addirittura un uomo mostrato in due foto, in una da solo e nell'altra con il gatto, viene prima accettato perché carino e passabile, ma appena mostrato con il felino, la stessa donna lo scarta. Ma perché? Fondamentalmente ritengono che siano meno maschili e più nevrotici. Pensate che lo stesso giovane, in foto senza il gatto, piaceva al 38% per un incontro e al 37% per una relazione. Con il gatto invece, la stessa persona andava bene al 33% di donne ma solo per incontrarlo e quelle che non erano interessate, sono passate dal 8% al 14%. Pertanto e senza farla lunga, sappiate che il cane paga, soddisfa e l'incontro (almeno quello) è garantito. Insomma, quanto scaturisca dall'indagine è piuttosto interessante, l'uomo che possegga un gatto, ne esce malconcio: le donne tendono al tratto maschile e il gatto riduce fortemente questa percezione, anzi, a causa di evidenti segni di ansia, solitudine e depressione, il maschio ne esce massacrato e quindi da evitare nelle scelte sui siti. Uomo avvisato...si regoli di conseguenza e orientatevi con i cani, magari anche in prestito solo per la foto, ma che sia cane. Lasciate i gatti, evitate i criceti, i pappagalli  sulle spalle e ogni animale che potrebbe alienare una potenziale scelta: potete essere anche belli da morire, ma il gatto porta sfiga in questo caso e vi assicuro che accade di qualunque colore esso sia. Infine sappiate, e questa è ancora una conferma a favore di fido: le donne amano dormire con i cani invece che con il partner! Ma questa è un'altra storia, un'altra ricerca. Che fatica...e di pesciolini rossi non se ne parla nemmeno.

 
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LESSICO E BUBBOLE

Post n°3597 pubblicato il 22 Giugno 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

C'è un libro molto piacevole da leggere: ne è autore Lorenzo Gasparrini scrittore, attivista antisessista e dottore di ricerca: "Non sono sessista, ma...". Già il titolo è tutto un programma nella misura in cui, quel "ma" seguito da puntini di sospensione, la dice lunga sulle nostre disponibilità, sulle nostre scelte sociali e politiche. Quante volte capita di dire o di ascoltare: "Non sono razzista, ma è lui che è negro!". Una frase che indica chiaramente come l'uomo sia pronto a scendere a patti, fare scelte di vita e compiacere chi lo ascolta, oppure, per giustificarsi dopo una asserzione poco gradita, per affermare la sua "integrità" intellettuale. Il bravo Gasperrini, nel suo manuale, passa in rassegna tanti modi di dire ormai "residenti fissi" nel nostro lessico quotidiano, da non rendersi conto di come, esprimendo questi luoghi comuni, dichiariamo apertamente il nostro strisciante e subdolo sessismo. "Donna al volante pericolo costante", chi non ha mai profferito questa battuta tanto vecchia da essere ormai in pensione da decenni e decenni? Perché una donna al volante dovrebbe essere un pericolo costante? E' un parere espresso dopo attenti studi e analisi confermate da esperti? Certo che no, tra l'altro aggiungiamoci pure le barzellette e le vignette che si sprecano dappertutto e il quadro sarebbe perfetto. Sappiamo che un uomo al volante ha le stesse potenzialità di una donna al volante: né più, né meno! "Lei è la regina della casa", beh? Come sia possibile attribuire un regno alla donna e relegarla tra le quattro mura domestiche? "Auguri e figli maschi", questa poi fa la storia delle battute sessiste: frutto di un retaggio che destina i figli maschi al loro destino di padroni del mondo e le figlie femmine, sono solo disgrazie, quindi meglio evitarle. Azzarola, e io che sono attorniato da due maschi (mio figlio e mio genero) e appena sei femmine tra mia figlia, mia nuora, mia moglie e tre nipoti femmine, che kakkio dovrei fare? Suicidarmi? "E' proprio una donna con le palle", la più descrittiva qualità che si attribuisca a una donna pensando di farle un complimento, ma (eccolo il famoso "ma"), non ci rendiamo conto che siamo estremamente maschilisti nella misura in cui la donna potrebbe essere forte, determinata, concreta e costruttiva in tutte le situazioni anche più delicate e sensibili, solo se avesse le palle, altrimenti che donna sarebbe? Con la prossima concludo anche se vi sono tanti modi, stereotipi e luoghi comuni a danno delle donne: "Sei fortunata ad avere un compagno che ti aiuti in casa". E allora? Dove sta scritto che la donna in casa, condividendola con un marito o un compagno, debba essere lei l'unica a lavorare? E se c'è un maschietto che l'aiuti, questo è un grosso favore che lui fa alla sua donna?  Il mio 51% ha letto il libro e conosce tutte queste battute sessiste e a proposito dell'ultima che vi ho riportato, si è fatta una matta risata. Perché? Beh, ovviamente sa che io sono pronto e disponibile a darle sempre una mano per aiutarla e quindi non sono sessista! Come dico sempre: " Io e mia moglie ci integriamo perfettamente in casa, ma...

 
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CLOGS: ARMI CONTUNDENTI

Post n°3596 pubblicato il 21 Giugno 2020 da monellaccio19
 
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Questa estate, sarà perché il covid abbia alienato e/o inibito gli stilisti, sarà una vetrina all'insegna degli anni passati, un revival per i nostalgici. Ogni produttore, ogni stilista noto o meno famoso, ha dettato le varie novità riguardanti il suo specifico settore. Pertanto, saranno coinvolti tutti i decenni trascorsi, con riproposizioni che a partire dagli anni settanta e a seguire gli ottanta e i novanta, sarà un tripudio di "dejavu": abiti estivi, costumi da bagno e calzature che ricorderanno molto ciò che abbiamo già visto in tempo remoto. Una tendenza che non saprei confermarvi se "arrangiata" per quest'anno visto il fermo delle attività, la naturale pigrizia e l'inedia di coloro che creano; oppure, se sia effettivamente una scelta voluta e realizzata con fervore, tipico di quando si riscoprono abbigliamenti e accessori del passato che nella loro epoca, hanno avuto più o meno fortuna. Specie gli zoccoli in legno saranno, stando al trend già stabilito,  un must di questa estate appena iniziata.  Sicuramente si tratta di prodotti arricchiti di nuovi dettagli, nuove forme e nuovi materiali. Fondamentale sarà la scelta del legno che se per i grandi nomi sarà pregiato, per i meno abbienti sarà più modesto con un prezzo più contenuto. Vedremo in giro tutta questa bella roba e francamente non mi dispiace: sarà un piacere rinvangare gli anni vissuti con scelte che nel tempo, hanno caratterizzato opportunamente i miei anni giovanili. Il "clog" anni '70, comunemente detto zoccolo, mi richiama in modo particolare quelle calzature moto semplici con la base in comunissimo legno e senza tacco per comodità casalinga, mentre la fascia superiore dove infilare il piede, era in volgare sky, finta pelle, plastica o tessuto colorato. Ecco, questo francamente avrei preferito scansarlo...nel vero senso dell'etimo: non solo per la memoria che mi riporta alla mia fanciullezza ma, soprattutto per la mia...buona salute. E già, le donne all'epoca, le mamme in particolare, usavano quegli zoccoli in casa: "ciabatte" utili, comode e prezzo basso; mia madre calzate sin dalla prima mattina appena levata, se le toglieva solo per andare a letto. Questo il dramma, io l'ho vissuto e sono sicuro che molti tra voi abbiano subito all'epoca, il mio stesso sfortunato destino. Le marachelle, le sciocchezze, i danni e le punizioni erano all'ordine del giorno e non v'era altra soluzione alle discussioni, ai rimproveri e ai richiami più o meno severi e incazzati della mamma. All'apice della rabbia, si toglieva velocemente il "clog" e cominciava l'inseguimento! "Vieni qua, fermati, non ti faccio niente...", gridava come una forsennata agitando l'arma impropria, inseguendomi per tutta la casa, intorno ai tavoli (sempre pochi e sempre corti), una gara a chi gridava di più e a chi correva di più. "Fermarmi io?  Manco per niente...fermati tu!". Sapevo che fermarmi sarebbe stato deleterio per la mia buona salute e la mia pelle delicata. Ecco perché mai mi sono fermato ed ecco perché per la stessa ragione, mia madre (santa donna) cominciò a fare prove di tiro. Ai primi colpi schivavo con facilità il lancio dello zoccolo, ma tempo due/tre settimane, capì e imparò come si possa beccare una persona in fuga. Il corpo contundente, l'arma impropria, cominciò a beccarmi sempre più spesso e comunque fino al giorno in cui lo zoccolo divenne arma...con(t)un dente appunto, poiché il "clog" mi beccò in piena faccia, spaccandomi un canino. Capito perché gli zoccoli mi stanno sui gorgioni? Che tempi e che forza le donne di allora: "zoccoli e panelle, fanno i figghi  belle". 

 
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