VIOLENZA: BASTA!

PERCHÈ DEVONO SOFFRIRE?
Afghanistan Oh land of bravery
And beauty.
Who devoured you?
Beasts of prey.
What is your crime?
Pursuit of happiness and liberty.
Brutes garbed as men
Out to denude you of dignity.
Afghanistan envy of paradise,
Reduced to ashes by fire and fury
Fire that burnt life and liberty,
Beauty and dignity.
Your bereaved Kabul where arson and
Rape reign supreme.
Where death is cheaper than life
Where life must cry and moan
Where children die before they areborn
Where chastity is molested day andnight.
Hills, valleys and lakes glow in bloodand fire.
The enemy of humanity:
Fundamentalism.
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Post n°18 pubblicato il 03 Marzo 2007 da Dafne89msl
Intervista raccolta il 31 Dicembre 2006
Alla domanda che ho fatto a Sandra O’Reilly, nella quale le chiedevo di raccontarmi la storia della notte più brutta della sua vita, lei ha risposto così: « Si, certamente. Sono stata stuprata due volte nella stessa notte. Da due gruppi di persone. La prima volta è successo mentre stavo dormendo con i miei bambini. Qualcuno si introdusse in casa mia da una finestra, il rumore e la luce della torcia mi svegliarono. Quando scesi dalle scale, vidi un uomo entrare dalla finestra della cucina, ma quando gli gridai contro, lui si avventò su di me, prendendomi per i capelli e spingendomi contro il muro. Fu molto violento. Non riuscivo a vedere la sua faccia. Poi mi legò e mi bloccò. Chiamò un altro uomo, affinché venisse ad aiutarlo. Presero un coltello e un paio di forbici, puntando uno contro la mia gola, le altre contro il mio stomaco e mi intimarono di non muovermi. Io non potevo fare nessun rumore perché avevo paura per i miei figli. Non volevo che loro si svegliassero. Uno dei violentatori prese un paio di calze infilandomele in gola. Non riuscivo a respirare appropriatamente e mi sentivo svenire. Entrambi mi violentarono e poi coprirono il mio corpo con un lenzuolo, infine mi misero nella mia macchina. Questa si ruppe a circa 20 chilometri da casa mia. Loro cominciarono a irritarsi perché la situazione gli stava sfuggendo di mano. In quel momento ero cosciente, ma faticavo a respirare. Non arrivava abbastanza aria nei miei polmoni. Svenni. Quando mi ripresi, rimasi in silenzio per un momento, cercando di riordinare i miei pensieri e capire cosa stava succedendo. Avevo paura che i violentatori erano ancora lì, ma cercai di muovere il mio corpo. Poiché non succedeva nulla e non li sentivo più, colsi l’occasione: mossi il mio corpo vigorosamente e riuscii a slegare le mie mani bloccate dietro la schiena. Poi riuscii a togliere le calze dalla mia gola. Trassi un respiro profondo. Successivamente ebbi la forza di una tigre: volevo telefonare a qualcuno che potesse andare per curare i miei bambini. Ma non vi era alcun telefono e la macchina non voleva partire. Ero veramente preoccupata per i miei bambini, specialmente per la mia piccola ragazza di cinque anni. Anche perché i violentatori mi avevano detto che le avrebbero fatto del male se non fossi rimasta in silenzio. Era tardi, intorno all’una di notte. Non passava nessuna macchina. Mi sentii fortunata quando vidi le luci di una macchina che si avvicinava alla mia. Feci un balzo e fermai la macchina. Vi erano sei uomini dentro. Chiesi loro se possedevano un cellulare poiché la mia macchina era rotta e avevo bisogno di fare urgentemente una chiamata. Ma quando notarono cosa indossavo cominciarono a farmi domande tipo cos’era successo esattamente. Cercai di spiegare con parole rotte che dei rapinatori erano entrati in casa mia e mi avevano violentata. Uno di loro suggerì che due di loro mi portassero alla polizia, mentre gli altri stavano con la macchina. Ero davvero molto grata a quegli uomini e il pensiero di poter far presto una chiama mi confortava. Il guidatore cominciò a farmi sempre più domande su cosa era successo ed io ero molto imbarazzata. Mi guardava con uno strano sorriso. Squadrò il mio corpo e io mi raggomitolai per sottrarmi al suo sguardo. Non mi sentivo sicura e cominciavo ad avere paura. Cambiarono strada. Allora iniziai a pregarli di lasciarmi andare, ma loro non volevano rispondermi. Cercai di aprire la portiera e saltare giù, ma il guidatore mi tirò verso di lui con forza avvolgendo un pezzo del vestito attorno al mio corpo. Loro mi portarono in un campo di canne da zucchero e entrambi mi violentarono avidamente, nello stesso momento. Il mio corpo divenne una preda per questi avvoltoi. Poi uno dei due violentatori disse all’altro di stare con me, mentre lui andava a chiamare gli altri. Io cercai di parlare col violentatore che era rimasto con me nel campo di canne. Stava piovendo in una gelida notte d’inverno. Io ero nuda e infreddolita. Lo pregai di lasciarmi indossare il mio vestito. Lui stava strappando il vestito e lo strappò con forza maggiore, quando lo pregai di lasciarmi andare prese il mio vestito e lo gettò nel fango. Cercai di riportarlo alla ragione chiedendogli di lasciarmi andare. Ma non aveva un briciolo di umanità nei miei confronti. Non c’era nulla che poteva portare questa persona alla ragione; non capiva cosa stavo dicendo, cosa stavo provando. Giunse la macchina con gli altri uomini. Ora riconosco che quanto successe dopo passò molto in fretta. Avevo ancora un briciolo di forza per recitare (riuscii infatti a convincere uno di loro che non volevo andare alla polizia e che nessuno sarebbe venuto a conoscenza di questa storia) e riuscii a raggiungere la casa di mia mamma intorno alle 3. poi andai subito alla polizia e la mia storia colpì molto la popolazione. A marzo venne organizzata una marcia nella capitale, a cui parteciparono 15000 persone. La marcia durò due ore. Molti negozi permisero ai loro impiegati di partecipare alla marcia. Fu una marcia silenziosa che temprò il nostro essere. Per me era essenziale che i miei stupratori venissero arrestati. Non potevo tollerare il fatto che queste persone danneggiassero ancora la nostra società. Fu un arduo lavoro, ma non mollai mai. Un anno dopo, due dei quattro stupratori furono arrestati. Alcuni mesi più tardi anche gli altri due. Ci furono molti cambiamenti nel Paese. Da quel momento le vittime di stupro furono trattate meglio. E le vittime iniziarono a parlare. Io mi battei affinché furono apportati degli emendamenti nella legge e così successe. Anche se io non potei beneficiare dei nuovi emendamenti, ora sono ugualmente felice perché le altre vittime possono farlo. Furono apportati anche cambiamenti all’interno della polizia e gli ospedali sono stati forniti di strutture adatte per accogliere le vittime di stupro».
Ecco a voi, cari lettori, l’incredibile storia di una donna qualunque. I fatti accaddero una notte del 2002. Ma ancora oggi lei si batte affinché le donne vengano tutelate. |
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