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Motor Sports Italia

Motor Sports Italia Magazine - Mr. Marcello Moschen

 

Messaggi del 19/01/2012

MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - LANCIA - ITALIANO - MR. MARCELLO MOSCHEN

Post n°100 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Dopo l'esperienza poco felice dell'autobus Esajota (soli 13 esemplari, tutti costruiti nel 1926), nel 1927 alla Lancia si decideva di progettare un autotelaio del tutto nuovo, moderno, adatto ad essere carrozzato nel tipo autobus urbano ed extraurbano, l'Omicron, munito di un nuovo motore a 6 cilindri in linea di ben 7069 cm3 (alesaggio mm 100, corsa mm 150) erogante – grazie anche alla adozione delle valvole in testa comandate da due alberi di distribuzione – quasi 92 HP a 1600 giri. Interessante la collocazione del gruppo centrale del ponte: esso era sistemato lateralmente per poter abbassare il più possibile l'altezza da terra del corridoio centrale del veicolo. L'Omicron sarà costruito nella versione a passo corto (cm 512,5) e a passo lungo (cm 592). Ottimo l'impianto frenante, costituito da freni meccanici sulle 4 ruote (a pedale) ed un freno a mano agente su apposite ganasce al ponte posteriore (affiancate a quelle azionate dal pedale, ma da esse indipendenti): Nel 1929, dopo i primi duecento esemplari, l'impianto veniva completato con un servofreno a depressione (tipo Dewandre) per ridurre lo sforzo da esercitare sul pedale. Malgrado un consumo decisamente elevato, l'Omicron riscuoteva un buon successo (601 esemplari dal 1927 al 1936), soprattutto grazie alla meritata fama di veicolo indistruttibile (si parlò di esemplari che raggiunsero e superarono il traguardo dei 2 milionidi chilometri). Le qualità dell'Omicron conquistarono anche i mercati esteri, ed alcuni esemplari, attrezzati come vagoni-letto, vennero utilizzati per un servizio di linea attraverso il Sahara, tra l'Algeria ed il Sudan francese.

Soprattutto per porre rimedio al problema dell'elevatezza dei consumi, venne studiato un motore a ciclo Diesel a cinque cilindri di 6871 cm3 e 93 HP di potenza, sostituibile a richiesta sulle unità azionate dal motore a benzina.

All'inizio degli anni trenta, Vincenzo Lancia acquistava la licenza di fabbricazione del motore Diesel fabbricato in Germania dalla Junkers, che pareva uno dei più riusciti. Si trattava di un bicilindrico a due tempi, con due pistoni contrapposti per cilindro, aventi la corsa di due diverse misure (mm 150 l'uno, mm 100 l'altro) e quindi con cilindrata di 3181 cm3 e potenza di 64 HP a 1500 giri. Del motore Junkers esisteva anche una seconda versione, a tre cilindri, di 4.771 cm3 e 95 HP. L'autocarro equipaggiato dal motore a due cilindri si chiamava “Ro” e fu prodotto dal 1932 al 1938 in quattro versioni, di cui due militari. Nel 1935 venne realizzato uno speciale “Ro” militare con motore classico (4 cilindri, 4 tempi) da 5126 cm3 e 65 HP, che ebbe modo di distinguersi durante l'impiego in Etiopia.

Ancora nel 1935, al “Ro” si affiancava il “Ro-Ro” su cui veniva montato il 3 cilindri Junkers da 4771 cm3. Chiudeva la lista dei veicoli industriali pre-bellici, il “3 Ro” (nato nel 1938 e costruito fino al 1947 in quasi 12.700 esemplari, tra veicoli militari e veicoli per uso civile) che veniva equipaggiato col motore a 5 cilindri da 6871 cm3 e 93 HP di potenza, lo stesso già adottato da alcuni degli ultimi Omicron, che riusciva a spingere gli autocarri fino a farli sfiorare, a vuoto, gli 80 chilometri all'ora.

Statistiche produttive 1919-1945 [modifica]
Per anno
  • 1919: 717 (188 autovetture, 529 veic.ind/li)
  • 1920: 1130 (1059 autovetture, 71 veic.ind/li)
  • 1921: 865 (553 autovetture, 312 veic.ind/li)
  • 1922: 540 (472 autovetture, 68 veic.ind/li)
  • 1923: 1070 (893 autovetture, 177 veic.ind/li)
  • 1924: 2455 (2220 autovetture, 235 veic.ind/li)
  • 1925: 2583 (1984 autovetture, 599 veic.ind/li)
  • 1926: 2480 (1854 autovetture, 626 veic.ind/li)
  • 1927: 2524 (1923 autovetture, 601 veic.ind/li)
  • 1928: 2656 (1954 autovetture, 702 veic.ind/li)
  • 1929: 2659 (1942 autovetture, 717 veic.ind/li)
  • 1930: 1743 (1147 autovetture, 596 veic.ind/li)
  • 1931: 1545 (1097 autovetture, 448 veic.ind/li)
  • 1932: 3083 (3004 autovetture, 79 veic.ind/li)
  • 1933: 4904 (4627 autovetture, 277 veic.ind/li)
  • 1934: 7163 (6917 autovetture, 246 veic.ind/li)
  • 1935: 8076 (7454 autovetture, 622 veic.ind/li)
  • 1936: 4848 (2970 autovetture, 1878 veic.ind/li)
  • 1937: 6843 (5153 autovetture, 1690 veic.ind/li)
  • 1938: 7434 (6432 autovetture, 1002 veic.ind/li)
  • 1939: 6324 (4758 autovetture, 1566 veic.ind/li)
  • 1940: 6932 (3899 autovetture, 3033 veic.ind/li)
  • 1941: 5839 (2449 autovetture, 3390 veic.ind/li)
  • 1942: 2882 (988 autovetture, 1894 veic.ind/li)
  • 1943: 1598 (160 autovetture, 1438 veic.ind/li)
  • 1944: 2128 (17 autovetture, 2111 veic.ind/li)
  • 1945: 1127 (88 autovetture, 1039 veic.ind/li)

Totale periodo 1919-1945: 92.148 unità (66.202 autovetture e 25.946 veicoli industriali)

Vetture (66.202 in tutto)

Occorre rilevare che secondo alcune fonti, il numero totale di esemplari costruiti risulta, per qualche modello, leggermente superiore: è il caso della Lambda, per la quale spesso si parla di un po' più di 13.000 pezzi, della Astura (2954 complessive invece delle 2912 sopraindicate), dell'Augusta (14108 invece di 14107), del Taxi Ardea (511 invece di 501) dell'Aprilia (in cui vi sono, per l'intero periodo di produzione (1937-1949), 29 unità di differenza) e della Ardea (dove, per l'intero periodo di produzione 1939/1952, abbiamo una differenza di 20 unità)

Veicoli industriali (25.946 in tutto)
  • Jota (anni 1919/20) : 598
  • Diota: 2
  • Triota: 256
  • Tetrajota: 417
  • Pentajota: 2033
  • Esajota: 13
  • Eptajota: 1985
  • Omicron: 601
  • Jota (anno 1929): 16
  • Ro (nafta): 843
  • Ro (benzina): 576
  • Ro-Ro: 301
  • Militari: 3746
  • 3 Ro: 12191 (fino al 31-12-1945)
  • Ardea/furgoncino: 56 (fino al 31-12-1945)
  • Veicoli elettrici: 61 (fino al 31-12-1945)
  • Esaro: 2001(fino al 31-12-1945)
  • Lince: 250

Occorre rilevare che secondo alcune fonti, gli esemplari di Pentajota costruiti sarebbero 2191 invece di 20

 
 
 

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Post n°99 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Dieci anni difficili ai vertici della Lancia (1937-1947) [modifica]

Alla scomparsa di Vincenzo, l'azienda passava nelle mani della moglie, Adele Miglietti, che assumeva la carica di Presidente, mentre la direzione generale passava momentaneamente nelle mani dell'ing. Manlio Gracco de Lay (già ai vertici dello staff dell'ufficio tecnico) coadiuvato dai più valenti collaboratori del patron scomparso (Ernesto Zorzoli per quello finanziario ed Oscar Ravà per il commerciale). Nel febbraio del 1938 arrivava, esule dall'Alfa Romeo, il celebre progettista Vittorio Jano, mentre il Ravà abbandonava il suo ruolo aziendale, dopo la promulgazione delle leggi razziali fasciste, in seguito costretto a riparare precipitosamente in Spagna.

Intanto la signora Adele, resasi conto di quanto l'azienda soffrisse per la mancanza di un vero “capo”, contattava Ugo Gobbato (di Volpago del Montello TV), amministratore delegato all'Alfa Romeo) e Gaudenzio Bono (alto dirigente alla Fiat), ma non riusciva a convincerli a lasciare le rispettive aziende. E così gli anni quaranta trascorsero con vorticosi mutamenti e continui cambi di ruolo ai vertici. Nel 1944 la carica di direttore generale venne affidata ad Arturo Lancia (un cugino di Vincenzo) che però morirà di lì a poco.

Finalmente, nel 1947, ormai ventitreenne entrava alla Lancia il figlio di Vincenzo, l'ingegner Gianni, che presto prenderà le redini della Lancia e che sarà l'artefice dell'ingresso “alla grande” della Casa nell'agone sportivo (e persino nella Formula Uno). Tutto questo però avverrà nel secondo dopoguerra.

Alla ripresa dell'attività produttiva, la Lancia si ritrova con due modelli di automobile da commercializzare: la piccola Ardea e la sorella maggiore Aprilia. La prima, pur contando già circa 6-7 anni di età (è stata lanciata alla fine del 1939), è di progettazione relativamente recente e quindi pare non si pongano, al momento, problemi di imminente pensionamento; l'Aprilia invece è nata qualche anno prima e in seno all'azienda si comincia seriamente a pensare al modello destinato a sostituirla, che sarà l'Aurelia.

Il secondo dopoguerra: gli anni '50 [modifica]L'Aurelia [modifica]
Una delle prime Aurelia B10 esposta in un autosalone (1950)

Durante la guerra, Gianni Lancia comincia ad occuparsi dei progetti futuri della Casa che reca il suo nome. Convinto che la trazione anteriore non fosse l'ideale, forse (si dice) a causa di esperienze negative vissute al volante di una Traction Citroen, pensa di esplorare quella posteriore (o più correttamente centrale-posteriore): dopo qualche progetto datato 1944, nel 1948 viene realizzato un prototipo, denominato A10, munito di un motore ad 8 cilindri a V di 90º di circa 2 litri di cilindrata.

L'Aurelia B20 2 litri coupé seconda serie del 1952

Il progetto iniziale (febbraio 1945) prevede l'installazione del motore su una carrozzeria berlina a 4 porte ma il prototipo effettivamente costruito, con telaio tubolare, viene munito di carrozzeria coupé (realizzata dalla carrozzeria Ghia). Caratteristica singolare di questo coupé è anche costituita dall'abitacolo, che contempla tre posti anteriori (con il guidatore in posizione centrale).

Negli stessi anni del conflitto, i progettisti di Casa Lancia non stanno inattivi e, tra gli altri, vengono portati avanti studi ed esperimenti per la realizzazione di un propulsore a 6 cilindri disposti – come di consueto per la casa torinese - a “V” . Nel 1947 un motore (tipo 538) a 6 cilindri a V (45º) di 1569 cm3 viene installato su una Aprilia per i collaudi su strada. Nel 1948, Gianni Lancia, ormai direttore generale, rompe gli indugi: da una parte accantona l'idea di proseguire sulla strada del prototipo A10 a motore centrale-posteriore (perché ritenuto troppo costoso da costruire), dall'altra è convinto che il semplice “aggiornamento” dell'Aprilia non sia sufficiente al rilancio aziendale, per cui decide il varo di un modello completamente nuovo che rientri però nello schema Lancia classico. Nel frattempo la direzione tecnica è nelle mani di Jano, che, assieme a De Virgilio, costruisce un secondo propulsore sperimentale, sempre di 1569 cm3 ma con apertura di 50° (sarà il B10 primo tipo). Il motore definitivo viene realizzato nel 1949. L'angolo di apertura della “V” viene aumentato a 60° (un valore che garantisce un'ottima equilibrature del 6 cilindri) la cilindrata viene portata a cmc 1754,90, la potenza erogata è di 56 CV a 4.000 giri/minuto.

La berlina seconda serie Aurelia B12 (1954)

Nel biennio 1948-1949, naturalmente, vengono definite e studiate anche le altre componenti la nuova vettura, che assumerà l'armonioso nome di “Aurelia” (corrispondente a quello della più importante strada italiana) e che sarà caratterizzata dalla scocca portante, dalle sospensioni a 4 ruote indipendenti, dalla sistemazione al retrotreno del gruppo frizione-cambio-differenziale e, non ultimo, da una carrozzeria avente una linea assai sobria ed elegante, derivata da quella di una Aprilia carrozzata da Pininfarina nel periodo 1946-1948 ma ulteriormente ammodernata ed addolcita. La Aurelia viene presentata al pubblico alSalone dell'automobile di Torino che si apre il 4 maggio 1950: oltre alla berlina di serie (tipo B10) viene esposto l'autotelaio a pianale per i carrozzieri (tipo B50) e la versione Cabriolet dovuta a Pininfarina (realizzata appunto sulla base dell'autotelaio B50).

 
 
 

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Post n°98 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Il 1951 è l'anno di nascita di un modello glorioso, destinato a passare alla storia come uno dei più significativi realizzati dalla casa torinese: stiamo parlando della Aurelia B20, una elegante coupé attribuita a Pininfarina che si distinguerà anche per la bontà delle prestazioni. La quasi leggendaria B20, nata con motore da due litri, diventa ancora più attraente a partire dal 1953, quando la cilindrata del motore viene portata a 2 litri e mezzo e le prestazioni aumentano ancora (la velocità massima, ad esempio, passa da 162 a 185 km all'ora). È proprio grazie a questo modello che Gianni Lancia può soddisfare uno dei suoi desideri, quello cioè di vedere le sue macchine impegnate nel mondo delle corse. L'attività agonistico-sportiva, iniziata sotto forma di semplice “assistenza” ai Clienti delle B20 desiderosi di misurarsi in corsa, si trasforma presto in partecipazione “ufficiale” alle gare più importanti.

Nel biennio 1951-1952 le B20 da 2 litri di cilindrata colgono affermazioni di rilevanza internazionale (tra cui, nel 1951, un 2º posto assoluto alla Mille Miglia e la vittoria di classe alla 24 ore di Le Mans e, l'anno successivo, la vittoria assoluta al Rallye del Sestriere ed alla dura Targa Florio nonché un primo posto di classe a Le Mans). Dal canto suo, a partire dal 1953 la B20 con motore da 2,5 litri ottiene successi a ripetizione, specialmente in ambito nazionale: tra le vittorie internazionali più clamorose va citata quella al Rallye di Montecarlo 1954.

La B24 spider esposta al Salone di Torino 1955

La produzione di serie dell'Aurelia prosegue: nel 1954 esce la berlina seconda serie con motore di 2,3 litri di cilindrata, una vettura che perde il piglio sportivo delle berline due litri prima serie B21 e B22, ma che si fa notare per l'accuratezza delle finiture e per la confortevolezza al punto da essere considerata, in quegli anni, la "ammiraglia" italiana. Anche la B20 coupé da 2 litri e mezzo subisce modifiche che la rendono meno "corsaiola".

Nel 1955 esce l'ultima versione Aurelia, lo spider B24 di Pininfarina, una delle macchine più belle nella storia dell'automobile, resa celebre dal film Il sorpasso: nata con l'intento (poi non realizzato) di sfondare il mercato Stati Uniti, la B24 viene ricordata come "tipo America" e nel 1956 - quando esce la seconda serie meno spartana - assume la definizione di "convertibile". La produzione della berlina seconda serie dura appena due anni (1954 e 1955) poi si arresta per far posto alla monumentale Flaminia (che viene immessa in commercio nella primavera del 1957) mentre coupé B20 e convertibile B24 rimangono a listino fino al 1959.

L'Appia [modifica]
L'Appia prima serie uscita nel 1953

Dopo aver lanciato il modello Aurelia in sostituzione dell'Aprilia, l'ufficio progettazione dell'azienda torinese mette allo studio il modello destinato a rimpiazzare l'Ardea, che ormai comincia a sentire il peso degli anni. Sin dal progetto iniziale, la nuova vettura viene concepita con una linea molto somigliante a quella della sorella maggiore Aurelia, così come già era accaduto fra i modelli Ardea ed Aprilia, di cui la prima altro non era se non la riproduzione in scala ridotta della seconda. In sede sperimentale, il motore conserva la cilindrata, inferiore al litro, dell'Ardea, ma con una struttura diversa, con due alberi a camme nel basamento e testa in alluminio con sedi valvole riportate. Attraverso fasi intermedie si giunge, all'inizio del 1953, ai 1090 cc della cilindrata definitiva. La nuova vettura, battezzata Appia, viene presentata al Salone dell'automobile di Torino nel mese di aprile 1953: sua più diretta concorrente è la nuova Fiat 1100modello 103, immessa sul mercato appena qualche settimana prima. La differenza di prezzo tra le due vetture è però quasi abissale (975.000 Lire la Fiat - addirittura 945.000 Lire nella versione "economica" - contro 1.331.500 Lire della neonata piccola Lancia). Un po' sorprendentemente - e malgrado la moda del tempo - non risulta che alcun carrozziere utilizzi gli organi meccanici di questa prima Appia per realizzare edizioni cosiddette "fuoriserie", ma la ragione è da ricercare nel fatto che la casa madre non mette in vendita il pianale privo di carrozzeria.

Le tre serie dell'Appia berlina

È della stessa Lancia, invece, l'iniziativa di produrre, a partire dal '54, le versioni commerciali: il furgoncino, ilcamioncino e la autolettiga. Il successo di questa prima serie dell'Appia - costruita in appena 20.025 unità (berlina) - non si può definire eccezionale: la Fiat 1100-103 si dimostra davvero una concorrente troppo forte e in più i clienti lamentano imperfezioni nelle rifiniture ed anche qualche pecca nell'affidabilità, difetti difficilmente perdonabili ad una Lancia, proverbiale per l'elevata qualità dei suoi prodotti. Poi - e siamo al 1955 - sul mercato si affaccia la versione berlina della Alfa Romeo Giulietta, e in casa Lancia (che è in piena crisi anche dirigenziale) ci si rende conto che è necessario correre ai ripari e migliorare il prodotto, rendendolo più appetibile.

Un po' a sorpresa, nel marzo del '56 la Lancia espone al Salone dell'automobile di Ginevra la seconda serie dell'Appia. Voluta dal Prof. Antonio Fessia(entrato alla Lancia da poco), la nuova serie appare rinnovata nella carrozzeria (linea allungata, bagagliaio più pronunciato e capiente, pinne posteriori arrotondate) e un po' in tutti gli organi meccanici (sterzo, freni, cambio ma anche motore, la cui potenza massima sale da 38 a 43,5 CV fornendo prestazioni decisamente migliori (la velocità massima passa da 120 a 128 km orari, ma anche accelerazione e ripresa risentono in positivo delle modifiche). Sul fronte della affidabilità la casa fa tesoro delle esperienze dei primi tre anni e recupera il terreno perduto. La seconda serie dell'Appia è davvero una macchina riuscita, elegante e raffinata. Quanto alla robustezza, basta ricordare la prova di resistenza effettuata dalla nota rivista "Quattroruote" nel 1957 (oltre 160.000 chilometri percorsi senza che la vettura accusasse avarie). La "seconda serie" Appia viene commercializzata sino al febbraio del 1959, poi cede il passo alla "terza serie".

 
 
 

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Post n°97 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Nel 1956, subito dopo il lancio della seconda serie, tredici pianali vengono messi a disposizione dei carrozzieri italiani: mentre alcuni modellano delle normali "fuoriserie", altri realizzano versioni che, pochi mesi dopo, entrano a far parte del listino ufficiale Lancia e prodotte in serie, sia pur limitata. Questi pianali montano quasi subito un motore potenziato (53 CV in luogo di 43,5): è il caso della coupé di Pininfarina e della cabriolet ("convertibile" nella definizione ufficiale) di Vignale (commercializzate dal maggio 1957) ma anche della più sportiva berlinetta dovuta allo specialista milanese Zagato che, dopo un certo numero di unità destinate soprattutto ai clienti sportivi desiderosi di cimentarsi nelle competizioni, alla fine del 1958 partorisce la bella GTE (Gran Turismo Esportazione), la cui profilata carrozzeria si distingue anche per la carenatura dei fari.

Nel marzo del 1959, sempre in occasione del Salone di Ginevra, viene lanciata una nuova "serie" di Appia, la terza, che si differenzia dalla precedente soprattutto per la carrozzeria ed in particolare per il nuovo frontale che, abbandonata la classica mascherina a scudetto che ha caratterizzato per anni la produzione Lancia, assume una forma trapezoidale simile a quella della sontuosa Flaminia, l'ammiraglia della casa torinese, lanciata nel '57. Naturalmente anche la parte meccanica viene aggiornata, la potenza arriva a 48 CV e, pochi mesi dopo l'uscita, viene adottato il doppio circuito frenante (un notevole passo avanti per quanto concerne la sicurezza attiva). La carrozzeria però non convince tutti per la sua disarmonia, dovuta alla coabitazione tra linee arrotondate e linee più tese e squadrate.

In concomitanza con il lancio della terza serie (marzo 1959) le derivate subiscono solo piccoli aggiornamenti. L'abitabilità dello spider di Vignale, intanto, passa da due a quattro posti e di conseguenza la vettura venne definita con il più appropriato termine "convertibile". La schiera delle versioni speciali si arricchisce con la "Lusso" (una quattroposti due porte molto ben rifinita dovuta ancora a Vignale uscita alla fine del 1958 ma in pratica venduta per un solo anno, il 1960) e con la Giardinetta (la "station wagon" dell'epoca) dovuta a Viotti (uno specialista del settore), esposta come novità al Salone dell'automobile di Torino nell'autunno 1959 e messa in commercio dal febbraio del 1960. L'ultima novità Appia è merito di Zagato che, nel 1961, lancia la versione "Sport" a passo accorciato, più rastremata, più maneggevole e più leggera.

Nel 1961 la domanda di Appia inizia ad affievolirsi, nel 1962 il calo delle vendite si accentua: d'altro canto gli anni cominciano a farsi sentire e la concorrenza - che ora proviene anche dall'estero in virtù della graduale liberalizzazione dei mercati - è agguerrita. L'erede dell'Appia è però alle porte: nel mese di aprile 1963 esce infatti la "Fulvia", una "tutto avanti" destinata a far strada, soprattutto nella leggiadra versione "coupé". L'ultima Appia lascia la fabbrica il 27 aprile 1963: è la 103.161ª (98.000 berlina e 5.161 derivate). In realtà il totale di "Appia" costruite, includendo anche i 3.863 veicoli commerciali, è di 107.024 unità, il modello Lancia finora prodotto nel maggior numero di esemplari e l'unico a superare la soglia dei 100.000 pezzi.

Benché gli acquirenti dell'Appia fossero tendenzialmente orientati più al comfort ed al lusso piuttosto che alle prestazioni velocistiche, non sono mancate presenze di vetture Appia nelle competizioni. Sarebbe infatti ingeneroso non ricordare i successi ottenuti in corsa - per quasi un decennio - dalle Appia carrozzate ed elaborate da Zagato. Nella sua classe (1150 cc della categoria Gran Turismo) l'Appia Zagato fa la parte del leone, consentendo ai suoi piloti (tra i quali va citato Cesare Fiorio) di conquistare ben 9 Campionati italiani, tra il 1959 e il 1965. Il propulsore "Appia" verrà anche utilizzato da alcuni piccoli costruttori-artigiani italiani per le monoposto di Formula Junior: quella costruita da Angelo Dagrada ottiene - con Giancarlo Baghetti - i risultati migliori (4º posto nella graduatoria del Campionato 1960).

La Lancia si getta nel mondo delle grandi corse internazionali [modifica]
La D23 di Taruffi al via della Coppa delle Dolomiti 1953

Non pago dei pur eccellenti risultati ottenuti con le B20, Gianni Lancia, contando anche sull'esperienza e sulla capacità del suo più celebre progettista,Vittorio Jano, intende fare un salto di qualità e partecipare con una “vera” macchina da competizione alle gare di maggior rilevanza, anche per misurarsi nel Campionato Internazionale Vetture Sport che viene varato nel 1953. Viene così messa in cantiere la berlinetta D20 da 3 litri, che esordisce proprio nel 1953 alla Mille Miglia (dove ottiene uno splendido terzo posto) e che si aggiudica, nello stesso anno, la Targa Florio.

La D24 di Fangio al via della terza tappa della Carrera Messicana 1953

Appare subito evidente che la D20 non può che rappresentare una sorta di trampolino di lancio sperimentale, trattandosi di un modello con potenza non sufficiente a contrastare le marche più blasonate (Ferrari in primis) e già nella primavera del 1953, Gianni Lancia ritiene imprescindibile far trasformare la sua “arma” da coupé in spider, per risparmiare in peso ed incrementare le doti di agilità. L'esordio delle prime due D23 (modello che in definitiva altro non è se non una D20 privata del padiglione) avviene a Monza il 29 giugno 1953, due giorni appena dopo la loro targatura, ma ottengono soltanto due piazze d'onore nelle due “manches” in cui si articola la gara monzese. Ma la D23 non porta a casa risultati di rilievo, anche perché è ben presto posta in pensione, soppiantata dalla nuova più moderna D24.

 
 
 

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Post n°96 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

La D24, universalmente giudicata come una tra le più belle vetture da corsa del periodo (e di sempre), si presenta con una livrea di tutto rispetto, una linea slanciata ed armoniosa che migliora l'estetica già apprezzabile della D23 e che naturalmente è sempre dovuta alla matita del “maestro” tra i carrozzieri dell'epoca, Pininfarina. La D24, che raggiungerà fama internazionale dopo la strepitosa vittoria alla Carrera Panamericana nel novembre 1953 (che le meriterà la denominazione di Lancia D24 Carrera), calcherà la scena fino al termine della stagione 1954 ottenendo parecchie affermazioni di prestigio (Mille Miglia, Targa Florio, Giro di Sicilia, ecc) e verrà anche equipaggiata – nelle ultime uscite – dal motore da 3,7 litri costruito per la macchina destinata a sostituire la D24, ovvero la D25. Tra la fine del 1953 ed i primi mesi del 1954 la Lancia, constatato che la potenza delle D24 da 3,3 litri è insufficiente a fronteggiare la concorrenza, mette allo studio un motore di maggior cilindrata (3,7 litri) - denominato D25 - che, montato su una D24, debutta senza troppa fortuna il 27 giugno 1954 al Gran Premio di Oporto.

L'ultima D25 realizzata nel 1955 ed ora conservata nel Museo Lancia

Questo progetto non procede con le necessarie rapidità e determinazione in quanto il secondo semestre del 1954 è caratterizzato da una buona dose di incertezza circa la futura attività sportiva della casa torinese, che alla fine decide di abbandonare il settore delle macchine sport. Nel frattempo, però, si sta attuando il progetto per realizzare il bolide (denominato D50) destinato a correre nella massima formula, la Formula Uno.

La monoposto D50 di Formula Uno del 1954 ora conservata al Museo dell'Automobile di Torino

Vittorio Jano, termina la progettazione esecutiva nel settembre 1953. Il problema piloti è presto risolto, dal momento che Gianni Lancia riesce a convincere della bontà del progetto due nomi altisonanti: Alberto Ascari eLuigi Villoresi.

La monoposto della casa torinese fa la sua prima uscita il 20 febbraio 1954: la caratteristica più saliente del nuovo bolide risiede nella sistemazione dei serbatoi del carburante, collocati, uno per lato, a sbalzo del corpo della vettura, tra le ruote anteriori e quelle posteriori. Il motore, ad alimentazione atmosferica, è un 8 cilindri a V di 90° da 2,5 litri di cilindrata, limite fissato dal regolamento della Formula Uno in vigore dal 1º gennaio 1954. Le sospensioni sono a ruote indipendenti all'avantreno, a ponte De Dion al retrotreno. Il gruppo frizione/cambio/differenziale è al retrotreno. Il cambio, disposto trasversalmente, è a 5 rapporti. La gestazione della D50 è però lunga e travagliata. La prima “uscita” reca la data del 20 febbraio 1954 ma il debutto, inizialmente previsto per il 20 giugno (Gran Premio di Francia), viene via via rimandato ed avverrà con quattro mesi di ritardo, il 24 ottobre, a Barcellona (Gran Premio di Spagna). Dopo il GP di Spagna dell'ottobre 1954, nel 1955 le D50 disputano, con alterna fortuna, altri 5 Gran Premi (Argentina, Torino, PauNapoli, Monaco) poi, dopo la morte del pilota di punta Ascari la Lancia annuncia la sospensione dell'attività agonistica, evento che avviene pressoché in contemporanea con l'abdicazione di Gianni Lancia. Il 26 luglio, in virtù di un accordo a tre (Lancia, Fiat e Ferrari), sei monoposto D50 complete (più due scocche, parti di ricambio ed altro materiale) vengono cedute gratuitamente alla Ferrari. L'anno successivo - 1956 - le D50, che ormai vengono identificate come Ferrari-Lancia, subiscono modifiche non solo marginali e si aggiudicano il Campionato Mondiale di Formula Uno 1956, grazie anche all'apporto del super-campione del momento, l'argentino Juan Manuel Fangio.

La Famiglia Lancia cede l'azienda [modifica]

Sotto il profilo aziendale, il 1954 è per la Lancia, un anno difficile: le vendite dell'Aurelia (malgrado il lancio della seconda serie berlina) procedono a rilento, mentre quelle della più recente Appia non raggiungono i numeri sperati, segno evidente che i successi delle D23 e D24 in campo internazionale non hanno aiutato ad incrementare i volumi di vendita delle vetture di serie, e Gianni Lancia, già alle prese con le problematiche legate alla D50 di Formula Uno, comincia a pensare seriamente all'ipotesi di cedere le proprie azioni. Il 22 maggio 1955, a Montecarlo, Ascari finisce in mare con al sua D50, poi, appena 4 giorni dopo, il fatale incidente. Eugenio Castellotti (impegnato con la Lancia soltanto per la Formula Uno) sta provando una Ferrari sport da 3 litri, del tipo 750S. Lo raggiunge Alberto Ascari, invitato telefonicamente dallo stesso Eugenio ad assistere a questi test. Con Alberto è anche l'amico e “collega” di sempre Luigi Villoresi. Inaspettatamente, Ascari (che è partito da casa per un semplice incontro tra amici, come conferma il fatto che addirittura indossa la cravatta) chiede di poter effettuare un paio di giri. Nessuno ha il coraggio di negare ad Ascari questo “capriccio” - benché la macchina appartenga ad una scuderia avversaria - e lo stesso Castellotti cede momentaneamente il suo casco al bi-campione del mondo. Ascari sale in macchina, compie un primo giro d'assaggio, poi si lancia in velocità. Alla curva del vialone, apparentemente senza una ragione precisa, sbanda e vola fuori dalla pista. La macchina finisce la sua corsa, a ruote all'aria, tra il verde e gli alberi del parco. Ascari è proiettato fuori dalla vettura e muore praticamente sul colpo. La verità su questo tragico incidente non si saprà mai, anche se l'ipotesi più accreditata parla di due operai che hanno attraversato imprudentemente la pista qualche attimo prima del sopraggiungere di Alberto che avrebbe frenato e sterzato violentemente per non investirli innescando la paurosa e fatale sbandata.

L'annuncio che segue alla morte di Ascari, pur scarno, anticipa "tutto" ciò che sta accadendo in casa Lancia. "La scuderia Lancia, in seguito alla morte del suo capitano, Alberto Ascari, ha deciso di sospendere la sua attività agonistica. Il pilota Eugenio Castellotti ha richiesto di poter partecipare, a titolo personale, al Gran Premio del Belgio a Spa, e l'ing. Gianni Lancia, prima di imbarcarsi per l'America, gli ha concesso vettura ed assistenza". Vengono dunque annunciate: la morte del pilota di punta (Ascari), la sospensione dell'attività agonistica, l'autorizzazione a Castellotti e la partenza per il Sud America dell'ing. Gianni Lancia, un viaggio che sancisce la conclusione dell'avventura dell'ingegnere in seno alla casa che reca il suo nome. In quegli stessi giorni, infatti, la famiglia lombardaPesenti (proprietaria anche dell'Italcementi) sta trattando per rilevare la maggioranza azionaria Lancia e pare pretenda dalla Signora Adele Lancia, che al momento mantiene la Presidenza, l'allontanamento del figlio Gianni. Il passaggio dell'intera proprietà al gruppo Pesenti si completerà nel 1958, ma nel frattempo la famiglia Lancia è di fatto estromessa da qualsiasi posizione di potere. Pur non essendo quasi mai riuscita ad accumulare utili in quel periodo, Lancia poté sfornare molte automobili eleganti e tecnicamente raffinate, riconoscendo il merito di "mecenatismo industriale" alla proprietà Pesenti.

 
 
 

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Post n°95 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

I veicoli industriali del dopoguerra [modifica]

Autocarri Lancia (a sinistra, per chi guarda la foto, l'Esatau 503, a destra l'Esadelta 401) alla catena di montaggio nello stabilimento di Bolzano alla fine del 1960

Anche nel secondo dopoguerra la gamma di veicoli costruiti e venduti dalla Lancia comprenderà - fino al termine degli anni'60 e cioè fino al momento dell'assorbimento della Casa da parte della Fiat - oltre alle autovetture, anche veicoli industriali (autocarri ed autobus), apprezzati per le caratteristiche tecniche ma anche per un'estetica davvero accattivante.
In particolare tra la fine degli anni'50 ed i primi anni'60 Lancia sviluppa e rinnova la produzione di camion, compresi modelli stradali medi e pesanti come gliEsatau e gli Esagamma, concorrenti lussuosi dei vari Fiat V.I. e OM.

Le tre "F": Flaminia, Flavia e Fulvia [modifica]

Aurelia ed Appia furono rimpiazzate nel decennio successivo dalla Flaminia e Fulvia, anch'esse con una storia gloriosa: una Flaminia fuoriserie nera è ancora oggi la vettura da parata della presidenza della Repubblica, mentre la Fulvia ebbe una bellissima variante coupé portata sul gradino più alto del podio in moltirally memorabili. Alla fine del 1960 nasce invece la Flavia, creata dal prof. Antonio Fessia, la prima vettura italiana di serie a trazione anteriore.

Ingresso nella galassia FIAT [modifica]
Logo Lancia usato dal 1978 al 2007

Nel 1969, la famiglia Pesenti cedette la marca a prezzo simbolico al gigante torinese, che in quello stesso anno comprò anche Autobianchi e Ferrari. I primi modelli nati sotto l'egida Fiat furono la Beta-Trevi (berlina, coupé, decappottabile e fast-back HPE) e la Gamma come ammiraglia di lusso. In essi scompare parte dell'originalità Lancia, ma le sinergie industriali permisero un migliore controllo dei costi.

L'immagine della marca continuò ad essere legata alle corse, come ben testimonia la Lancia Stratos, una straordinaria macchina da rally a motore 6 cilindri Ferrari-Dinocampione del mondo 1977 e oggetto di culto per gli appassionati.

Ma il vero jolly commerciale fu trovato tre anni più tardi: la compatta Delta, disegnata da Giugiaro su base meccanica Fiat Ritmo (ma ampiamente rimaneggiata dalla allora ancora esistente Lancia spa con il suo staff tecnico indipendente) e presentata nel 1979, fu la prima auto ad avere a quei tempi la convergenza regolabile su tutte e quattro le ruote, infatti adottava anche per il retrotreno un sistema di sospensioni progettato dall'Ing. Camuffo, notevole evoluzione del McPherson. Essa fu un successo clamoroso, rimasto in produzione per quattordici anni, con versioni sportive a trasmissione integrale che fecero incetta di titoli mondiali rally: sei consecutivi dal 1987 al 1992.

La Prisma (poi sostituita dalla Dedra) che affianca la Delta come auto di classe media, la Thema (poi sostituita dalla K) come ammiraglia dal grande successo e la Y10 che venne venduta in Francia, Italia e Germania con il marchio Autobianchi furono gli altri modelli coevi. Gli anni ottanta sono l'apogeo commerciale della marca, che entrò nei primi quindici costruttori in Europa, allorché l'intero gruppo Fiat occupava il primo posto davanti a Volkswagen.

Lancia oggi [modifica]

 
 
 

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Post n°94 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

La Lancia ha molto sofferto della grave situazione finanziaria che ha attraversato il Gruppo Fiat dal 2000 al 2004 e a tutt'oggi (2011) è nel gruppo il marchio con la gamma più ristretta, anche se con buoni risultati commerciali e in piena fase "programma di rilancio".

La gamma Lancia è formata per gran parte da modelli costruiti su base in comune con le altre vetture del Gruppo Fiat, ridisegnati e rivisitati e con opportune modifiche anche tecniche al fine di creare prodotti più lussuosi rispetto a quelli base dai quali derivano. L'ammiraglia della Lancia, la Thesis, invece aveva un telaio tecnico specifico: si trattava di un'auto con grandi ambizioni stilistiche, finiture di qualità e molte innovazioni tecnologiche non prive di difetti di gioventù, che però non ha trovato grande accoglienza da parte del pubblico ed è stata ritirata dal catalogo nell'estate del 2009.

L'azienda trae profitto dalle più piccole Ypsilon e dalla monovolume compatta Musa (derivata dalla Fiat Idea e diventata la più venduta in Italia nel suo segmento)[1]). La gamma fu arricchita nel 2002 dalla grande monovolume Phedra, modello costruito sulla medesima piattaforma della Fiat Ulysse e uscito di produzione nel 2010.

Modello sicuramente determinante per la casa, che ha fatto molto discutere e ha portato molto interesse attorno a se durante il suo lancio è stata sicuramente la terza generazione della Lancia Delta, vettura dal design molto ricercato e "personale" di forte impatto stilistico che sarà la capostitipe dei futuri modelli Lancia.

Anche i motori utilizzati dalle auto a marchio Lancia vengono condivisi dalle autovetture del gruppo Fiat e Alfa Romeo: un esempio sono i piccoli Firealimentati a benzina da 1,2 e 1,4 litri oltre al classico 1.3 Multijet e recentemente sono stati adottati anche i MultiAir 1.4 Turbo da 140 cavalli per la Delta[2]oltre al nuovo 1.6 Multijet. La Thesis era disponibile con l'ormai storico motore V6 Busso da 3,2 litri di origine Alfa Romeo oltre al cinque cilidnri 2.4 JTD e in versione Multijet da 185 cavalli. Di recente adozione sono i diesel 2.0 Multijet, 1.9 TST biturbo diesel e il 1.8 TurboJet a iniezione diretta da 200 cavalli.

Per la mostra del cinema di Venezia del 2009, di cui Lancia è uno dei principali sponsor, la casa apre un orizzonte, quello della nautica, che non aveva mai esplorato. Presenta infatti un motoscafo da 1.120 cavalli costruito con un'azienda del campo nautico e utilizzato per il trasporto delle star per i canali della città sull'acqua. È dotato di numerosi comfort quali angolo cottura, televisore e, ovviamente, un confortevole salotto[3].

Nel 2010 debutta la Lancia Delta Hardblack[4], la prima auto al mondo ad essere prodotta in serie che adotta la verniciatura opaca per l'intera carrozzeria. Questa soluzione è stata sperimentata dalla Lancia già in passato per alcune serie limitate lanciate con la Ypsilon e con la Delta si è deciso di renderla di serie per gli allestimenti al top della gamma.

L'accordo del 2009 tra Fiat Group e Chrysler Group permette al marchio Lancia un consistente allargamento della gamma e della rete di vendita europea. Infatti, su volontà di Fiat Group, dal 2011 la gamma Lancia viene coordinata con quella Chrysler: il marchio americano viene ritirato dal mercato europeo, e le concessionarie vengono assorbite dalla Lancia. I prodotti a marchio Chrysler saranno venduti in Europa col marchio Lancia e ciò permetterà al costruttore di realizzare una produzione generalista. La rete di vendita Lancia commercializzerà anche il marchio Jeep, e sarà presente in tutta Europa, ad esclusione dei mercati anglosassoni dove resterà il marchio Chrysler[5].

Nel 2011 inizia l'abbattimento del complesso del quartiere San Paolo (tra via Monginevro, via Caraglio, via Lancia e via Issiglio) che, insieme al Grattacielo Lancia, fu la sede storica dello stabilimento a partire dai primi anni di storia dell'azienda. Il complesso che da tempo non era più sede produttiva, aveva ospitato i dipendenti della Fiat GSA (Gestione Software Applicativo), divenuta poi Globalvalue (joint venture tra Fiat ed IBM). L'intera area era stata venduta da Fiat nel 2007 ad una società immobiliare che prevede di costruire un'ampia zona residenziale e commerciale[6].

Note [modifica]
  1. ^ Tabelle vendite Quattroruote-Consuntivo OICA
  2. ^ Lancia Delta MultiAir Turbo
  3. ^ Presentazione del nuovo motoscafo
  4. ^ Lancia Delta Hardblack
  5. ^ Eleonora Lilli. «Lancia inizia una seconda vita dopo 104 anni»omniauto.it, 29 settembre 2010. URL consultato in data 26 ottobre 2011.
  6. ^ Scheda progetto urban per riqualificazione ex area Lancia
Bibliografia [modifica]
  • Win Oude Weernink, La Lancia, Giorgio Nada Editore.
Voci correlate [modifica]Altri progetti [modifica]Collegamenti esterni [modifica]
Fiat500Icona200M.jpgConoscere il mondo delle autovetture attraverso la storia dell'automobile e i tipi di vettura
Trovare le case costruttrici per nazione e conoscerne i relativi modelliSeguire lo sport automobilistico con la Formula 1i rally e le altre competizionii circuiti e i piloti

 
 
 

MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - JAGUAR

Post n°93 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Jaguar (automóvel)

Origem: Wikipédia, a enciclopédia livre.
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Jaguar Cars Limited
Jaguar logo pt.png
TipoEmpresa privada
Fundação11 de setembro de 1922
SedeWitley, Coventry
 Reino Unido
Pessoa(s) chaveSir William Lyons
William Walmsley
Ralf Speth CEO
Empregados10.000
IndústriaAutomobilística
WebsiteJaguar Website

Jaguar Cars Limited é uma fabricante britânica de automóveis de luxo, de propriedade da empresa indiana Tata Motors, tem sua sede em Coventry. Foi fundada com o nome de SS Cars Ltd em 1922 e em 1945 mudou o nome para Jaguar. Antes de pertencer a Tata Motors [1], a empresa pertencia a empresa estadunidense Ford Motor Company.

Por aliar desempenho e luxo em seus produtos, tem como concorrentes diretos a BMWMercedes-BenzPorscheCadillacInfiniti, entre outros.

Índice  [esconder
[editar]História
Jaguar XK 2005

Fundada em 1922 como Swallow Sidecar Company, por dois amantes de motocicletas, William Lyons e William Walmsley. O nome Jaguar apareceu a primeira vez no modelo SS Jaguar 2,5 Litros de quatro portas, dias antes do Salão do Automóvel de Londres de1935. O nome SS Cars Ltd estava em todos os modelos da marca, mas foram rebatizados para Jaguar Cars Ltd depois daSegunda Guerra Mundial, pela conotação desfavorável da sigla SS.

Depois de diversas fusões e separações com outros fabricantes, em 1989 a Jaguar foi comprada pela Ford, que devido aoprejuízo em seus investimentos, acabou por vende-la em março de 2008.[1]

Instalada originalmente em Blackpool, transferiu-se para Coventry em 1928, para ser o coração do British motor industry, região onde se concentraram diversas empresas do setor automobilístico inglês. Hoje seus carros são montados emBirmingham e Liverpool. A antiga fábrica de Coventry parou de produzir em 2005.

A Jaguar possui também a construtora de automóveis Daimler Motor Company (não confundir com o grupo Daimler-Benz) em1960. Desde então, os modelos mais luxuosos da Jaguar passaram a receber Daimler nos seus nomes.

[editar]Modelos notáveis
Modelos esportivos
Carrocerias longas
Carrocerias curtas
[editar]Galeria de fotos[editar]Modelos históricos[editar]Modelos atuais[editar]Modelos esportivos[editar]Ver também

 
 
 

MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - INNOCENTI

Post n°92 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Innocenti

Origem: Wikipédia, a enciclopédia livre.

Innocenti era uma produtora italiana de motores e máquinas fundada por Ferdinando Innocenti em 1920. Produzia também lambretas e automóveis.

Em 1975, foi adquirida por Alejandro de Tomaso e rebatizada pelo grupo De Tomaso como Nuova Innocenti. Esta empresa existiu até 1992. No final dos anos 80, quando a Fiat adquiriu a empresa, a Innocenti vendia na itália versões do Fiat Uno (Fiat Prêmio e Fiat Elba) produzidas no Brasil. A marca foi oficialmente descontinuada em1996 1.

[editar]Modelos[editar]Ver também

 
 
 

MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - IVECO - MR. MARCELLO MOSCHEN

Post n°91 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Iveco

Origem: Wikipédia, a enciclopédia livre.
Caminhão Iveco

Iveco é uma fabricante de veículos pesados, camiõesônibus e utilitários leves. Sua sede fica em TurimItália, sendo uma subsidiária do grupo Fiat. O nome da empresa é uma referência às primeiras letras de Industrial Vehicle Corporation.

No Brasil a Iveco iniciou suas atividades em setembro de 1997 implantando uma rede própria de concessionárias exclusivas e de assistência técnica encarregada de comercializar veículos importados da Europa e da Argentina. A sede comercial em São Paulo foi implantada em 1999 e conta com um centro de treinamento e a fábrica em Sete LagoasMG entrou em operação em novembro de 2000.

Em 2006 a sede comercial da empresa foi transferida para Nova LimaMG, e instalada no Edifício Piemonte, sede do Fiat Group no Brasil, como forma de buscar sinergias entre as empresas do grupo.

[editar]Ver também[editar]Ligações externas
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MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - ABARTH - MR. MARCELLO MOSCHEN

Post n°90 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia


[editar]
Abarth Mono 1000

Cavalos de força: 120cv

Cilindradas: 982cm³

Consumo: 10L x 100km

Velocidade máxima: 175km/h

[editar]Abarth 1000 Bialbero

Cavalos de força: 120cv

Cilindradas: 982cm³

Consumo: 11L x 100km

Velocidade máxima: 215km/h

[editar]Abarth Simca 1300 GT

Cavalos de força: 175cv

Cilindradas: 1888cm³

Consumo: 12L x 100km

Velocidade máxima: 289km/h

[editar]Stilo Abarth

Cavalos de força: 167cv

Cilindradas: 2400

Consumo: 12L x 100km

Velocidade máxima: 217km/h

[editar]Grande Punto Abarth

Cavalos de força: 155cv (180cv na versão ESSESSE)

Cilindradas: 1368

Consumo: N/A

Velocidade máxima: 208km/h (215km/h na versão ESSESSE)

[editar]Veja Também[editar]Ligações externas
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MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - ABARTH - MR. MARCELLO MOSCHEN

Post n°89 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Abarth
Origem: Wikipédia, a enciclopédia livre.
Abarth & C. Spa
TipoPrivada
Fundação15 de Abril de 1949 emTurin
Pessoa(s) chaveLuca di Montezemolo(Presidente)
Harald J. Wester (CEO)
IndústriaAutomotiva
WebsiteAbarth.it

Abarth foi uma das mais importantes montadoras de automóveis de corrida da Itália fundada em 1949 por Carlo Abarth, de ascêndencia Austríaca.

Nos anos 60, a Abarth começou a ganhar sucesso na categoria de Hillclimbing e Sports Car Racing, maioritariamente em veículos com motores de 850cc até 2000cc de cilindrada, rivalizando com o Porsche 904 e o Ferrari DinoHans Herrmann foi o piloto de serviço da marca desde 1962 até 1965 que venceu os 500km de Nürburgring em 1963 juntamente com Teddy Pilette.

Pouco tempo depois, Carlo Abarth prometeu a Johann Abt que o autorizava a testar carros novos vindos de fábrica gratuitamente, se este vencesse todas as provas em que a Abarth entrara - Abt quase conseguiu, vencendo 29 das 30 provas realizadas no total, ficando na ultima prova em 2º lugar.

Para além das provas desportivas que a 'Abarth concorrera, a Abarth também começou a produzir escapes de alta performance. Mais tarde, a Abarth diversificou a sua produção em vários kits de tuning para carros afectos ao transporte de passageiros, maioritariamente da marca Fiat. A marca Abarth também foi associada na produção de carros desportivos e de competicão com a Porsche e a Simca.

Em 1971 a Abarth foi comprada pela Fiat, e a sua equipa comprada por Enzo Osella. A Abarth tornou-se num departamento particular de competição desportiva da Fiat, gerida pelo famoso engenheiro designer Aurelio Lampredi. Alguns modelos construidos pela Fiat foram utilizados pela Lancia e Autobianchi com a colaboração da Abarth, o mais famoso deles foi o Autobianchi A112 Abarth.

Índice  [esconder
[editar]Modelos[editar]Abarth 850 TC

Cavalos de força: 110cv

Cilindradas: 9.365

Consumo: 6,6L / 100km

Velocidade máxima: 147km/h

[editar]Abarth 1000 Berlina

Cavalos de força: 120cv

Cilindradas: 982cm³

Consumo: 10L x 100km

Velocidade máxima: 158km/h

 

[editar]Abarth 700 Bialbero

Cavalos de força: 175cv

Cilindradas: 2,958cm³

Consumo: 10L x 100km

Velocidade máxima: 240km/h

 
 
 

MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - ALFA ROMEO - ITALIANO - MR. MARCELLO MOSCHEN

Post n°88 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Alfa Romeo 6C

Em 1967 o famoso filme A Primeira Noite de um Homem, protagonizado por Dustin Hoffman deu status de celebridade à Alfa Romeo Spider (também conhecida por suas designações italianas "Duetto" ou "Osso di Seppia", ou ainda "round tail"). Veja aqui [11] - [12].

A Spider foi desenhada por Pininfarina.

Na década de 70 a Alfa Romeo novamente entrou em crise financeira. O governo então privatizou a Alfa Romeo, passando o controle para a FIAT em 1986. Foi então criado um novo grupo empresarial - Alfa Lancia Spa - que se dedicou desde então à fabricação de carros Alfa Romeo e Lancia.

Antes de ser comprada pela FIAT, a Alfa Romeo sempre teve uma postura ousada no mercado, experimentando novas soluções nas pistas e utilizando-as na produção em série, mesmo com o risco de perdas comerciais. A Alfa Romeo sempre se caracterizou também pelo estilo controverso e pouco ortodoxo, que sempre levantaram discussões sobre estilo

Numa brochura em inglês:

The Alfa Romeo Giulia 1600 SS - For the man who has everything, here is the car to keep him company. ... The price is GBP 2394.1.3 including tax. Expensive? Naturally! What else would you expect a hand-built Alfa to be? [13]

A Alfa Romeo representa o fabricante de carros que permite uma condução esportiva para o motorista comum, oferecendo à apreciação o som característico de seus motores.

Em italiano, o dono de um Alfa Romeo é um "Alfista", e um grupo deles são "Alfisti". Alfa Romeo sempre tem em seus proprietários grandes defensores e muitos de seus carros se tornaram símbolos culturais [14]. Também existem centenas de clubes de donos de Alfa Romeo ao redor do mundo.

[editar]Competição
Alfa Romeo 8C 2900 Mille Miglia de 1938 da coleção de Ralph Lauren

A Alfa Romeo alcançou grande sucesso em diversas competições: Formula 1, Protótipos, Turismo e Super Turismo. Pilotos independentes também participaram com sucesso de outras provas, incluindo ralis.

Em 1923 Vittorio Jano, que veio da FIAT, começou a projetar motores que deram à Alfa Romeo sucesso nas pistas até o fim da década de 30. Quando o projeto começou a mostrar fraqueza, Jano foi demitido.

Na década de 30 Tazio Nuvolari venceu a Mille Miglia pilotando um 6C 1750 [15], cruzando a linha de chegada após uma incrível ultrapassagem sobre Achille Varzi sem os faróis, no meio da noite.

O modelo 8C 2300 venceu as 24 horas de Le Mans de 1931 a 1934. A Alfa Romeo abandonou as competições em 1933, quando o Governo Italiano assumiu o controle da empresa. Surge então a Scuderia Ferrari, incialmente como o braço de competições da Alfa Romeo (Enzo Ferrari pilotou para a Alfa antes de assumir a chefia da equipe, e logo a seguir passa a produzir seus próprios carros). Em 1935 uma Alfa Romeo pilotada por Nuvolari vence o Grande Prêmio da Alemanha. Em 1938 Biondetti vence a Mille Miglia pilotando um 8C 2900B Corto Spyder, desde então apelidado de modelo "Mille Miglia".

Em 1950 Nino Farina venceu o Campeonato Mundial de Formula 1 pilotando uma Alfa Romeo 158 com compressor; em 1951 Juan Manuel Fangio venceu pilotando uma Alfetta 159 (uma evolução do modelo 158, com um compressor de dois estágios). Outros títulos foram vencidos em 1975 e 1977, enquanto a Alfa Romeo 33 dominava a categoria de Protótipos de 1967 a 1977.

[editar]Modelos
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[editar]Veja Também[editar]Fotos de Alfa Romeo
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MOTOR SPORTS NEWS ONLINE - ALFA ROMEO - IN ITALIANO - MR. MARCELLO MOSCHEN

Post n°87 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Alfa Romeo
Origem: Wikipédia, a enciclopédia livre.
Alfa Romeo
SloganLa Bellezza Non Basta
beleza não basta
TipoSubsidiária da FIAT (desde 1986)
Fundação24 de junho de 1910 emMilão
SedeItália TurinItália
Pessoa(s) chaveLuca di Montezemolo – Presidente
Luca De Meo– CEO
IndústriaAutomobilística
ProdutosAutomóveis
Websitewww.alfaromeo.com
Alfa Romeo 159

Alfa Romeo é um fabricante italiano de automóveis, fazendo parte do grupo Fiat desde 1987

Índice  [esconder
[editar]História

Em 1907, Cavaliere Ugo Stella, um aristocrata de Milão e Alexandre Darracq, fabricante de carros francês fundaram a companhia "Darracq Italiana", que começou a produzir automóveis Darracq em Nápoles. Com o fim da parceria, Stella, com o financiamento de outros investidores italianos moveu a linha de produção para uma fábrica desativada em Portello, subúrbio de Milão, mudando, na ocasião, o nome da empresa para ALFA - Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. O primeiro carro produzido inteiramente pela companhia foi o modelo 24 HP de 1910, desenhado por Giuseppe Merosi (tendo este nome devido à potência gerada por seu motor). Posteriormente, Merosi participou do desenvolvimento de novos carros da ALFA, com motores mais potentes, de 40 a 60 hp. A ALFA também se aventurou nas competições automobilísticas, com os pilotos Franchini e Ronzoni participando da Targa Florio de 1911 pilotando modelos 24 HP. Entretanto, com o início da I Guerra Mundial, a produção ficou paralisada por 3 anos.

Nicola Romeo assumiu a direção da empresa em 1916 e converteu a empresa numa fábrica bélica para atender as necessidades da Itália e dos aliados durante a I Guerra Mundial. Munição, motores e peças para aviões, geradores e compressores baseados nos motores de carros anteriormente produzidos e até locomotivas foram produzidas pela ALFA durante a guerra. Com o fim da guerra, Nicola Romeo assumiu o controle total da empresa, e a fabricação de carros foi retomada em 1919. Em 1920 o nome da empresa foi alterado para Alfa Romeo, e o Torpedo de 20 a 30 HP foi o primeiro carro fabricado sob a nova marca. Giuseppe Merosi continuou como designer-chefe e a companhia continuou a produzir bons carros de rua e carros de corrida de sucesso (dentre eles o 40-60 HP e o RL Targa Florio).

Detalhe do Alfa Romeo 159

Em 1923, o então piloto da equipe Alfa Romeo, Enzo Ferrari, convenceu Vittorio Jano a abandonar a FIAT e substituir Giuseppe Merosi na equipe de design da Alfa Romeo. O primeiro modelo concebido sob a supervisão de Jano foi o P2 Grand Prix, que deu à Alfa Romeo o título mundial de 1925. Para carros de rua, Jano desenvolveu uma série de motores pequenos e médios de 4, 6 e 8 cilindros em linha baseados no motor do P2 que estabeleceram a arquitetura de motores clássica da Alfa Romeo: Construção em liga-leve, câmaras de combustão hemisféricas, velas em posição central, duas válvulas em linha por cilindro e câmara de combustão dupla. Tal arquitetura provou-se durável e potente.

Em 1928 Nicola Romeo abandonou a empresa, quando esta foi à falência. Em 1933 a Alfa Romeo sofreu uma intervenção do Governo italiano, que passou a ter o controle da empresa. A Alfa Romeo passou a ser um instrumento da Itália de Mussolini, um Emblema Nacional.

Durante a II Guerra Mundial a fábrica da Alfa Romeo foi bombardeada e com muito custo voltou a ser rentável após a guerra. Parou de fabricar carros luxuosos, dedicando-se à produção em massa de carros populares.

Na década de 60 a Alfa Romeo tornou-se famosa por seus carros pequenos e modelos desenhados especialmente para a polícia italiana - "Pantere" [1][2],[3][4][5]) e Carabinieri ([6]); dentre eles o glorioso "Giulia Super" [7] - [8], ou o 2600 Sprint GT [9], que recebeu o apelido expressivo de "Inseguimento" (por ter sido confundido com o carro utilizado pelo famoso agente de polícia, e inigualável motorisa Armandino Spadafora na perseguição a ladrões por uma escada em 1960. Na verdade o carro utilizado era uma Ferrari 250 GT/E preta). Esta foto de uma Giulia [10], uma das dezenas sobre a lenda, foi tirada de um filme.


 

 
 
 

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Post n°86 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Lancia
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Lancia é uma das mais antigas e famosas fabricantes de automóveis da Itália, fundada em Turin no ano de 1906. É uma das empresas do Grupo FIAT.

A Lancia foi sempre uma empresa inovadora em tecnologia nas décadas seguintes e poucas marcas foram tão importantes tecnologicamente quanto ela. Nem as duas guerras mundiais que se seguiram conseguiram derrubar a Lancia. Com pausas na produção para fabricar equipamentos militares, surgiram sucessos como o Lambda e o Aprilia nos momentos de paz. Depois de 1945, as coisas ficariam melhores ainda e Juan Manuel Fangio venceu seu quarto título mundial a bordo de um Lancia.

A empresa teve uma presença muito forte também nos campeonatos de Rallye com o Lancia Stratos (que tinha um V6 Ferrari e é considerado até hoje como um dos melhores bólidos já construídos para provas de rallye) e com o Lancia Delta HF Integrale.

Índice  [esconder
[editar]O Início

A Lancia foi constituida em 29 de novembro de 1906, sendo sócios Vincenzo Lancia e Claudio Fogolin, cuja participação de cada um era de 50 por cento do capital da empresa.

[editar]Primeiro modelo

A produção do primeiro modelo teve início em 1908, ano que este primeiro chassis, denominado 12 HP, foi exposto no VIII Salão do Automóvel de Turim (8 de janeiro a 2 de fevereiro). A denominação de projeto deste modelo era "tipo 51", e em 1919 foi rebatizado de Lancia Alfa. Foi o irmão do construtor, Giovanni (estudioso de línguas clássicas), que sugeriu que fossem utilizadas letras doalfabeto grego para distinguir os diversos modelos.

O 12HP era dotado de um motor de quatro cilindros, com cilindrada de 2545 centímetros cúbicos, que girava a 1800 rotações por minuto (um regime alto para a época), e alcançava velocidade de 90quilômetros por hora.

[editar]Lancia Hoje
Lancia Lybra (1999-2006)

A Lancia sofreu muito com a grave situação financeira que tem atraversado o Grupo FIAT de 2000 a 2004, sendo a única indústria do grupo que não está totalmente sanada.

Atualmente, o modelo mais refinado da marca é o Lancia Thesis. Os outros modelos são o Lancia Ypsilon (mais de 200 mil unidades vendidas na Itália desde o lançamento em 2003); o monovolume Musa (derivado do Fiat Idea) e o Lancia Phedra, modelo que compartilha a plataforma com o Fiat Ulysse.

Em setembro de 2006 a Lancia apesentou a Lancia Delta que será vendida a partir de 2008.

A Lancia conserva a ambição de querer ser a alternativa italiana à Mercedes-Benz, e à luz do seu prestigioso passado mereceria esforços e investimentos mais consideráveis.

[editar]Ver também

 
 
 

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Post n°85 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Lamborghini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
bussola Disambiguazione – Se stai cercando l'azienda produttrice di trattori, vedi Lamborghini Trattori.
Lamborghini
Logo
Nazionebandiera Italia
TipologiaSocietà per azioni
Fondazione1963 a Sant'Agata Bolognese

Fondata da

Ferruccio Lamborghini

Sede principaleSant'Agata Bolognese
GruppoAudi AG
Persone chiave

Stephan Winkelmann

Settore

Casa automobilistica

Prodotti

Sito webwww.lamborghini.com
 
Lamborghini logo.svg

Lamborghini è un gruppo industriale attivo nel comparto automobilistico, costituito nel 1963, la cui sede attuale è situata a Sant'Agata Bolognese e che fa parte del Audi AG. Deriva dalla prima fabbrica di trattori agricoli costituita da Ferruccio Lamborghini nel 1948 (quest'ultimo marchio è stato venduto nel 1971 ed è ora parte del gruppo SAME Deutz-Fahr).

Indice  [nascondi
Storia [modifica]
Ferruccio Lamborghini accanto ad unaMiura.
La Lamborghini Murciélago Roadster, fotografata al Motor Show 2005 diVienna.

Cento (FE) nel 1948 nasce, per opera di Ferruccio Lamborghini, la Lamborghini Trattori. L'idea scaturì dall'occasione di un acquisto di un lotto di motori a Napoli da parte dello stesso Ferruccio Lamborghini; intorno a quei motori vennero così costruiti i primissimi trattori (come da lui ricordato negli anni '70 in un'intervista RAI). Solo tre anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale l'azienda riuscì a progettare da sola i suoi primi trattori e nell'arco di pochi anni divenne una delle più importanti aziende italiane di macchine agricole. Il comparto storico della casa e il relativo marchio "Lamborghini Trattori" vennero poi venduti nel 1971 a un altro gruppo industriale specializzato nel settore, la SAME divenuta oggi SAME Deutz-Fahr, di cui ancora oggi fa parte.

Nel 1959 la progettazione si spinse sino agli elicotteri, ma il Governo italiano non concesse l'autorizzazione alla produzione e di conseguenza vennero prese in considerazione diverse alternative.

Nel 1963 nasce la Automobili Ferruccio Lamborghini SpA. Questa azienda ebbe un grande successo grazie a macchine famose e potenti, come:Miura350 GTVEspadaJalpaLM 002 (autoveicolo fuoristrada di lusso), Countach disegnate e costruite anche grazie a collaborazioni importanti con il designer Bertone ed il progettista di propulsori Giotto Bizzarrini.

Trattore Lamborghini

Il simbolo della casa automobilistica è un torosegno zodiacale del fondatore, e a nomi di tori si ispirano la gran parte delle vetture della casa (come Lamborghini UrracoEspadaJalpaMurciélagoGallardoReventón,Aventador e la stessa Miura).

 
 
 

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Post n°84 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Storia [modifica]

Ferruccio Lamborghini accanto ad unaMiura.
La Lamborghini Murciélago Roadster, fotografata al Motor Show 2005 diVienna.

Cento (FE) nel 1948 nasce, per opera di Ferruccio Lamborghini, la Lamborghini Trattori. L'idea scaturì dall'occasione di un acquisto di un lotto di motori a Napoli da parte dello stesso Ferruccio Lamborghini; intorno a quei motori vennero così costruiti i primissimi trattori (come da lui ricordato negli anni '70 in un'intervista RAI). Solo tre anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale l'azienda riuscì a progettare da sola i suoi primi trattori e nell'arco di pochi anni divenne una delle più importanti aziende italiane di macchine agricole. Il comparto storico della casa e il relativo marchio "Lamborghini Trattori" vennero poi venduti nel 1971 a un altro gruppo industriale specializzato nel settore, la SAME divenuta oggi SAME Deutz-Fahr, di cui ancora oggi fa parte.

Nel 1959 la progettazione si spinse sino agli elicotteri, ma il Governo italiano non concesse l'autorizzazione alla produzione e di conseguenza vennero prese in considerazione diverse alternative.

Nel 1963 nasce la Automobili Ferruccio Lamborghini SpA. Questa azienda ebbe un grande successo grazie a macchine famose e potenti, come:Miura350 GTVEspadaJalpaLM 002 (autoveicolo fuoristrada di lusso), Countach disegnate e costruite anche grazie a collaborazioni importanti con il designer Bertone ed il progettista di propulsori Giotto Bizzarrini.

Trattore Lamborghini

Il simbolo della casa automobilistica è un torosegno zodiacale del fondatore, e a nomi di tori si ispirano la gran parte delle vetture della casa (come Lamborghini UrracoEspadaJalpaMurciélagoGallardoReventón,Aventador e la stessa Miura).

Le idee di Ferruccio portarono la Lamborghini al massimo del successo e per sfruttare la notorietà del nome, l'azienda si diversificò, cominciando a costruire anche barche da gara, riuscendo a vincere il campionato del mondo negli anni: 1990199419971998.

Nel settore nautico vennero prodotti motori che superano i 900 cavalli, un record di potenza.

Il passo successivo nella diversificazione fu quando la Lamborghini aprì un settore di restauro di macchine d'epoca.[senza fonte]

Dopo anni di gestione familiare dell'azienda, la crisi petrolifera e quella dell'industria dell'automobile della metà degli anni ottanta costrinsero la proprietà a cedere le proprie quote a un acquirente nordamericano; nel 1987 la Lamborghini venne assorbita dal gruppo Chrysler.

Un nuovo passaggio di proprietà avviene nel 1994 con la cessione da parte di Chrysler ad un gruppo di investitori indonesiani, mentre l'ultimo cambio al vertice azionario risale al 24 luglio 1998, quando viene firmato a Londra l’accordo tra gli azionisti della Lamborghini e l’Audi per la cessione totale dell’azienda al gruppo tedesco Volkswagen.

Motori Lamborghini [modifica]
Una rarissima Lamborghini Reventon con motoreV12
Proprietà succedutesi alla guida della Lamborghini Automobili [modifica]
  • Ferruccio Lamborghini dal 1963 al 1972
  • Georges-Henri Rossetti dal 1972 al 1973
  • Georges-Henri Rossetti & René Leimer dal 1972 al 1977
  • "Amministrazione Controllata" dal 1978 al 1980
  • Jean-Claude & Patrick Mimran dal 1981 al 1987
  • "Chrysler" dal 1987 al 1994
  • "Megatech" dal 1994 al 1998
  • Audi AG dal 1998
Automobili prodotte [modifica]

 
 
 

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Post n°83 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Modelli fuori produzione [modifica]

Modelli in produzione [modifica]Prototipi [modifica]
Attività sportive [modifica]

La Lamborghini ha partecipato anche alle competizioni automobilistiche di Formula 1 dal 1989 al 1993 come fornitrice di motori per i team Larrousse (dal 1988 al 1990 e nel 1992 e 1993), Lotus (1990),Ligier (1991), e Minardi (1992). Nel 1991 partecipò al campionato di Formula 1 una vettura interamente progettata e costruita in casa Lamborghini. La squadra aveva il nome di Modena Team (detta anche Lambo).

Altri progetti [modifica]Collegamenti esterni [modifica]

 
 
 

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Post n°82 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

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FIAT
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Fiat Automobiles
Logo
Nazionebandiera Italia
TipologiaSocietà per azioni
Fondazione1899 a Torino
Sede principaleTorino
GruppoFiat SpA

(tramite Fiat Group Automobiles)

Persone chiave

Olivier FrançoisDirettore operativo

Settore

Metalmeccanica (Autoveicoli)

Prodotti

autovetture

SloganLife is best when driven
Sito webwww.fiat.it
 

La FIAT (nata come acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino) è stata fondata l'11 luglio 1899 a Torino come casa produttrice di automobili, per poi sviluppare la propria attività in numerosi altri settori, dando vita al più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano. Dal 1º febbraio 2007fa parte, insieme ai marchi Alfa RomeoLanciaAbarth e Fiat Professional, di Fiat Group Automobiles (abbreviato in FGA) che rappresenta una delle diramazioni del gruppo industriale Fiat SpA.

Indice  [nascondi
Vetture FIAT [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Elenco dei modelli FIAT.
Storia e direzione aziendale [modifica]

L'azienda nacque dalla comune volontà di una decina tra aristocratici, possidenti, imprenditori e professionisti torinesi di impiantare una fabbrica per la produzione di automobili.

L'idea di produrre automobili su scala industriale era venuta agli amici Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria Gatti (già fondatori dell'ACI Automobile Club d'Italia) che avevano precedentemente costituito e finanziato la "Accomandita Ceirano & C.", finalizzata alla costruzione della "Welleyes", un'automobile progettata dall'ing. Aristide Faccioli e costruita artigianalmente daGiovanni Battista Ceirano.

Visto il successo ottenuto dalla "Welleyes" alla sua presentazione, Bricherasio e Gatti proposero ad un gruppo di conoscenti di acquisire le esperienze, le maestranze e la competenza della "Accomandita Ceirano & C." per trasferirle su scala industriale, come già avveniva nella fabbriche dell'Europa settentrionale.

Oltre ai due promotori, si mostrarono disposti a partecipare il conte Roberto Biscaretti di Ruffia, il marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia, il banchiere e industriale della seta Michele Ceriana-Mayneri, l'avvocato Carlo Racca, il possidente Lodovico Scarfiotti, l'agente di cambio Luigi Damevino e l'industriale della cera Michele Lanza.

Atto Costitutivo della Fiat - 11 luglio 1899

Il gruppo di notabili, dopo vari incontri per fissare le linee dell'accordo tenuti nel caffè di madame Burello e dopo aver ottenuto l'appoggio finanziario del "Banco di Sconto e Sete" di Torino, si riunì a Palazzo Bricherasio per sottoscrivere l'atto di "Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili" redatto dal Cav. Dott. Ernesto Torretta, Notaio Patrimoniale della Real Casa: era l'11 luglio 1899. I soci versarono un capitale di 800.000 lire in 4.000 azioni(circa 10 milioni di euro attuali) ed affidarono la presidenza a Ludovico Scarfiotti.

Occorre aggiungere che, il giorno precedente alla costituzione della società, Michele Lanza decise di ritirarsi, abbandonando il sodalizio. Lanza aveva già realizzato in proprio, nel 1895, una delle prime automobili italiane e, ben conoscendo le difficoltà tecniche a cui si andava incontro, riteneva inopportuno escludere Giovanni Battista Ceirano dalla società, principale esperto meccanico, per mere questioni di rango. Parte della quota azionaria destinata a Lanza venne assunta dal possidente Giovanni Agnelli, coinvolto in extremis dell'amico ed ex commilitone Scarfiotti, mentre la rimanente quota azionaria venne sostenuta dal Banco di Sconto e Sete.

Durante la prima seduta, il consiglio d'amministrazione della neonata FIA (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili) deliberò l'acquisto dell'"Accomandita Ceirano & C.", liquidando Ceirano con la somma di 20.000 lire, oltre ad assumerlo quale agente di vendita.
La prima vettura costruita dalla FIA fu il modello "3½ HP", copia della "Welleyes" e prodotta in 8 esemplari nel corso del 1899. Sempre in quell'anno, l'azienda mutò la denominazione in FIAT (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino), dietro suggerimento di Cesare Goria-Gatti che dalle colonne del giornaleL'Automobile, invitava all'adozione di tale acronimo anche per il suo benaugurante significato latino (terza persona singolare nel verbo fio = sono fatto, divengo) circa il futuro dell'intrapresa.[1]

La FIAT iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo denominato Lingotto nel 1916 e lo fece entrare in funzione nel 1923.

Dopo un primo periodo di difficile sviluppo, segnato da diverse ricapitalizzazioni e da modifiche nella composizione del capitale azionario (non sempre in 

 
 
 

MOTOR SPORTS NEWS ONLINE MAGAZINE ITALIA - FIAT - IN ITALIANO - MR. MARCELLO MOSCHEN

Post n°81 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Il gruppo di notabili, dopo vari incontri per fissare le linee dell'accordo tenuti nel caffè di madame Burello e dopo aver ottenuto l'appoggio finanziario del "Banco di Sconto e Sete" di Torino, si riunì a Palazzo Bricherasio per sottoscrivere l'atto di "Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili" redatto dal Cav. Dott. Ernesto Torretta, Notaio Patrimoniale della Real Casa: era l'11 luglio 1899. I soci versarono un capitale di 800.000 lire in 4.000 azioni(circa 10 milioni di euro attuali) ed affidarono la presidenza a Ludovico Scarfiotti.

Occorre aggiungere che, il giorno precedente alla costituzione della società, Michele Lanza decise di ritirarsi, abbandonando il sodalizio. Lanza aveva già realizzato in proprio, nel 1895, una delle prime automobili italiane e, ben conoscendo le difficoltà tecniche a cui si andava incontro, riteneva inopportuno escludere Giovanni Battista Ceirano dalla società, principale esperto meccanico, per mere questioni di rango. Parte della quota azionaria destinata a Lanza venne assunta dal possidente Giovanni Agnelli, coinvolto in extremis dell'amico ed ex commilitone Scarfiotti, mentre la rimanente quota azionaria venne sostenuta dal Banco di Sconto e Sete.

Durante la prima seduta, il consiglio d'amministrazione della neonata FIA (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili) deliberò l'acquisto dell'"Accomandita Ceirano & C.", liquidando Ceirano con la somma di 20.000 lire, oltre ad assumerlo quale agente di vendita.
La prima vettura costruita dalla FIA fu il modello "3½ HP", copia della "Welleyes" e prodotta in 8 esemplari nel corso del 1899. Sempre in quell'anno, l'azienda mutò la denominazione in FIAT (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino), dietro suggerimento di Cesare Goria-Gatti che dalle colonne del giornaleL'Automobile, invitava all'adozione di tale acronimo anche per il suo benaugurante significato latino (terza persona singolare nel verbo fio = sono fatto, divengo) circa il futuro dell'intrapresa.[1]

La FIAT iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo denominato Lingotto nel 1916 e lo fece entrare in funzione nel 1923.

Dopo un primo periodo di difficile sviluppo, segnato da diverse ricapitalizzazioni e da modifiche nella composizione del capitale azionario (non sempre in maniera pacifica ma anche sfociate in processi clamorosi per l'epoca), la proprietà della casa automobilistica viene assunta quasi integralmente da Giovanni Agnelli, che diventerà senatore durante il Fascismo e resterà a capo dell'azienda sino al termine della seconda guerra mondiale.

Dopo aver rischiato di perdere la proprietà dell'azienda per la propria compromissione con il regime fascista, Agnelli passa il comando a Valletta, essendo l'unico figlio maschio, Edoardo, morto in un incidente aereo. Valletta, uomo di qualità non comuni, si occupò di reggere per conto della famiglia Agnelli una delle poche aziende italiane non completamente inginocchiate dalla disfatta, riuscì a farla rialzare e contemporaneamente fornì l'opportuna preparazione al ruolo che appena possibile avrebbe dovuto assumere il giovane discendente "primo in linea dinastica" (definizione attribuita aMontanelli).

Gianni Agnelli, l'erede, divenne presidente della FIAT nel 1966 e lo rimase fino al compimento del 75º compleanno, quando le norme statutarie lo obbligarono a cedere la presidenza.

La carica viene assunta prima (1996) dall'ex amministratore delegato Cesare Romiti e poi (1998) da un dirigente genovese che per molti anni ha lavorato alla General Electric negli USA, Paolo Fresco.

La crisi del gruppo porta il fratello Umberto alla presidenza (2003); dopo la morte di Umberto è la volta (2004) di Luca Cordero di Montezemolo; l'erede designato dalla famiglia AgnelliJohn Elkann, è stato nominato vice presidente all'età di 28 anni e altri membri della famiglia fanno parte del consiglio di amministrazione. L'Amministratore Delegato, Giuseppe Morchio, dimissionario, è stato sostituito da Sergio Marchionne, che lo ha sostituito dal 1 giugno 2004.

La gestione di Gianni Agnelli incrementò notevolmente la vocazione multinazionale e plurisettoriale dell'azienda; una vocazione che affondava le proprie radici nelle realtà industriali create dalla Fiat in tutta Europa, già nel primo ventennio del secolo. La crescita, certo aiutata anche dal cosiddetto "boom economico" degli anni sessanta, fu rilevante sia in campo nazionale che nei mercati esteri.

Le attività e le strategie del gruppo, in origine dirette alla sola produzione industriale di autovetture (e poco dopo anche di veicoli industriali e agricoli), con il passare del tempo ed a causa delle mutate condizioni di mercato e del consolidato assetto di gruppo, sono andate verso una diversificazione in molti altri settori. Il gruppo ha al momento attività in una vasta gamma di settori dell'industria e nei servizi finanziari.

Si tratta del maggiore gruppo aziendale italiano, che vanta inoltre significative attività anche all'estero, dove è presente in 61 nazioni con 1063 aziende che impiegano oltre 223.000 persone, 111.000 delle quali al di fuori dell'Italia.

 
 
 

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Post n°80 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Modelli pre-bellici e bellici [modifica]

La prima produzione di autovetture, datata 1900, avvenne con l'utilizzo di 150 operai nello stabilimento in Corso Dante a Torino. Da lì uscirono 24 autoveicoli modello Fiat 3/12hp, di cui una curiosità era la mancanza della retromarcia. Ancora nel 1903 la produzione era limitata a 103 pezzi di auto.

Il primo Taxi Italiano

FiatT1Taxi1921.jpg

Il primo Taxi Italiano su base Fiat Tipo 1

Al 1902 risale anche la prima affermazione della casa nelle competizioni automobilistiche, quando, con alla guida Vincenzo Lancia si aggiudica una gara locale piemontese la Torino Sassi-Superga.

Sempre al primo decennio del XX secolo risalgono le prime diversificazioni della Fiat nel campo dei veicoli commerciali, dei tram, degli autocarri e dei motori marini. La società inizia anche un'attività all'estero con la fondazione nel 1908 della Fiat Automobile Co negli Stati Uniti e la successiva costruzione nel 1909 dello stabilimento di Poughkeepsie; nel frattempo si amplia anche il numero delle persone occupate, giunte a 2500 unità nel 1906. Nel 1908 viene messa in produzione la Fiat 1 Fiacre, prima autovettura destinata alla funzione di taxi e di cui vennero esportati numerosi esemplari nelle più importanti città come ParigiLondra e New York.

Poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, la società torinese rinnova totalmente la gamma di autovetture in produzione con la presentazione dei modelli 123456; di questi modelli va ricordata la presenza dei primi esempi di batteria e di trasmissione a cardano. Nel 1911l'azienda si cimenta nella costruzione di un autoveicolo specifico per battere il record mondiale di velocità: a tal fine costruisce la Fiat 300 hp Record, un'auto di quasi 29.000 cc e 290 cv di potenza, in grado di sfiorare i 300 km/h.

Una Fiat 509

Sempre prima dello scoppio della guerra l'azienda madre fonda la Fiat lubrificanti, allarga le sue attività estere con l'apertura di una società in Russia e inizia la produzione in serie della Fiat Zero di cui costruirà circa 2000 esemplari, forniti anche di impianto elettrico. Naturalmente la produzione civile viene quasi completamente convertita ad uso bellico durante il conflitto e il modello Fiat 501 viene assemblato soprattutto per il Regio Esercito.

Alla ripresa produttiva post bellica nel 1919 l'azienda torinese presenta la Fiat 501 ad uso civile, di cui riesce a mettere sul mercato quasi 45.000 unità. Nel frattempo prosegue anche la diversificazione nel campo dei veicoli industriale e dell'accessoristica; quest'ultima rappresentata dalla fondazione della Magneti-Marelli.

Dopo la visita del Senatore Agnelli agli stabilimenti della Ford, fondata da Henry Ford nel 1903 negli USA, appare evidente che l'unica via percorribile sia quella di operare in serie, attraverso la catena di montaggio. Le prime manifestazioni del nuovo metodo di costruzione sono evidenti dopo l'inaugurazione delLingotto, modernissimo stabilimento di 153.000 m2, disposto su 5 piani e con la presenza sul tetto di una pista di prova per i nuovi modelli.

I modelli in produzione negli anni 1920 spaziano dall'utilitaria Fiat 509 alla lussuosa berlina Fiat 529 equipaggiata di freni su tutte le 4 ruote e di volante regolabile. Una innovazione tecnologica importante è quella del 1928 dove la Fiat, prima al mondo, utilizza l'alluminio per la costruzione delle teste dei motori.

Fiat 500 Topolino

 
 
 

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Post n°79 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Il decennio antecedente lo scoppio della seconda guerra mondiale è caratterizzato dalla politica autarchica voluta da Mussolini che impedisce uno sviluppo all'estero dell'azienda, ma che aiuta nell'espansione sul mercato interno. È di questo periodo il debutto della Fiat 508 Balilla, presentata nel 1932, inizialmente fornita di cambio a 3 marce e in un secondo tempo (dal 1934) con uno più moderno a 4, che segna il nuovo record di produzione per la Fiat con oltre 110.000 esemplari. Pochi anni dopo il record verrà sbriciolato con la Fiat 500, conosciuta nella prima versione con il nomignolo di Topolino e che, presentata nel 1936, in un ventennio di produzione riuscì a raggiungere l'invidiabile cifra di oltre 500.000 unità.

Fiat 1100

Appena prima dello scoppio della guerra viene inaugurato anche il nuovo stabilimento di Mirafiori dove viene iniziata la turnazione del lavoro sull'arco delle 24 ore.

Un modello che non può essere dimenticato è la Fiat 6 cilindri 1500, lanciata alla fine del 1935, che si distingue per una innovativa linea aerodinamica e filante della carrozzeria; questa nuova linea, molto accattivante, sarà estesa (ovviamente in formato ridotto) dalla Topolino nel 1936 e dalla Fiat Nuova Balilla 1100, la prima Fiat a fregiarsi del titolo di 1100,che sarà immessa sul mercato nel giugno 1937. L'ultimo prodotto anteguerra - uscito nel 1938 - è l'ammiraglia Fiat 2800: per ovvie ragioni (la natura stessa della vettura e lo scoppio della seconda guerra mondiale) questo modello, che inaugura, in casa Fiat, una nuova forma del cofano (un muso detto a spartivento) sarà costruito (anche in versione "militare") in soli 621 esemplari sino al 1944.

La seconda guerra mondiale porta ad una drastica riduzione della produzione di autovetture con una conversione delle linee alla costruzione di veicoli commerciali richiesti dalla macchina bellica. Gli impianti subiscono gravissimi danni a causa dei bombardamenti e vengono pressoché fermati.

La produzione Fiat del dopoguerra [modifica]
La 500 B trasformabile del 1948: la vettura ed il posto di guida. Si noti la doppia racchetta del tergicristallo, in pratica l'unico particolare (assieme al sistema d'apertura del cofano motore) che consente di distinguere la 500 B dalla precedente 500, dotata di racchetta unica

La fine del conflitto mondiale lascia un cumulo di macerie degli impianti industriali e si somma, per l'azienda, alla morte del suo co-fondatore e il conseguente passaggio della dirigenza all'ing. Valletta: solo nel 1948 e grazie agli aiuti stanziati dal Piano Marshall terminano i lavori di ricostruzione degli stabilimenti e riprende in pieno la produzione di autovetture. Già sul finire del 1945, comunque, cominciano a lasciare la fabbrica le prime autovetture: la gamma è quella dell'anteguerra (decurtata della grossa "2800" da rappresentanza) e comprende dunque tre modelli di base: la 500 "Topolino", la 1100 e la sei cilindri 1500.

Nel 1948, alla fine di giugno, si ha il primo rinnovamento del dopoguerra: nasce la 500 B, che differisce dalla precedente soprattutto per una modifica al sistema di distribuzione del motore, che passa dalle "valvole laterali" alle più moderne ed efficienti "valvole in testa", con un guadagno di potenza (da 13 a 16 HP) e di velocità (da 85 a 95 km/h). Praticamente inalterata appare invece la carrozzeria. Meno di tre mesi dopo, nel settembre del 1948, esce la prima "station wagon" italiana prodotta in serie: si tratta della 500 B "Giardiniera" che, sulla meccanica della 500 B appena immessa sul mercato, monta una carrozzeria molto originale (allora definita "giardiniera") caratterizzata dalle fiancate in legno: la vetturetta offre una abitabilità di 4 posti "veri" più un discreto bagagliaio, non male per una vetturetta di appena 570 cm3. Contemporaneamente, anche i modelli superiori, 1100 e 1500, vengono "aggiornati" ed assumono le nuove denominazioni di "1100 B" e di "1500 D".

Nel 1949 la Topolino cambia vestito e diventa 500 C. A marzo, la nuova versione viene esposta in anteprima al Salone Internazionale dell'Auto di Ginevra: la meccanica è praticamente invariata, mentre la carrozzeria abbandona i fanali sporgenti dai parafanghi e si fa più arrotondata e moderna. La stessa modifica interessa ovviamente anche la versione "Giardiniera". La presentazione in Italia delle due versioni avviene due mesi dopo, nel maggio 1949.

La Fiat 1500 E berlina del 1949/50

Alla Fiera del Levante di Bari, nel settembre 1949, il rinnovamento riguarda la 1100 e la 1500, la cui denominazione assume il suffisso "E": se per la 1100 il rinnovamento è opportuno e comprensibile in quanto il modello è destinato a rimanere in produzione ancora a lungo, lo stesso non si può dire per la sorella maggiore 1500, dal momento che è imminente il lancio dell'erede, la 1400, che nascerà appena sei/sette mesi dopo. Comunque, tanto la 1100 E quanto la 1500 E si differenziano dalle precedenti 1100 B e 1500 D per alcune modifiche estetiche determinate soprattutto dalla scomparsa della ruota di scorta esterna, ora alloggiata in un apposito vano (avente anche funzioni di bagagliaio) che è accessibile dall'esterno e che viene ad integrarsi nella parte posteriore della carrozzeria. Altre modifiche riguardano i paraurti (irrobustiti) e l'adozione del comando del cambio con leva al volante, secondo 

 
 
 

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Post n°78 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Solo nel 1950 avviene la presentazione di un modello veramente nuovo, la Fiat 1400, che manda definitivamente in pensione la pur valida sei cilindri 1500; sarà il primo modello con carrozzeria portante e fornito di serie di impianto di riscaldamento. Negli anni immediatamente successivi verranno presentati anche dei veicoli "inusuali" nella produzione dell'azienda fino ad allora: nel 1951 esce la Fiat Campagnola, mezzo fuoristrada di derivazione della statunitense Jeeputilizzata dall'esercito americano durante la guerra, mentre l'anno dopo (1952) è la volta della Fiat 8V, una berlinetta sportiva a 2 posti caratterizzata dalle sospensioni a 4 ruote indipendenti, novità per l'azienda torinese. Altro traguardo importante raggiunto nel 1951 è rappresentato dalla presentazione di un aereoil modello G80, primo jet costruito in Italia.

Nel campo delle utilitarie, il Salone di Bruxelles del gennaio 1952 tiene a battesimo la nuova versione "station wagon" della 500 C, definita "Belvedere" e caratterizzata dalla carrozzeria interamente metallica (la precedente "Giardiniera" aveva le fiancate in legno/masonite).

La Fiat Campagnola (con motore diesel) del 1953

Il 1952 non è un anno particolarmente ricco di novità, tuttavia - oltre alla Belvedere metallica ed alla sportiva 8V - vede la luce il modello 1900 nelle due versioni: la berlina (quasi identica alla 1400 ma con mascherina con più cromature, lunotto ampliato ed interni più lussuosi) e la due porte denominata "Granluce". La nuova 1900 è caratterizzata, tecnicamente, dalla adozione di uno speciale giunto idraulico che rende più fluida e pastosa la marcia.

Da segnalare ancora che, a fine anno, l'autocarro leggero Fiat 615 viene venduto anche con motorizzazione diesel, un piccolo propulsore di 1,9 litri alimentato a gasolio che equipaggerà, l'anno dopo, la prima autovettura diesel della Fiat, la 1400 Diesel.

Nel 1953 l'occupazione negli stabilimenti raggiunge la cifra di 71.000 unità mentre nel campo della tecnica viene prodotta la prima versione della Fiat 1400 con motorizzazione Diesel ripresa dall'autocarro leggero tipo 615. Dello stesso anno è la commercializzazione del modello Fiat 1100 nella sua nuova edizione a struttura portante denominato e conosciuto come "modello 103" e considerato un po' come l'erede della 508 Balilla. Di questo fortunato modello, destinato a recitare una parte da protagonista tra i modelli Fiat per oltre quindici anni (sarà sostituito dalla 128 nel 1969), esce anche, a fine anno, la versione "spinta" TV (Turismo Veloce) seguita, all'inizio del'54, dalla station-wagon (Familiare la definizione dell'epoca).

Nel 1954 la Fiat non presenta grandi novità: al Salone di Torino di primavera, a parte la vettura sperimentale a Turbina (esposta più che altro per scopi pubblicitari) vengono presentate le nuove 1400/1900 nella serie contrassegnata dal suffisso "A" e caratterizzata da una carrozzeria ammodernata e da alcune piccole modifiche meccaniche.

Fiat Nuova 500

Il 1955 è caratterizzato dal pensionamento della 500 C e dalla presentazione della Fiat 600, primo modello che veramente darà inizio alla motorizzazione di massa degli italiani, che sarà seguita nel 1956 dalla originalissima derivata Fiat 600 Multipla, prima "monovolume" italiana.

Il 1956, Multipla a parte, vede uscire una nuova serie di 1400/1900 (tipo "B") e di 1100/103 (tipo "E") mentre il 1957 è l'anno che segna la nascita della Nuova 500 e di una nuova serie di 1100/103 con "codine" più lunghe pronunciate (definita anche come "modello'58" questa serie di 103, che segue alla "E" del'56, viene curiosamente contraddistinta ufficialmente dal suffisso "D").

Alla fine del 1957 esce anche, in sostituzione della 1100/103 TV, la meno sportiva ma più lussuosa Fiat 1200 "granluce", che, pur sostanzialmente basata sul corpo vettura della 1100/103, ha un padiglione assai più moderno e luminoso. Le vendite della 1200 inizieranno nel 1958, anno che non registra alcuna novità di rilievo in casa Fiat.

Il decennio si chiude, nel 1959 con la cessazione delle ormai superate 1400/1900, sostituite dalle modernissime ancorché "spigolose" 1800/2100.

Nel 1961 ad andare in pensione un po' precocemente è invece il tipo 1200, sostituito dalla 1300/1500.

Modelli anni '60 [modifica]

Nell'arco di pochi anni la società cerca di coprire le varie richieste degli automobilisti spaziando dalle piccole cilindrate alle grandi berline e presentando i vari modelli con allestimenti berlina, giardinetta, coupé e spider, diventando, in quanto azienda automobilistica più grande, uno dei perni del cosiddetto boom economico di quegli anni.

Fiat 850

Nel 1964 viene messa in produzione un'altra autovettura destinata ad un notevole successo, la Fiat 850, nella sua classica versione berlina e in quelle, altrettanto di successo, coupé e spyder. Nel 1966, stesso anno in cui avviene il passaggio di consegne tra Valletta e l'avv. Gianni Agnelli, viene presentata la vettura più sportiva della gamma, la Fiat Dino progettata in parte con la Ferrari che ne presenta un modello omologo.

I primi anni della nuova gestione sono caratterizzati da nuovi modelli che man mano sostituiscono quelli prodotti nel primo dopoguerra, presentando nel 1967la Fiat 124 che riesce a fregiarsi del titolo di Auto dell'anno e sulla cui meccanica la Pininfarina crea un modello spider molto apprezzato. Nel 1967 esce laFiat 125 e contemporaneamente l'azienda intensifica la sua presenza produttiva nel Sud Italia; inoltre acquista parte della Ferrari e la totalità della Lancia. Il1969 vede la presentazione della prima autovettura torinese con il motore e la trazione anteriori, la Fiat 128, anch'essa destinata ad un buon successo di vendita e a fregiarsi del titolo di Auto dell'anno. Dello stesso anno è anche la Fiat 130 ammiraglia della casa con il suo motore da 2900 cc.

Modelli anni '70 [modifica]

 
 
 

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Post n°77 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Modelli anni '70 [modifica]

L'inizio degli anni settanta, oltre che rappresentare l'inizio della produzione di autovetture all'estero con l'inaugurazione dello stabilimento in Unione Sovietica, vede la presentazione sui mercati mondiali del modello Fiat 127, erede della Fiat 850 e di cui, nei soli primi 3 anni di produzione, verranno costruiti oltre un milione di esemplari.

Fiat 127

Il 1972 porta contemporaneamente nuovi modelli in vari segmenti di mercato, quello delle utilitarie con la sostituzione della Fiat Nuova 500 (ormai versione R-Rinnovata) con la nuova Fiat 126, quello delle berline di gamma alta con la Fiat 132 e quello delle autovetture sportive con la Fiat X1/9 (progettata e costruita da Bertone). Dopo alcuni anni di poche novità significative, dovuto anche alle prime crisi petrolifere, esce nel 1974 la sostituta della Fiat 124, la nuova Fiat 131assemblata nello stabilimento di Mirafiori con l'uso di nuove tecnologie in parte robotizzate, e la Fiat 133 un non riuscito mix fra 127 e 126 prodotta e venduta solo all'estero (Spagna e Argentina).

Nel 1978 entra in produzione la Fiat Ritmo, autovettura media che si distacca notevolmente nelle linee da tutta la produzione precedente e che ha la caratteristica curiosa di dover essere stata messa sul mercato dei paesi anglofoni con un altro nome, Fiat Strada, a causa del significato del nome, che, nello slang inglese, sta a significare ciclo mestruale.

Fiat Auto S.p.A. [modifica]

In questo stesso anno l'azienda subisce un radicale cambiamento di struttura con la creazione della Fiat Auto Spa sotto cui vengono raggruppate tutte le aziende del gruppo attive nel comparto automobilistico (Fiat, Lancia, Autobianchi e Abarth) ad eccezione della Ferrari che, insieme alla Maserati quando questa sarà rilevata dal gruppo torinese, fa capo direttamente alla holding, scindendo le attività collaterali in nuove ragioni sociali come Fiat FerroviariaFiat Avio e Fiat Trattori. Nel frattempo anche tutta la produzione di veicoli industriali aveva perso la denominazione di Fiat per essere inglobata nel marchio Iveco.

Modelli anni '80 [modifica]

L'inizio degli anni ottanta presentano un ulteriore ringiovanimento della gamma con le Fiat Panda del 1980 (design di Giugiaro) che si instaura tra 127 e 126. La Fiat Argenta come ammiraglia in sostituzione della Fiat 132 nel 1981 che si rivela una rivisitazione generale. La Fiat Regata come berlina media che prende il posto della Fiat 131 nel 1983 derivata dalla Ritmo.

FIAT Uno prima serie

Forse un capitolo a parte merita la presentazione, datata 1983 della Fiat Uno (design di Giugiaro), degna erede della Fiat 127, si merita anch'essa il titolo di Auto dell'anno, è la prima autovettura della casa il cui motore, il FIRE 1000, è prodotto negli stabilimenti di Termoli (aperti nel 1972 e considerati importanti sul fronte motori) ed è a tutt'oggi il modello Fiat che vanta il più grande numero di esemplari costruiti, oltre 8.000.000.

Nel 1985 vede la luce il primo esemplare frutto della collaborazione tra le aziende del gruppo, utilizzando la stessa meccanica, la Fiat presenta l'ammiragliaCroma (design di Giugiaro), in sostituzione dell'Argenta, contemporaneamente alla Lancia Thema e alla Alfa Romeo 164 (design di Pininfarina). Di quel progetto faceva parte anche la Saab 9000.

Nel 1986 la Fiat acquista l'Alfa Romeo dall'IRI.

Nel 1988 esce la Fiat Tipo che va a sostituire, nel campo delle berline a 2 volumi di media cilindrata, la Fiat Ritmo, seguita a distanza di due anni dalla presentazione della Fiat Tempra, media a 3 volumi erede della Regata, altro progetto di collaborazione con la Alfa Romeo 155, e la Lancia Dedra.

Sempre del 1988 è la presentazione di un altro modello che ha fatto la storia dell'azienda Fiat, la Fiat Duna, un'autovettura berlina, versione a 3 volumi della Uno, nata e prodotta in Brasile dove ha avuto molto successo, al contrario una volta importata in Italia risultò una vettura dalle linee sgraziate e dalle prestazioni scarse, rivelandosi un autentico fiasco commerciale.

Negli USA, intorno agli anni '80, Fiat fu marchiata con alcuni acronimi e soprannomi umoristici come per esempio "Fix It Again, Tony" (Riparala ancora, Tony), oppure "Found In A Trashcan" (trovata in un bidone).[2]. Questa nomea danneggiò l'immagine del marchio tanto che nel 1983 si ritirò dal mercato nordamericano per non farvi più rientro fino alla recente acquisizione della Chrysler.

 
 
 

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Post n°76 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Modelli anni '90 [modifica]

FIAT Punto

Gli anni novanta sono caratterizzati dall' entrata in produzione di modelli che vediamo ancora circolare ai giorni nostri e che possiamo, in parte, ritrovare ancora nei listini di vendita odierni, come la Fiat Cinquecento del 1991 che sostituisce la 126, ottima vettura da città e anche vera e propria mini-rally car. LaPunto, che sostituisce la Uno, lanciata nel 1993, si caratterizza da una linea innovativa da monovolume, e conquista il premio auto dell'anno 1995. La Coupédel 1993 che sostituisce la X1/9 dotata di un 2000cc turbo e aspirato, di cui la prima serie a 4 cilindri, nella seconda serie introdussero il motore 1.8 e 2.0 5 clilindri 20 valvole sia turbo che aspirato. La Ulysse del 1994 che fu la prima monovolume di grossa taglia di successo prodotta dalla Fiat, in collaborazione con il gruppo francese PSA (prodotta anche come Lancia Z, Peugeot 806 e Citroen Evasion). La Fiat Barchetta, autovettura spider con motore 1.8 disegnata da Andreas Zapatinas che riscosse un buon successo come spider economica. Le Fiat Bravo/Brava del 1995, caratterizzate da una linea moderna e da dimensioni da utilitarie più che da compatte come eredi della Tipo che ricevono il premio auto dell'anno 1996. La Fiat Marea del 1996, derivata dallaBravo/Brava, come erede della Tempra.

La Fiat Seicento nel 1998 come erede della Cinquecento di cui conserva il disegno generale; è stata prodotta fino al 2010 ed ha subito un aggiornamento estetico nel 2005, in questa data la casa ha anche cambiato la denominazione del modello in Fiat 600 (numerica) per festeggiare i 50 anni dell'omonima antenata. La Multipla, che riprende il nome della 600 Multipla, monovolume media con sei posti e dimensioni da utilitarie, che riscosse un enorme successo, aiutata anche dal fatto che venne equipaggiata da un motore 1.6 alimentato a benzina e metano dalla grande economicità. Nel settembre 1999 viene lanciata la seconda serie della "Punto" frutto del progetto 188 con motorizzazioni 1.2 8v, 1.2 16v, 1.8 16v benzina, 1.9 D aspirato a gasolio e 1.9 JTD a iniezione diretta. Quest'auto ha avuto grande successo, tant'è che è stata prodotta e commercializzata con il nome "Punto Classic" fino a inizio 2011 in parallelo alla Grande Punto (Punto Classic prodotta però non più in Italia, bensì dapprima in Polonia, poi anche in Serbia su licenza Zastava, Serbia dove è tuttora commercializzata a nome "Zastava 10").

Questi modelli sono caratterizzati dalla presenza di varie motorizzazioni sia benzina 1.1, 1.2 8 e 16v, 1.4 aspirato e turbo (quest'ultimo montato sulla Punto GT), 1.6, 1.8, 2.0 litri aspirato e turbo sia nelle versioni 4 cilindri 16v che 5 cilindri 20v. questi modelli sono stati equipaggiati anche con motori a ciclo Diesel (1.7, 2.0 TD) e in taluni casi anche di motori elettrici o a doppio funzionamento (metano, con basse rese di potenza ma dalla grande economia di esercizio, e GPL, che oggi si è perfezionato e ha una resa del 90% rispetto alla benzina e consumi dal rapporto costo/km vicino al gasolio).

Il Progetto 178 [modifica]

La Fiat, da molti anni ormai, si è impegnata molto fuori dalle mura italiane e anche al di là dei confini europei, ma ha trovato mercati e "gusti" molto differenti da quelli italiani. I primi esempi di fabbricazione in grande serie di autovetture all'estero da parte dell'azienda torinese risalgono agli anni ottanta, quando iniziò, negli stabilimenti brasiliani la fabbricazione di una berlina media che ebbe uno scarsissimo successo di vendite rivelandosi un vero flop sul mercato italiano una volta importata, la Duna. Nel Sudamerica invece il successo non mancò e da quella autovettura nacque il progetto successivo, quello della Palio, un'utilitaria considerabile come una seconda erede della Uno, oltre che della Duna, che fu anch'essa importata in Italia (e venduta fino al 2001) con un successo comunque migliore rispetto alla precedente, soprattutto nella versione familiare Weekend. La Palio fa parte del "progetto 178" ovvero una serie di vetture della stessa famiglia pressoché identiche e differenziate prevalentemente dal mercato in cui venivano distribuite. Oltre alla Palio infatti di questa famiglia fanno parte le berline a 3 volumi Fiat Siena (1997) e Fiat Albea (2002). Nel 2003 fu presentata la nuova Fiat Panda, con il nome uguale all'omonima predecessore del 1980.

Fanno parte del progetto 178 anche il Fiat Strada, un pick-up compatto derivato dalla Palio (di cui ha seguito le evoluzioni), importato e venduto anche in Europa con discreto successo (anche perché era l'unico pick-up compatto venduto in Europa), e la Fiat Perla, aggiuntasi nel 2006 per il mercato cinese. La Perla però non ha riscontrato il successo sperato ed è stata tolta di produzione nel 2008, con le linee di montaggio che sono state vendute alla cinese Zotye.

 
 
 

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Post n°75 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Produzione Fiat attuale [modifica]

Nel 2007 la Fiat ha prodotto 2.524.325 prodotti (8º gruppo al mondo) tra automobili, veicoli commerciali leggeri e camion[3]. Nel 2006 la casa ha lanciato una gamma di apparecchi digitali quali Mp3 e alcool tester elettronici sotto lo slogan "Fabbrica Italiana Alta Tecnologia" in riferimento all'acronimo FIAT[4], lo stesso slogan è stato ripreso nel 2009 dalla testata Quattroruote come titolo di un articolo per sottolineare la tecnologia delle nuove motorizzazioni Multiair.

Autovetture [modifica]

Per il quarto anno consecutivo, Fiat è risultato essere sia il marchio che ha fatto registrare il livello più basso di emissioni di CO2 delle vetture vendute in Europa nel 2010 (con un valore medio di 123,1 g/km, 4,7 g/km in meno rispetto alla media del 2009), sia il Gruppo (Fiat, Alfa Romeo, Lancia) primo in classifica con 125,9 g/mm e un miglioramento di 5 g/km rispetto all’anno scorso. Arrivando a ridurre, in questo lasso di tempo, le proprie emissioni medie del 10%, portandosi così da 137,3 a 123,1 g/Km di CO2 ed oltrepassando decisamente il target previsto dall’Unione Europea per il 2015, fissato a 130 g/Km.[5]

Fiat 500 del 2007

La produzione attuale FIAT avviene presso stabilimenti situati sia in Italia che all'estero: la maggior parte delle piccole di segmento A viene assemblata in Polonia, le restanti autovetture sono di produzione italiana mentre alcuni veicoli commerciali vengono prodotti in Turchia grazie alle joint venture con Tofaş eKarsan. Lo stile delle automobili di nuova concezione è stato affidato a Giugiaro in particolare per i modelli Grande Punto e Sedici, Bertone per la Panda seconda serie del 2003 e recentemente[quando?] Giolito per il centro stile interno che ha reinterpretato la nuova 500 e ristilizzato la Punto Evo.

La società torinese ha in catalogo attualmente[quando?]:

  • Panda, nel segmento A delle utilitarie, sostituisce l'omonimo modello introdotto nel marzo del 1980 e viene proposta anche in versione a quattro ruote motrici con giunto viscoso, che richiama il concetto di piccolo SUV. Viene prodotta in Polonia;
  • Idea, monovolume compatta da città, viene prodotta in Italia e per il Sud America in Brasile;
  • 500, che affianca la Panda nel segmento A, le più vendute e richiama il celebre modello degli anni settanta. La produzione avviene in Polonia e a Toluca (Messico) per il Nord America;
  • Bravo, tra le medie del segmento C, che sostituisce la vecchia Stilo. Viene prodotta in Italia e recentemente[quando?] è stata introdotta anche in Brasile per una produzione locale;
  • Grande Punto, sostituisce quasi del tutto la Punto, modello più venduto in Italia ed ai primissimi posti in Europa del 2006, debuttò sul mercato con gli stilemi del nuovo "family feeling" della Fiat, creata da Giorgetto Giugiaro, ha ottenuto ampi consensi sul suo stile sportivo ma equilibrato. La Grande Punto viene prodotta in Italia, Brasile e India;
  • Punto Evo, deriva dalla Grande Punto; si tratta della versione ristilizzata sia negli interni che negli esterni. Con la Punto Evo la casa ha raggiunto il traguardo di 5 milioni di Punto prodotte dal 1993;
Fiat Bravo
  • Doblò, un veicolo multispazio prodotto in due generazioni e in oltre un milione di esemplari, disponibile sia per trasporto passeggeri che per trasporto merci. La produzione è stata affidata alla Tofas in Turchia, per i mercati emergenti molti esemplari sono stati prodotti anche in Russia, Brasile, Vietnam e Nord Corea;
  • Qubo, veicolo multispazio per uso anche familiare che affianca il Doblò (rispetto al quale è però più piccolo e agile). Viene prodotto in Turchia;
  • Sedicimini SUV prodotto dal 2005 in Ungheria e frutto di una collaborazione con Suzuki, che lo vende rimarchiato come Suzuki SX4. La Sedici pubblicizzò anche le olimpiadi di Torino 2006;
  • Linea, è una berlina tre volumi venduta in molti mercati ad esclusione dell'Italia. Si tratta di una world car derivata dalla Grande Punto che viene venduta anche in alcuni paesi dell'Unione europea (come Spagna e Germania dove gode di tutti i sistemi di elettronica e dispositivi di sicurezza della Grande Punto). Rispetto alle Palio e Siena la Linea punta sui contenuti e sulla qualità e viene prodotta anche in allestimenti lussuosi. Viene assemblata in Turchia e altri mercati emergenti come Brasile, India e Russia.
  • Freemont, un crossover a 7 posti, presentato al Salone di Ginevra nella primavera del 2011, che viene prodotto nell'impianto messicano di Toluca sulla base del Dodge Journey.

In Brasile la Fiat possiede una filiale che produce modelli e motori specifici commercializzati esclusivamente in Sud America.

La gamma motori si compone di propulsori facente parte della famiglia motoristica Fire a quattro cilindri affiancati dai più recenti Multiair sia aspirati che turbo con potenze fino a 170 cavalli. Inoltre di nuova introduzione è il 1.742 benzina turbo a iniezione diretta prodotto a Pratola Serra che equipaggia i modelli più potenti della gamma Alfa Romeo e Lancia. Nel 2010 la Fiat ha introdotto il nuovo motore bicilindrico 0,9 litri TwinAir dotato di tecnologia MultiAir. I diesel sono i classici Multijet a quattro e cinque cilindri da 1.3, 1.6, 2.0 e 2.4 litri con filtro antiparticolato. Per ridurre le emissioni di anidride carbonica su molti modelli è stato introdotto il sistema Start&Stop che spegne il motore alle basse andature durante le frenate e grazie al software Eco:Drive è possibile anche calcolare la quantità di particelle inquinanti emesse. La gamma Natural Power utilizza la doppia alimentazione a benzina e metano mentre le auto a GPL vengono allestite dalla Landi Renzo.

Van [modifica]

Nel campo delle autovetture van, veicoli trasformati commerciali, la gamma della Fiat spazia dalle versioni delle autovetture Panda (2/4 posti), Punto e Bravo (2/4 posti), Idea van (4 posti), Grande Punto van (4 posti), Ulysse van (5/7 posti) e Multipla van (5/6 Posti).

Altri veicoli Fiat [modifica]Veicoli commerciali leggeri [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Fiat Professional.
Fiat Ducato seconda serie restyling

La Fiat produsse versioni furgonate delle sue automobili (1100T, 600T, 850T) ma produsse anche furgoni non derivati: nel 1965 nacquero il Fiat 900 in sostituzione dell'850T e del 600T che appartiene ai furgoni medi e il Fiat 241 che fu il primo grande furgone Fiat con portata superiore ai 1400 kg; nel 1969 ilFiat 238 in sostituzione del 1100T che si inserisce nella categoria dei furgoni medio-grandi, nel 1974 il Fiat 242 in sostituzione del 241 e del 238 come furgone medio-grande e nel 1981 il Fiat Ducato in sostituzione del 242. Il Fiat Ducato è stato il furgone più venduto in Europa. È da menzionare il piccolo autocarroFiat 615 che può essere considerato l'antesignano del 241 come impostazione per impegni gravosi.

Per i furgoni di taglia piccola (adesso multispazio o furgonette) si è dovuto aspettare il 1978 con il Fiat Fiorino, derivato dalla 127 (prima serie) e dalla Uno (seconda serie) che, nonostante la concorrenza dei veicoli analoghi francesi a partire dal 1996, continuò la sua carriera fino al 2003 sostituito poi dal multispazio Fiat Doblò. Per i furgoni medi si aspetta fino al 1995, anno di lancio del Fiat Scudo, derivato dalla Fiat Ulysse che sostituisce il Fiat 900.

Un altro veicolo commerciale è il Fiat Strada, un pick-up compatto derivato dalla Palio di cui è stata presentata recentemente[quando?] la quarta serie. In Europa è l'unico pick-up compatto ad essere commercializzato e viene importato dal Brasile.

Dal 2007 il nome Veicoli Commerciali FIAT è stato sostituito dal nome FIAT Professional.

 
 
 

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Post n°74 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Fotogalleria Furgoncini/Camioncini leggeri anni'50 [modifica]

Autocarri [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Fiat Veicoli Industriali.

Fra i tanti autocarri prodotti dalla Fiat si può menzionare il famoso 682 e i suoi derivati (il 690, il 687, il 650, il 643, il 691, il 662, il 697, il 642, il 645, il 693 e il 684), chiamato "Re d'Africa", lanciato nel1952, dotato di una proverbiale affidabilità e robustezza, principale concorrente dell'OM Titano. Altro autocarro importante fu il 619, fratello del 682, poi vennero i Fiat 697 e gli ultimi Fiat 170. Vennero prodotti anche il Fiat 130 in sostituzione del "Re d'Africa" e del 619.

Nel 1968 FIAT V.I. ristruttura le sue fabbricazioni nel mondo con una standardizzazione dei modelli. La gamma OM viene integrata, la UNIC francese abbandona i musoni e monta solo cabine e motori Fiat, in tutte le altre fabbriche (Argentina, Nigeria, Turchia) la produzione degli autocarri Fiat è simile a quella dei modelli italiani.

Nel 1975, sotto l'egida di Fiat V.I., viene creata Iveco, raggruppamento di FIAT V.I., OM, UNIC-FIAT, e Magirus-Deutz. In un primo tempo vengono commercializzati i vecchi modelli con l'aggiunta del marchio IVECO, dopodiché vengono sostituiti dai nuovi modelli progettati dall'Iveco stessa, i Turbostar e Turbotech fino ai nuovissimi Eurocargo, Stralis e Trakker. Iveco è il secondo costruttore europeo di mezzi pesanti che comprende anche i marchi Astra e SIVI. Derivato dal 619, dal Zeta e dal 130 sono gli Iveco Zeta e Iveco 619. Derivato dal 170 è il Iveco 220.

 
 
 

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Post n°73 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

I loghi FIAT [modifica]

Il logo Fiat a riga scritto "F I A T" durò dal 1968 fino al 1983 sui frontali mentre era il simbolo ufficiale dal 1968 al 1991 e presente sui posteriori dal 1948 fino al 2003.

Dal 1983 sul frontale ci furono le caratteristiche sbarre cromate, diventate più piccole nel 1989 e dal 1993 al 2000 furono rimpicciolite e inserite in una specie di quadratino azzurro, della stessa dimensione delle sbarre. Dal 1999 al 2003 il vecchio logo veniva posizionato sul retro dei prodotti e uno nuovo (che richiamava quello del 1929) fece la sua comparsa sull'anteriore. Quest'ultimo logo fu creato in occasione dei 100 anni della Fiat, e fu dichiarato un "logo di transizione". Il 26 ottobre 2006 la dirigenza decise di cambiare nuovamente il logo, inserendolo per la prima volta nella Fiat Bravonel 2007. Il logo attuale richiama quelli utilizzati dal gruppo dagli anni trenta fino alla fine degli anni sessanta. La scritta FIAT, di colore avorio ed allungata, appare su uno sfondo rosso cromato, il tutto inserito in una cornice rotonda ombreggiata in modo da richiamare un effetto tridimensionale.

Bilancio 2008 [modifica]

Fiat Group ha ottenuto nel 2008 59,38 miliardi di ricavi:

  • 26,93 da Fiat Group Automobiles S.p.A.
  • 12,72 da CNH Inc.
  • 10,76 da Iveco S.p.A.
  • 7 da Fiat Powertrain Technologies S.p.A.
  • 5,44 da Magneti Marelli S.p.A.
  • 1,92 da Ferrari S.p.A.
  • 1,39 da altre attività
  • 0,83 da Teksid S.p.A.
  • 0,82 da Maserati S.p.A.

A questa voce sono da sottrarre 8,67 miliardi di elisioni.

L'EBIT è di 2,97 miliardi, utili per 1,61 miliardi. L'indebitamento finanziario netto ammonta a 17,95 miliardi, i debiti commerciali a 13,25 miliardi, i debiti finanziari a 21,37 miliardi e il patrimonio netto a 10,35 miliardi. Ha 198.348 dipendenti e 203 stabilimenti. I fabbricati industriali valgono 5,07 miliardi, i macchinari e le attrezzature 26,16 miliardi.

Solo Fiat S.p.A. ha incassato 874 milioni di dividenti e 879 milioni per la cessione del marchio Fiat a una sua controllata (Fiat Group Marketing & Corporate Communication S.p.A.), e ha utili per 1,19 miliardi, patrimonio netto di 12,17 miliardi, indebitamento netto pari a 2,36 miliardi, partecipazioni per 14,44 miliardi e interessenze in 633 società.

Tutti i dati finanziari riportati in questa sezione sono espressi in euro.

 
 
 

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Post n°72 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Ratings [modifica]

Rating Merito CreditizioRating di Sostenibilità
Moody'sS&PFitchStandard Ethics
Long-termShort-termLong-termShort-termLong-termShort-termLong-term
Ba1Not PrimeBBBBB+BEE

 

Note [modifica]
  1. ^ dal fondo di Cesare Goria Gatti su L'Automobile del 15 ottobre 1898: «... oltre a racchiudere le iniziali della ragione sociale e della città che ne è sede, suona buon augurio di questo meccanismo che si presenta sotto così buoni auspici e con tali ottime prove ...»
  2. ^ Car Humor & Jokes Page. URL consultato il 2009-01-07.
  3. ^ Statistiche Oica 2008 su Fiat
  4. ^ Fiat e i nuovi apparecchi digitali
  5. ^ Fiat continua a essere il marchio con le più basse emissioni di CO2 in Europa. FIAT, marzo 2011. URL consultato il 30/08/2011.
Bibliografia [modifica]
  • Dessì F., Storia Illustrata dell'Auto Italiana, vol. I, Milano, Giumar di Piero De Martino e C., 1961.
  • Dessì F., Storia Illustrata dell'Auto Italiana, vol. II, Milano, Giumar di Piero De Martino e C., 1962.
  • Volpato G., Il caso FIAT. Crisi e riorganizzazione strategica di un'impresa simbolo, ISEDI, 2004.
Voci correlate [modifica]Altri progetti [modifica]Collegamenti esterni [modifica]

 
 
 

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Post n°71 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

FIAT
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FIAT Automobiles S.p.A.
Fiat logo.jpg
SloganMovidos pela paixão.
Tipocapital aberto
Fundação11 de Julho de 1899
SedeTurim Itália
Locais Mundo
Fundador(es)Giovanni Agnelli
IndústriaAutomobilística
ProdutosAutomóveis
WebsiteSite oficial

 
 
 

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Post n°70 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

História

FIAT é um acrônimo de Fabbrica Italiana Automobili Torino ("Fábrica Italiana Automobilística de Turim" em português), mas também pode significar "faça-se" em Latim. Fundada por Giovanni Agnelli, em 11 de Julho de 1899. Seu neto, Gianni Agnelli, chefiou a FIAT de 1966 até sua morte em Janeiro de 2003, quando foi sucedido por seu irmão Umberto Agnelli. Depois da morte de Umberto, em 2004, Luca Cordero di Montezemolo foi nomeadopresidente da empresa, porém o herdeiro de Agnelli, John Elkann, tornou-se vice-presidente, com 28 anos. Outros membros da família Agnelli continuam na direção.

As atividades do grupo eram inicialmente centralizadas na fabricação de automóveis e de veículos industriais e agrícolas. Na primeira década do século XX já fabricava também locomotivas, e, com o início da Primeira Guerra Mundial, passou a fabricar ambulâncias, metralhadoras e até motores para submarinos. Com o tempo, diversificou suas atividades, e hoje o grupo atua em vários setores industriais e financeiros. O centro de suas atividades industriais está na Itália, porém atua através de subsidiárias em 61 países, com 1063 unidades que empregam 223.000 pessoas, 111 mil das quais fora da Itália.

[editar]Atividades

O grupo FIAT, desde fins dos anos 1960, adquiriu (ou passou a controlar) uma vasta gama de empresas, tais como:

  • Empresas automobilísticas - a lista inclui marcas como FerrariLanciaAutobianchi (que já pertencia à Lancia), MaseratiAlfa Romeo e Innocenti. A Fiat também é dona de marcas de veículos industriais, incluindo OM e Iveco . Nos anos 70 e 80, a empresa se tornou pioneira no uso da robótica na montagem de motores automotivos. As unidades fabris da FIAT estão entre as mais automatizadas do mundo. Mais recentemente, com a ajuda do governo estadunidense, uniu-se com o grupo Chrysler, compartilhando tecnologia com as marcas daquele grupo: ChryslerRamDodge e Jeep.
  • Máquinas agrícolas - o grupo Fiat é também dono da CNH Global, Case, New Holland e do fabricante canadense Flexy-Coils
  • Veículos para construção, fabricados pela Fiat-Hitachi Construction e New Holland Construction.
  • Ônibus - fabricados com as marcas Fiat, Iveco ou Irisbus
  • Aviação - aviões e suas peças eram produzidas pela FiatAvio, (atualmente apenas Avio, e que não mais faz parte do grupo).
  • Veículos militares
  • Autopeças - o maior fabricante italiano de componentes automotivos, a Magneti-Marelli pertence à Fiat, e que por sua vez é dono das marcas Carello, Automotive Lighting, Siem, Cofap, Jaeger, Solex, Veglia Borletti, Vitaloni e Weber. Outra marca de acessórios que pertence ao grupo é a Riv-Skf.
  • Aço e metalurgia - O grupo Fiat é dono da Teksid e produz máquinas para a indústria, incluindo máquinas para a indústria automobilística, com a marca Comau Systems, a qual adquiriu as marcas Pico, Renault Automation e Sciaky.
  • Imprensa - o grupo Fiat também atua no campo editorial, sendo proprietário do jornal italiano La Stampa (criado em 1926) e as editoras Itedi e Italiana Edizioni. Possui também a empresa de venda de espaços publicitários Publikompass.
  • Atividades financeiras - Era dono de uma importante empresa de seguros italiana, a Toro Assicurazioni, cedida em 2003 ao Grupo De Agostini. E ainda de empresas menores, como Lloyd Italico e Augusta Assicurazioni, permitindo-o interagir com bancos associados. Também atua na área financeira através do CNH Capital.
  • Construção - Ingest Facility e Fiat Engineering trabalham com vários ramos da construção civil, enquanto a empresa IPI intermedeia negócios com propriedades.
  • Tecnologia de informação - A Fiat está presente com a ICT - Information & Communication Technology, Espin, Global Value, TeleClient e Atlanet.
  • Lazer O grupo possui instalações de esqui Sestrieres, nos Alpes, criada pela família Agnelli.
  • Outros negócios empresas menores, como Fiat Gesco, KeyG Consulting, Sadi Customs Services, Easy Drive, RM Risk Management e Servizio Titoli trabalham para serviços públicos, prestando serviços de consultoria econômica a financeira. A Fiat também é proprietaria da Juventus FC, clube da 1ª Divisão do Campeonato Italiano

A Fiat patrocina a Fondazione Giovanni Agnelli, fundação de pesquisa nas áreas social e econômica, e também patrocina o Palazzo Grassi, famoso edifício antigo de Veneza, que hoje é um museu

 
 
 

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Post n°69 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Fora da Itália

A empresa está presente em diversos países. Foi uma das pioneiras na construção de fábricas no Leste Europeu, especialmente na antigaUnião Soviética, com fábricas em VladivostokKiev e Togliattigrad. A empresa russa AutoVAZ (mais conhecida por Lada) é o exemplo mais conhecido. Possui hoje fábricas no BrasilTurquiaChinaPolóniaArgentinaÁfrica do SulMéxico e Índia, onde produz modelos adaptados aos mercados locais e às vezes voltados à exportação, como a linha Palio. No Brasil, segundo o site da montadora, a FIAT está instalada desde 1973 em Betim, na Região Metropolitana de Belo Horizonte, e hoje lidera a produção e as vendas no mercado do país, tornando-se a mais importante unidade produtora fora da Itália. Sua planta de Betim é a maior produtora de veículos do Grupo no mundo. Ao fim de 2010 a FIAT anunciou que terá, além da planta em Betim, uma planta no complexo de Suape, estado do Pernambuco, com capacidade para montar mais 200 mil carros/ano[1], tornando assim a capacidade produtiva da Fiat no Brasil na casa dos 350 mil carros por ano.

Nos Estados Unidos, porém, a marca Fiat teve pouco sucesso devido à fragilidade dos primeiros modelos, e o acrônimo "Fiat" tornou-se conhecido como "Fix It Again, Tony" (conserte-o de novo, Tony). Já as marcas Ferrari, Maserati, Lancia e Alfa Romeo, todas da FIAT, têm prestígio mundial. No Brasil, a marca FIAT começou a adquirir prestígio em meados de 1980 com o lançamento de carros populares (como o Uno). Posteriormente, apresentou carros com qualidade e motores superiores, consquistando grande parte do mercado brasileiro de automóveis.

Modelos Fiat atualmente produzidos no Brasil:

  • Fiat Novo Uno - Vivace 1.0 8V Flex, Attractive 1.4 8V Flex, Way 1.0 8V Flex, Way 1.4 8V Flex, SpoRting 1.4 8V Flex, Economy 1.4 8V Flex;
  • Fiat Bravo - Essence 1.8 16V Flex, Essence 1.8 16V Dualogic Flex, Absolute 1.8 16V Flex, Absolute 1.8 16V Dualogic Flex e 1.4 T-Jet;
  • Fiat Idea - Attractive 1.4 8V Flex, Essence 1.6 16V Flex, Essence 1.6 16V Dualogic Flex, Sporting 1.8 16V Flex, Sporting 1.8 16V Dualogic Flex.
  • Fiat Doblò (tipo SUV)- Cargo 1.4 8V Flex, Attractive 1.4 8V Flex, Essence 1.8 16V Flex e Adventure Locker 1.8 16V Flex;
  • Fiat Mille - Fire Economy 1.0 8V Flex e Way Economy 1.0 8V Flex;
  • Fiat Linea - Essence 1.8 16V Flex, Essence 1.8 16V Flex Dualogic, LX 1.8 16V Flex, LX 1.8 16V Dualogic Flex, Absolute 1.8 16V Dualogic Flex e 1.4 T-Jet;
  • Fiat Novo Palio - Attractive 1.0 8V Flex, Attractive 1.4 8V Flex, Essence 1.6 16V Flex, Essence 1.6 16V Dualogic Flex, Sporting 1.6 16V Flex, Sporting 1.6 16V Dualogic Flex;
  • Fiat Palio Weekend - Attractive 1.4 8V Flex, Trekking 1.6 16V Flex, 1.8 16V Adventure Locker Flex, 1.8 16V Adventure Locker Dualogic Flex;
  • Fiat Punto - Attractive 1.4 8V Flex, Essence 1.6 16V Flex, Essence 1.8 16V Flex, Essence 1.8 16V Dualogic Flex, Sporting 1.8 16V, Sporting 1.8 16V Dualogic Flex e 1.4 T-Jet;
  • Fiat Siena - Fire 1.0 8V Flex, EL 1.0 8V Flex, EL 1.4 8V Flex, Tetrafuel 1.4 8V, Essence 1.6 16V Flex e Essence 1.6 16V Dualogic Flex;
  • Fiat Strada - Fire CS 1.4 8V Flex, Fire CE 1.4 8V Flex, Working CS 1.4 8V Flex, Working CE 1.4 8V Flex, Working CD 1.4 8V Flex, Trekking CS 1.4 8V Flex, Trekking CE 1.4 8V Flex, Sporting CE 1.8 16V Flex, Adventure Locker CE 1.8 16V Flex, Adventure Locker CD 1.8 16V Flex e Adventure Locker CD 1.8 16V Flex;
  • Fiat 500 - Cult 1.4 8V Flex, Cult 1.4 8V Flex Dualogic, Sport Air 1.4 16V, Sport Air 1.4 16V Automático e Lounge Air 1.4 16V Automático;

 
 
 

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Post n°68 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Modelos Antigos

  • Fiat 147 - Primeiro carro a álcool fabricado em série em todo o mundo;
  • Fiat Brava - A versão Hatchback do Marea (o segundo da Fiat);
  • Fiat Elba - O segundo carro Weekend da Fiat;
  • Fiat Marea - O carro de série mais rápido produzido no Brasil até 2006;
  • Fiat Tempra - Primeiro carro de Luxo da Fiat e também o primeiro carro com motor multiválvulas (16 válvulas) no Brasil;
  • Fiat Tipo - O Hatchback do Tempra (o primeiro da Fiat);
[editar]Logo Fiat

O logotipo da Fiat na linha diz: “FIAT” durou de 1968 até 1983 enquanto na frente era o símbolo oficial 1968-1991 e neste post 1948 até 2003.

Desde 1983, Ele estava localizado nas barras cromadas, que se tornam menores em 1989 e de 1993 a 2000 foram reduzidas e inserindo em uma espécie de quadrado azul, o mesmo tamanho das barras. De 2000 a 2003, o antigo logo foi colocado na parte traseira do produto e uma nova (que é uma reminiscência de 1929) apareceu na frente. Esse logotipo foi criado para celebrar os 100 anos da Fiat, e foi declarada uma “logo de transição”. Em 26 de outubro de 2006, a direção decidiu mudar o logotipo de novo, a primeira colocação em 2007, o Fiat Bravo. O logotipo atual lembra os utilizados pelo grupo a partir dos anos trinta até os anos sessenta, A escrita FIAT, em marfim e alongada, aparecendo em um fundo vermelho cromo, os quais são sombreados em uma moldura em volta.

[editar]Patrocinío Futebolístico

Itália Juventus
Brasil Villa Nova Brasil Fortaleza Brasil Goiás Brasil Palmeiras Brasil América-MG[2] Brasil América-RN

[editar]Ligações externas
Commons
Commons possui multimídias sobre FIAT
[editar]Ver tambémReferências

 

 
 
 

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Post n°67 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Ferrari

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
bussola Disambiguazione – Se stai cercando altri significati di "Ferrari", vedi Ferrari (disambigua).
Ferrari S.p.A.
Logo
Nazionebandiera Italia
TipologiaSocietà per azioni
Fondazione1947 (marchio Ferrari automobili) a Maranello

Fondata da

Enzo Ferrari

Sede principaleMaranello
GruppoFiat SpA
Persone chiave

Settore

Autoveicoli

Prodotti

Fatturato1,919 miliardi di € (2010)
Dipendenti2.926 (2007)
Sito webwww.ferrari.com
 

Ferrari S.p.A. è una casa automobilistica italiana, fondata da Enzo Ferrari, che produce autovetture sportive d'alta fascia e da gara. Essa gestisce, tra l'altro, una delle più celebri e titolate squadre sportive impegnate nelle competizioni automobilistiche del mondo: la Scuderia Ferrari. La sede dell'azienda è situata a Maranello, in provincia di Modena ed è guidata, dal 1991, da Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente di Confindustria e delGruppo Fiat.

Il simbolo ufficiale, storicamente rappresentato da un cavallino rampante, è attribuibile a quello dell'aviatore romagnolo ed asso della prima guerra mondiale Francesco Baracca (1888-1918) ceduto personalmente dalla madre nel 1923 come portafortuna ad Enzo Ferrari e da allora diventato emblema del marchio Ferrari e dello stesso reparto corse.

Nell'anno fiscale 2008 Ferrari S.p.A. ha venduto 6.587 vetture per un fatturato di 1,921 miliardi di euro.[1]

Indice  [nascondi
Storia [modifica]
Ingresso della fabbrica della Ferrari
Ferrari 360 GTC
Ferrari 599 GTB Fiorano

La nascita della Ferrari viene talora fatta coincidere con la fondazione, nel 1929 a Modena, della S.A. Scuderia Ferrari, ma la Scuderia non produceva proprie automobili, era soltanto la responsabile della messa a punto di quelle dell'Alfa Romeo, che allora partecipavano a diverse competizioni.

La casa costruttrice nacque ufficialmente il 13 settembre 1939 a Modena, con la fondazione da parte di Enzo Ferrari della Auto Avio Costruzioni. Le sue prime commissioni furono la costruzione di componenti per velivoli e solo a partire dal 1947 la costruzione di autovetture divenne l'attività principale.

La prima autovettura costruita, in soli due esemplari, fu la Auto Avio Costruzioni 815 datata 1940, mentre la seconda, sempre in soli due esemplari, fu la Ferrari 125 S, a causa della seconda guerra mondiale solo nel 1947, e fu guidata da Franco Cortese, primo pilota e collaudatore Ferrari[2]. Quest'ultima vettura è la prima a portare il nome Ferrari, non però per volontà di Enzo Ferrari ma per clausole contrattuali che lo legavano all'Alfa Romeo dove precedentemente era stato direttore del reparto Alfa Corse: clausole che gli impedivano fino al 1942 di utilizzare il proprio nome sulle autovetture da lui allestite.

Nel 1957 la Auto Avio Costruzioni cambiò denominazione in Auto Costruzioni Ferrari per diventare SEFAC (Società Esercizio Fabbriche Automobili e Corse) SpA il 26 maggio 1960 e Ferrari SpA nel 1965. Nel 1969 la Ferrari SpA entrò a far parte del gruppo FIAT[3]. Nel 1988, alla scomparsa di Enzo Ferrari, il pacchetto azionario divenne per il 90% della FIAT mentre la parte restante rimase al figlio Piero Lardi Ferrari, restato anche all'interno del team aziendale come vice presidente.

Nel 2006 il 5% delle azioni è stato acquisito da una società finanziaria degli Emirati Arabi Uniti, la Mubadala, società che ha promosso anche la costruzione delFerrari World ad Abu Dhabi. Ferrari è poi ritornata in possesso di questo 5% nel corso del 2010.

Le corse [modifica]

 
 
 

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Post n°66 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Le corse [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Scuderia Ferrari.

La vera passione di Enzo Ferrari, nonostante gli ottimi affari derivanti dalla vendita di autovetture, è stata sempre la corsa. La sua Scuderia era iniziata come uno sponsor indipendente per piloti di varie macchine, ma divenne presto parte del team corse dell'Alfa Romeo. Dopo l'uscita di Enzo Ferrari dall'Alfa, egli iniziò a progettare e produrre vetture per proprio conto; il team Ferrari apparve per la prima volta sulla scena di gran premi europei dopo la fine della seconda guerra mondiale. La prima monoposto costruita dalla Ferrari, la "125", debutta al Gran Premio d'Italia il 5 settembre 1948 a Torino, pilotata dal francese Raymond Sommer che si qualifica terzo alle spalle di Wimille (Alfa Romeo) e Villoresi (Maserati).

Ferrari di Formula 1

La Scuderia aderì al Campionato del mondo di Formula 1 nel primo anno della sua esistenza, il 1950. Fece il suo debutto al Gran Premio di Monaco. José Froilan González diede al team la sua prima vittoria nel Gran Premio di Gran Bretagna del 1951Alberto Ascari ottenne per la Ferrari il primo titolo di Campione del mondo l'anno successivo.

La Ferrari è, ad oggi, l'unico team ad aver partecipato a tutte le edizioni del Campionato del Mondo di Formula 1 e, soprattutto, quello con il maggior numero di successi: vanta il record di 15 titoli di Campione del mondo piloti (conseguiti nel 195219531956195819611964197519771979200020012002,20032004, e nel 2007), il record di 16 titoli di Campione del mondo costruttori (1961, 1964, 1975, 1976, 1977, 1979, 198219831999200020012002,200320042007, e nel 2008) ed il record di 204 vittorie in un Gran Premio (aggiornato al 2 novembre 2008).

Tra i piloti famosi che hanno corso per la "Rossa": Tazio NuvolariJuan Manuel FangioAlberto AscariPhil HillMike HawthornJohn SurteesClay RegazzoniNiki LaudaJody ScheckterGilles VilleneuveDidier PironiAlain ProstNigel MansellMichael SchumacherGerhard BergerJean Alesi,Rubens BarrichelloFelipe MassaKimi Raikkonen e Fernando Alonso.

Il 14 gennaio 2007 la Ferrari ha presentato la F2007, la sua 53° monoposto, la prima dopo l'era Schumacher. Il 18 marzo a Melbourne, con Kimi Raikkonen, la Ferrari ha iniziato nel migliore dei modi la stagione 2007 con una vittoria.

Il 21 ottobre a San Paolo la Ferrari si è aggiudicata il suo 15º titolo mondiale piloti con Kimi Raikkonen. Particolare significato ha assunto la vittoria, arrivata in una stagione caratterizzata dallo scandaloSpystory, poiché alla vigilia la situazione in classifica vedeva i 2 piloti McLarenHamilton ed Alonso, precedere il finlandese rispettivamente di 7 e 3 punti. Ma grazie a una doppietta Raikkonen-Massa, e ai problemi accusati da Hamilton durante la corsa, che lo relegarono nelle retrovie, Raikkonen scavalcò i rivali della scuderia anglo-tedesca in classifica, vincendo il titolo con un punto di vantaggio su Hamilton e Alonso. La Ferrari aveva già vinto anche il titolo costruttori, arrivato in Belgio dopo la cancellazione dei punti della McLaren nel campionato marche per la vicenda di spionaggio ai danni della scuderia di Maranello.

Nel 1986 Enzo Ferrari ordinò anche la costruzione di un'autovettura per la partecipazione al campionato di Formula Indy e alla 500 miglia di Indianapolis, in risposta alla FOM, che non accettava alcune richieste di Ferrari per il nuovo Patto della Concordia. Di fronte alla minaccia di vedere la scuderia abbandonare la Formula 1, palesatasi quando apparirono le prime foto della monoposto realizzata per le gare americane, Bernie Ecclestone accettò le richieste di Ferrari, così la vettura non venne mai utilizzata in gara.

Il "cavallino rampante" [modifica]

 
 
 

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Post n°65 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Il "cavallino rampante" [modifica]

Il marchio Ferrari, famoso in tutto il mondo, è il cavallino rampante nero in campo giallo, con in basso le lettere S F per Scuderia Ferrari, con tre strisce, una verde, una bianca e una rossa, colori nazionali italiani, in alto. Questo è il logo che viene applicato su tutte le auto da competizione direttamente supportate dalla scuderia.

Francesco Baracca

Il cavallino rampante era originariamente l'emblema personale del Maggiore Francesco Baracca, che l'asso della prima guerra mondiale faceva dipingere sulle fiancate dei suoi velivoli. Sul colore esatto del cavallino di Baracca esiste un piccolo mistero. Sembra infatti accertato che il colore originario del cavallino fosse il rosso, tratto per inversione dallo stemma del 2º Reggimento "Piemonte Reale Cavalleria" di cui l'asso romagnolo faceva parte, e che il più famoso colore nero fu invece adottato in segno di lutto dai suoi compagni di squadriglia solo dopo la morte di Baracca.[senza fonte]

Il 17 giugno 1923 Enzo Ferrari vinse una corsa all'autodromo di Savio, vicino a Ravenna, e in quell'occasione incontrò la contessa Paolina, madre di Baracca. La contessa propose a Ferrari di utilizzare il cavallino sulle sue macchine, sostenendo che avrebbe portato fortuna; tuttavia la prima corsa nella quale l'Alfa permise di utilizzare il cavallino sulle macchine della Scuderia fu la 24 ore di Spa del 1932. La Ferrari vinse.

Nel 1945 Ferrari fece ridisegnare un nuovo cavallino rampante da Eligio Gerosa, giovane incisore milanese. Nel progetto ampiamente modificato rispetto al disegno originario (soprattutto nella coda, che nel cavallino di Baracca puntava verso il basso), viene aggiunto lo sfondo giallo canarino, uno dei colori diModena. Il cavallino rampante non è stato utilizzato unicamente dal marchio Ferrari: l'ingegnere Fabio Taglioni, concittadino di Baracca, lo applicò sullemotociclette Ducati tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta. Il cavallino rampante è un marchio registrato della Ferrari.

Rosso Corsa [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Rosso Corsa.

Fin dagli anni venti, le automobili da corsa italiane erano verniciate di rosso. Questo è il colore consueto per le vetture italiane che gareggiano in campionati automobilistici, in base ad un provvedimento, preso durante le due guerre mondiali, dall'associazione che in seguito verrà chiamata FIA. La tonalità del rosso è gradualmente passata dal rosso scuro (famoso come rosso Alfa) ad una tinta notevolmente più accesa, nota come rosso corsa. Nello schema FIA, le auto francesi come la Bugatti sono blu, le tedesche come la BMW e la Porsche bianche, le inglesi Lotus Cars e Jaguar verdi, eccetera. Tale colorazione è rimasta immutata per le Ferrari di serie, mentre per quelle di formula uno, dopo l'acquisizione Fiat, ci sono state variazioni di tonalità: di anno in anno, più chiare o più scure, assecondando gli interessi degli sponsor.

Vetture [modifica]

Le autovetture Ferrari, notevoli per lo stile raffinato, opera di illustri progettisti e designer quali Pininfarina e Giugiaro, sono da molto tempo oggetto del desiderio per ricchi e giovani di tutto il mondo, particolarmente negli Stati Uniti dove il marchio ha riscosso molto successo, ma anche nei nuovi mercati dell'Est e dell'Oriente. Altri designer e case che hanno lavorato per Ferrari durante gli anni comprendono ScagliettiBertone e Vignale. I motori impiegati nelle autovetture Ferrari sono prevalentemente dei V8 e V12.

Nel luglio 2009 è stata presentata in anteprima la Ferrari 458 Italia, entrata in produzione nel 2010. In seguito sono state presentate la 599 GTO e la SA Aperta, costruita in 80 esemplari per celebrare gli 80 anni di Pininfarina.

Stradali [modifica]

 
 
 

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Post n°64 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Da competizione ed utilizzo esclusivo in pista [modifica]

 
 
 
 
 
 
 

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Post n°61 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Stradali [modifica]In produzione [modifica]
Ferrari California
Ferrari 612 Scaglietti
Tutti i modelli stradali Ferrari [modifica]

 

 
 
 

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Post n°60 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Da competizione ed utilizzo esclusivo in pista [modifica]In produzione [modifica]F1 [modifica]

Altre competizioni [modifica]Fuori produzione [modifica]F1, F2 ed altre monoposto [modifica]

("P" indica che la vettura ha vinto il Titolo Mondiale Piloti, "C" che ha vinto quello Costruttori.)

XX Programmes [modifica]

 
 
 

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Post n°59 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Prototipi [modifica]
Il Ferrari Store a Milano
One-off [modifica]Bibliografia [modifica]
  • Giulio Rancati, Franco Carsico, Ferrari che macchine, Milano, EIM, 1996.
  • Luca Dal Monte-Umberto Zapelloni, La Rossa e le Altre, Baldini & Castoldi, 2000
  • Sergio Massaro, Ferrari, un mito, Demetra, 2002, ISBN 88-440-2558-2
  • Paolo D'Alessio, Fantastic Ferrari, Gribaudo, 2004, ISBN 88-8058-881-8
Note [modifica]
  1. ^ Articolo di Quattroruote
  2. ^ Franco Cortese su “virtualcar.it”
  3. ^ Enzo Ferrari in Ferrari.com. URL consultato il 15 maggio 2011.
Altri progetti [modifica]Collegamenti esterni [modifica]
Fiat500Icona200M.jpgConoscere il mondo delle autovetture attraverso la storia dell'automobile e i tipi di vettura
Trovare le case costruttrici per nazione e conoscerne i relativi modelliSeguire lo sport automobilistico con la Formula 1i rally e le altre competizionii circuiti e i piloti

 
 
 

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Post n°58 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

 

 
 
 
 
 

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Post n°56 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Una proposta di legge (informazioni in inglese e in italiano) in discussione al Congresso degli Stati Uniti mette in pericolo Wikipedia.
Nell'edizione in lingua inglese sono state proposte alcune iniziative di protesta.
Partecipa alla discussione al riguardo su Wikipedia in lingua italiana
Bugatti
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
bussola Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Bugatti (disambigua).
Bugatti Automobiles S.A.S.
Logo
Nazionebandiera Francia
TipologiaSociété par actions simplifiée
Fondazione1909 a Molsheim
Sede principaleMolsheim
GruppoVolkswagen
Persone chiave

Franz-Josef Paefgen(presidente)

Settore

automobilistico

Prodotti

automobili

Sito webwww.bugatti.com
 

La Bugatti è una casa automobilistica francese nota specialmente per le sue vetture sportive ed estreme, ma anche per le sue lussuose e particolari vetture d'anteguerra.

Indice  [nascondi
Storia [modifica]
Targa commemorativa davanti a Palazzo Gulinelli

I primi esemplari di Bugatti sono considerati i due modelli progettati e costruiti da Ettore Bugatti tra il 1900 e il 1901, con l'aiuto finanziario del padre Carlo e della famiglia Gulinelli di Ferrara. Conosciuti come Bugatti-Gulinelli Type2, ne furono prodotti probabilmente solo due esemplari e uno di questi vinse il GP di Milano del 1901, permettendo a Ettore di essere notato dall'alsaziano de Dietrich[1]

La casa attuale invece nacque nel 1909, quando l'italiano Ettore Bugatti la fondò a Molsheim, in Alsazia (a quei tempi territorio tedesco, ma per convenzione la casa automobilistica viene da sempre classificata tra quelle francesi essendo l'Alsazia ritornata alla Francia dopo il trattato di Versailles), dopo aver lavorato per la Mathis e per la Deutz AG. La Bugatti si fece notare immediatamente per la bellezza delle vetture, leggere e sportive che ebbero pure buoni risultati in alcune competizioni, nonostante ciò, per i primi trent'anni, si continuò ad utilizzare lo stesso schema per il telaio e si rifiutarono alcune innovazioni, tra cui la sovralimentazione, i motori a sei cilindri e gli alberi a camme in testa.

Il primo modello fu la Tipo 13 Brescia che venne prodotta dal 1910 al 1926 seppur con diverse cilindrate; seguirono la Bugatti Tipo 35 dal 1922 al 1935 e laTipo 37. Nel 1923 la casa partecipò al Gran Premio di Francia a Tours con la Bugatti Tipo 32 "Tank" ma le vetture presentarono gravi inconvenienti di tenuta stradale. Per la 500 miglia di Indianapolis, invece, si decise di schierare una Tipo 35 rimaneggiata dal progettista di aerei da caccia Becherau, ma anch'essa manifestò alcuni problemi legati alla lubrificazione. Fu dal 1925 in poi che la Bugatti iniziò a vincere regolarmente, in particolare nella Targa Florio, che dominò per quattro anni consecutivi.

Nel 1926 la Bugatti vinse il Campionato del Mondo dei Grand Prix (titolo all'epoca riservato solo alle Case Costruttrici), affermandosi nei Gran Premi di Francia, Europa e Italia.

Dopo la morte del figlio di Ettore, Jean, la casa perse lo splendore che l'aveva resa celebre nell'ambito delle corse.

Uno dei modelli più famosi prodotti dalla Bugatti fu la Bugatti Tipo 41 Royale (1927), progettata per essere venduta a regnanti e capi di stato. Fu l'auto più costosa del suo periodo ma non incontrò il successo sperato.
Nel frattempo la casa aveva perso smalto, infatti nelle competizioni era sfavorita dalla meccanica troppo classica e obsoleta delle sue vetture e solo l'introduzione di doppi alberi a camme in testa e il riutilizzo dei propulsori della Royale nel campo ferroviario le evitarono il tracollo.

Tuttavia all'inizio della seconda guerra mondiale la produzione venne arrestata e la Bugatti malgrado i tentativi di ripresa dopo il conflitto cessò di esistere negli anni cinquanta.

Nel 1963 la Bugatti è venduta alla Hispano-Suiza che la rinominerà Messier-Bugatti; questa azienda (oggi società del Groupe Safran) è ancora attivia e produce componenti per l'aeronautica negli stabilimenti di Molsheim.

 
 
 

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Post n°55 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

La Bugatti Automobili SpA [modifica]

Reparto assemblaggio (lato destro) e reparto motori (lato sinistro) della fabbrica Bugatti a Campogalliano. A lato, non visibili nella foto, sono presenti la sala test, gli uffici e il centro esperienze (R&D). Lo stabilimento giace ormai abbandonato da 15 anni

Nel 1987 l'imprenditore e finanziere Romano Artioli acquisì i diritti per la produzione di automobili con il marchio Bugatti e poi fondò la nuova azienda denominata Bugatti Automobili SpA con stabilimento a Campogalliano in Largo E. Bugatti, appositamente progettato dall'architetto Giampaolo Benedini.

I nuovi modelli rispettarono la tradizione della Bugatti anche riguardo al costo: nel 1995 la versione più accessoriata della EB110 costava oltre un miliardo dilire, un prezzo giustificato dall'essere la prima vettura di serie (seppur in numero limitato) ad avere un telaio in fibra di carbonio, che veniva realizzato dalla società francese Aerospatiale su progetto di Paolo Stanzani e Marcello Gandini[2].

Nel 1995 la Bugatti Automobili SpA dichiara fallimento, Le difficoltà finanziare costrinsero Artioli a vendere l'industria. All'asta fallimentare il costruttore tedesco Dauer Racing GmbH si aggiudica tutto il magazzino ricambi della casa e cinque telai completi, così riprende la produzione della EB110 e la commercializza le cinque vetture con il nome di Dauer EB110[3].

La Bugatti Automobiles SAS [modifica]

Nel maggio 1998 il Gruppo Volkswagen acquista i diritti legati al marchio Bugatti. Nel corso dello stesso anno presenta il prototipo EB118 al Paris Motor Show. L'anno seguente a Molsheim è creata la società Bugatti Automobiles SAS, filiale di Volkswagen France.

Il gruppo Volkswagen ne ha quindi rilanciato l'immagine con una supercar: la EB 16.4 Veyron (EB è l'acronimo di Ettore Bugatti), con un motore W16(da qui il 16 nel nome e 4 le turbine) da 1001 CV dichiarati (effettivi circa 1060) e 8.0 litri di cilindrata, dotata di trazione integrale e cambio sequenzialeDSG a doppia frizione a 7 rapporti (più retromarcia).

Al salone di Francoforte 2007 è stata presentata un'edizione limitata (5 esemplari) della Veyron denominata "Pur Sang", caratterizzata da cerchi forgiati di diversa foggia e dall'assenza di verniciatura (l'auto diventa bicolore grigio specchiato/nero, grazie alla combinazione di alluminio e carbonio usati per la carrozzeria), e da un prezzo ancora più esorbitante: attorno al milione e mezzo di euro.

Al Pebble Beach Concours Bugatti ha presentato la Versione "Targa" della Bugatti Veyron 16.4, la Bugatti Veyron 16.4 Grand Sport, messa in vendita ad aprile 2009, al prezzo di 1,4 milioni di Euro (tasse escluse). Le prestazioni sono simili alla versione Coupé, tranne che in versione top-out la velocità si autolimiterà automaticamente a 360 km/h, l'accelerazione invariata, sia a versione scoperta sia chiusa (2,5 s). Sempre a Pebble Beach sono state presentate nuove colorazioni per la Versione Speciale della Veyron FBG par Hermés, presentata nell'aprile 2008 al salone di Ginevra.

Dopo la versione coupé Bugatti ha iniziato la produzione e vendita dei 150 esemplari della Grand Sport. Il primo esemplare è stato venduto a 3 milioni di dollari all'asta del concorso di Pebble Beach.

Modelli [modifica]
Elenco dei modelli con anno di produzione:[4]
Modelli attuali:
Note [modifica]
  1. ^ (ENStoria della Bugatti
  2. ^ Roberto Giordanelli. (ENBugatti EB110SS - The Forgotten Supercar. Auto Italia, luglio 2005. URL consultato il 01-05-2011.
  3. ^ Ian Kuah. (ENStoria, caratteristische tecniche ed immagini della "Dauer EB 110 Supersport". www.supercars.net, giugno 2002. URL consultato il 01-05-2011.
  4. ^ (FRLes modèles Bugatti
Voci correlate [modifica]Altri progetti [modifica]Collegamenti esterni [modifica]
Fiat500Icona200M.jpgConoscere il mondo delle autovetture attraverso la storia dell'automobile e i tipi di vettura
Trovare le case costruttrici per nazione e conoscerne i relativi modelliSeguire lo sport automobilistico con la Formula 1i rally e le altre competizionii circuiti e i piloti

 
 
 

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Post n°54 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

  1. septembre 2010)]
  2.  Gilles Bonnafous, « Saga Bugatti - Bugatti Type 35 [archive] » sur Motorlegend, p. 1. Mis en ligne le 4 septembre 2006, consulté le 17 septembre 2010
  3.  E. Schimpf, J. Kruta, Bugatti en compétition de 1920 à 1939 (2008), « Le cockpit d’une Bugatti Grand Prix, étroit, bruyant, brûlant et parfois aussi trempé », p. 14–17
  4.  (en1928 Bugatti Type 35C Grand Prix [archive] sur Sports Car Market. Consulté le 27 octobre 2010
  5.  BUGATTI Type 35 B - 1927 [archive] sur Larousse.fr. Mis en ligne le 15 octobre 2009, consulté le 17 septembre 2010
  6.  1930 - Bugatti no 25, le premier équipage féminin [archive] sur Les24Heures.fr. Consulté le 17 septembre 2010
  7.  Bugatti 35 : le joyau [archive] sur Caradisiac. Consulté le 17 septembre 2010
  8.  Père et fils - un duo de génie [archive] sur Bugatti.com. Consulté le 29 octobre 2010
  9.  P. Sparke, Un siècle de design automobile (2003), « Ettore Bugatti », p. 52
  10.  Ettore Bugatti à Molsheim [archive] sur Maison de l’Alsace. Consulté le 30 octobre 2010
  11.  Le modèle 100P : un avion Bugatti [archive] sur Messier-Bugatti. Consulté le 30 octobre 2010
  12. ↑ a et b Thierry Chargé, « 1909-2009 Centenaire Bugatti [archive] » sur Les24heures.fr. Consulté le 30 octobre 2010
  13.  (en1944 Bugatti Type 73C [archive] sur Conceptcarz.com. Consulté le 30 octobre 2010
  14. ↑ a et b Gilles Bonnafous, « Saga Bugatti - Historique Bugatti [archive] » sur Motorlegendp. 2. Mis en ligne le 4 septembre 2006, consulté le 18 septembre 2010
  15.  Bugatti Type 251 [archive] sur Histomobile. Consulté le 28 juillet 2009
  16.  http://www.bugatti.com/fr/tradition/histoire/molsheim/atelier.html [archive]
  17.  http://www.bugatti.com/fr/veyron-16.4/finition.html [archive]
  18.  (enBugatti sets the course for the future [archive] sur volkswagenag.com
Bibliographie[modifier]
  • Géo Marchal, « Chez Bugatti, le maître de la vitesse », dans La Vie en Alsaceno 6, juin 1934, p. 140–144
  • Eckhard Schimpf, Julius Kruta, Bugatti en compétition de 1920 à 1939 : L’aventure de la course automobile de 1920 à 1939, ETAI, 2008, 181 p. (ISBN 978-2-7268-8774-5)
  • Penny SparkeUn siècle de design automobile, Éditions Flammarion, 2003, 253 p. (ISBN 978-2-0801-1083-1)
Voir aussi[modifier]

Sur les autres projets Wikimedia :

Articles connexes[modifier]Liens externes[modifier]

 
 
 

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Post n°53 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Références[modifier]
  1. ↑ abc et d Bilan Bugatti Automobiles SAS [archive] sur Societe.com. Mis en ligne le 24 octobre 2011, consulté le 26 octobre 2011
  2.  Yves Bey-Rozet, Laurent Chevalier et Julien Diez, Supercars : 20 monstres sacrés, Tana, 2007, 168 p.(ISBN 978-2-8456-7386-1)p. 123
  3. ↑ abc et d Gilles Bonnafous, « Histoire : Ettore et Jean Bugatti [archive] » sur Motorlegendp. 1. Mis en ligne le 13 septembre 2006, consulté le 29 octobre 2010
  4. ↑ abcd et e Ettore Bugatti - Légende et pionnier de l’automobile [archive] sur Bugatti.com. Consulté le 29 octobre 2010
  5. ↑ ab et c Gilles Bonnafous, « Histoire : Ettore et Jean Bugatti [archive] » sur Motorlegendp. 2. Mis en ligne le 13 septembre 2006, consulté le 29 octobre 2010
  6. ↑ ab et c Gilles Bonnafous, « Histoire : Ettore et Jean Bugatti [archive] » sur Motorlegendp. 3. Mis en ligne le 13 septembre 2006, consulté le 29 octobre 2010
  7. ↑ a et b Gilles Bonnafous, « Saga Bugatti - Historique Bugatti [archive] » sur Motorlegendp. 1. Mis en ligne le 4 septembre 2006, consulté le 18 septembre 2010
  8.  Bugatti un centenaire de légende [archive] sur Classic Car Passion. Consulté le 17 septembre 2010
  9.  Bugatti à Molsheim [archive] sur messier-bugatti.com. Consulté le 16 septembre 2010
  10.  Thierry Coulibaly, Il y a un siècle, l’automobile, Éditions Ouest-France, 2007, 139 p. (ISBN 978-2737341274), « L’automobile à tout va », p. 106
  11.  Gilles Bonnafous, « Bugatti Type 13 [archive] » sur Motorlegendp. 2. Mis en ligne le 13 septembre 2006, consulté le 29 octobre 2010
  12. ↑ ab et c P. Sparke, Un siècle de design automobile (2003), « Ettore Bugatti », p. 51
  13.  Serge Bellu, Histoire mondiale de l’automobile, Flammarion, 1998, 333 p. (ISBN 978-2-0801-3901-6), « La révélation de Bugatti », p. 103–104
  14.  (en) Ken W. Purdy, « The Bugatti », dans Boys’ Lifevol. 56, no 1, janvier 1966, p. 15 (ISSN 0006-8608)[texte intégral [archive] (page consultée le 23 

 

 
 
 

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Post n°52 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Succès en course[modifier]

La notoriété de Bugatti tient pour beaucoup à ses nombreuses victoires en compétition : une dizaine de milliers en seulement quelques décennies[réf. nécessaire]. La petite Bugatti Type 13, qui tient davantage de la voiture sportive que d'une réelle automobile de course, réalise un quadruplé lors de sa première course. La Type 35, ensuite, est l'automobile de course la plus titrée de tous les temps avec plus de 2 000 victoires. Elle remporte notamment la victoire dans le Targa Florio pendant cinq années consécutives de 1925 à 1929 et offre à Bugatti, en 1926, le titre de champion du monde des constructeurs.

Le pilote monégasque Louis Chiron remporte tant de victoires sur Bugatti qu'au début des années 2000, Bugatti lui rend hommage avec le concept Bugatti Chiron. Mais l'une des courses les plus remarquables est remportée aux 24 Heures du Mans 1939 où Jean-Pierre Wimille et Pierre Veyron s'adjugent la victoire avec une seule voiture et de maigres ressources.

 

Collections[modifier]
Des Bugatti Grand Prix exposées à la Cité de l’automobile à Mulhouse.
Articles détaillés : Frères Schlumpf et Cité de l’automobile.

La plus célèbre collection de Bugatti, et la plus importante collection de voitures privées au monde, est rassemblée à Mulhouse par les frères Hans et Fritz Schlumpf, deux richissimes industriels suisse à la tête d’un empire textile en Alsace. Réunie entre 1958 et 1963, cette collection est aujourd’hui classéemonument historique et exposée à la Cité de l’automobile de Mulhouse.

La collection d'automobiles du célèbre styliste américain Ralph Lauren compte également quelques prestigieuses Bugatti des années 1930. Parmi celles-ci se trouvent en autre une Bugatti Type 59 Grand Prix de 1933.

Notes et références[modifier]Notes[modifier]
  1.  Pour autant, sa deuxième place au Grand Prix de l’Automobile Club de France 1911, derrière une Fiat S74 nettement plus puissante, constitue l’un des ses résultats les plus remarquables.
  2.  Mais cet avion ne vole jamais, les allemands ayant envahi la France avant qu’il soit terminé.
  3.  La marque et l'usine Bugatti subsistent toujours à ce jour au sein du groupe Messier-Bugatti.

 

 
 
 

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Post n°51 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

L'entreprise aujourd'hui : Bugatti Automobiles SAS[modifier]
La Bugatti Veyron 16.4, voiture de série la plus luxueuse et la plus performante du monde à sa sortie en 2005.

En 1998, 3 ans après la disparition de Bugatti Automobili SpA, le groupe allemand Volkswagen AG dirigé par Ferdinand Piëch rachète les droits de la marque Bugatti pour la commercialisation de nouvelles automobiles d'exception et fonde la société par actions simplifiées « Bugatti Automobiles SAS ». Le groupe acquiert également l'année suivante le Château Saint-Jean à Dorlisheim en Alsace à la société Messier-Bugatti pour en faire son siège social.

  • La manufacture Bugatti[modifier]

    Un nouvel atelier elliptique et lumineux est dessiné par l'architecte Gunter Henn. Il est construit à côté du château et donne sur les montagnes des Vosges, les Veyron sont assemblées à la main dans trois zones de montage 29. Cet atelier produit les modèles de Veyron, avec 62 employés30.

    Automobiles Bugatti[modifier]
    Article détaillé : Liste des automobiles Bugatti.
    La Veyron[modifier]

    En 2005, Bugatti dévoile la Bugatti Veyron 16.4, unique modèle produit aujourd'hui encore par la marque française. Son moteur de 8 litres de cylindrée avec un W16, 64 soupapes et 4 turbos développe 1 001 chevaux et 1 250 Nm de couple.

    La Galibier[modifier]

    La Galibier, commercialisée en janvier 2013 est le prochain modèle de Bugatti. Elle a été présentée en 2009 par l'intermédiaire d'un concept-car : la Bugatti 16C Galibier, 16 cylindres. C'est une limousine de luxe de 850 chevaux à motorisation hybride qui verra le jour en concession après la production de la 300e et toute dernière Bugatti Veyron31.


 

 
 
 

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Post n°50 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Ce n’est cependant que le début de la « légende » Bugatti. Si en 1922 apparaît la première huit cylindres commercialisée, la Type 30, disposant en outre de freins hydrauliques, le véritable tournant dans l’histoire de Bugatti a lieu en 1924 à Lyon lors du Grand Prix de l’Automobile Club de France 1924 où Bugatti dévoile sa fameuse Bugatti Type 35. Automobile d’exception tant par « la finesse et l’élégance de son dessin »14,15 que pour son excellent comportement routier16,17, pilotes d’usine et privés vont à son volant remporter plus de 2 000 victoires en compétition, record inégalé à ce jour18,19,20. En dominant les compétitions internationales pendant près d’une décennie (de 1925 à 1934 environ), la Type 35 est aujourd’hui non seulement la Bugatti la plus célèbre mais compte également parmi les voitures ayant le plus marqué l’histoire de l’automobile.

Influence grandissante de Jean Bugatti[modifier]
La Type 41, surnommée Bugatti « Royale » du nom de la clientèle à laquelle elle se destine.

Jean Bugatti, le troisième enfant d’Ettore, travaille très tôt au côté de son père au bureau d’études de l’usine et se révèle rapidement « doué d’un immense talent de dessinateur »12,6 en esquissant des carrosseries particulièrement élégantes destinées à habiller les châssis Bugatti ; il fait également preuve du même génie que son père en mécanique en contribuant à l’innovation des voitures produites. De cette union entre Ettore et Jean nait l’extraordinaire Bugatti « Royale », une Bugatti de 12 763 cm3 de cylindrée, 300 ch et 500 000 Francs. Si l’automobile est un échec commercial, les six exemplaires construits n'ayant jamais été acquis par la clientèle royale à laquelle elle se destinait, elle constitue en revanche « sur le plan technique et esthétique, l’une des plus grandes réussites de Bugatti »12.

Peu avant 1930, Jean Bugatti prend officiellement la responsabilité du département design de Bugatti ; Ettore se retire progressivement de l’entreprise au profit de son fils à qui la quasi-totalité de la direction de l’entreprise est confiée en 193621. C’est également à partir de cette date que l’influence de Jean sur la gamme Bugatti transparait réellement, notamment au travers des Bugatti Type 50Type 55 et Type 57, unanimement louées pour « leur beauté, l’unité de leur ligne et l’équilibre esthétique entre les éléments »22. Alors qu’elle compte pourtant parmi les voitures les plus luxueuses de l’époque, la Type 57 est d'ailleurs tout de même produite à 690 exemplaires déclinée en plusieurs versions : berline Galibier, coupé Atalante, coach Ventoux, cabriolet Stelvio et Coupé Napoléon[réf. nécessaire].

 

Un décès prématuré peu avant la Seconde Guerre mondiale[modifier]
Michel Bugatti (fils d'Ettore Bugatti) au volant de sa « Bugatti Grand Prix Type 30 » au Salon Rétromobile 2011 de Lons-le-Saunier.

Au début des années 1930, quand le krach de 1929 se répercute en Europe dans la Grande Dépression, Ettore Bugatti sauve son usine de la faillite en fabriquant 80 autorails très lucratifs équipés de moteurs de la Type 41 couplés par quatre pour atteindre en 1934 la vitesse record de 192 km/h23. C’est également à cette époque qu’il conçoit quelques bateaux ainsi qu’un avion, le modèle 100P. Construit en coopération avec Louis de Monge pour participer à la Coupe Deutsch de la Meurthe 1938, son architecture innovante a pour vovcation de lui permettre de battre le record du monde de vitesse sur baseNote 2,24. Malgré quelques difficultés financières et la concurrence accrue des sportives italiennes d’Alfa Romeo et allemandes de Mercedes-Benz, Bugatti s’impose aux 24 Heures du Mans 1937 et 1939 grâce aux Type 57G Tank des pilotes français d’usine Jean-Pierre Wimille, associé à Robert Benoist, et Pierre Veyron.

L’année 1939 marque la fin d’une ère. Jean Bugatti est à cette date âgé de 30 ans et dirige l’entreprise depuis maintenant près de 3 ans. Sur la route qui mène à Strasbourg, il teste régulièrement les Bugatti pour en parfaire la mise au point25. Le vendredi 11 août 1939, sur la longue ligne droite du carrefour de la Colonne de Dorlisheim jusqu’à Entzheim, portion de route utilisé en 1922 par le Grand Prix de l’ACF, Jean se tue accidentellement au volant de la Type 57G Tank victorieuse aux 24 Heures du Mans25, mettant en péril la pérennité de Bugatti. Ettore Bugatti est contraint de reprendre la tête de l’entreprise mais la Seconde Guerre mondiale met définitivement un terme à l’entreprise.

Durant la guerre, l’usine est annexée par les Nazis puis saisie par l’administration française à la Libération. En 1945, Ettore Bugatti parvient à récupérer son usine et tente de redémarrer la production d’automobiles malgré les dettes et le manque de moyen. Les études des Bugatti Type 73 et Type 78 n’aboutissent cependant pas et la mort d’Ettore Bugatti le 21 août 1947, âgé de 66 ans, des suites d’une pneumonie sonne la fin de son entreprise6,26.

De l'ère Hispano-Suiza à l'acquisition par Artioli[modifier]

En 1951Roland Bugatti, le fils cadet d'Ettore, et Pierre Marco, ancien pilote et fidèle collaborateur de l'usine, tentent de relancer l'entreprise. La Bugatti Type 101 aux caractéristiques assez proches de la Type 57 ne rencontre cependant pas le succès étant donné le climat économique de l'époque, le manque de finance et probablement le manque de compétences27,28. Six modèles seulement seront ainsi vendus. En 1955, une tentative de retour en compétition échoue également avec la Bugatti Type 251, une monoplace de Formule 1. Dessinée par l'ingénieur italien Gioachino Colombo et pilotée par le FrançaisMaurice Trintignant, la Type 251 ne parcourt que 18 tours au Grand Prix automobile de France 1956 avant d'être contrainte d'abandonner.

En juillet 1963, la marque et l'usine Bugatti sont finalement vendues au constructeur Hispano-Suiza et le site de Molsheim est reconverti pour accueillir des ateliers aéronautiquesNote 3. En un peu plus de 50 ans d’existence, l’entreprise Bugatti aura été dépositaire de 1 000 brevets[réf. nécessaire], fabriqué près de 8 000 automobiles27 de prestige et de course, devenues prisées des collectionneurs, et été détenteur d’un palmarès sportif jamais égalé avec plus de 10 000 victoires et 37 records[réf. nécessaire].

Une Bugatti EB110 SS et une EB110 GT.

En 1987, l'entrepreneur italien Romano Artioli souhaite relancer la marque et fait l'acquisition des droits liés au nom Bugatti. Il établit alors la société par actions « Bugatti Automobili SpA » et fait bâtir une usine par l'architecte Giampaolo Benedini à Campogalliano, près deModène, ville où sont déjà fabriquées d'autres automobiles d'exceptions telles que FerrariLamborghini ou encore Maserati. À partir de 1989, les plans de la Bugatti censé symboliser la renaissance de la marque sont présentés par Paolo Stanzani, le concepteur des Lamborghini Miura et Countach. Le résultat, un coupé à moteur V12 central arrière développant 550 ch, est présenté le 15 septembre 1991, jour du 110e anniversaire de la naissance d'Ettore Bugatti, d'où son nom EB110.

 

 
 
 

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Post n°49 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Une Type 13, la première automobile Bugatti.

En 1902, à la suite du salon de Milan, Bugatti réalise une gamme d’automobiles pour le baron De Dietrich. Vendue sous le nom De Dietrich-Bugatti, elle est constituée des Bugatti Type 3 et Type 4 ainsi que de la Type 5 sur laquelle Ettore Bugatti prend part à une course à Francfort5. En 1904 cependant, De Dietrich met fin à son contrat, vraisemblablement pour la raison qu’Ettore délaisse la production pour la compétition5. Émile Mathis, agent de De Dietrich à Strasbourg, propose alors à Bugatti de lui concevoir de nouvelles automobiles. Ainsi nées, les Bugatti Type 6 et Type 7 suscitent néanmoins le mécontentement des clients si bien qu’Ettore rejoint Deutz Gasmotoren-Fabrik en 1907 où il conçoit les Type 8 et Type 9, sans succès commercial non plus4,5.

Après avoir quitté Deutz, Bugatti s’installe finalement à son compte en 1909 avec sa famille à Molsheim, en Alsace (région appartenant à cette date à l’Empire allemand), et fait l’acquisition de locaux vides d’une teinturerie où il débute en 1910, avec le soutien du banquier espagnol Augustin de Vizcaya6, la production de sa première automobile et première sportive de course, la Type 134,7. Présentée la même année au Salon de l’automobile de Paris, elle y remporte un vif succès7,8 tout comme en compétition où elle s’impose en quatre ans dans plus de 40 courses grâce à son poids plume et sa tenue de route exceptionnelleNote 1,[réf. nécessaire]. Le début de la Première Guerre mondiale oblige cependant l’entreprise à participer à l’effort de guerre en développant pour les Alliés, conjointement avec le constructeur aéronautique Messier, des moteurs d’avion à huit et seize cylindres9,10.

Domination de Bugatti en Grand Prix[modifier]

La guerre terminée, Ettore Bugatti, qui s’était exilé à Milan puis à Paris au début du conflit, réintègre ses locaux à Molsheim, ville désormais française. La Type 13, dont le palmarès fait déjà état de victoires remarquables en Grand Prix, est à nouveau alignée en compétition. En 1919, elle remporte son plus grand succès en s’imposant aux quatre premières places du Grand Prix d’Italie. Couru à cette date à Brescia, ce succès leur vaut certes le surnom de « Brescia » mais offre surtout à Bugatti la « gloire et de substantielles rentrées d’argent »11. Déjà renommé pour la qualité de ses moteurs et de ses châssis12, la Brescia permet en outre à l’entreprise « d’asseoir sa notoriété auprès d’une clientèle sportive »13.

Meo Costantini au volant d’une Type 35 lors du GP de l’ACF 1924.

 

 
 
 

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Post n°48 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

 

Bugatti
Bugatti
Logo de Bugatti Automobiles SAS

Logo de Bugatti Automobiles SAS
 
Création1909
Dates clés1963 : acquisition par Hispano-Suiza
1986 : acquisition par Romano Artioli
1998 : acquisition par VAG
FondateursEttore Bugatti
Personnages clésJean Bugatti
Roland Bugatti
Romano Artioli
 
Forme juridiqueSociété par actions simplifiée(SAS)
Siège socialDrapeau : France 1, Château Saint Jean
67120 Dorlisheim (France)
DirectionWolfgang Durheimer (Président)
ActivitéConstruction de véhicules automobiles
ProduitsSupercars
Société mèreVolkswagen AG
Site webwww.bugatti.com
 
Chiffre d’affaires62.3 millions € (2010)1
en diminution - 19,45 % (par rapport à 2009)1
Résultat net1 050 700 € (2010)1
en augmentation + 162,67 % (par rapport à 2009)1

Bugatti est un constructeur automobile français installé à Molsheim-Dorlisheim, en Alsace (48° 31′ 36″ N 7° 29′ 59″ E ), filiale du groupe allemand Volkswagen AG. Fondée en 1909 par Ettore Bugatti, l’entreprise est longtemps considérée comme pionnière dans le domaine de l’automobile et produit de luxueuses sportives de prestige marquées par l’adage cher à Ettore : « Rien n’est trop beau, rien n’est trop cher »2 ; Bugatti est d’ailleurs dépositaire de plus de 1 000 inventions brevetées en mécanique[réf. nécessaire].

Bugatti se distingue particulièrement en compétition automobile, notamment dans la première moitié du xxe siècle, avec ses « légendaires » bolides bleus de France au radiateur en forme de fer à cheval. Son palmarès inégalé à ce jour compte plus de 10 000 victoires internationales en course ainsi que 37 records[réf. nécessaire]. Reprise un temps par le « fils du Patron » Jean Bugatti décédé précocement, Bugatti est néanmoins contraint de mettre un terme à ses activités peu après la Seconde Guerre mondiale.

De nouvelles productions d’automobiles portant le nom de Bugatti sont cependant entreprises après la disparition de la marque, d’abord en 1987par l’Italien Romano Artioli sous le nom de « Bugatti Automobili SpA », puis en 1998 par le groupe allemand Volkswagen AG avec la création de la société Bugatti Automobiles SAS. En 2005, Bugatti produit un unique modèle d’exception, une supercar : la Bugatti Veyron 16.4 et ses versions Super Sport et Grand Sport.

Sommaire  [masquer
Histoire[modifier]
Article détaillé : Histoire de Bugatti.
La Type 13 ou la naissance de Bugatti[modifier]

Alors que l’histoire voit la naissance des premières automobiles à pétrole, celle de Bugatti débute en 1899. Âgé de 17 ans, Ettore Bugatti entame une formation chez le constructeur de cycles et tricycles Prinetti & Stucchi durant laquelle il fabrique son premier tricycle, motorisé par un moteur De Dion, qu’il engage dans quelques courses3,4. L’année suivante, avec le soutien financier d’un ami de son père, le comte Gulinelli, Ettore réalise celle qui peut être considérée comme sa première automobile, la Bugatti Type 23,4. Propulsé par un quatre cylindres à soupapes en tête« l’un des premiers [moteurs de ce genre] au monde »3, elle suscite très vite l’intérêt ; elle obtient d’ailleurs un prix lors de sa présentation en mai 1901 à l’Exposition automobile internationale de Milan3,4.

 
 
 

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Post n°47 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

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Maserati
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Maserati S.p.A.
Logo
Nazionebandiera Italia
TipologiaSocietà per azioni
Fondazione1924 (Costruttore auto Maserati)

Fondata da

Alfieri Maserati

Sede principaleModena
GruppoFiat SpA
Persone chiave

Harald Westerdirettore operativo

Settore

Metalmeccanica (Autoveicoli)

Prodotti

autovetture

Fatturato694 milioni di euro (2007)
Dipendenti695 (2007)
SloganExcellence Through Passion
Sito webwww.maserati.it
 

La Maserati è un'azienda produttrice d'automobili sportive con sede a Modena, che ha partecipato attivamente a tutte le principali competizioni con la propria Squadra Corse.

Indice  [nascondi
La Storia [modifica]Gli inizi [modifica]

L'azienda fu fondata il 1 dicembre 1914 a Bologna da Alfieri Maserati e all'inizio sviluppava auto per gare su strada "Isotta Fraschini". La fabbrica aveva soltanto 5 dipendenti e 2 erano i fratelli di Alfieri Maserati: Ettore ed Ernesto.
Nel 1919 la sede si trasferisce fuori dalle mura della città, da vicolo Pepoli a via Emilia Levante, nel rione Pontevecchio (ora parte del quartiere Savena).

Nel primo dopoguerra Alfieri incominciò a correre con le vetture dell'Isotta Fraschini in modo agonistico e vinse subito molte gare di notevole importanza per l'epoca come il circuito del Mugello, l'Aosta-Gran San Bernardo e la Susa-Moncenisio.

Nel 1924 dopo un Gran Premio venne squalificato per 5 anni e così si poté dedicare alla sua industria. Il fatto risale alla corsa in salita della Rabassada, nei pressi di Barcellona. Alfieri, iscritto alla gara con una Diatto 2000 cc, durante la notte sostituì il motore con un 3000 cc, ma, a seguito di una soffiata, il concorrente Ferdinand de Vizcaya (su Elizalde 4400 cc) fece reclamo. Sette mesi dopo, gli organismi internazionali dell'automobile comminarono la squalifica di cinque anni ad Alfieri Maserati ed alla Diatto. Alla casa automobilistica la squalifica fu in seguito revocata, perché dimostratasi estranea ai fatti.

La prima automobile interamente Maserati fu fabbricata nel 1926 e si chiamò "Tipo 26". Su questa vettura apparve per la prima volta il simbolo della Maserati: un tridente ispirato alla fontana del Nettuno di Bologna e probabilmente disegnato da Mario Maserati, pittore.

La Tipo 26 esordisce alla Targa Florio del 1926, con alla guida Alfieri Maserati che giunge nono. Gli anni seguenti furono costellati di grandi trionfi mondiali. Nel 1932 Alfieri morì in seguito ad un incidente stradale (fu sepolto nella Certosa di Bologna). Portarono avanti l'attività EttoreErnesto eBindo.

Maserati A6

Nel 1937 l'azienda viene ceduta ad una famiglia modenese, gli Orsi, e la Maserati viene trasferita da Bologna a Modena, mentre i tre figli del fondatore, rimasti per 10 anni ancora nell'azienda in qualità di consulenti, nel 1947 fondano una loro società, la OSCA. Nel secondo dopoguerra l'attività riprende dato che durante la seconda guerra mondiale aveva prodotto candele di accensione.

La Maserati riavvia la produzione di automobili con la fabbricazione di una nuova vettura GT, la A6 1500 che, guidata da Alberto Ascari vince all'esordio al circuito di casa a Modena.

Nel 1957 Juan Manuel Fangio torna alla Maserati e si laurea per la quinta volta campione del mondo.

Nello stesso anno la casa annuncia, tuttavia, il ritiro ufficiale dalle competizioni dove vi ritornerà soltanto nel 2004 grazie alla MC12, protagonista nel campionato FIA-GT. La Maserati, però, fornirà ancora per qualche anno i suoi motori V12 3000cc alle vetture della Cooper, per la precisione nelle stagioni di Formula 1 dal 1966 al 1969 ottenendo con questa squadra un paio di vittorie.

La produzione Maserati cresce notevolmente come i modelli. Nonostante questo, nel 1968, un'industria francese, la Citroën, rileva le azioni della famiglia Orsi.

La crisi [modifica]
Una Maserati Sebring

La situazione precipita il 23 maggio 1973 quando la Citroën annuncia che l'industria è posta in liquidazione ma, grazie alla pressioni delle associazioni industriali, la Maserati evita la chiusura.

L'8 agosto 1975 la Benelli acquisisce buona parte delle azioni della Maserati e un argentino, Alejandro De Tomaso diviene amministratore dell'industria; grazie all'intervento della Benelli la Maserati riesce lentamente a far riprendere l'azienda.

Il modello di maggior successo in questo periodo è la Biturbo, fabbricata in versione sia coupé che spyder, auto di buone prestazioni e di costi non eccessivi.

La ripresa [modifica]

Grandi novità per la Maserati arrivano soltanto nel 1993, quando la Benelli cede le azioni al Gruppo Fiat che a sua volta le cederà nel 1997 allaFerrari, per ritornare nuovamente a Fiat Group nel 2005. Nel 2000 iniziano i lavori per l'espansione del centro direzionale di Viale Ciro Menotti e la costruzione di una nuova rete commerciale. Nel 2005 viene anche assunto come amministratore delegato Karl-Heinz Kalbfell al quale viene anche affidato lo sviluppo strategico del polo sportivo Alfa Romeo-Maserati. Nel settembre del 2006 a Kalbfell subentra Roberto Ronchi.

Il lancio di nuovi modelli apre nuovi mercati per l'azienda. L'11 settembre 2001 al Salone dell'automobile di Francoforte la Maserati lancia la nuova Spyder e si appresta a tornare nel mercato americano. La prima Maserati che sbarca sulle coste nord americane è una Spyder color blue Mediterraneo, battuta ad un'asta a scopo benefico la sera del 12 novembre 2001 a New York. Il successivo gennaio, un nuovo modello, la Coupé, debutta in anteprima mondiale al Salone dell'automobile di Detroit, segno tangibile che quello USA è il mercato su cui la casa di Modena intende basare il proprio futuro. Il successo è immediato e gli Stati Uniti diventano già dal primo anno di commercializzazione, il 2002, il maggiore mercato al mondo per Maserati. Successo che si completa con il successivo arrivo della Quattroporte (2003), della Quattroporte Automatica (2007) e della GranTurismo (2007).

Le vetture [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Elenco dei modelli Maserati.
Voci correlate [modifica]Altri progetti [modifica]Collegamenti esterni [modifica]
Fiat500Icona200M.jpgConoscere il mondo delle autovetture attraverso la storia dell'automobile e i tipi di vettura
Trovare le case costruttrici per nazione e conoscerne i relativi modelliSeguire lo sport automobilistico con la Formula 1i rally e le altre competizionii circuiti e i piloti

 
 
 

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Post n°46 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

1986[38]1000-km-Rennen von MonzaPorsche 962CDeutschland Hans-Joachim StuckVereinigtes Königreich Derek Bell 
24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 962CDeutschland Hans-Joachim StuckVereinigtes Königreich Derek BellVereinigte Staaten Al Holbert
1987[39]24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 962CDeutschland Hans-Joachim StuckVereinigtes Königreich Derek BellVereinigte Staaten Al Holbert
Literatur [Bearbeiten]
  • Jürgen Barth, Gustav Büsing: Das neue große Buch der Porschetypen. Motorbuch, Stuttgart 2005, ISBN 3-613-02438-1 (3 Bände).
  • Börry Lauenstein: Porsche Typenkunde. Alle Serienmodelle seit 1950. Delius Klasing, Bielefeld 2005, ISBN 3-7688-1694-X.
  • Thomas Agethen, Sigmund Walter: Typenkompass Porsche. Personenwagen seit 1948. Motorbuch, Stuttgart 2003, ISBN 3-613-02157-9.
  • Jörg Austen: Typenkompass Porsche. Sportwagen seit 1948. Motorbuch, Stuttgart 2007, ISBN 978-3-613-02710-7.
  • Marc Bongers: Porsche. Serienfahrzeuge und Sportwagen seit 1948. Motorbuch, Stuttgart 2004, ISBN 3-613-02388-1.
  • Nicky Wright: Porsche. Traumauto made in Germany´. Orbis, München 1990, ISBN 3-572-09989-7

 
 
 

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Post n°45 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

3[35]1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 956Vereinigte Staaten Hurley HaywoodVereinigte Staaten Al HolbertAustralien Vern Schuppan
1000-km-Rennen von Spa-FrancorchampsPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen von FujiPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von KyalamiPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1984[36]1000-km-Rennen von MonzaPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von MosportPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen von Spa-FrancorchampsPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von FujiPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich John Watson 
1000-km-Rennen von Sandown ParkPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1985[37]1000-km-Rennen von MugelloPorsche 962CBelgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 962CBelgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen von HockenheimPorsche 962Deutschland Hans-Joachim StuckVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von MosportPorsche 962CDeutschland Hans-Joachim StuckVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von Brands HatchPorsche 962Deutschland Hans-Joachim StuckVereinigtes Königreich Derek Bell 
800-km-Rennen von SelangorPorsche 962CBelgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1986[38]1000-km-Rennen von MonzaPorsche 962CDeutschland Hans-Joachim StuckVereinigtes Königreich Derek Bell

 
 
 

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Post n°44 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

76[30]1000-km-Rennen von MugelloPorsche 935Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von VallelungaPorsche 935Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von Watkins GlenPorsche 935Deutschland Rolf StommelenLiechtenstein Manfred Schurti 
6-Stunden-Rennen von DijonPorsche 935Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
4-Stunden-Rennen von MonzaPorsche 936Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
Coppa FlorioPorsche 936Deutschland Rolf StommelenDeutschland Jochen Mass 
500-km-Rennen von DijonPorsche 936Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
300-km-Rennen am SalzburgringPorsche 936Deutschland Jochen Mass  
1977[31]1000-km-Rennen von MugelloPorsche 935Deutschland Rolf StommelenLiechtenstein Manfred Schurti 
1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 935/77Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von Watkins GlenPorsche 935/77Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von Brands HatchPorsche 935/77Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1978[32]1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 935/78Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1981[33]24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 936/81Belgien Jacky IckxVereinigtes Königreich Derek Bell 
1982[34]24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 956Belgien Jacky IckxVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von Spa-FrancorchampsPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von FujiPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen von Brands HatchPorsche 956Belgien Jacky IckxVereinigtes Königreich Derek Bell 
1983[35]1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell

 
 
 

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Post n°43 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

1969[27]1000-km-Rennen von Brands HatchPorsche 908/02Schweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman 
1000-km-Rennen von MonzaPorsche 908 LHSchweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman 
Targa FlorioPorsche 908/02Deutschland Gerhard MitterDeutschland Udo Schütz 
1000-km-Rennen von Spa-FrancorchampsPorsche 908 LHSchweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 908/02Schweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman 
1971[28]12-Stunden-Rennen von SebringPorsche 917 KVereinigtes Königreich Vic ElfordFrankreich Gérard Larrousse 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 908/03Vereinigtes Königreich Viv ElfordFrankreich Gérard Larrousse 
24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 917 KÖsterreich Helmut MarkoNiederlande Gijs van Lennep 
1973[29]Targa FlorioPorsche 911 CarreraSchweiz Herbert MüllerNiederlande Gijs van Lennep 
1976[30]1000-km-Rennen von MugelloPorsche 935Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von VallelungaPorsche 935Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von Watkins GlenPorsche 935Deutschland Rolf StommelenLiechtenstein Manfred Schurti 
6-Stunden-Rennen von DijonPorsche 935Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
4-Stunden-Rennen von MonzaPorsche 936Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
Coppa FlorioPorsche 936Deutschland Rolf StommelenDeutschland Jochen Mass 
500-km-Rennen von DijonPorsche 936Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass

 
 
 

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Post n°42 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

1966[24]Großer Preis von MugelloPorsche 906Deutschland Gerhard KochDeutschland Jochen Neerpasch 
Großer Preis von HockenheimPorsche 906 EDeutschland Gerhard Mitter  
500-km-Rennen von ZeltwegPorsche 906Deutschland Gerhard MitterDeutschland Hans Herrmann 
1967[25]Targa FlorioPorsche 910/8Australien Paul HawkinsDeutschland Rolf Stommelen 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 910Vereinigte Staaten Joe BuzzettaDeutschland Udo Schütz 
Großer Preis von MugelloPorsche 910 2.2Deutschland Gerhard MitterDeutschland Udo Schütz 
Bergrennen Ollon-VillarsPorsche 910 BergspyderDeutschland Gerhard Mitter  
1968[26]24-Stunden-Rennen von DaytonaPorsche 907 LHVereinigtes Königreich Vic ElfordDeutschland Jochen Neerpasch 
12-Stunden-Rennen von SebringPorsche 907Schweiz Joseph SiffertDeutschland Hans Herrmann 
Targa FlorioPorsche 907 2.2Vereinigtes Königreich Vic ElfordItalien Umberto Maglioli 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 908Schweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Vic Elford 
500-km-Rennen von ZeltwegPorsche 908Schweiz Joseph Siffert  
1969[27]1000-km-Rennen von Brands HatchPorsche 908/02Schweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman 
1000-km-Rennen von MonzaPorsche 908 LHSchweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman 
Targa FlorioPorsche 908/02Deutschland Gerhard MitterDeutschland Udo Schütz

 
 
 

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Post n°41 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Ergebnisse im Motorsport [Bearbeiten]Siege der Werksmannschaft in der Sportwagen-Weltmeisterschaft [Bearbeiten]

JahrRennenFahrzeugFahrer 1Fahrer 2Fahrer 3
1959[19]Targa FlorioPorsche 718 RSKDeutschland Edgar BarthDeutschland Wolfgang Seidel 
1960[20]Targa FlorioPorsche 718 RS60Schweden Joakim BonnierDeutschland Hans Herrmann 
1963[21]Targa FlorioPorsche 718 GTRSchweden Joakim BonnierItalien Carlo-Maria Abate 
Bergrennen RossfeldPorsche 356B Carrera AbarthDeutschland Edgar Barth  
Bergrennen Freiburg-SchauinslandPorsche 718 WRSDeutschland Edgar Barth  
Bergrennen Ollon-VillarsPorsche 718 WRSDeutschland Edgar Barth  
1964[22]Targa FlorioPorsche 904 GTSItalien Antonio PucciVereinigtes Königreich Colin Davis 
Bergrennen RossfeldElva Mk.7Deutschland Edgar Barth  
Bergrennen Freiburg-SchauinslandPorsche 718 RS SpyderDeutschland Edgar Barth  
1965[23]Bergrennen RossfeldPorsche 904/8 BergspyderDeutschland Gerhard Mitter  
1966[24]Großer Preis von MugelloPorsche 906Deutschland Gerhard KochDeutschland Jochen Neerpasch 
Großer Preis von HockenheimPorsche 906 EDeutschland Gerhard Mitter  
500-km-Rennen von ZeltwegPorsche 906Deutschland Gerhard MitterDeutschland Hans Herrmann

 
 
 

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Post n°40 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Literatur [Bearbeiten]

  • Jürgen Barth, Gustav Büsing: Das neue große Buch der Porschetypen. Motorbuch, Stuttgart 2005, ISBN 3-613-02438-1 (3 Bände).
  • Börry Lauenstein: Porsche Typenkunde. Alle Serienmodelle seit 1950. Delius Klasing, Bielefeld 2005, ISBN 3-7688-1694-X.
  • Thomas Agethen, Sigmund Walter: Typenkompass Porsche. Personenwagen seit 1948. Motorbuch, Stuttgart 2003, ISBN 3-613-02157-9.
  • Jörg Austen: Typenkompass Porsche. Sportwagen seit 1948. Motorbuch, Stuttgart 2007, ISBN 978-3-613-02710-7.
  • Marc Bongers: Porsche. Serienfahrzeuge und Sportwagen seit 1948. Motorbuch, Stuttgart 2004, ISBN 3-613-02388-1.
  • Nicky Wright: Porsche. Traumauto made in Germany´. Orbis, München 1990, ISBN 3-572-09989-7
Weblinks [Bearbeiten]
 Commons: Porsche – Sammlung von Bildern, Videos und Audiodateien
Einzelnachweise [Bearbeiten]
  1.  Bernd Wiersch: Die Käfer-Chronik, Die Geschichte einer Autolegende. S.11, 2. Auflage. Delius Klasing, Bielefeld, ISBN 978-3-7688-1695-3
  2.  Hans Mommsen, Manfred Grieger: Das Volkswagenwerk und seine Arbeiter im Dritten Reich, Seite 75
  3.  Siegfried Rauch, Reiner Scharfenberg, Günter Sengfelder:Zündapp 1922-1984. Motorbuch-Verlag, Stuttgart 2006, ISBN 978-3-613-02684-1
  4.  Hans Mommsen, Manfred Grieger: Das Volkswagenwerk und seine Arbeiter im Dritten Reich, Seite 643
  5. ↑ a b Jürgen Pander:PORSCHE-ENTWICKLUNGEN Panzer, Stapler, Cruiser. In Spiegel-Online vom 21. April 2006
  6.  Historie/Meilensteine auf der Porsche-Homepage
  7.  Hans Mommsen, Manfred Grieger: Das Volkswagenwerk und seine Arbeiter im Dritten Reich, Seite 471
  8.  Tagesordnung der außerordentlichen Hauptversammlung vom 26. Juni 2007
  9.  Volkswagen AG: Volkswagen beteiligt sich mit 49,9 Prozent an Porsche AG, Konzernmitteilung vom 7. Dezember 2009
  10.  Geschichte des Wappens auf komenda.at
  11.  Jürgen Pander:Spritztour in einer Legende. Spiegel-Online 9. Juni 2009
  12.  Wappen ab 1933
  13.  Produktion im Ausland. Immer mehr deutsche Autos sind Mischlinge. auf SPIEGEL ONLINE vom 30. Oktober 2006
  14.  Marc Bongers: Porsche. Serienfahrzeuge und Sportwagen seit 1948. Motorbuch, Stuttgart 2004, ISBN 3-613-02388-1, Seite 9.
  15.  Dr. Ing. h.c. F. Porsche AG: Porsche Deutschland GmbH - Anschriften und Anfahrtsskizzen - Kontakt und Informationen - Dr. Ing. h.c. F. Porsche AG Auf: www.porsche.com/germany, 6. Januar 2009
  16.  Handelsblatt 28. März 2007
  17. ↑ a b Porsche Pressemitteilung 19. November 2007
  18.  Pressemitteilung vom 6. November 2009
  19.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1959
  20.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1960
  21.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1963
  22.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1964
  23.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1965
  24.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1966
  25.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1967
  26.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1968
  27.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1969
  28.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1971
  29.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1973
  30.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1976
  31.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1977
  32.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1978
  33.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1981
  34.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1982
  35.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1983
  36.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1984
  37.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1985
  38.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1986
  39.  Erfolge in der Sportwagen-Weltmeisterschaft 1987

 
 
 

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Post n°39 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

1978[32]1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 935/78Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1981[33]24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 936/81Belgien Jacky IckxVereinigtes Königreich Derek Bell 
1982[34]24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 956Belgien Jacky IckxVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von Spa-FrancorchampsPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
6-Stunden-Rennen von FujiPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen von Brands HatchPorsche 956Belgien Jacky IckxVereinigtes Königreich Derek Bell 
1983[35]1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
24-Stunden-Rennen von Le MansPorsche 956Vereinigte Staaten Hurley HaywoodVereinigte Staaten Al HolbertAustralien Vern Schuppan
1000-km-Rennen von Spa-FrancorchampsPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen von FujiPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von KyalamiPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1984[36]1000-km-Rennen von MonzaPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von SilverstonePorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 956Deutschland Stefan BellofVereinigtes Königreich Derek Bell 
1000-km-Rennen von MosportPorsche 956Belgien Jacky IckxDeutschland Jochen Mass




 






 
 
 

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Post n°38 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Ergebnisse im Motorsport [Bearbeiten]Siege der Werksmannschaft in der Sportwagen-Weltmeisterschaft [Bearbeiten]

JahrRennenFahrzeugFahrer 1Fahrer 2Fahrer 3
1959[19]Targa FlorioPorsche 718 RSKDeutschland Edgar BarthDeutschland Wolfgang Seidel 
1960[20]Targa FlorioPorsche 718 RS60Schweden Joakim BonnierDeutschland Hans Herrmann 
1963[21]Targa FlorioPorsche 718 GTRSchweden Joakim BonnierItalien Carlo-Maria Abate 
Bergrennen RossfeldPorsche 356B Carrera AbarthDeutschland Edgar Barth  
Bergrennen Freiburg-SchauinslandPorsche 718 WRSDeutschland Edgar Barth  
Bergrennen Ollon-VillarsPorsche 718 WRSDeutschland Edgar Barth  
1964[22]Targa FlorioPorsche 904 GTSItalien Antonio PucciVereinigtes Königreich Colin Davis 
Bergrennen RossfeldElva Mk.7Deutschland Edgar Barth  
Bergrennen Freiburg-SchauinslandPorsche 718 RS SpyderDeutschland Edgar Barth  
1965[23]Bergrennen RossfeldPorsche 904/8 BergspyderDeutschland Gerhard Mitter  
1966[24]Großer Preis von MugelloPorsche 906Deutschland Gerhard KochDeutschland Jochen Neerpasch 
Großer Preis von HockenheimPorsche 906 EDeutschland Gerhard Mitter  
500-km-Rennen von ZeltwegPorsche 906Deutschland Gerhard MitterDeutschland Hans Herrmann 
1967[25]Targa FlorioPorsche 910/8Australien Paul HawkinsDeutschland Rolf Stommelen 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 910Vereinigte Staaten Joe BuzzettaDeutschland Udo Schütz 
Großer Preis von MugelloPorsche 910 2.2Deutschland Gerhard MitterDeutschland Udo Schütz 
Bergrennen Ollon-VillarsPorsche 910 BergspyderDeutschland Gerhard Mitter  
1968[26]24-Stunden-Rennen von DaytonaPorsche 907 LHVereinigtes Königreich Vic ElfordDeutschland Jochen Neerpasch 
12-Stunden-Rennen von SebringPorsche 907Schweiz Joseph SiffertDeutschland Hans Herrmann 
Targa FlorioPorsche 907 2.2Vereinigtes Königreich Vic ElfordItalien Umberto Maglioli 
1000-km-Rennen am NürburgringPorsche 908Schweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Vic Elford 
500-km-Rennen von ZeltwegPorsche 908Schweiz Joseph Siffert  
1969[27]1000-km-Rennen von Brands HatchPorsche 908/02Schweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman 
1000-km-Rennen von MonzaPorsche 908 LHSchweiz Joseph SiffertVereinigtes Königreich Brian Redman

 
 
 

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Post n°37 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Prototypen und sonstige Entwicklungsprojekte [Bearbeiten]

BauzeitBaureiheAnmerkungBild
Prototypen mit Boxermotor [Bearbeiten]
1947–1948Porsche 356 Nr. 1 RoadsterDer Grundstein für den Sportwagenhersteller Porsche in seiner heutigen Form und als erstes Fahrzeug, das den Namen Porsche trug, vielleicht einer der wichtigsten Meilensteine für die Zuffenhausener.Porsche 356 Nr. 1 Roadster 1948.jpg
Geländewagen-Prototyp [Bearbeiten]
1953Porsche 597Der Porsche 597 (Jagdwagen) ist ein Geländewagen, der als Prototyp für die Bundeswehr entworfen wurde.Porsche 597 1953 frontleft 2009-03-14 A.JPG
Sonstige Entwicklungen/Entwicklungsprojekte [Bearbeiten]
1950–1963Porsche TraktorDas zweite und weniger bekannte Standbein von Porsche in den 1950er-Jahren waren die Traktoren für die Landwirtschaft.Porsche Traktor Diesel Super.jpg
1987–1989Porsche PFM 3200Flugmotoren: Der Versuch von Porsche, Ende der 1980er-Jahre neue Märkte zu erschließen.Porsche aircraft engine.JPG
1988Porsche 989Der unter der Ägide von Arno Bohn initiierte Prototyp einer sportlichen Limousine, welcher jedoch nicht über das Prototypenstadium hinauskam, kann heute als Vorläufer des 2009 erscheinenden Panamera gesehen werden.
1989Porsche PanamericanaDer Porsche Panamericana ist eine Studie von Porsche auf Basis des Porsche 964.Porsche Panamericana.jpg
Automobilsport [Bearbeiten]
Rennwagen-Klasse GT

Bis 1999 existierten im GT-Rennsport (FIA-GT-Meisterschaft) folgende Klassen: Die GT1-Klasse bestand aus hochkarätigen Rennwagen, von denen mindestens 25 straßenzulassungsfähige Exemplare gebaut werden mussten. Vertreten waren neben dem Porsche 911 GT1 auch Mercedes CLK GTR/LM, der McLaren F1 GTR mit BMW-V12-Motor und die exotischen Frontmotor-GT1 von Marcos undPanoz. Nach den überragenden Erfolgen von Mercedes in den Jahren 1997 und 1998, denen Porsche nichts entgegensetzen konnte (abgesehen vom glücklichen Doppelsieg beim 24-Stunden-Rennen von Le Mans 1998), zogen sich die Gegner zurück, worauf die GT1-Klasse ab 1999 komplett eingestellt wurde und die FIA-Weltmeisterschaft nur ehemaligen GT2-Fahrzeugen als GT und einer neuen leistungsschwächeren Fahrzeugkategorie N-GT ausgefahren wurde.

In der GT2- und späteren GT-Klasse dominierte lange der luftgekühlte Porsche 993 GT2 Turbo, bis das französische Team von ORECA mit der Chrysler Viper GTS-R teilnahm. Dieses Auto hat einen mächtigen Achtliter-V10-Frontmotor, dem die durch Luftmengenbegrenzer zu stark beschränkten Turbo-Porsche wenig entgegenzusetzen hatten. Porsche überließ diese Klasse kampflos der Konkurrenz und entwickelte keinen neuen flüssigkeitsgekühlten Rennwagen für die GT2-Klasse, obwohl ein vom Turbo abgeleitetes Serienmodell später so genannt wurde.

Stattdessen verlegte man sich auf die neue seriennahe Klasse N-GT, wo Kundenteams mit gut 400 PS starken Saugmotor-Autos auf Basis des Porsche 996 GT3 jahrelang fast ohne fremde Konkurrenz-Marken untereinander kämpften. In den Vereinigten Staaten trat im Rahmen der American Le Mans Series (ALMS) BMW mit einem M3-GTR an, der allerdings aus Leistungsmangel anstatt des serienmäßigen Reihensechszylinders im Jahr 2001 einen V8-Motor mit vier Litern Hubraum implantiert bekam. Da BMW das zugehörige „Serienmodell“ nur in sehr wenigen Exemplaren vorweisen konnte, wurden entsprechende Auflagen erteilt, worauf die V8-BMW nicht mehr in der ALMS starteten und erst 2003 bis 2005 auf dem Nürburgring wieder zum Einsatz kamen. In jüngerer Zeit schickte Ferrari mit dem 360 und 430 einen würdigen Gegner in die von Porsche lange Zeit dominierte Klasse, die zwischenzeitlich von N-GT in GT2 umbenannt wurde. Porsche selbst folgte dem 2005 eingeführten neuen Namenschema der FIA nicht und veräußerte die GT2-Rennversion des 911 weiterhin als Porsche 911 GT3 RSR.

Zusätzlich führte die FIA 2006 mit der GT3 eine Klasse unterhalb der GT2 ein, die auf Markenpokalfahrzeuge von unterschiedlichen Herstellern abzielte. Um unterschiedliche Konzepte anzupassen, wird zu Beginn jedes Jahres bei der sogenannten Balance of Performance-Einstufung der Porsche 911 GT3 Cup als Referenzfahrzeug herangezogen, danach können die Fahrzeuge von interessierten Privatteams in diversen nationalen Meisterschaften eingesetzt werden. Obwohl Porsche mit ihrem Markenpokalfahrzeug Cup bereits ein Fahrzeug für die GT3 besaß, entwickelte die Motorsportabteilung für die Saison 2008 eine speziell auf das Reglement zugeschnittene Version unter dem Namen Cup S. 2010 folgte die Überarbeitung auf Basis des aktuellen Straßenmodels unter der Bezeichnung 997 GT3 R. Anders als beim Vorgängermodell 996 war nun der weiterhin angebotene RSR keine Evolutionsstufe des GT3 R, sondern eine eigenständige Modell-Linie für das GT2-Regelement.

Porsche-Museum [Bearbeiten]
Das neue Porsche-Museum

Seit 1976 betrieb Porsche auf dem Werksgelände ein eigenes Werksmuseum, in dem ständig wechselnde Exponate präsentiert wurden. 2005 hat das Unternehmen ein neues Porsche-Museum am Zuffenhausener Porsche-Platz in Auftrag gegeben, das am 31. Januar 2009 für die Öffentlichkeit eröffnet wurde. Sein Direktor ist Klaus Bischof, der gewisse Museumsfahrzeuge gelegentlich persönlich bei Oldtimer-Rennveranstaltungen als Renntaxi-Pilot präsentiert, wie beispielsweise anlässlich des internationalen Bergrennens Arosa ClassicCar.

Sonstige Informationen [Bearbeiten]Porsche-Nomenklatur [Bearbeiten]
  • Allradangetriebende Sportwagen haben den Zusatz „4“, zum Beispiel Carrera 4
  • Modelle mit besserer Ausstattung und Motorisierung haben den Zusatz „S“, zum Beispiel Carrera S oder Cayenne S. Die Bezeichnung „S“ steht für „Sport“ und wurde erstmals beim Porsche 356 verwendet.
  • „Turbo“-Modelle besitzen einen Turbolader
  • CS-Modelle (CS steht für „ClubSport“) sind Porsche-Straßenfahrzeuge mit Motorsporttauglicher Sonderausstattung, wie z. B. der Porsche 968 CS
  • GT-Modelle sind Modelle mit meistens weniger Komfort und meistens starker Ausrichtung auf Purismus und Sportlichkeit. Ausnahmen: zum Beispiel 928 GTS.
  • GT-Cup-Modelle sind für den Rennsport optimierte Versionen der Straßenmodelle des Porsche 911 GT3
  • RS-Modell (RS steht für „RennSport“) sind straßenzugelassene Porsche-Homologationsfahrzeuge, wie etwa der Porsche 911 Carrera RS 2.7
  • RSR-Modelle (RSR steht für „RennSport Rennwagen“) sind Rennwagen ohne Straßenzulassung, wie etwa der Porsche 911 GT3 RSR
  • Targa“ ist der Name für Porsche-Sportwagen mit versenkbarem Glas- oder Kunststoffdach. Der Name kommt von der Targa Florio, ist italienisch und bedeutet "Schild". Die Targa-Modelle hatten bis zum Baujahr 1993 ein komplett herausnehmbares Dachteil, seit dem 1996 eingeführten Porsche 993 Targa verfügen sie über ein sogenanntes Panorama-Glasdach.
  • Carrera“ war ursprünglich der Namenszusatz für stärker motorisierte Fahrzeuge (z. B. 356 Carrera oder 911 Carrera) als das Basismodell. Zur Namensfindung bediente man sich der „Carrera-Panamericana“-Langstreckenrennen, wo Porsche-Rennwagen sehr erfolgreich waren.
  • Porsche geht dazu über, die Modelle statt wie früher mit Zahlenbezeichnungen (911 oder 944) mit Kunstnamen zu bezeichnen. Beispiele hierfür sind Cayenne, Panamera, Cayman oder Boxster.
Sonstiges [Bearbeiten]

In Zusammenarbeit mit dem Spielehersteller EA Sports wurde das Computerspiel Need for Speed: Porsche hergestellt. In dem Spiel geht es um das Fahren und Tunen von Porsche-Fahrzeugen vom ersten 356er bis zum 996 Turbo. Zudem gibt es einen Spielmodus, in dem man als Testfahrer bei Porsche verschiedene fahrerische Aufgaben bewältigen muss.

Die in Porsche-Fahrzeugen verbauten Bremsanlagen zählen zu den besten Serienbremsen der Welt. Sie werden in der Regel nach Porsche-Vorgaben von Brembo in Italien hergestellt und mit Bremsbelägen von Textar und Pagid ausgerüstet. Diverse Nachrüstfirmen vermarkten fahrzeugangepasste Porsche/Brembo-Bremsanlagen auch für andere Pkw-Modelle.

Es gibt zahlreiche Tuning-Unternehmen, die Porsche-Fahrzeuge umbauen oder ergänzen. Alois Ruf aus Pfaffenhausen ist mit seinen Porsche-Umbauten sogar eingetragener Automobilhersteller; die Fahrzeuge werden unter dem Markennamen RUF verkauft und können deshalb auch im Playstation-Spiel Gran Turismo verwendet werden, obwohl die Firma Polyphony Digital keine Lizenz für die Verwendung von Porsche-Modellen in ihren Spielen hat.

Ergebnisse im Motorsport [Bearbeiten]

 
 
 

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Post n°36 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Rennwagen [Bearbeiten]

BauzeitBaureiheAnmerkungBild
Rennwagen mit Boxermotor [Bearbeiten]
1953–1956Porsche 550Ein aus dem Porsche 356 entwickelter Rennwagen. Die Spitzenversion war 1956 der 550 A mit Gitterrohrrahmen statt des Leiterrahmens.Porsche 550-1500 RS Spyder Carrera Panamericana 1954 frontleft 2009-03-14 A.JPG
1957–1961Porsche 718Eine verbesserte zweisitzige Version des Vorgängermodells Porsche 550. Wurde auch als Einsitzer in der Formel 2 eingesetzt (Foto), und durch Regeländerungen ab 1961 zu einem Formel-1-Wagen.Porsche 718-2-b.jpg
1961Porsche 787Der Porsche 787 ist ein Rennwagen von Porsche. Er wurde für die Formel 2 konstruiert und fand 1961 auch kurzzeitig in der Formel 1 Verwendung.Porsche 718 F1 von Carel de Beaufort, Leidschendam-Museum.jpg
1961–1962Porsche 804Nachfolger des 718 in der F1, der einzige Rennwagen, den Porsche speziell für die Formel 1 baute.Porsche 718-2.jpg
1963–1965Porsche 904Der berühmte Rennwagen, der für Porsche als Carrera GTS bis Mitte der 1960er-Jahre viele Rennsiege einfuhr.Porsche 904-6.jpg
1966–1967Porsche 906Dieser Rennwagen wurde als Carrera 6 von Porsche vertrieben und war eine Weiterentwicklung des Porsche 904.Porsche 906 mit J. Siffert am 03.06.1966.jpg
1967–1968Porsche 907Auf Grundlage des Porsche 910 wurde dieser Prototyp Ende der 60er-Jahre im Rennbetrieb eingesetzt.Porsche 907 TCE.jpg
1967–1971Porsche 908Der letzte Achtzylinder-Rennwagen, der aus einer Entwicklungsreihe vieler Porsche-Rennwagen in den 1960er-Jahren entstand und bis 1971 weiterentwickelt wurde.Porsche 908 - Josef Siffert 1970-05-31.jpg
1967–1968Porsche 909 BergspyderEine leichte Kombination aus verschiedenen Porsche-Rennwagen, speziell für die Bergrennen-Meisterschaft konstruiert.Porsche 909 Bergspyder am 15.08.1981.jpg
1966–1968Porsche 910Der Nachfolger des Porsche 906 und Vorgänger des 907. Er wurde auch Carrera 10 genannt.1967 Porsche 910.jpg
1976–1977Porsche 934Dieser Rennwagen wurde aus dem Serienmodell Porsche 930 für die Gruppe 4 der FIA heraus entwickelt.Porsche 934 Turbo vr TCE.jpg
1976–1981Porsche 935Dieser Rennwagen wurde aus dem Serienmodell Porsche 930 für die Gruppe 5 der FIA heraus entwickelt.Porsche935-19770529.jpg
1976–1981Porsche 936Als offener Rennsportwagen eine parallele Entwicklung zum Porsche 935 für die Gruppe 5 der FIA und die Sportwagen-Weltmeisterschaft.Porsche 936-77 Spyder 1976 frontleft 2009-03-14 A.JPG
1982–1984Porsche 956Der Rennwagen, den Porsche und viele Kunden in den 80er-Jahren erfolgreich einsetzten.Porsche956WBrun19850802.jpg
1985–1986Porsche 961Rennwagen auf Basis des Porsche 959 für Le Mans.Porsche 961 Coupe 1986 frontleft 2009-03-14 A.jpg
1984–1991Porsche 962Eine Weiterentwicklung des Porsche 956. Verlängerter Radstand, wurde wegen einer Regeländerung nötig.Porsche 962 1988 Le Mans at Silverstone 2007.JPG
1996–1998Porsche 911 GT1Der wassergekühlte Mittelmotor-Rennwagen konnte 1998 in Le Mans einen Doppelsieg erringen. Zur Homologation entstanden zwischen 1996 und 1998 insgesamt 25 Fahrzeuge.Porsche 911 GT1 '98 -25.jpg
seit 1995Porsche 911 GT2Eine ursprünglich als Rennversion gebaute Sportversion des 911 Turbo.Porsched 993 GT2.jpg
seit 1998Porsche 911 GT3Ein Straßen-911 mit Saugmotor. Mittlerweile in der dritten Generation erhältlich. Rennversionen RRS und RSR.Tafel 997 GT3-RSR.jpg
Rennwagen mit V-Motor [Bearbeiten]
1969–1973Porsche 917Die Weiterentwicklung des Porsche 908 zum Zwölfzylinder-Sportwagen in mindestens 25 Exemplaren. Auch als Porsche 917/10 und Porsche 917/30 Spyder mit Turbo-Motor.Porsche 917C.jpg
1988–1990Porsche 2708 CARTEinsitziger Rennwagen mit Aluminium-Kunststoff-Monocoque und eigens entwickeltem V8-Motor für die US-amerikanische CART-Serie.Porsche cart.jpg
2005–2008Porsche RS SpyderDer erste eigens für den Rennsport entwickelte Porsche seit dem 911 GT1 (1998). Der RS Spyder verfügt über einen V8 Mittelmotor und entspricht dem LMP2-Reglement. Eingesetzt wurde er unter anderem durch das Team Penske Racing in der ALMS.Porsche RS Spyder 2006 yellow vl EMS.jpg
Prototypen und sonstige Entwicklungsprojekte [Bearbeiten]

 
 
 

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Post n°35 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da motorsportsitalia

Modell 911 Turbo
996 (2000/2003)911 Turbo Coupé/Cabriolet305 km/h309 kW (420 PS)560 Nm bei 2700–4600 1/min1590 / 1660 kg128.676 / 138.652 Euro
996 (2004)911 Turbo S Coupé/Cabriolet307 km/h331 kW (450 PS)620 Nm bei 2700–4600 1/min1590 / 1660 kg142.248 / 152.224 Euro
997 (2006)911 Turbo310 km/h353 kW (480 PS)620 (680) Nm bei 1950–5000 1/min1585 kg133.603 Euro
997/2 (2009)911 Turbo Coupé
Cabriolet
312 km/h368 kW (500 PS)
bei 6000 1/min
650 Nm (Overboost: 700 Nm)
bei 1950–5000 1/min (2100–4000 1/min)
1645 kg
1720 kg
145.871 Euro
157.057 Euro
Modell 911 GT
996 (1999/2003)911 GT3306 km/h280 kW (381 PS)385 Nm bei 5000 1/min1380 kg102.112 Euro
996 (2003)911 GT3 Cup 287 kW (390 PS)390 Nm bei 6300 1/min1160 kg 
996 (2003)911 GT2319 km/h355 kW (483 PS)640 Nm bei 3500–4500 1/min1420 kg184.674 Euro
997 (2006)911 GT3310 km/h305 kW (415 PS)405 Nm bei 5500 1/min1395 kg108.083 Euro
997 (2005)911 GT3 Cup 294 kW (400 PS)400 Nm bei 6500 1/min1150 kg 
997 (2006)911 GT3 RS310 km/h305 kW (415 PS)405 Nm bei 5500 1/min1375 kg133.012 Euro
997 (2009)911 GT3 RS310 km/h331 kW (450 PS)430 Nm bei 6750 1/min1445 kg145.871 Euro
997 (2011)911 GT3 RS 4.0310 km/h368 kW (500 PS)460 Nm bei 5750 1/min1435 kg178.896 Euro
997 (2007)911 GT2329 km/h390 kW (530 PS)680 Nm bei 4500 1/min1440 kg189.496 Euro
997 (2010)911 GT2 RS330 km/h456 kW (620 PS)700 Nm bei 6500 1/min1370 kg237.578 Euro
Modell Boxster
986 (1996)Boxster240 km/h150 kW (204 PS)245 Nm bei 4600 1/min1250 kg 
986 (1999)Boxster250 km/h162 kW (220 PS)260 Nm bei 4750 1/min1275 kg 
986 (2002)Boxster253 km/h168 kW (228 PS)260 Nm bei 4700 1/min1275 kg42.256 Euro
987 (2005)Boxster256 km/h176 kW (240 PS)270 Nm bei 4700 1/min1370 kg43.333 Euro
987 (2007)Boxster258 km/h180 kW (245 PS)273 Nm bei 4600–6000 1/min1380 kg45.071 Euro
987 (2009)Boxster263 km/h188 kW (255 PS)290 Nm bei 4400–6000 1/min1335 kg46.506 Euro
986 (1999)Boxster S260 km/h185 kW (252 PS)310 Nm bei 4600 1/min1320 kg 
986 (2002)Boxster S264 km/h191 kW (260 PS)310 Nm bei 4600 1/min1320 kg49.912 Euro
986 (2004)Boxster S "50 Jahre 550 Spyder"266 km/h195 kW (266 PS)310 Nm bei 4600 1/min1320 kg59.192 Euro
987 (2005)Boxster S268 km/h206 kW (280 PS)320 Nm bei 4700 1/min1420 kg52.265 Euro
987 (2007)Boxster S272 km/h217 kW (295 PS)340 Nm bei 4600-6000 1/min1430 kg (nach EG-Richtlinie)54.472 Euro
987 (2009)Boxster S274 km/h228 kW (310 PS)360 Nm bei 4400-5500 1/min1355 kg (nach DIN)56.373 Euro
987 (2007)Boxster RS 60 Spyder274 km/h223 kW (303 PS)340 Nm bei 4400-6000 1/min1430 kg63.873 Euro
987 (2010)Boxster Spyder267 km/h235 kW (320 PS)370 Nm bei 4750 1/min1275 kg63.404 Euro
Modell Cayman
Cayman (2006)Cayman258 km/h180 kW (245 PS)273 Nm bei 4700 1/min1300 kg47.647 Euro
Cayman (2005)Cayman S275 km/h217 kW (295 PS)340 Nm bei 4400 1/min1340 kg58.529 Euro
Cayman (2010)Cayman R285 km/h296 kW (330 PS)420 Nm bei 3600 1/min1285 kg68.621 Euro
Modell Cayenne
Cayenne (2003)Cayenne214 km/h184 kW (250 PS)310 Nm bei 2500–5500 1/min2160 kg49.017 Euro
Cayenne (2002)Cayenne S242 km/h250 kW (340 PS)420 Nm bei 2500–5500 1/min2225 kg63.285 Euro
Cayenne (2002)Cayenne Turbo266 km/h331 kW (450 PS)620 Nm bei 2250–4750 1/min2355 kg101.913 Euro
Cayenne (2004)Cayenne Turbo Kit270 km/h368 kW (500 PS)700 Nm 116.877 Euro
Cayenne (2006)Cayenne Turbo S270 km/h383 kW (521 PS)720 Nm bei 2750–3750 1/min2355 kg117.573 Euro
Cayenne (2007)Cayenne227 km/h213 kW (290 PS)385 Nm bei 3000 1/min2160 kg51.735 Euro
Cayenne (2007)Cayenne S252 km/h283 kW (385 PS)500 Nm bei 3500 1/min2225 kg66.610 Euro
Cayenne (2007)Cayenne GTS253 km/h298 kW (405 PS)500 Nm bei 3500 1/min2225 kg76.725 Euro
Cayenne (2007)Cayenne Turbo275 km/h368 kW (500 PS)700 Nm bei 2250–4500 1/min2355 kg108.617 Euro
Cayenne (2008)Cayenne Turbo S280 km/h404 kW (550 PS)750 Nm bei 2250-4500 1/min2355 kg132.774 Euro
Modell Carrera GT
Carrera GT (2003)Carrera GT334 km/h450 kW (612 PS)590 Nm bei 5750 1/min1380 kg452.400 Euro
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