Creato da Keith_Gabri il 16/07/2008

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Pazzia (prima parte)

Post n°3 pubblicato il 24 Luglio 2008 da Keith_Gabri
 
Foto di Keith_Gabri

Le luci alogene fendevano il robusto legno dove timoroso aveva mosso solo un passo. Mille o più occhi tiravano i propri cristallini per diradare l’oscurità densa della sala. Il velluto era ghermito da milioni di dita; l’ansia dell’inizio, la gioia della novità e la noia dell’attesa avevano fatto conficcare le falangi in ogni poltrona. L’aria lentamente saliva calda per il calore intenso, andava ad infrangersi contro il soffitto buio notte. Lentamente si apprestava a fare un altro passo; l’avanzata procedeva con lo stesso dolore di un parto, dentro a lui una donna gravida urlava per le laceranti doglie. Sarebbe di nuovo nato, avrebbe nuovamente rinnovato il suo patto con la morte. Non si ricordava se con essa aveva pattuito 70 anni di esistenza media e grigia o solo 25 di vita intensa e lampeggiante. Ma ormai questo non aveva più importanza, davanti a lui si stendeva la tenda grezza, appesantita dall’umidità creata dai sudori della sala. Pensava che sicuramente una scusa non sarebbe bastata per tutto quello che avrebbe fatto o per tutto quello che avrebbe potuto fare ma da cui si sarebbe lietamente privato. Ma poco gli importava. Del resto l’aveva scelta lui quella strada giusta o sbagliata che sia. Il pavimento continuava a scricchiolare sotto i suoi passi grevi. Mancavano solo pochi millesimi; si celava dietro il panno scuro della seconda quinta. Dietro a lui si accasciavano tutti gli interrogativi, uno dopo l’altro come tessere del domino messe in fila. L’ultima pedina lo avrebbe finalmente spinto sul palco. Incominciavano a levarsi sbadigli dalle poltrone, qua e là qualche bocca si illuminava di pettegolezzi che riecheggiavano minacciosi nel silenzio. Finalmente vinse l’ansia da prestazione, la forza di irrompere nel centro del palco si scatenò dalla rottura dell’ultimo sigillo della vergogna. Finalmente era in piedi. Era completamente da solo. Nessuno nella stanza sembrava impassibile a quest’entrata scenica. I suoi occhi stracciavano la noia che gravava sull’oscurità grigia del luogo. A gran voce, con tutta la sua ira, verso tutti coloro che gli si paravano davanti con le loro stupide certezze gridò:

“Io sono il vostro disagio, io sarò il vostro ripiego, io sarò la vostra cura ai vostri rimedi che scioccamente cercherete di utilizzare”.

Le facce ancora più sbigottite fissavano le sue membra che tremavano. Uno gioia sadica illuminava il suo viso con un sorriso beffardo, la sensibilità dell’oblio gli appuntiva le pupille rimpicciolite per tutti i riflettori che gli erano stati puntati contro. Si prese alcune decine di secondi di pausa. Scandagliava con lo sguardo tutto il pubblico aspettando forse qualche reazione nelle fronti corrugate di questi spettatori. Si mise a ridere. Le facce della gente inebetita da questa parole lo rendeva troppo di buon umore. La stupidità di quella zona di mondo era arrivata a livelli storici. Fece quindi un gesto con il braccio e improvvisamente entrò dalla quinta un barbone che aveva assoldato il giorno stesso. Prese il bicchiere di rum che si trovava sul vassoio d’argento che il “trovatello” ormai vegliardo gli aveva goffamente avvicinato. Indi prese la mezza barretta mangiucchiata di cioccolato che celava nella tasca della giacca. Inzuppò il fondente nel liquore e ne prese un bel morso. Dopo di ciò ripose non curante la barretta in una tasca dei pantaloni laceri del barbone, si scolò in un sol colpo il bicchierino offertogli e chiese ad uno delle prime file una sigaretta. L’interpellato sbigottito gliela porse e lui, non curandosi del terrore che albergava nel gentile uomo, l’accese. Indi con voce tranquilla disse:

“Carissimi signori e graziose signore, ora che ho ottenuto forse tutta l’attenzione di cui potete disporre, vi chiedo gentilmente di guardare il fumo di questa sigaretta e di ascoltare le mie parole come se provenissero proprio da esso. No gentile signora della seconda fila, non sono pazzo ed è inutile che lo sussurri al suo fedelissimo ed ineguagliabile marito. Non sono cose da dire soprattutto quando si ha delle coscienze sporche come la sua o quella del suo compagno. Si ho detto coscienze carissimo compagno della quarta fila; lei pensa forse di averne una sola di esse? Ne ha una quando sta con la sua compagna, ne ha una quando è al lavoro, ne ha una quando la notte cerca il porno fra le riviste di intimo, ne ha una quando pensa di stare con una foca e di meritare una stella. Mi dispiace ma ho ragione io e se non vuole ascoltare la mia ragione o le miei provocazioni la prego di accomodarsi nelle logge riservate. Lì sicuramente non la vedrò e troverà compagnia della sua stessa forgia.”

Detto questo spense la sigaretta su un piccolo portacenere a forma di cazzo che celava proprio dentro la sua bisaccia.

“Ecco mi avete fatto finire la sigaretta senza aver detto niente di veramente poco importante. Spero che comunque qualcuno abbia osservato il fumo mentre parlavo. Quelli che lo hanno fatto mi devono ringraziare di cuore. Ho creato un essere inconsistente e fluttuante in cui bisogna avere un’immensa fede per credere che abbia parlato, anche se le parole provenivano dalla mia bocca. Vedete ho appena creato per voi, solo per voi un dio. È inutile che urliate dentro di voi che sono blasfemo. La cosa non mi tange e non dovrebbe tangere nemmeno voi dato che sono ateo.” Disse ciò mentre gesticolava con le mani gesti senza senso che però accompagnavano ritmicamente il parlato.

(G.P. cioè Io ^^)

 
 
 
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Vi prego a tutti quelli che passano per questo blog andata a vedere nella mia casella video il filmato del kiwi!
Dopo averlo visto sarete veramente persone differenti ^^

p.s.: a parte scherzi è veramente bello

 

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