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Sas Damas de Marzeddu

Post n°6 pubblicato il 16 Luglio 2009 da nannidelogu

suore bizantine 
Una volta, a qualche chilometro da Scano, nella località detta Turre 'e manigas, nei pressi della chiesa di S. Vittoria, c'era un villaggio abitato da donne particolari chiamate Sas Damas de Marzeddu (le Dame di Marcello). Queste donne erano non solo molto belle ma anche benestanti. Conducevano però una vita molto riservata e nascosta. Amavano vivere nel loro mondo evitando contatti con gli abitanti dei paesi vicini.
Di tanto in tanto andavano a Scano ma solo per delle visite fugaci tanto che difficilmente qualcuno riusciva a vederle. Era opinione di tutti che le Dame fossero delle Fate e che avessero misteriosi poteri occulti.
Attratta da questa particolarità una donna molto povera del paese, rimasta vedova quando ancora era incinta, pensò di chiedere ad una Dama di fare da madrina alla figlia appena nata. "Così - pensò la donna - almeno lei avrà assicurata una vita meno misera della mia". Un giorno di buon mattino si recò al villaggio delle Dame. Arrivata sul posto bussò alla prima porta che trovò. Le aprì una bellissima signora elegantemente vestita che la invitò gentilmente ad accomodarsi. Ma la povera donna non riusciva a proferire parola. E quando la Dama le chiese il motivo della sua visita la poveretta si fece coraggio ed espresse il suo desiderio. La dama senza esitazione acconsentì : "certo che farò da madrina alla tua bambina" disse. Poi le offri una tazza di una buona bevanda calda con dei dolci di un sapore mai sentito. E prima di congedarsi disse alla poveretta "fammi sapere il giorno in cui sarà celebrato il Battesimo ed io non mancherò di certo". La donna rientrò a casa con il cuore pieno di gioia pensando di aver assicurato alla figlia una buona dote.
Fissato il giorno della cerimonia la Dama venne invitata. La povera donna si prodigò in tutti i modi per accogliere dignitosamente la dama nella sua modestissima casa. Il giorno del Battesimo la Dama si presentò più elegante che mai, adorna di gioielli e vestita di fini sete e sfarzosi broccati. Quanti erano presenti alla cerimonia si dicevano: "fortunata questa bambina ad avere una madrina così ricca!". Ma appena finita la cerimonia la bella Dama si congedò invitando la nuova comare a ricambiarle la visita dopo una settimana quindi di tutta fretta al suo villaggio. La poveretta rimase stupita per il fatto che la Dama non si fosse fermata a prendere almeno una tazza di caffè e che non avesse lasciato nemmeno un piccolo regalo per la sua bambina. "Chissà?, forse mi darà il regalo quando andrò a farle visita fra otto giorni" pensò. Ma non seppe aspettare tanto, così due giorni dopo, prima del sorgere del sole, si presentò dalla Dama che era divenuta sua Comare. "S'Ave Maria - salutò - come state? Passavo per caso da queste parti e mi sono detta perché non entrare da comare per un saluto?". "Oh comare" - rispose sorpresa e con un certo distacco la dama - "prego entrate, entrate". La donna si accomodò e la Dama subito le offrì un po' della squisita bevanda calda e dei fragranti dolci appena sfornati. L'atmosfera però si faceva un po' imbarazzante perché la Dama al contrario del solito appariva taciturna e quasi indifferente. La donna si sentiva a disagio per cui decise di andar via. Si alzò e scusandosi fece per andarsene. La Dama la pregò di attendere un momento "vi devo dare un ricordo per la vostra bambina" disse. Si allontanò un attimo e tornò con una grossa bracciata di paglia dicendo "tenete questo è per la mia figlioccia". La donna che si aspettava chissà quale regalo restò stupita ma non ebbe coraggio di dire nulla, prese i lembi del suo grembiule e raccolse la paglia ringraziando la Dama. Salutò frettolosamente e se ne andò. La dama avvertì "fate attenzione a non perderne lungo la strada". "Si, si - rispose la dona senza darle molta importanza". Appena allontanatasi dal villaggio la donna iniziò a dare sfogo al suo disappunto: "ma guarda che razza di dono ha fatto alla mia bambina! - diceva fra sé e sé -. Un po' di paglia! e che ne faccio? Ed io che mi ero illusa di poter avere qualche dono prezioso. Povera figlia mia, che madrina ingrata che sono andata a trovarle. Cosa dirà la gente se mi vedrà arrivare con questa paglia? Sarò derisa da tutti per aver cercato una Dama per madrina". e mentre mormorava così gettava via qualche manciata di paglia lungo la strada. Giunta a casa non ne aveva più. Si levò il grembiule per scuotendo dalle poche pagliuzze rimaste. E mentre lo scuoteva, con sua grande meraviglia notò che, le pagliuzze come arrivavano per terra diventavano luccicanti monete d'oro! "Oh Dio mio" - esclamò- "che ho fatto?". e corse subito in dietro per recuperare la paglia buttata per strada. Ma suo malgrado lungo la via non c'era più ne paglia ne tanto meno monete d'ora! Ai viandanti chiedeva se avessero trovato delle monete d'oro che lei avrebbe perduto ma la gente le rispondeva di no, e la deridevano. Allora chiedeva se avessero trovato della paglia e questi rispondevano "ne paglia ne fieno; con tutte le bestie che passano per la via pensi che sarebbe rimasta qui ad aspettare te?". E si dicevano fra loro. "Poverina, la miseria deve averle dato alla testa... non sa nemmeno cosa cerca. E come può perdere delle monete d'oro una che non ha nemmeno gli spiccioli per comprarsi il pane? La donna però non si diede per vinta e continuò a cercare. Raccolse qua e là qualche filo di paglia e tornata a casa gli gettò per terra nella speranza che si tramutassero in monete d'oro. Ma... paglia era e paglia restò!
Morale. Evitare di fare gli stessi errori della poveretta.
Spesso crediamo di essere più furbi e più scaltri degli altri: siamo impazienti, ci rapportiamo in maniera non trasparente e non abbiamo fiducia nel prossimo. Tutto questo ci impedisce di cogliere e di gustare il bene che, anche in modo non palese, ci viene donato ogni giorno da chi ci sta accanto.

 
 
 
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