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VENTO SABBIA MARE

Post n°118 pubblicato il 17 Maggio 2011 da fittavolo

Il vento le faceva ondulare i capelli. Ella aveva lo sguardo perso verso l’orizzonte. La grande distesa azzurra mormorava frasi che si perdevano sulla spiaggia. Era bello rimanere lì ad ascoltarle. Erano rintocchi puntuali che schiumavano ai suoi piedi.
Stringeva il suo corpo in un abbraccio, come se avesse freddo, invece sognava, sperava ancora.
Da lontano, la scia lasciata da una barca era una grande linea curva che si allargava, sembrò che fosse stata fatta per delimitare quella zona di mare e preservarla a estranei. Era ciò che desiderava, voleva stare da sola, voleva allontanarsi dal suo mondo, voleva lasciarlo lontano da quel luogo. Abbandonare tutto e tutti e perdersi. Fece qualche passo avanti, desiderava i piedi sempre a contato con l’acqua. La sensazione di sprofondare nella sabbia la fece vacillare. Era una sensazione apparentemente piacevole. Onda dopo onda l’acqua scavava sotto i suoi piedi, il peso del suo corpo buttava fuori la sabbia, mentre il mare ne depositava altra sopra e in poco tempo si trovò bloccata. Le onde ammassarono altra sabbia sui suoi piedi fino a coprirli completamente. Per un attimo si sentì persa, come qualche giorno prima, quando delle parole inattese furono pronunciate con tanta rabbia da squarciarle l’anima. Quelle parole continuavano a rimbalzarle dentro lacerandole ogni tessuto urtato. Facevano male.
Il vento soffiò più forte, per contrastarlo irrigidì la schiena. Il mare aumentò il suo movimento. Lei si sentì in trappola, spacciata. Così bloccata le era impossibile scappare. Quello che era un ambiente amico stava rivelando la sua vera natura aspra e crudele. Le mani scavavano nella sabbia per liberarle i piedi, darle una possibilità di fuga, ma era inutile ad ogni granello tolto il mare ne aggiungeva due.

 
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