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MISSILI IN GIARDINO

Post n°383 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da hotcigar
Foto di hotcigar

Qualcuno ricorderà senz'altro il gustoso film del 1958, interpretato da Paul Newman, Joan Collins e Joanne Woodward per la regia di Leo McCarey. In realtà era tratto da un romanzo altrettanto divertente, falcidiato senza pietà dagli sceneggiatori di Hollywood.

Comunque, il plot (come si dice oggi) era più o meno questo: sollevazione popolare di una cittadina americana per l'installazione nel suo territorio di una base missilistica. Era, oltretutto, il periodo della guerra fredda, quindi avere dei missili... in giardino, non doveva essere considerato il massimo della vita.

Se la vicenda vi ricorda qualcosa vuol dire che avete quantomeno orecchiato i notiziari in questi giorni. Infatti, anche noi, qui in Italia, abbiamo la nostra Putnam's Landing. E l'abbiamo anche molto più ricca di storia, trattandosi di Vicenza.

Se chi scrive amerebbe molto, idealmente, vivere in un mondo che non ha bisogno di basi militari (diceva Victor Hugo: "Non volete più guerre? Abolite gli eserciti"), bisogna tuttavia precisare che tra la vicenda raccontata nel libro e nel film e quanto accade nel Veneto c'è qualche piccola differenza.

A differenza di Missili in giardino, infatti, non si tratta di installare una base militare ex novo, ma di allargarne una che già c'è, per poter ospitare la 173a brigata aviotrasportata al completo. Parte di essa già è presente da anni sul suolo vicentino, mentre un'altra parte era di stanza in Germania.

Ciò che provoca i peggiori mal di pancia ai "pacifisti" è innanzitutto il fatto che si tratti di militari "amerikani" (se era un campo di addestramento di Al Quaeda, forse, avrebbero protestato di meno. O magari per nulla!) e, in seconda istanza, che si tratti della brigata impegnata in Iraq e Afghanistan.

Prodi, nel dare via libera all'ampliamento della base, ha ovviamente dato la colpa al precedente governo (Berlusca). Tuttavia, mi sento di poter affermare con una certa serenità che - nonostante la mia notoria antipatia verso il personaggio - questa volta il Cavaliere è innocente. Il colpevole, infatti - se "colpevole" vogliamo definirlo - è il povero Alcide De Gasperi, che nell'immediato dopoguerra riuscì a fare entrare l'Italia nella Nato, salvandola probabilmente da un meno piacevole ingresso nel Patto di Varsavia.

Fatto questo che ha procurato sonori mal di pancia anche ai "pacifisti" dell'epoca, che come tradizione italiana vuole, sono sempre stati "alle vongole".

La presenza dell'Italia nell'Alleanza Atlantica ha dato qualche benefit allo scassatissimo stivale, ma ha comportato anche qualche dovere. Come quello, ad esempio, di ospitare basi militari americane sul suo territorio. Ne abbiamo ad Aviano (non lontano da Vicenza), a Pisa, a Sigonella (famosa per lo scazzo tra Craxi e Reagan riguardo al terrorista palestinese Abu Abbas), a Napoli, sede della quinta o sesta flotta, eccetera.

L'obiezione avanzata da alcuni, secondo cui da Ederle 2 (la costruenda base vicentina)  potrebbero partire gli aerei per andare a bombardare qualcuno è stupida e pretestuosa. Infatti, quegli aerei partono già adesso da Aviano e da Sigonella. Mentre da Napoli partono le portaerei dirette nel Golfo.

Possiamo, per converso, giustificare le perplessità di alcuni vicentini che temono di essere ulteriormente assordati e inquinati dai jet, come già accade per i malcapitati abitanti dei dintorni di Malpensa. Oltre al fatto che, con i terroristi arabi a spasso per tutto il territorio nazionale, data la risibilità dei controlli e dei sistemi di sicurezza italiani, una grossa base diventa obiettivo molto più appetibile di una "basetta".

Un altro motivo che ha spinto il governo a dare il benestare per la base, oltre agli accordi internazionali firmati oltre cinquant'anni fa, è il fatto che già adesso all'interno della preesistente struttura lavorano centinaia di civili italiani. Allargare la base significa anche aumentare i posti di lavoro disponibili, oltre al giro d'affari di tutto quello che sta al di fuori: negozi, ristoranti, locali......

Se per converso Prodi avesse detto di no, gli americani si sarebbero trasferiti (è proprio il caso di dirlo!) "armi e bagagli" in Germania, abbandonando anche la base Ederle 1 (quella che già è in funzione da decenni) e causando danni all'indotto per - stimano gli esperti - circa 200 milioni di euro all'anno.  Ovviamente le centinaia di cittadini italiani che lavorano oggi per gli americani avrebbero perso il posto e questo non è un Paese in cui si trova un lavoro ad ogni angolo di strada.

Probabilmente anche questo fattore è stato tenuto in considerazione da Prodi, magari pensando a quante persone non avrebbe più potuto tassare perché diventate indigenti. Ed è un fattore, parlando in linee generali, di cui dovrebbero tenere conto tutti i pacifisti "d'accatto" che pullulano in Italia, perché una cosa è certa: non si possono fare battaglie ideologiche (per quanto in parte condivisibili) sulla pelle della gente.

E forse è per questo - oltre che per strenuo attaccamento alla poltrona -  che Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi, nonostante strillino come luxurie isteriche, alla fine hanno ingoiato anche questo rospo. Non è il primo né l'ultimo di una serie di batraci belli grossi che hanno mandato giù in questi mesi. Mi permetto di ricordare che per molto meno, nel 1996, Bertinotti fece cadere il governo.

 
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