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IL CASO SIRCANA
Il "caso Sircana" è ridicolo e sospetto al tempo stesso. Ridicolo perché si è alzato un gran polverone sul fatto che il portavoce del Governo è stato sorpreso mentre abordava un travestito lungo un viale. Un polverone assolutamente demenziale, come se fossimo negli Stati Uniti, dove anche mettere le corna alla moglie può costare una carriera politica e non nella fin troppo tollerante Italia, dove si sente parlare di "integrità e salvaguardia della famiglia" da chi di famiglie ne ha più di una.
Un polverone ridicolo in un Paese che i travestiti li elegge deputati, che conta - tra Governo e rami del Parlamento - una più che dignitosa percentuale di omosessuali dichiarati, e che cerca di varare leggi fatte su misura per i gay. Un Paese, quindi, che non dovrebbe alzare il sopracciglio se Sircana viene colto in cerca di amore mercenario e magari omofilo. Non è certo l'unica cosa dell'Italia che sta andando a puttane.... O a trans, che dir si voglia.
Invece il presunto vizietto del povero Sircana ha avuto l'onore delle prime pagine dei quotidiani più autorevoli, che non hanno perso l'invidiabile occasione di comportarsi come novelleduemila qualsiasi, dando ancora una volta ai cittadini il polso di dove sia sprofondata l'informazione.
Ridicolo, poi, che in prima fila ad invocare un giro di vite sulla "privacy" ci sia Silvio Berlusconi, proprietario del quotidiano Il Giornale che per primo ha fatto nome e cognome del membro del Governo sorpreso a travestiti. Assai improbabile, dato il ruolo di Sircana, che l'editore del quotidiano - incidentalmente anche capo dell'opposizione - non fosse stato preventivamente avvisato da qualche zelante scrivano.
Ed ecco che il ridicolo comincia a diventare anche sospetto.
Sospetto, perché l'opposizione (e parte della maggioranza) chiede a questo punto, a gran voce, un giro di vite sulla libertà di informazione.
Intendiamoci bene, l'attuale e poco applicata legge sulla privacy prevede già il divieto di pubblicare notizie riguardanti i cosiddetti "dati sensibili". Ovvero le tendenze sessuali, le condizioni di salute e la fede politica.
Divieti comunemente disattesi da tutti i rotocalchi popolari e da quei quotidiani (purtroppo, numerosi) che si affannano al loro inseguimento. Quasi che l'aspirazione e il modello di certi direttori e di certi giornalisti non fosse più, come un tempo, l'autorevolezza del New York Times, ma il tipo di informazione di Cronaca Vera.
Sospetto, ormai certezza, che avevo avuto già una dozzina di anni fa, quando La Repubblica pubblicò una colonna di spalla sulla perdita della verginità di Angela Cavagna, all'epoca velina di Striscia la Notizia. Una "notiziona" essenziale, mi pare. E mi domando perché non l'abbiano sparata su sei colonne in prima pagina come titolo di apertura.
Mi chiedo, quindi, quale "giro di vite" i nostri politici dagli armadi pieni di scheletri stiano alambiccando e a che cosa pensino di estendere il concetto di privacy per meglio coprire le loro malefatte, visto che per impedire (ormai, per sanzionare) il caso Sircana e altri consimili bastava e avanzava la normativa vigente.
Dall'altro lato, trovo ridicoli quei colleghi che si appellano alla libertà di informazione per compiere delle nefandezze. Che "il pubblico abbia diritto di sapere" con chi va a letto Silvio Sircana (o con chi ha perso la verginità la Cavagna) mi sembra sinceramente una abnorme puttanata.
Il pubblico ha il diritto di sapere se i politici che ha eletto compiono dei reati. Se rubano. Se sono collusi con le varie mafie. Se disattendono allegramente il programma che li ha portati in Parlamento o al Governo. Non certo cosa essi facciano nella loro intimità con altre persone maggiorenni e consenzienti. Anche se si tratta di individui dello stesso sesso. L'omosessualità, dopotutto, ha smesso da tempo di essere un marchio di infamia. Anche se - con buona pace di Luxuria, Grillini e compagnia - non ritengo per questo debba trasformarsi in una medaglia al merito.
Idem dicasi per i personaggi dello spettacolo.
Invece siamo costantemente testimoni di un'informazione pettegola e superficiale, che ci elargisce piccanti particolari sulle relazioni più o meno vippaiole. E ci racconta sempre meno di cosa avviene nei palazzi del potere alle nostre spalle e, soprattutto, sulla nostra pelle!
Anche in quest'ultimo caso: vallettopoli-sircanopoli, sono costretto a notare che si sta perdendo di vista il reale nocciolo della questione.
Che non è - il nocciolo - il fatto che ci sia un battaglione di zoccolette d'assalto, pronte a qualsiasi compromesso per sfondare nel mondo dello spettacolo pur senza avere alcun talento se non quello di sapersi ben inginocchiare. E non è nemmeno quello di Sircana che si accompagna con i travestiti (magari era una riunione con Vladimir Luxuria).
Il nocciolo della questione, che si tende a far passare in secondo piano, è che ci sono personaggi che scattano foto più o meno compromettenti al solo scopo di ricattare la vittima per estorcere favori o denaro. Ci sono personaggi che pongono le aspiranti attrici e show girl davanti alla scelta di "aspirare" anche qualcosa di tangibile, sotto la scrivania, o tornarsene a casa, brave o incapaci che siano. Con questo ricattandole sessualmente.
Un andazzo, anche questo, antico come il mondo. Ma non per questo non censurabile. Ed è su questi reati che sta indagando il pm John Woodcock, non sulle preferenze sessuali dei membri dell'Esecutivo.
Sircana, la Gregoraci e le altre sgallettate di turno, sono solo delle vittime. Eppure, invece di tutelarle e di focalizzare l'attenzione su i veri colpevoli, si continua a frugare nelle loro mutande.
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