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L'Antica Europa e il culto della Dea: quando Dio era una donna
C'era una volta una civilt� basata su valori come il legame con la terra e la natura, l'equilibrio ecologico, la pace, l'amore, la non violenza, l'uguaglianza fra i sessi, la parit� sociale e la spiritualit�, una civilt� dove il profitto e il progresso tecnologico erano investiti nel benessere comune, nelle arti e nel godimento della vita. Le citt�, prive di fortificazioni, erano costruite in base alla bellezza dei luoghi e alla ricchezza delle risorse naturali locali. Il principio comune era l'amore per la vita in tutte le sue manifestazioni animate e inanimate. Immaginate una societ� che non conosceva la guerra, almeno non nel senso comune che oggi le viene dato. La profonda osservazione della natura nei suoi processi ciclici e legati alla fertilit� delle donne, degli animali e delle piante, il porsi domande sull'origine della vita e il significato della morte, port� le genti di questa civilt� a immaginare l'universo come una madre onnidispensatrice nel cui grembo ha origine ogni forma di vita e nel cui grembo, come nei cicli della vegetazione, tutto ritorna dopo la morte per poi rinascere. La religione di questa civilt�, di tipo matrilineare, fu quindi quella della Dea Madre, del principio femminile, del rispetto e considerazione delle donne, sacerdotesse e capi clan. La Dea aveva il potere di donare e sostenere la vita, quanto di portare la morte ma anche la rinascita. Il principio maschile aveva anche la sua importanza ed era rappresentato dal figlio/amante della Dea; la loro unione era simboleggiata dal rito del "matrimonio sacro". Alla mascolinit� era quindi associata, tra l'altro, l'energia della Terra e lo spirito selvatico della natura e gli sciamani erano coloro capaci di entrare in contatto con queste forze per operare rituali sacri e guarigioni.
Non stiamo raccontando una bella favola ecologista ma approfonditi studi archeologici sulla civilt� agricola neolitica dell'Antica Europa pre-indoeuropea come � stata definita dall'archeologa lituana Marjia Gimbutas (Europa centro meridionale, balcanica, bacino del mediterraneo). Una civilt� che con i limiti e imperfezioni immaginabili per quel tempo cos� lontano dai nostri giorni, vide i suoi albori all'inizio del Paleolitico superiore, circa 40.000 anni fa, con la comparsa dell'Homo sapiens sapiens e delle prime pitture rupestri, per poi fiorire verso il 7.000 a.C. e perdurare ininterrotta per circa 3.500 anni. In seguito l'evoluzione sociale e spirituale di questa civilt� fu interrotta dalle invasioni di violente popolazioni guerriere nomadi dedite alla pastorizia, provenienti inizialmente dalle fredde steppe caucasiche dell'Est europeo e in seguito da tutta l'Europa orientale e dai deserti dell'Asia Minore, come per esempio le antiche trib� ebraiche guidate dai loro sacerdoti-guerrieri. Queste genti, con una struttura sociale patriarcale, adoratrici di bellicose divinit� maschili e delle armi, lentamente ma inesorabilmente travolsero anche con massacri e distruzioni le pacifiche popolazioni locali. Nella protetta isola di Creta questa antica civilt�, chiamata localmente Minoica, iniziata pi� tardi rispetto al continente, circa verso il 3000 a.C., perdur� fino a circa il 1500 a.C.
Tra i principali centri della civilt� dell'Antica Europa, vere e proprie citt� con una tuttora invidiabile organizzazione e influenza socio-culturale, ricordiamo †atal H�y�k e Hacilar (nell'attuale Turchia), Vin�a (Yugoslavia), Cucuteni (Romania), Gerico (Palestina) e la pi� conosciuta Cnosso (Creta). L'Isola di Creta fu forse l'ultimo luogo sul pianeta dove si celebr� l'armonia tra gli uomini e le donne.
In seguito varie popolazioni europee come i greci (che parlavano sempre di una mitica "Et� dell'oro"), gli etruschi, i celti e le popolazioni nordiche in generale, presero molti spunti dalla civilt� neolitica dell'Antica Europa. L'antica religione della Dea Madre non fu mai del tutto soffocata ma alla societ� di tipo ugualitario-mutuale che celebrava la vita e la natura, se ne sostitu� gradualmente un'altra di tipo gerarchico-dominatore basata sulla violenza e la sopraffazione che vide innanzi tutto la supremazia degli uomini sulle donne e sulla natura e che ancora caratterizza principalmente le grandi societ� organizzate moderne come quella occidentale.
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