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IO E LA MERDA

Siamo legati da sempre e per sempre.
La popò è una delle forze che sostengono il mio quotidiano arrancare per questo mondo senza speranza.
Non so immaginare una giornata che inizia senza una feconda cagata, meglio se due: la prima dura e orgogliosa come un regolarista da Valli Bergamasche e la seconda una colata di humus primordiale, meravigliosa, calda e morbida come l'abbraccio di una donna innamorata.
In quelle rare giornate in cui scorreggio meno di cinquanta volte mi sento triste ed incompleto come un vedovo in una commedia di De Filippo.

Ed è così da sempre, da che conservo memoria.

Le mitologiche serate passate nel letto dei miei genitori a scorreggiare in faccia - a volte a culo nudo - a mio fratello e a mio cugino.

La volta che spedii un raffinato pacco regalo ad una bastardissima vicina di casa, contenente ahilei un siluro marrone di 1.2 kg, e avevo si e no undici anni.

E poi adulto, quando volli punire uno dei miei agenti, colpevole di un ritardo ad una riunione, introducendomi nella sua camera d'albergo e cagandogli nel bidet, per poi pulirmi unicamente con le morbide e bianchissime salviette per la doccia. Ah, che poesia in quel baffo marrone sull'"H" in rilievo dell'Hilton.

E quando M, notoriamente schizzinoso fino ai conati di vomito, andò nel suo bagno per lavarsi i denti e trovò nel bicchiere, assieme allo spazzolino ed al dentifricio, un simpatico e odorosissimo stronzo appena sfornato.

Ed ancora, a Dobbiaco, in un'orrenda gasthof gestita da due antipaticissimi cugini degli Addams, quando rientrando in camera dopo la colazione per cagare, in preda a sudori freddi e dolori tipo parto, trovai per caso semiaperta la porta di una stanza sfitta. Fu una cagata - nel lavandino, of course - che mi diede più piacere di un atto sessuale infrasettimanale. 

Mi rendo conto scrivendo, se ancora ce ne fosse bisogno, che potrei andare avanti per tutta la sera ad elencare episodi in cui la merda mi ha reso un uomo felice.
Quante risate, quanti sghignazzi, in compagnia di altri sventurati e anche da solo.

"Da dove nasce il vento? Dove iniziano le onde?" si chiedeva la voce narrante di Un mercoledì da leoni.
Da dove nasce invece questo amore viscerale (è proprio il caso di dirlo) per la Merda?
Perchè è una delle cose che da sempre riesce a donare al mio animo tormentato la pace sincera dell'umana allegrezza?

Forse è un fatto genetico, chissà.
In fondo mio padre tirava delle trombe terrificanti, capaci di far scuotere le tramezze e di ottenere, nelle bollenti notti d'estate degli anni settanta, scroscianti applausi e richieste di bis (regolarmente esaudite) da parte del vicinato.
E il ricordo di mio nonno, durante le nostre lunghe passeggiate, che sorrideva beato come un bambino quando mi indicava un enorme stronzo di cane sul marciapiede, ed  in estasi me la indicava: "Guarda lì che BERLINGUERA!!!" (...non era esattamente un leniniano convinto).
Sempre nei settanta avevamo un Airedale Terrier, giunto cucciolo dall'Inghilterra con un pedigree di tre pagine, ma purtroppo anche coperto di piscia e feci di decine di altri cuccioli con cui condivideva la gabbia.
Il nonno gli aveva insegnato (probabilmente a scudisciate), al fine altamente civico di non sporcare il marciapiede, a cagare col culo attaccato al muro, spalmando direttamente l'escremento sullo stesso.
Inutili furono le proteste dei residenti nella nostra strada: i "francobolli" del vecchio Big per anni spiccarono sulle pareti (ed anche su qualche porta...) del circondario.

Ma sono solo io ad esser fatto così?

E allora perchè, proprio mentre scrivevo queste righe, mi ha chiamato il mio socio Lussi, informandomi di aver appena prodotto (in ufficio, il marrano!) uno stronzo tenacissimo di trenta centimetri, e di averne avuto ragione solo dopo un agghiacciante ed incerto combattimento con la spazzola da cesso?