noeasywayout
Quelli che sognano di giorno sono consapevoli di tante cose che sfuggono a quelli che sognano solo di notte. (Edgar A. Poe)
Post n°691 pubblicato il 04 Novembre 2012 da sciffo
In quei momenti, così rari da sembrare magici, mi sono sentito semplicemente vivo. C'è, mi pare, un rapporto tra i momenti di consapevolezza - chiamiamoli così - e le età della nostra esistenza. |
Post n°690 pubblicato il 18 Ottobre 2012 da sciffo
Anche a scuola, se la maestra usciva dall'aula per qualche minuto, il capoclasse era tenuto a scrivere sulla lavagna, opportunamente divisa in due opposte e identiche sezioni, i nomi dei "buoni" e dei "cattivi". Poi, in qualche indefinito momento della teenage wasteland, ecco che il termine "buono" cadeva in totale disuso, sostituito da altri aggettivi qualitativi e qualificanti del comportamento sociale ottimale: "responsabile", "adulto", "furbo". Secondo il comune buonsenso, insomma, fino allo spartiacque dell'adolescenza dobbiamo cercare di essere buoni, ma poi, una volta raggiunta la diga, dobbiamo cercare di essere "furbi". In seguito, si presenta il secondo passaggio fondamentale in questa varianza valoriale, che coincide quasi sempre con l'ingresso nel mondo del lavoro, quando cioè nel tessuto sociale il "ragazzo-bruco" si trasforma finalmente in "adulto-farfalla". In coincidenza di questo nuovo step, ecco che il termine "buono" acquisisce un significato tutto nuovo, diventa cioè sinonimo di "coglione". La farfalla non può mostrarsi buona, perchè nel farlo si renderebbe vulnerabile verso il mondo esterno, e le altre farfalle, sue concorrenti verso il traguardo della vita prospera e felice, le salterebbero addosso strappandole le ali senza alcuna pietà. Solo molto più avanti nella vita, con la vecchaia, quando la gara per la vita sarà ormai conclusa, con l'ordine di arrivo convalidato dai giudici, si potrà - se le frustrazioni nel processo non ci avranno distrutto - tornare a dimostrarsi "buoni". Personalmente, non credo di rappresentare un'eccezione a queste regole sociali. Anch'io, per un periodo più o meno lungo, ho creduto di essere (relativamente) "furbo" e "figo". La storia non prosegue con una professione di apostolato, come se fossi stato fulminato sulla via di Damasco (anche se, per coincidenza, allora ero geograficamente molto vicino). Ecco, forse è proprio il perdono, il tessuto della bontà. |
Post n°689 pubblicato il 08 Ottobre 2012 da sciffo
And you run and you run Lo scorso weekend, dopo averlo già rimandato diverse volte, doveva essere quello buono per il giro annuale in moto con i ragazzi. Ma non lo è stato, perchè ancora una volta ci siamo fatti prendere la mano dai tanti piccoli grandi impegni della nostra scomoda condizione di quasi cinquantenni. Anch'io, lo ammetto, quando ho saputo che qualcuno era impegnato, e che il giro sarebbe saltato di nuovo, ho provato nel retrocervello un minimo di sollievo, cosa che, a posteriori, considero un tipico sintomo prodromico di testacazzite/alzheimer. Poi è successo che ieri, con socio e relative families, siamo andati a fare un pranzetto in collina, appena fuori da Cesena. La giornata era fantastica (così come quella di sabato), con un sole ottobrino che dipingeva i colli di un verde che nessun pittore sarà mai in grado di eguagliare, nè poeta di descrivere. Percorrendo una strada asfaltata men che secondaria, in mezzo a vigneti ed ulivi, siamo arrivati, abbagliati da tanto splendore, in questo minuscolo paesino, sormontato da una torre medievale da cui lo sguardo può spaziare per tutta la valle del Savio. Per qualche ora, dopo, ho pensato che, in effetti, abbiamo quasi cinquantanni, e non so quanti altri weekend in moto ci potremo permettere di sprecare. E' il caso di rifletterci, amici miei. |
Post n°688 pubblicato il 25 Settembre 2012 da sciffo
Partiamo dal bilancio a consuntivo: un week end bello e parecchio impegnativo. La nostra società di triathlon organizza ogni anno - e secondo me anche molto bene - il cosidetto Irondelta, un pacchetto di gare racchiuso in un fine settimana e che trova il suo culmine la domenica in una prova su distanza olimpica. Quest'anno erano previsti anche una gara sprint, il sabato, e una serie di competizioni per bimbi e ragazzi la domenica mattina.
Mi sono divertito! Domenica, race day, il meteo era meno gradevole, con una pesante coltre di nuvole di merda e il tradizionale vento di borino. Prima della partenza, sulla spiaggia, sono con gli altri moschettieri classe 1966 del club: spariamo un bel pò di cagate, e intanto il cielo sembra aprirsi ad un timido sole. |
Post n°687 pubblicato il 19 Settembre 2012 da sciffo
As the battle raged higher Nel giugno 1983, l'estate dei miei diciassette anni, un giorno io e il compare P incontrammo in centro alcuni amici, reduci dalla stagione appena conclusa con le Aquile della serie A di football. Quel che seguì, per me, fu un periodo favoloso. E mentre quell'estate indimenticabile, sulle note di I like Chopin e Tropicana, scivolava dolcemente verso l'autunno (del mio ultimo e meraviglioso anno di liceo, peraltro), noi continuavamo bellamente a pestarci a vicenda sul campo, ad orchestrare scherzi pesantissimi negli spogliatoi, per poi andare a sbronzarci di birra e panini con la salsa di funghi da qualche parte. Finchè, in ottobre, venne il giorno della prima partita. Della partita ricordo poco o niente, in realtà, se non la meraviglia di scoprire che, oltre a sputarci a vicenda nei caschi, un pò sapevamo anche giocare. Il ritorno della prima trasferta ufficiale dei Duchi, in pullman, per i nostri dirigenti ed accompagnatori adulti dev'essere stato un film del terrore. Del prosieguo del campionato mi resta in mente poco, qualche altra partita su campi fangosi o duri e abrasivi come il cemento, con gioco aereo quasi inesistente e tante mischie gigantesche, pochissima erba e il gesso delle linee gettato a manate sulla terra nuda. Forse l'unico ricordo nitido è nella partita di ritorno con i Rams, a Ferrara: un tight end magrissimo che a gioco fermo mi scarica sulle braccia una raffica di pugnetti, solo per poi venire reso inoffensivo con un harai goshi da manuale, e pure penalizzato di 15 yards dall'arbitro. Quel che conta, comunque, è che quel nostro mucchio selvaggio di allegri coglioncelli continuava a vincere sempre, e nel giro di un paio di mesi, in una fredda domenica di inizio inverno, venne il momento di giocarsi la finale, e, cazzo, eravamo proprio imbattuti. L'inizio della partita fu difficile. Nella mia testa bacata, a questo punto, mi immagino di aver vissuto una scena come quella di Remember the Titans, in cui il coach della difesa - in questo caso ovviamente con la faccia di Goro - chiama un timeout e ci fa il discorsetto (rigorosamente in inglese): "Okay, I don't want them to gain another yard! You blitz ALL night! If they cross the line of scrimmage I will take you all out! MAKE SURE THEY'LL REMEMBER FOREVER THE NIGHT THEY PLAYED THE TITANS! (vabbè, i Duchi)". Comunque sia andata, porca troia, questo è proprio quello che poi è successo: di recente sono tornato in contatto tramite con alcuni ex dei Cobra, e posso assicurare che il giorno in cui incontrarono i Duchi se lo ricordano ancora molto bene, eccome. Il famoso video nel secondo tempo diventa scuro e opaco, perchè sul campo calarono il buio e la tipica nebbia ferrarese, e francamente anche i miei ricordi di gioco diventano sfocati, solo un mucchio di botte, di fango e di fatica. E quando l'arbitro fischiò la fine, i Cobra li avevamo privati del veleno e rimessi buoni buoni nel loro cesto a dormire. In fondo loro erano sì grandi e grossi, e pure bravi, ma era solo una selezione di giocatori presi da squadre diverse, dove (forse) sotto sotto si celavano rivalità, piccole invidie, qualche ruggine. |
Inviato da: Wetter
il 10/08/2018 alle 11:01
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il 10/08/2018 alle 11:00
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il 10/08/2018 alle 11:00
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il 10/08/2018 alle 11:00
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il 10/08/2018 alle 10:59