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Alghero: la sua musica II

Post n°18 pubblicato il 23 Agosto 2011 da francoceravola
 

 Quanto di tradizionale catalano vi era in ciò che si cantava ad Alghero nella seconda metà del XIX secolo è stato raccolto dall'ormai noto libro di Eduard Toda, ma quando nel 1958-59 entrai a far parte di un gruppo di cultori della canzone algherese di questa tradizione non si aveva una idea ben chiara, tanto più che ci si riferiva ad un periodo e a delle composizioni che nulla avevano a che vedere con i testi riportati dal Toda, anzi di questo cronista venni a conoscenza molto più tardi, nel novembre del 1966, avendo scoperto per caso il suo libro nella Biblioteca Comunale. Della tradizione non è rimasto che ben poca cosa, quasi niente, tanto più che ai nostri giorni niente viene eseguito o ricordato o proposto. Vi è un vuoto quasi totale, nessuno si è preoccupato dopo Eduard Toda (1888) di rifare un po' ciò che aveva fatto l'ospite catalano, cioè di raccogliere per tramandare le espressioni poetico-musicali della città; si è ricaduti nella tradizione orale, ed è questo che ha fatto sbiadire il ricordo.

È evidente che la ricerca spinta al periodo pre-catalano, se fosse possibile, ci farebbe incontrare le espressioni musicali del periodo giudicale, prima di questo il mondo Bizantino, quindi Romano, così via sino al Nuragico per una strada percorsa a ritroso per approdare alle fonti dove attinse, ed in seguito si fermò e consolidò, la tradizione musicale Sarda.

Nel territorio algherese l'esistenza di una espressione musicale in periodo nuragico è testimoniata dal ritrovamento fra i reperti del nuraghe Palmavera di uno zufolo d'osso.

È importante tener presente la spiccata antipatia del Toda per quanto di non catalano era contenuto nelle forme espressive culturali della popolazione algherese da lui conosciuta. L'evidenza di quanto affermo si può riscontrare leggendo la sua breve recensione sulla figura e la poesia di Salvador  Corbia, meglio conosciuto come Ciù Tarrat, del quale tra l'altro rimane ben poco o quasi niente, se non fosse il ricordo che egli fu un poeta improvvisatore.

Un collegamento con quanto raccolto dal Toda giunto sino a noi è stato possibile rintracciarlo attraverso una importantissima intervista effettuata nella Casa di Riposo di Viale della Resistenza con un signore di nome Ramon Sanna, detto Cocchetta, novantenne nel settembre del 1981.

I Bastioni

Egli è nato nel 1891 a breve distanza di tempo dall'edizione del libro di Toda (1888) ed ha appreso dalla viva tradizione quei testi che anche il Toda aveva raccolto, ed è in grado di ricordarli e di ripeterli.

Fu sorprendente sentire dalla voce del signor Sanna cantare quei testi musicati, ed in una maniera del tutto inaspettata.

Nella foto: La Torre di S. Giacomo (o dei cani) - tempera di Franco Ceravola Rosella

Articolo pubblicato nel numero di gennaio 1985 di "Nuova Comunità"

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