Creato da vantheman il 19/05/2007
e tu non lo sopporti
 

 

Il professore

Post n°67 pubblicato il 29 Agosto 2007 da vantheman



"Coimbra, bianca Coimbra, dove il mio canto vide la luce,
dove un giorno conobbi Flavio Rodrigues
e regalai il mio fiato alla squadra studentesca di pallone.
Tra quelle case fui il ragazzino che cantava bene,
e, poi, da grande, divenni il professore.

Cantai la vita, la libertà, l'amore,
e fui felice quando giunse, finalmente,
in Portogallo la Rivoluzione.
Anche la goliardìa m’appartenne da giovane."

In queste strade deve esserci ancora il professore,
con quella montatura spessa calata sopra gli occhi.
E nelle tante facce tagliuzzate di vecchi portoghesi,
nel suono solitario dei miei passi, mi sembra di sentire
la sua voce.


(dedicata a José Afonso "Zeca", il professore; scritta a Coimbra, Portogallo, un po' di anni fa))

 
 
 

Su una poltrona di velluto rosso

Post n°66 pubblicato il 28 Agosto 2007 da vantheman




Se potessi intrufolarmi in una scena di un film, squarciare il grande telo bianco e passare, in un preciso momento, dall’altra parte dello schermo, sceglierei la scena iniziale di "Jackie Brown".
Pam Grier è all'aeroporto, cammina decisa verso l'imbarco. E' straordinariamente bella, ha molto fascino. Chiunque, vedendola passare, affermerebbe questa cosa. Ha mani affusolate, quasi artigli, e belle gambe.
Pam Grier metterà tutti nel sacco, trafficanti e federali, e scapperà, alla fine del racconto, con il malloppo.
Mi piacerebbe incrociarla prima di una scala mobile e guardarla negli occhi, per poi sparire subito dal fotogramma.


Nella centodecima strada del ghetto, si lotta per la sopravvivenza. Ogni giorno. Questo recita la canzone di Bobby Womack in sottofondo.
Adesso fumerei volentieri una sigaretta, ma le sigarette le ho dimenticate nell'altro mondo, su una poltrona di velluto rosso.

 
 
 

C'è una luce

Post n°56 pubblicato il 17 Luglio 2007 da vantheman

"There's a light that never goes out..." (The Smiths")

Se invece di ascoltare i Fairport Convention in cuffia avessi studiato! Però mi è rimasto "Full House", in vinile, dei Fairport, e qualche giga nella testa. Avevo anche un nastro degli America. Gli America erano un soffio di prateria che portava dritto a J. J. Cale. Mi piace la musica dinoccolata di J. J. . Mi piace quando canta "L. A. is a depressing place". C’è un andirivieni di bisonti della strada, che attraversano gli Stati Uniti ed arrivano nelle città, e piccoli e fumosi locali di periferia, nella sua musica.

Se penso a New York, penso a Lou Reed, e mi rendo conto che un bel giorno arriva, volenti o nolenti, la maturità. Se prendete Lou Reed di oggi e lo confrontate con quello della copertina di "Rock and roll animal", non c’entra più niente con il travestito di allora che sputava sulla gente. Ecco, mi piacerebbe emulare, quando scrivo, la musica di Lou Reed. E’ essenziale, senza fronzoli. Sa essere dura ed anche dolce. E’ urlata, ma il più delle volte parlata.

Ho fatto giri e giri intorno al mondo, con la musica. A Lisbona chiesi ad una vecchia signora che gestiva un emporio per turisti di consigliarmi un nastro di musica portoghese, che non fosse la solita Dulce Pontes o Amalia Rodriguez, che già conoscevo. Senza esitare mi disse di prendere Joao Afonso, "il professore". Il nastro l’ho consumato, ma sopravvivono due cd del professore nella mia discoteca. Era nato a Coimbra, una bella cittadina universitaria, ed occupa ancora una posizione di qualche rilievo nel cuore dei portoghesi.

"Tommy" degli Who è l’ideale per sdraiarsi sul letto con tutte le scarpe e guardare il soffitto. E’ un gran bel disco, come "Close to the edge" degli Yes.

Quanta musica! Jackson Browne, Bob Dylan, The Band, i Rolling Stones, Eric Burdon & The Animals, i Weather Report, Jaco Pastorius morto accoppato, Marvin Gaye morto ammazzato per mano paterna perché si vestiva da donna, Mink De Ville, Etta James, George Benson, Mose Allison, i Talking Heads, i Clash, Billy Bragg che veniva sempre a suonare al centro sociale "Forte Prenestino", Brian Eno, Jean Luc Ponty, Jean Michelle Jarre, Elvis Costello, Taj Mahal, Manu Dibango, e poi i cubani, ed i cileni, gli argentini, gli afroamericani.

Quanta musica! Tutti i giorni musica. E quando mi sento miserabile metto gli Smiths, "Heaven knows I’m miserable now". E quando ho le catene, Buddy Guy. E quando resuscito, Joe Cocker. E quando ho bisogno di un’amica lontana, Carole King. E quando sembra inverno, Nick Cave. E quando soffia un vento caldo, Paco De Lucia. E sempre mi salva la musica. E quando finisce la musica spengo la luce ed ascolto il silenzio. Ma non è mai silenzio totale nella mia testa. E’ soltanto un’altra musica. C’è una luce che non va mai via, mai via...

 
 
 

Stanotte sono ben disposto...

Post n°54 pubblicato il 11 Luglio 2007 da vantheman

Se stanotte, nella più fortunata delle ipotesi, le tue mani, spinte da una strana ed incomprensibile curiosità, ti portassero fino a qui, noteresti subito che in questo posto non c'è quello che ti aspettavi. Non ci conosciamo noi due, e tu vieni da chissà dove, da un'altra galassia. Ma io sono ben disposto verso l’umanità, forse perché oggi ho avuto una rivincita morale sulla docente di neuroanatomia, che si era fatta un’idea del tutto sballata su di me ed, invece, alla fine dell’esame, ha dovuto ricredersi, per forza di cose. Bene. Tutto è bene ciò che finisce bene. Abbiamo ordinato due insalate rinforzate ed un quarto di vino rosso, con Vincenzo . Eravamo in un posto vicino all’università ed abbiamo parlato delle nostre esistenze. Abbiamo anche pensato, a fine pasto, che era giunto il momento di abbandonare quel centro commerciale di merda e due giovani cameriere che sembravano senzafuturo. Vista la mia età, adesso, avrei potuto avere anche una figlia che assomigliasse a loro. A volte, ci penso, sono sincero, a questa faccenda della prole, quando sono ben disposto verso questa razza di bruttistronzibruttestronze che popolano le città del mondo, ed allora mi porto sulle spalle gli anni senza sentirli più di tanto, anche se ormai arranco su una via in salita e non è poi così lontano l’inizio della discesa. Ma sono ancora abbastanza giovane e posso tranquillamente rimuovere questo pensiero gigante. Vedi, io, stanotte, voglio fare una cosa bizzarra e, prima che tu vada via con la fretta che ti contraddistingue, augurarti tante belle cose per la tua esistenza. Perché, in questo momento, sono ben disposto anche nei tuoi confronti.

 
 
 

FUGA DAI QUARTIERI ALTI

Post n°47 pubblicato il 28 Giugno 2007 da vantheman

Perché questa luce inquisitoria,
che s'abbatte sul volto come un machete
e ne privilegia i difetti?
Perché non una lampada più discreta e meno maligna,
non mi piace per niente quest'ascensore
con lo specchio che ti fa il terzo grado appena entri.

Non mi piace questa casa in alta muratura,
la gente che piace a me non abita in questi posti,
ma dietro i portoni che si chiudono a mala pena.
Non voglio sprecare altro tempo in queste scale,
mentre la mia vita con veloce lentezza fugge,
e già la sera arriva a trasformarmi in ombra.

 
 
 

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