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« tutta da saltare!Non è come mi sento oggi... »

un Fiore

Post n°392 pubblicato il 17 Maggio 2007 da noteinblu

Il succo all’albicocca è finito in quel mezzo bicchiere da confine con la tastiera, come agli sgoccioli sta arrivando la mia ispirazione e il mio entusiasmo per riempire di parole altre pagine.
C’è una quotidianità d’attesa per lo più e faccio fatica a lasciarmi travolgere in queste giornate che soffiano verso la fine di un periodo, diventato, per questo motivo, quasi inutile al mio sentire.
Sento di sopravvivere e non può farmi piacere.

Hanno fatto il funerale ad una madre poco oltre la cinquantina l’altro giorno.
Ne abbiamo parlato a tavola.
Suo marito l’aveva lasciata nel letto la mattina per andare a lavorare.
Sua figlia, della mia età, era andata a fare una corsa nel parco.
Lei è morta rigirandosi nel dormiveglia, è bastato un momento.
Si parla di un infarto, di un ictus… quello che rimane è la fine della vita che può arrivare a toccare in qualunque momento ed anche per questo il sopravvivere mi è ancora più insopportabile.

Sto ascoltando Keith Jarrett col suo “Koln Concert” per cui devo ringraziare una poesia di Prévert per averlo potuto scoprire.

Mi sono tornate alla mente un po’ di cose accantonate nel più recente passato. Le voglio tenere a mente.
L’ennesima consegna in un magazzino cittadino.
Avevo avuto la fortuna di trovare il signore un po’ svanito, un po’ anziano che lo tiene un po’ in cura.
Eravamo arrivati praticamente insieme e, l’idea di avere qualcuno a cui far firmare il documento di trasporto in triplice copia e di non essere costretto ad abbandonare tutto fuori dal portone scorrevole, mi aveva fatto piacere.
Appena dentro vedo arrivare Maggie alla piccola corsa e capisco che non ha solo voglia di annusarmi e limitarsi a gironzolare intorno, osservando tutto con quello sguardo da abbastanza interessata.
La femmina di cane lupo aveva voglia di giocare e mi sentivo onorato per questo privilegio che aveva voluto accordarmi.
Il primo salto con le zampe anteriori protese lo avevo evitato ma ai successivi attacchi non potevo esimermi dalle sue attenzioni da bocca spalancata.
I guanti da magazziniere mi aiutavano a dare una risposta adeguata senza rischiare troppo le mani.
Mi girava intorno, saltava, mi passava sotto le gambe.
Ero diventato il parco giochi di Maggie e Dio solo sa quanto avrei voluto restare lì a giocare con lei e lasciare passare tutto il resto.
Mi piace sperare nelle pazzie che non posso realizzare per qualche perchè così importante e così assurdo.

Un’altra consegna.
Appena svoltato, dall’alto della cabina, la mia attenzione viene catturata da qualcosa che invade appena la strada, esce dalla ringhiera e sembra voler offrire la sua bellezza agli sguardi dei passanti.
Un fiore che non posso non apprezzare per il mirabile gesto, anche solo per il suo vivere nella zona industriale di Imola (BO).
I significati che si possono cogliere sono tanti e non credo di volermi dilungare a raccontarli.
Era un bel fiore e basta.
Resisteva, si metteva in mostra e basta.
Mi sono fermato e l’ho fotografato in omaggio alla sua vanità e alla mia necessità.

Ieri potevo dormire.
Un altro spettacolo con Tiziana, per i bambini del “Sante Zennaro” questa volta e le solite 4 ore di permesso giustificate elargite dal lavoro.
Svegliarmi, fare colazione, tutto uguale, a parte le fette biscottate con burro e marmellata e il vestirmi decentemente.
Qualche commissione da fare.
La bicicletta mi sostiene nel mio pellegrinaggio verso il centro cittadino.
Negozio di strumenti musicali chiuso, ufficio Siae chiuso, Adecco, per ritirare la busta paga, aperta, negozio per ritirare la cassa riparata, chiuso, Gabriele, per un saluto, chiuso.
Ho pensato che avere una propria attività ti permetta di sopportare meglio l’arrivo dell’estate.
L’avevo già notato con il sensibile calo del traffico nelle solite rotte lavorative della mattina e adesso ne potevo avere ulteriore conferma.
Elio sta facendo dei lavori obbligati nel bar che limiteranno per due settimane lo straordinario afflusso di clienti al suo esercizio.
Gli auguro il buon lavoro, per una volta, a parti invertite.
Prelevo il contante in banca e pedalo forte verso casa.
Incontro Giulia sotto il viale alberato dei Cappuccini.
Giulia: - ”Ciao”. Con la mano sinistra che si agita, staccandosi dal manubrio.
Me stesso: -“Buongiorno” con un sorriso dall’ottimismo preponderante.

Arrivo all’appuntamento con Tiziana e raggiungiamo il parco dove metteremo in scena la storia di “Peter, lo spaventapasseri” ancora una volta, approfittando della bella giornata.
Andiamo a presentarci ai bambini e ad avvertire le maestre che siamo arrivati. Sono già di buonumore al solo pensiero.
Uniranno le classi della materna vista la varicella che ne ha decimato le presenze.
Ci posizioniamo nel parco, al limite dell’ombra di un grande albero, cogliendo anche il bel contrasto di luce che si riesce a creare.
Lo spettacolo riesce bene.
È un divertimento di ¾ d’ora che lascia tutti soddisfatti e lo si vede dalla partecipazione, dai sorrisi e dai complimenti, che sappiamo sinceri, ricevuti appena dopo la fine della storia.
La felicità, mista alla serenità, mi prende e sottrae a quel velo da giornate da sopravvivere che sentivo pesante sugli occhi della sensibilità.
Mi fa compagnia per l’intera giornata.

Lunedì sono tornato a mettere piede in un playground dopo quasi un anno.
Quanto mi piace giocare a basket. L’invito di Ivan, per due tiri subito dopo il lavoro, al mitico campetto della volta, non potevo lasciarlo cadere nel vuoto.
La palla sgonfia e il benzinaio, sulla strada per il campetto all’aperto appena rimesso a nuovo, potevano trovare un interesse comune, ma era destino che “necessità” e “chiuso” avessero già la precedenza.
I palloni comunque abbondavano.
Dopo un po’ di riscaldamento, con l’obbiettivo di sentire lo splendido “ciuufff” della retina, un bel 3 contro 3 fino ai 30 punti.
La mia squadra ha perso di 4 ma mi sono divertito e, come sempre accade, ho smesso di pensare a tutto il resto. È un gioco che mi piace veramente tanto.

Keith continua a suonare il piano, la palla è ancora da gonfiare e dovrei andare a dormire ma ho deciso di aspettare ancora un po’.

 
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Commenti al Post:
ridicolaleggerezza
ridicolaleggerezza il 18/05/07 alle 01:13 via WEB
non hai aspettato abbastanza ;P capisco che è una specie di diario e non c'è nessuna pretesa nascosta..ma mi sono vista tra i bambini a guardare lo spettacolo, al campo a giocare, e vicino giulia mentre la salutavi. notte, ridicola.
(Rispondi)
 
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