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AREA PERSONALE
Il sogno
Se il sonno fosse (c'è chi dice) una
tregua, un puro riposo della mente,
perché, se ti si desta bruscamente,
senti che t'han rubato una fortuna?
Perché è triste levarsi presto? L'ora
ci deruba d'un dono inconcepibile,
intimo al punto da esser traducibile
solo in sopore, che la veglia dora
di sogni, forse pallidi riflessi
interrotti dei tesori dell'ombra,
d'un mondo intemporale, senza nome,
che il giorno deforma nei suoi specchi.
Chi sarai questa notte nell'oscuro
sonno, dall'altra parte del tuo muro?
JORGE LUIS BORGES
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Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui, Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io:
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti: E' festa: la tua vita è in tavola.
Di Derek Walcott Citato nel Film "La Febbre"
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« VALZER CON BASHIR - Rico... | IL GIARDINO DEI LIMONI » |
Un film di Eran Riklis. Con Hiam Abbass, Doron Tavory, Ali Suliman, Tarik Kopty, Amos Lavi, Rona Lipaz-Michael, Amnon Wolf, Smadar Jaaron, Danny Leshman, Hili Yalon. Genere Drammatico, colore 106 minuti. - Produzione Israele, Germania, Francia 2008. - Distribuzione Teodora Film
A riprova che non esistono frontiere geografiche ma confini che passano all'interno di ogniuno di noi.... BELLISSIMO! (parafrasando Ungaretti)
http://www.youtube.com/watch?v=JvOY9tZo7B0# NOTE DI REGIA «La situazione del Medio Oriente è in continua evoluzione, anche se a pensarci bene questa affermazione non è del tutto vera… Speranza, ottimismo, pessimismo, nuovi orizzonti, rivoluzioni, un nuovo giorno, il futuro, il passato: sono parole usate in continuazione per descrivere la situazione di un luogo dove è accaduto di tutto. Gli alberi, in fondo, sono sempre stati là a testimoniare quello che l’uomo stava facendo e, anche se a questo territorio solitamente si associano gli ulivi, la nostra storia parla di alberi di limoni che diventano addirittura una minaccia alla sicurezza nazionale. Fatto abbastanza inusuale per dei limoni… Quando ho finito di girare La sposa siriana, ero convinto che il film esprimesse in maniera compiuta quello che mi stava accadendo intorno, così come lo potevo conoscere ed osservare in qualità di regista e cittadino israeliano. Poi, però, mi sono accorto che c’era ancora qualcosa da dire, e quando mi sono messo a scrivere Il giardino di limoni, ho pensato di dover compiere un ulteriore passo avanti nel descrivere tutta la follia del Medio Oriente, portando a conclusione un discorso iniziato fin dai miei primi film. So che potrebbe sembrare troppo ambizioso, ma non è così se si pensa che Il giardino di limoni è una storia semplice e racconta le vicende di persone che si ritrovano a combattere su questioni che potrebbero essere risolte più facilmente se solo ci si ascoltasse l’un l’altro. Quindi, il tema centrale diventa la nascita di una solidarietà tra le due donne protagoniste, Salma e Mira. Una solidarietà su due livelli, personale e insieme nazionale. Così come era successo per La sposa siriana e Cup Final, ho attinto dall’assurdo mix di dramma e ironia, tragedia e commedia, insomma da quel caos incredibile di luci e ombre che contraddistingue la storia di israeliani e palestinesi».
INTERVISTA CON ERAN RIKLIS Da dove ha tratto l’idea per Il giardino di limoni? Dopo il successo di La sposa siriana, volevo due cose: innanzitutto era mia intenzione lavorare ancora con Hiam Abbas, stavolta con un ruolo da protagonista, e poi ero deciso a affrontare la situazione del Medio Oriente molto da vicino: avrei raccontato della situazione esplosiva tra Israele e Palestina. Così ho iniziato a cercare, finché mi sono imbattuto in diversi processi di palestinesi contro lo Stato di Israele. Mi è sembrato molto interessante che i Palestinesi possano presentarsi davanti alla Corte Suprema Israeliana: evidentemente il sistema giudiziario israeliano funziona. Tutto sommato c’è un diffuso senso di ingiustizia, a causa dei tanti anni di occupazione. Il giardino di limoni è simile ad altre storie già accadute e che potrebbero ripetersi in futuro.
È un film politico? Film politico per me è una definizione superata. Tutto oramai è “politico”, e qualunque cosa venga pronunciata, fatta o semplicemente pensata ha comunque un impatto politico. Ogni decisione presa dai politici ha un effetto immediato sulla gente soprattutto in questi territori, ma anche se vivi a Parigi, New York, Berlino. Il giardino di limoni non è “politico”, parla di gente intrappolata nei lacci della politica. Il ministro, sua moglie, l’avvocato, tutti intrappolati tra le loro vite e la situazione pubblica. Non è politico perché non impone nessun giudizio: racconta una storia, parla di emozioni, e, malgrado si muova su uno scenario esplosivo, volevo che fosse qualcosa di accessibile al pubblico di tutto il mondo. Com’è stato lavorare con gli attori e il resto della troupe? Rainer Klausmann è un fenomenale direttore della fotografia, oltre che una persona stupenda. Il giardino di limoni rappresenta la nostra prima collaborazione e c’è stata da subito una grande intesa. Rainer è svizzero e ha portato con sé i tre membri tedeschi della troupe. Anche due produttori del film sono tedeschi, mentre un altro è francese, e Suha Arraf, che ha lavorato alla sceneggiatura, è israeliano-palestinese. Gli attori, d’altra parte, sono israeliani, palestinesi e israelo-palestinesi. Tutte queste persone di origine diversa volevano una cosa sola: che questo film funzionasse. Per quanto riguarda gli attori, Hiam è stata come una parte di me (e spero anch’io di lei!). Attori e regista devono lavorare in perfetta sintonia e raggiungere un livello di intensità e sincerità che renda credibili le situazioni del film. Tutti gli attori sono stati eccezionali in questo. In conclusione: Il giardino di limoni potrà cambiare il mondo? Certo, non credi? Ma, come dice la canzone nei titoli, “i limoni sono belli, ma non si possono mangiare”… Insomma, spero di aver contribuito a mostrare un certo tipo di realtà, magari rompendo alcuni stereotipi efornendo nuovi spunti per riflettere.
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Non dire che hai abbandonato il sogno.
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Non dire che hai abbandonato il sogno.
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Asakusa Kid, Takeshi Kitano
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