Creato da nuovomondo3 il 05/12/2010
"E' tempo di pensare al Nuovo Mondo." Questo blog nasce con l’intento di mettere a disposizione della rete l’abc dell’Insegnamento, spesso definito anche con il termine “Saggezza Eterna”. Chi scrive è poco più che un modesto studente. Dunque, nessuna pretesa di presunta autorità da parte mia, ma certamente la genuina offerta di ciò che per me ha rappresentato e rappresenta la base strutturale della mia stessa vita.

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« L'effetto farfallaKarma e visione della vita »

Karma ed espansione di coscienza

Post n°35 pubblicato il 06 Luglio 2011 da nuovomondo3
 

“Alcuni spiriti sono del tutto soggetti al karma, il che vuol dire che la conoscenza dello spirito è minima in loro, e il karma resta la sola possibilità di evoluzione.” (Serie dell’Agni Yoga, Illuminazione, 258)

 

Ho più volte sottolineato come il karma sia la Legge che regola il rapporto esistente tra le azioni (cause) e le reazioni (effetti) che da esse derivano.

In questo post voglio enfatizzare il fatto che per alcune coscienze (i cosiddetti spiriti citati nel brano proposto in apertura) tale rapporto è del tutto inesistente o parzialmente evidente, e ciò in base al livello di consapevolezza di sé da esse raggiunto.

Infatti, se è possibile affermare che in alcuni esseri umani esiste la consapevolezza (più o meno ampia) delle proprie azioni e, dunque, la capacità di comprendere che da esse deriveranno delle reazioni, non può dirsi lo stesso per altri, che al contrario non si rendono bene conto di quanto fanno e, al tempo stesso, non sono in grado di collegare ciò che capita loro a quanto da loro stessi causato in un tempo vicino o lontano.

Ma, come ammonisce l’Insegnamento, non si deve mai giudicare il prossimo; e, in questo caso specifico, ci sono due buoni motivi per non farlo. Il primo è che ogni singola coscienza umana percorre il medesimo sentiero evolutivo, le cui tappe sono ben delineate, con la sola differenza che ciascuna di esse raggiunge la meta finale con tempi suoi propri. Il secondo motivo è che il metodo con cui la coscienza si espande e conquista nuovi orizzonti di consapevolezza è ben sintetizzato nel proverbio “Sbagliando s’impara”!

Per comprendere questo pensiero, possiamo ancora una volta servirci di un esempio.

È cosa risaputa che ogni bambino acquisisce esperienza proprio commettendo degli errori che, appunto perché si tratta di un bambino, almeno nei primi anni sono quasi del tutto accidentali. Se compie un gesto che gli procura dolore – sia fisico che interiore – o da cui ricava una punizione, allora avrà fatto esperienza di quell’aspetto e, la volta successiva in cui dovesse trovarsi in una medesima situazione, potrebbe (o dovrebbe) essere portato a prevedere che facendo quella tal cosa ne potrebbe conseguire quella tal reazione. Mano a mano che il bimbo cresce, la somma delle esperienze maturate gli permette di capire sempre meglio cosa è preferibile fare e cosa, al contrario, è bene evitare!

Lo stesso è per la coscienza. Vita dopo vita si acquisiscono gli elementi utili per scegliere in modo sempre più consapevole tra la miriade di opportunità che si presentano lungo la via.

 

Si potrebbe chiedere in base a che cosa sia giusto stabilire la bontà di una scelta rispetto ad un’altra, domanda che merita una breve parentesi.

Ebbene, qui entriamo nel campo della fede. Per chi è portato a credere nella reincarnazione, la risposta è quanto meno semplice: compiendo le scelte giuste e, dunque, non sovraccaricando il karma, si favoriscono la propria evoluzione e, di conseguenza, la propria liberazione da quella che il buddismo definisce la ruota del Samsara, o delle rinascite.

Per chi, invece, crede in un possibile eterno paradiso futuro, la risposta è altrettanto semplice: vivendo in modo retto, seguendo i dettami dei precetti che stanno alla base della religione cui si aderisce, permette di essere ammessi… in paradiso, per l’appunto.

La risposta potrebbe sembrare un po’ più difficile per quanti ritengono di non credere in nulla di tutto ciò. Ma per tali esseri umani – e anche per molti di coloro appartenenti alle prime due categorie – esistono comunque leggi morali (quasi mai in contrasto con quelle spirituali), che permettono di scegliere seguendo una strada (il cosiddetto bene) piuttosto che un’altra (il cosiddetto male).

Si può dunque concludere che ciascuna coscienza individua il proprio metro di valutazione, in base al quale agisce nel quotidiano, avanzando lungo il sentiero che conduce alla liberazione nella maniera che le è più congeniale. Naturalmente, è del tutto plausibile che, con il susseguirsi delle incarnazioni, la coscienza passi da una ad un’altra modalità.

 

Un altro argomento degno di nota è quello dell’intenzione, in modo particolare dell’influsso che essa ha sul karma.

Quando si parla di intenzione ci si riferisce in modo precipuo all’obiettivo verso cui tende il nostro operato, cioè il perché ci comportiamo in un dato modo; in secondo luogo, con l’intenzione si indica la pulsione emotiva che sottostà alle nostre azioni, il sentimento – sia esso costruttivo o distruttivo – che le anima, che dona loro energia.

Detto questo, possiamo domandarci: quando si compie un’azione, si ha veramente l’intenzione di danneggiare o beneficare il prossimo? O noi stessi? È un aspetto importante da considerare, giacché determina la natura ed il peso della reazione stessa, nonché il suo protrarsi e/o reiterarsi nel tempo.

A tal proposito, non vanno dimenticate le parole pronunciate dal Maestro Gesù, allorché pregò il Padre di perdonare i suoi carnefici, poiché non sapevano cosa stavano facendo!

È un principio che, peraltro, è riconosciuto anche dalle leggi degli uomini, allorché ci si pone il problema di valutare la volontarietà o meno di un gesto che abbia condotto ad un furto o ad un omicidio, nonché le condizioni in cui esso è maturato.

Tornando ad un esempio, è più che naturale che non si possa dare lo stesso rilievo al gesto di un bimbo che, ancora incerto sulle proprie gambe, urti un vaso e lo faccia cadere, mandandolo in mille pezzi, rispetto a quello di un altro che, in possesso di maggiori capacità, lo getti a terra a bella posta, per ripicca nei confronti dei genitori o per semplice capriccio.

Infatti, rispetto al secondo, il primo bambino è privo dell’intenzione di nuocere, anzi non ha nemmeno la consapevolezza del danno che ha (involontariamente) compiuto. Che è poi lo stesso che si può dire delle coscienze in cui “la conoscenza dello spirito è minima” rispetto agli eventi della vita. Ancora una volta, possiamo affermare che, in entrambi i casi, sbagliando s’impara!

 

Per completare questo ragionamento, e concludere la questione qui proposta, possiamo concludere che quanto minore è l’espansione della coscienza di un essere umano, tanto maggiore è la dipendenza di questi dal karma, del quale subisce gli effetti quasi senza rendersene conto, incolpando spesso il fato o la cattiva sorte per quanto gli accade. Al contrario, maggiore l’espansione della coscienza, maggiore il controllo sul karma e la comprensione che l’essere umano ne ha.

L’Insegnamento ammonisce circa il fatto che ad una conoscenza più ampia corrisponde sempre una responsabilità maggiore: anche nel caso del karma, tale principio trova conferma.

Pensieri di luce.

 
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