Creato da ParticuLaura il 15/06/2008

Una vita a caso

brandelli d'identita'

 

 

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sordo grido d'acciaio

Post n°23 pubblicato il 05 Settembre 2008 da ParticuLaura
 

La sua voce stridula risuona tra le pareti spente di questo palazzo. Non c’è muro che tenga. Tutto sembra trasparente, superfluo, inconsistente di fronte alla disperata richiesta d’aiuto. Pochi metri ci separano. Dieci centimetri di cemento. Un pavimento ingiallito. Solo il gelido suono di quei lamenti, neanche una frase esce da quella bocca. Solo lamenti. Lamenti inzuppati di odore di alcool. Non importa che cosa. Whisky, Cognac, birra, vino, vodka. Uno vale l’alto. la gola si corrode ad ogni sorso di più, implora pietà, implora un istante di respiro. Ma no. Il bicchiere si riempie e si svuota in meno di quindici secondi. E va giù. L’oblio va giù per l’esofago, raggiunge lo stomaco, pervade il fegato, l’intestino. Il corpo. E l’oblio lo vendono dappertutto. Anche nel supermercato dietro casa. Bastano pochi passi traballanti per raggiungere la mensola del negozio, dove l’oblio viene venduto in bottiglie di diversi colori. Questo, quest’altro. Anche quello. La mano tremante afferra il vecchio portafoglio di pelle marrone, un regalo che riporta a tempi trascorsi ormai. A quando era viva mamma. Con la sua morte poi, il buio totale. Il nulla. Nessun parente. Nessun figlio. Nessun marito o conoscente. Ed allora l’inutilità riprende vigore, s’insinua nelle viscere e pone là le sue prorompenti radici. Là, dove nemmeno il sole può più arrivare.
Una telefonata. E' lei. Tra un singhiozzo e l'altro, cerca di articolare qualche parola. Trova pretesti, scuse, anche solo per alzare la cornetta ed avere l'idea di voler bene a quacuno tanto da telefonargli. "Scusami cara...il numero del citofono...il codice per aprire il cancello..me lo sono dimenticato. Sai, devo uscire... senza il codice non posso rientrare dopo." Deve uscire. Con mezzo litro di cognac nello stomaco deve uscire. Con la vista annebbiata. Le mani tremanti. Deve uscire. Io le dico il codice, mentre gli occhi iniziano a riempirsi di lacrime. "19..00..32" "Come? Ah, grazie, grazie...se non ci fossi tu..." Non mi fa pena. Sento soltanto l'impulso di fare qualcosa. So che ogni telefonata è una scusa per scambiare due parole, so che oggi non uscirà di casa se non per comprare altre bottiglie di superalcolici, so che non vuole farsi curare, ma so anche che due mesi fa ha minacciato un'anziana del pianterreno con una pietra in mano. So che quella donna può essere pericolosa, purtroppo so che ha bisogno di contatto, di aiuto. Ma il ricovero non è obbligatorio. Deve essere lei a decidere di farsi curare, non posso prendere e portarla di peso in un centro di disintossicazione. Ma voglio fare qualcosa. Qualche tempo fa le ho telefonato. Per cinque giorni non ha fatto che chiamarmi in continuazione, suonare il campanello, aspettare che uscissi dal portone e fingere di incontrarmi per caso all'angolo della strada. MI ha reso la vita impossibile. Ma non posso accettare che lentamente si spenga giorno dopo giorno. Non so che cosa fare.
Scusate per questo sfogo personale. Del resto il blog è fatto apposta, no?

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Commenti al Post:
jeny.s
jeny.s il 08/09/08 alle 16:35 via WEB
COMPLIMENTI PER CIò CHE SCRIVI............BUONA GIORNATA....CIAO BACIO...................
 
pipitola
pipitola il 15/11/08 alle 10:34 via WEB
Laura, mi piace quello che scrivi e come lo scrivi. Questo racconto e' di una poesia unica per chi arriva a provare quello che racconti e a capire la sensibilita' che tu ci hai messo nel capire il problema Continuero' a leggerti perche' amo le persone che vanno oltre! Un sorriso
 
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"…Nel sogno ha tutto un’altra consistenza; l’astratto si fonde con ciò che non è, il vero ed il falso appaiono in un’unica indivisibile essenza, non esistono barriere o cime da scalare; ti guardi intorno e vedi il mare, poi ti volti di nuovo, e senti i tuoi piedi affondare dolcemente nel bianco della neve; ti volti ancora, e stavolta stenti a respirare, il naso schiacciato sul petto del tuo peggior nemico, con le sue braccia che affettuosamente ti avvolgono.

Ma quando sei lì devi solo sperare. Concentrarti, e sperare che il vento non cambi direzione. Ma poi è sempre così, se gli stai simpatico soffia dalla tua parte, e se invece non gli piaci si volta di scatto ed inizia a correrti incontro…"

 

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"...Chiuse gli occhi ed inspirò l’odore della vita. Quando li riaprì, fu talmente estasiata da quello che aveva sentito, che iniziò a fare aritmici respiri, sempre più veloci e profondi, per poter inspirare ancora una volta quella dolce aroma. Quando l’aria usciva dai suoi polmoni, sembrava che questa fosse così impaziente di ritornarvi dentro, tanto da non poter attendere un istante di più...."

 

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