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Post N° 267

Post n°267 pubblicato il 30 Maggio 2005 da occhjblu

Primo soccorso.

E ogni 3 anni eccomi al ripasso lezione primo soccorso.
Convocazione ore 9.15. Arrivo, sono la prima. Entro nell’aula e sembra di essere nel palazzo del ghiaccio di Asiago.. tanto è freddo.. Questi pazzi hanno messo l’aria condizionata a palla: fuori 30 gradi, dentro 15. (il primo soccorso dovranno farlo a me se non si spegne l’aria!).
Alla spicciolata arrivano tutti i partecipanti (non conosco nessuno) vado a cercarmi un posto e mi preparo a 4 ore di ronfaggio assoluto. Sfiga vuole che rimane libero un posto in prima fila “vabbè” mi dico “di solito le prime file sono meno sorvegliate, se ho l’occhio vitreo e poco attento non se ne accorge nessuno!” e invece no! La dottoressa che spiegava la lezione o aveva uno strabismo che la indirizzava sempre al mio posto oppure si era innamorata di me, tant’è che praticamente parlava guardandomi sempre. Per cui ho dovuto fare la scolara diligente e seguire attentamente (e anche con lo sguardo interessato) tutta la lezione. In effetti, dato che sono la responsabile primo soccorso del mio piano, la cosa non è poi così inutile.. anche se non credo che in un ufficio come il mio si potranno mai verificare intossicazioni da acidi (a meno che uno non annusi lo stick della colla) o una ustione di terzo grado.
Finita la prima parte di teoria si passa alla pratica.
Prima prova: stigmometro per misurare la pressione. Francamente di quanta pressione ho non me ne può fregare di meno, nè di quanta pressione hanno gli altri miei colleghi... e soprattutto mi chiedo che importanza possa avere sapere la pressione di chi si è sfracellato cadendo da una scala al 4° piano, o di qualcuno che è andato in autocombustione. L’aggeggio misura pressione pare invece abbia suscitato un enorme interesse nel resto del gruppo che due alla volta vicendevolmente si prestavano alla prova, scambiandosi nozioni su quanto uno fosse iperteso o avesse la pressione tanto bassa anche dopo 5 caffè.
Seconda prova: il manichino Anna. (chiamato Resuscit-Anne)
La dottoressa molto chiaramente e come se stesse spiegando a un gruppo di deficienti (il che non è era così tanto lontano dalla realtà) ci fa vedere come fare la respirazione artificiale e, nell’eventualità che il malcapitato fosse anche in arresto cardiaco, come praticare il massaggio al cuore. 2 respirazioni e 15 massaggi alternati per 4 volte: il risultato dell’operazione si vedeva in un display in cui si accendevano lucine verdi se avevi fatto tutto bene, ma se soffiavi troppo o mettevi troppa forza tanto da spaccare qualche costola si accendeva la luce rossa.
Ora tocca a noi.
Parte il primo, un omone di 1.90m, fa due respirazioni e Anna si gonfia stile omino della Michelin (dalla luce rossa risultava aria anche nelle dita dei piedi)...
Secondo gruppo: due ciccione 50enni.. si sono divise i compiti, una soffiava, l’altra massaggio cardiaco. Parte la prima soffia, soffia, soffia.. e niente.. non solo non si accendeva la lucetta verde dell’ok ma non si gonfiava nemmeno il torace.. alla fine il donnone è andato in iperventilazione, diventando paonazza (ed è stato il manichino mosso a compassione che le ha fatto la respirazione artificiale)..
Poi è la volta dell’altra in sovrappeso, ha caricato con tutto il corpo e ha cominciato il massaggio.. primi due colpi e ha crinato due costole... Anna si è alzata e se n’è andata (con tanto di mossa dell'ombrello!).
In sequenza si è proposta una signora in minigonna e tacchi a spillo... ha posizionato le mani per il massaggio cardiaco all’altezza dello stomaco.. invece di far rinvenire il malcapitato, avrebbe avuto la sorpresa di sapere cosa poteva aver mangiato a pranzo.. il che non è poco...

 Dopo questa giornata sono giunta a una conclusione...

....se dovessi sentirmi male, svenire, avere un collasso.. o altro di peggio.. lasciatemi morire... soffrirei di meno...

 
 
 
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