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GRAZIE DIO, PERCHÉ ERO CIECO E ORA CI VEDO

Post n°145 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da JayVincent


Dal vangelo secondo Malafede.
Io, che sono una persona che crede poco ai miracoli e tantomeno alle casualità che portano risultati continui, resto stupito ogni giorno di più.
È bastata una prevedibilissima debacle sul palcoscenico dei Campioni d’Europa e una sconfitta casalinga contro una Virtus Bologna più attrezzata e più in palla per scatenare critiche, anche feroci, sulle piazze virtuali.
Ma questo è il meno: il tifoso ha un comportamento schizofrenico, passa dall’esaltazione alla depressione, filtra le emozioni attraverso la non razionalità.
Chi invece dovrebbe prendersi la briga di guardare con gli occhi dell’obbiettività e – soprattutto – della competenza è il giornalista.
Riscontrare, argomentare, proporre, raccontare.
Invece, questa mattina, sul più importante quotidiano sportivo nazionale trovo una brillante disamina che afferma, tranchant come mai, come questa Milano non è una grande squadra.
Che Mike Hall è una schiappa assoluta (citazione: un lungo che non ha gioco spalle a canestro, sa solo tirare da 3 e lo fa con il 23%), che la coppia Vitali-Bulleri è foriera di problemi, dentro il campo e in infermeria.
E, last but not least, che i punti messi a referto fanno ridere.
Ecco, a me personalmente questo modo di fare informazione ripugna.
E mi domando dove fossero prima e dove sono ora questi presunti Pulitzer, che non si prendono né la briga di documentarsi, né quella di analizzare, né quella di dire la verità.
Perché che Milano fosse una grande squadra non l’ha detto mai nessuno, se non la stampa stessa, asservita al sensazionalismo, impegnata a disegnare l’equazione Armani, soldi, grandi nomi, vittorie immediate.
E pensare che Livio Proli lo disse ai quattro venti che si sarebbe iniziato con calma, senza fare passi più lunghi della gamba.
Dov’erano queste grandi sòle quando veniva tracciata la rotta di navigazione?
Quando mai qualcuno all’interno della Sala Trofei di via Caltanissetta ha pronunciato le parole ‘vincere subito’?
E ancora: Mike Hall sarà anche una schiappa assoluta, ma criticarlo ferocemente dopo la migliore prestazione in maglia Olimpia è puro esercizio di stile.
Magari noi lo sapevamo già che non ha una dimensione interna, magari lo sapeva anche Lucio Zanca, forse persino Piero Bucchi.
Sono capaci tutti di aprire il sito della Lega e guardare le percentuali di tiro: si potrebbe fare uno sforzo in più e aggiungere anche che, nella sua perimetralità, Mike Hall cattura 8 rimbalzi di media a partita.
Cifra che ne fa non solo il miglior rimbalzista della squadra, ma che rappresenta un apporto ben più solido di quello che era lecito attendersi da un’ala così esterna.
Perché se il basket va ragionato per luoghi comuni, uno come Brezec – centro purissimo da 216 centimetri – dovrebbe prenderne di 30 rimbalzi a partita; e invece caso vuole che ne abbia presi 7.
Di media? No, sette in tre partite.
Ma proseguiamo pure.
Perché ci sono altri due aspetti, messi in rilievo come illuminazioni divine, che appaiono piuttosto curiosi.
La valutazione sulla coppia Bulleri-Vitali è al limite della presa in giro: che Bulleri sia un giocatore fisicamente facile all’infortunio equivale a scrivere che l’acqua calda scotta.
Così come eviterei di lanciarsi in discorsi relativi alla chimica di squadra quando i tre giocatori che dovrebbero esserne cervello pensante non hanno fatto la preparazione estiva, in quanto esportati a giocare partite con la Nazionale.
Ma niente. È meglio fingere di non arrivarci (o non arrivarci davvero?) e completare il mosaico con l’ultima campitura di colore.
Vengono enumerati i punti segnati come fossero croci sulle ambizioni: il nostro amico giornalista appare realmente sconvolto nel constatare come l’Armani Jeans Milano abbia segnato 67, 68 e ancora 68 punti in Campionato, crollati addirittura a 64 nella Caporetto moscovita.
Insomma, forse si pensava che Hawkins avesse sempre il trentello in canna, oppure che Mordente, Rocca, Katelynas, Sangarè, Bulleri, Vitali o Ariel Filloy fossero al contempo realizzatori e grandi tiratori.
Insomma, che questa fosse una squadra condannata a segnare in modo proporzionale al proprio talento proprio non se ne era ancora accorto nessuno.
E magari ancora nessuno si è accorto che chi ha giocato contro di noi, a sua volta ne ha fatti pochini di punti.
La Virtus, costruita sul talento e sulle transizioni offensive, ne ha segnati 70. La Caserta tutta corri e tira, ne ha fatti altrettanti.
Per non parlare di Pesaro.
Ma no, di questo è meglio non accorgersi. Anzi, magari questo aspetto verrà celebrato in pompa magna quando vinceremo tre partite di fila, quando si stenderanno tappeti rossi alla grande intraprendenza di Giorgio Armani e al coraggio di Lucio Zanca nell’avere puntato su una squadra pochi fronzoli ma tanto sudore.
E attenzione: tutto questo fiorire di illuminismo viene dopo un capolavoro assoluto di Claudio Pea, nota voce del basket, che giunge a propinare una chicca di questo calibro:

(…) Comunque sia, Corbelli deve togliere il disturbo e regalare (o quasi) la squadra al 74enne stilista piacentino la cui ricchezza, valutata da Forbes, è di circa 4,5 miliardi di dollari: lo vuole il popolo delle scarpette rosse, lo strillono i media (dalla Gazza a Sky), lo esige la Banda Osiris che già pregusta di poter finalmente mettere le mani (in pasta) nella mitica società di via Caltanissetta (…). Il Lupo cattivo vende dunque per una pipa di tabacco l’Armani Jeans a Giorgio Armani che soltanto per mettere in mutande Beckham sui manifesti del suo Emporio ha scucito a David 28 milioni di euro. Evviva. Chissà quanti ne butterà via ora per riportare in auge la Milano del basket? Detto tra noi, pochi e rigorosamente mal spesi. Tralasciando il fatto che non è riuscito a trattenere il Gallo dalle uova d’oro, come ce l’aveva fatta invece Corbelli, e che al posto di Attilio Caja non è arrivato Ettore Messina, ma Piero Bucchi che è fuor di dubbio un bravo ragazzo, ma che senz’altro non vale più del mio amico pavese”.

Ecco, io tanta malafede, sciatteria, faziosità gratuita e falsità non ricordo di averle mai lette, in tempi recenti e in ambito sportivo.
Ma siamo al diamante grezzo pescato nella terra arida, una magnificenza tale per cui non vorrei aggiungere altro e lasciare brillare questa gemma nel sempiterno cielo dei capolavori.

In conclusione, grazie: grazie davvero a tutti coloro i quali ci stanno aprendo gli occhi, pensandoci ciechi, pensando che attendere significhi essere sciocchi.
Che aspettare significhi non vedere.
Grazie a chi, dopo tre giornate, ha in tasca la verità.
E a chi, scrivendo con fervore crescente quanto sia patetica questa squadra, si è dimenticato di sottolineare come la sconfitta di Caserta sia figlia di un fallo in attacco non fischiato.
Ma alle squadre che difendono non si può dare alibi.

 
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