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Vita dell'Istituto e rapporto con gli operatori (II parte)

Post n°68 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da geko1963
 

 

Il personale dell’Istituto

 

Si rivolga agli Agenti (e agli altri operatori penitenziari) usando il "lei"; loro sono tenuti a rispondere nello stesso modo ed a chiamarla con il suo cognome. Per regolamento non può conoscere i nomi del personale di Polizia Penitenziaria, quindi lo chiami con il grado che ha:

 

Agente (spallina senza gradi, o con una singola freccia rossa);

Assistente (spallina con due, o tre, frecce rosse);

Sovrintendente (spallina con una, o più, barre argentate);

Ispettore (spallina con uno, o più, pentagoni argentati);

Comandante (spallina con una barra e due pentagoni argentati).

i Vicedirettori;

i Funzionari dell’Area Pedagogica

lo Psicologo;

lo Psichiatra;

l’Assistente sociale;

gli Operatori del Ser.T.;

l’Assistente volontario;

gli Insegnanti;

il Cappellano;

il Dirigente sanitario;

i Medici.

 

Oltre al personale di Polizia Penitenziaria, nell’Istituto sono presenti altri operatori:

il Direttore;

Può chiedere di avere un colloquio con loro rivolgendo richiesta scritta (domandina) alla Direzione. L’Ordinamento Penitenziario le garantisce anche la possibilità di entrare in contatto con il Magistrato di Sorveglianza e con il Provveditore Regionale agli Istituti di Pena: può chiedere di essere sentito personalmente da loro, oppure può inviargli domande e reclami scritti. Se non ha il necessario per scrivere, l’Amministrazione è tenuta a fornirglielo. Può inviare anche una lettera in busta chiusa: sulla busta scriva in modo chiaro a chi la manda e, sul retro, il suo nome.

Le istanze per il trasferimento in un altro carcere devono essere rivolte, per il tramite dell’istituto:

al Provveditore Regionale agli Istituti di Pena, quando chiede di essere trasferito in un carcere dello stesso distretto (il Triveneto, trovandovi a Padova);

al Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, quando chiede il trasferimento in un carcere fuori dal distretto.

 

I colloqui, le telefonate e la posta

 

Le spettano sei colloqui visivi al mese, della durata di un’ora ciascuno, con familiari o conviventi. In casi particolari (per i quali deve specificare i motivi, in un’apposita richiesta da rivolgere al Direttore) i colloqui "possono" essere consentiti anche con altre persone. I colloqui possono durare anche più di un’ora: se non fa colloquio spesso, o se i suoi parenti vengono da lontano, può chiedere di riunire più ore, previste nel mese, in un solo colloquio.

Finché è imputato, l’autorizzazione ai colloqui viene concessa dal magistrato che procede; dopo il processo di primo grado, viene concessa dal Direttore.

Una volta alla settimana

può essere autorizzato a telefonare a familiari e conviventi, sempre dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione, che va chiesta:

al magistrato che sta procedendo nei suoi confronti, fino alla sentenza di primo grado;

al Magistrato di Sorveglianza, dopo la sentenza di primo grado e finché non sarà definitivo;

al Direttore dell’Istituto, quando è definitivo.

(La domanda va sempre presentata alla direzione dell’Istituto, che nel caso la trasmetterà a chi di competenza).

Anche se proviene da un altro carcere, dal quale già telefonava ai familiari, deve chiedere l’autorizzazione ad effettuare le telefonate in questo Istituto e dovrà attendere alcuni giorni, prima di ottenerla. Una volta ottenuta l’autorizzazione, può chiedere con una domandina di fare la telefonata, specificando il giorno e l’ora in cui vorrebbe effettuarla. Indichi nella domandina anche quale lingua utilizzerà durante la telefonata, se si tratta di lingua diversa dall’italiano.

I condannati per i reati previsti dal primo periodo del primo comma dell’art. 4bis O.P., hanno diritto solamente a quattro colloqui e a due telefonate ogni mese. In questi casi, se ha necessità di avere dei colloqui in più, può chiedere al Direttore dell’Istituto di concederglieli, specificando bene i motivi della sua richiesta (ad esempio per favorire il mantenimento dei rapporti con la famiglia).

Può ricevere, al massimo, quattro pacchi al mese, portati dalle persone ammesse ai colloqui o ricevuti per posta, contenenti generi alimentari, vestiario e lenzuola personali, per un peso complessivo di 20 Kg. Tenga presente che ogni plico postale, contenente qualsiasi oggetto (diverso dal materiale didattico), le verrà contato come pacco.

Può ricevere libri (non con copertina rigida), riviste e altro materiale didattico anche in eccesso al peso previsto. Abiti e scarpe imbottiti potrebbero non esserle consegnati, perché di difficile controllo, o perché non consentiti.

Può inoltrare e ricevere posta, senza limitazioni. Sulle lettere deve sempre scrivere il suo nome e cognome. Il Magistrato può sottoporre la corrispondenza a censura; in questo caso, sarà avvertito preventivamente e le lettere, in arrivo e in partenza, porteranno il visto della censura. (Se è sottoposto a censura, imbuchi la busta senza incollarla).

 

La spesa

 

In matricola le hanno ritirato il denaro: presto le verrà consegnato un "libretto" di conto corrente, sul quale è scritta la somma di cui dispone e che verrà aggiornato con tutti i successivi carichi e scarichi. Il denaro lo può ricevere tramite vaglia postale o deposito in portineria. È vietato ricevere soldi tramite la corrispondenza.

Oltre ai tre pasti, che le vengono forniti dall’Amministrazione, può acquistare altri generi alimentari e cucinarli (purché siano di facile cottura) con un fornello a gas, tipo camping, anch’esso in vendita al sopravvitto. I detenuti di religione islamica possono chiedere, con apposita domandina, di avere il "vitto musulmano".

Può acquistare tutti i prodotti (alimentari, detersivi, cartoleria, sigarette, etc.) che sono specificati sulla lista presente in ogni sezione. Se vuole altri prodotti, non compresi in questa lista, può chiederne l’acquisto tramite domandina, che solo in presenza di particolari motivi può essere autorizzata.

Può spendere, al massimo, 424 Euro al mese (106 Euro la settimana), per comperare tutti i prodotti inseriti nell’elenco della spesa, quelli tramite "domandina", per spedire telegrammi ed effettuare telefonate.

 

La "domandina"

 

La domandina è un modulo che le serve per chiedere alla direzione:

colloquio con il Direttore;

colloquio con il Comandante;

colloquio con il responsabile dell’Ufficio Comando;

colloquio con il responsabile dell’Ufficio Matricola (se ha problemi giuridici);

colloquio con il Direttore dell’Area Pedagogica;

colloquio con gli assistenti sociali del C.S.S.A. (se ha qualche problema all’esterno);

colloquio con gli operatori del Ser.T. (se è tossicodipendente);

colloquio con lo psicologo;

colloquio con il cappellano;

colloquio con gli assistenti volontari autorizzati;

l’acquisto di prodotti non compresi nell’elenco della spesa (Mod. 72);

un sussidio, se si trova senza soldi (consiste in prodotti per la pulizia, francobolli, etc.);

libri in prestito dalla biblioteca;

cambiamento di cella o di sezione;

ammissione a corsi scolastici e altre attività;

altro… (specifichi bene i motivi, scrivendo anche sul retro, se lo spazio non è sufficiente).

 

I moduli delle domandine può chiederli all’Agente in servizio nella sezione. Oltre alle domandine, sono disponibili altri moduli, con i quali può chiedere:

di effettuare le telefonate con i familiari e conviventi;

i benefici previsti dall’Ordinamento Penitenziario.

 

Tranne le domandine, che vanno imbucate nella cassetta della posta, tutte le richieste vanno presentate all’Ufficio Matricola: per andare alla matricola deve prenotarsi, dando il suo cognome all’Agente della sezione. Se vuole comunicare al Direttore, o al Comandante, delle esigenze o dei problemi particolari, può farlo inviandogli una lettera in busta chiusa (che non va affrancata).

 

 
 
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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