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Vita dell'istituto e rapporto con gli operatori (III parte)

Post n°69 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da geko1963
 

 

Le scuole, la formazione professionale, le attività culturali e sportive

 

Nell’Istituto vengono organizzati corsi scolastici e di formazione professionale, ma anche diverse attività culturali e sportive. Sono parte importante del "percorso" che gli operatori osservano, quindi se è ammesso a parteciparvi si impegni correttamente.

Queste attività possono anche agevolarla, se lei è straniero, nell’imparare meglio la lingua italiana, e le faranno apprendere informazioni e tecniche che le saranno molto utili quando tornerà libero: dall’uso dei computers, a competenze professionali di diverso tipo. Se porta a buon fine i corsi potrà conseguire attestati o diplomi scolastici e stabilire rapporti con operatori esterni, tutte opportunità che le renderanno più facile trovare un lavoro fuori dal carcere.

Per chiedere di essere iscritto ai corsi ed alle altre attività è sufficiente una domandina, ma tenga presente che verrà fatta una selezione (i posti disponibili, di solito, sono inferiori alle richieste) e che potrebbe anche rimanere escluso. Partecipare ai corsi e alle attività aiuta a vincere la monotonia della carcerazione, permette di conoscere gente nuova e di imparare cose utili. Attento quindi agli avvisi, che trova sulla porta della saletta: quando riguardano un’attività che le interessa faccia la domandina, scrivendo: "chiedo di partecipare al corso di..."

 

Il Centro di Servizio Sociale per Adulti (C.S.S.A.)

 

È un ufficio dell’Amministrazione penitenziaria, costituito da assistenti sociali, da un direttore di servizio sociale, da personale amministrativo di polizia penitenziaria. I compiti di tale servizio riguardano sia attività all’interno degli Istituti penitenziari che sul territorio. Il C.S.S.A., infatti, svolge sia per i detenuti che per le persone sottoposte a misura alternativa alla detenzione, un ruolo di collegamento, di tramite e di stimolo nei contatti con l’ambiente sociale (famigliare, lavorativo, dei servizi) di riferimento.

 

All’interno degli Istituti penitenziari

 

  1. Partecipazione all’attività di osservazione e trattamento dei detenuti, in collaborazione con gli altri operatori dell’istituto. In particolare, rispetto a questa attività, l’assistente sociale è chiamato a fornire informazioni sulla storia del detenuto e sull’ambiente sociale, famigliare da qui lo stesso proviene nel quale prevede di reinserirsi non appena possibile. L’attività di osservazione viene avviata in seguito alla segnalazione che la direzione dell’istituto trasmette al C.S.S.A.

  2. Interventi di segretariato, per particolari problematiche relative al rapporto con i familiari o con altri riferimenti esterni. Tali interventi vengono richiesti dal detenuto attraverso la "domandina" che, filtrata dall’Ufficio educatori, se inerente ad ambiti di competenza del C.S.S.A., viene trasmessa.

  3. Partecipazione alle attività interne all’Istituto tramite commissioni.

 

Sul territorio

 

  1. Indagini socio familiari, su richiesta del Tribunale di Sorveglianza, per la valutazione di istanze di misure alternative alla detenzione.

  2. Collaborazione con altri C.S.S.A.

 

Rispetto alle misure alternative della detenzione

 

  1. Affidamento in prova al Servizio Sociale: l’assistente sociale è incaricato di seguire l’andamento della misura, riferendo Magistrato di Sorveglianza ed attuando interventi di aiuto e di controllo.

  2. Semilibertà: l’assistente sociale riferisce alla direzione dell’Istituto sullo svolgimento della misura, mantenendo sempre la duplice funzione di assistenza e vigilanza.

  3. Altre misure alternative o Misure di Sicurezza: l’assistente sociale è un riferimento per problematiche legate reinserimento sociale.

 

Il servizio per le tossicodipendenze (Ser.T.)

 

Il Ser.T. si occupa di qualsiasi persona che si dichiari tossicodipendente sia da sostanze stupefacenti illegali che da alcool. Non è assolutamente necessario avere una residenza o essere già in cura presso un Ser.T. Se lei fa uso di sostanze stupefacenti o di alcol, lo dichiari al medico quando farà la prima visita, o appena ne avrà occasione, e varrà segnalato al Ser.T. Se lei è già in terapia con un Ser.T. lo dichiari e le verrà garantita la continuità della terapia in atto. Se non è mai stato ad un Ser.T., dopo un rapido esame, verrà adottata terapia più idonea alle sue necessità. Se necessita di contattare il Ser.T. può anche fare domanda al medico del presidio interno.

 

Cosa può chiedere al Ser.T.?

 

Contatti con il Ser.T. che la seguiva in libertà, o in un altro istituto;

Definizione di un programma definito idoneo per un’alternativa alla carcerazione;

Contatti con comunità terapeutiche e cooperative di lavoro;

Inserimento in gruppi di trattamento terapeutico;

Valutazioni ed eventuale sostegno psicologico.

 

L’Associazione Club Alcolisti in Trattamento (A.C.A.T.)

 

È un’Associazione di volontariato che opera in carcere dal 1992, con l’attivazione di Club degli alcolisti in trattamento (ACAT) all’interno dell’istituto. Gli ACAT lavorano secondo l’approccio ecologico - sociale (metodo Hudolin) ed aiutano la persona ad affrontare i problemi legati all’uso di alcol attraverso il confronto e la condivisione, in un contesto di gruppo, dove si esprime solidarietà ed amicizia. Il raggiungimento dell’astinenza permette di lavorare sul cambiamento dello stile di vita e di affrontare in termini progettuali il proprio futuro. In ogni ACAT è presente un servitore-insegnante. Gli incontri avvengono una volta alla settimana, per una durata di un’ora e mezza.

Per partecipare all'ACAT basta richiederlo attraverso la "domandina", dopodiché verrà fatto un colloquio di valutazione della richiesta che verranno date le indicazioni successive. Chi ritiene di avere problemi legati all’uso di bevande alcoliche e di volerli affrontare, può parlarne con i volontari o gli educatori, o ancora con il proprio psicologo e da tutti potrà ricevere le informazioni necessarie. È possibile comunque richiedere informazioni ad Aldo Agus.

 
 
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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