Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

 

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Idrocianato di tritossido di ferro...

Post n°101 pubblicato il 26 Aprile 2011 da paoloalbert

Dopo le quattro puntate precedenti, non val la pena di rilassarsi un pochino leggendo un paio di paginette dell'Ambrosioni, come quando si va in bagno e si cerca qualche lettura di poco impegno?
(Chi non sapesse cos'è l'Ambrosioni, faccia finta di essere al vecchio gioco dell'oca, e faccia un salto indietro fino al post n.48...).

Aperto a caso il libro, è capitata la pagina dell'Azzurro di Berlino: è talmente bello questo profondissimo blù, che mi piace trascrivere integralmente tutto il breve paragrafo; per gli amanti della storia sarà una lettura amena che si presterà poi ad una riflessione:

per ora vai Felice Ambrosioni, rivivi per un attimo e parlaci con le tue parole dell'...

                                AZZURRO DI BERLINO

Ambrosioni blù

 

-L'azzurro di Berlino conosciuto in commercio altresì coi nomi di bleu, ossia azzurro Prusso, e dai Chimici Idrocianato di tritossido di ferro, trae il suo nome dalla città, ove per la prima volta è stato inventato, e fabbricato.
Dobbiamo ad uno speziale di quella capitale la sua scoperta nel 1704.
Il suo metodo di prepararlo restò occulto sino nel 1724 epoca per cui finì il suo mistero, perchè alcuni chimici incominciarono a parlare di questa sostanza, quindi vennero perfezionati i metodi, e diffusi in molte parti dell'Europa.
In Francia, ed altrove il modo di fabbricarlo in grande è il seguente.
Entro fornelli a riverbero, ed in grandi crogiuoli di ferro coperti di un cappello fatto a cono, ed aperto nella parte superiore si fanno abbruciare parti eguali di potassa, e di raschiatura di corna, o d'ugne d'animali; per l'ordinario si servono del sangue.
Allorachè dal condotto superiore non sorte più fumo, nè fiamma, spingono il fuoco al punto d'arroventire, e ridurre la massa in una specie di pasta.
Raffreddato il tutto estraggono la suddescritta massa, e la sciolgono in grandi tini con sufficiente quantità d'acqua.
Col riposo, e colla filtrazione rischiarano la soluzione che si pone in altri recipienti.
Separatamente poi sciolgono due, e sino a quattro parti di allume di rocca, ed una di vetriolo verde del commercio in conveniente quantità d'acqua, quindi la gettano a poco a poco nella prima soluzione sino a tanto che cessi d'intorbidarsi.
L'azzurro che si compone mediante quest'unione si deposita in fondo dei tini sotto forma d'un precipitato di colore oscuro nerastro.
L'acqua che sopranuota al deposito suddetto allorchè si è rischiarata si estrae lentamente, ed altrettanta se ne aggiunge limpida e pura, e così ripetutamente sino a tanto che l'azzurro sia passato dal colore scuro nerastro al fosco verde, quindi al turchiniccio, finalmente al blù pieno.
Questo passaggio di colori succede nel decorso di 20 a 24 giorni di lavature.
L'azzurro in allora si raccoglie sulle tele, si fa seccare, e si destina al commercio in pezzetti e frantumi irregolari d'un colore turchino più o meno carico.
D'esso non ha odore alcuno, nè sapore, ed il suo colore è più o men carico in dipendenza forse della quantità dell'allume che s'impiega nell'operazione, perchè quanto è minore la dose di questo sale, tanto più marcato è il suo colore.
L'azzurro viene dai Droghieri misto alcune volte colla polvere di tornasole; si scopre l'inganno con l'acido solforico, ossia olio di vetriolo allungato, il quale non altera il suo colore se è puro e lo fa passare al rosso ceruleo se è unito alla predetta sostanza.
Sono estesi gli usi del bleu di Prussia.
I fabbricanti di tappezzerie di carta ne consumano in quantità, i tintori danno il celeste raymon alle stoffe di seta, ed i pittori per dipingere ad olio; finalmente nei laboratorj chimici si prepara l'acido prussico.
                                           _______

La procedura descritta dall'Ambrosioni merita secondo me un approfondimento critico (dal punto di vista meramente chimico) che val la pena di esporre: è quello che farò la prossima volta.

 
 
 
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