Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

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Cannelli ferruminatori in azione!

Post n°134 pubblicato il 11 Ottobre 2011 da paoloalbert

In occasione del post sui ricordi di scuola ho accennato all'impiego del cannello ferruminatorio; naturalmente si parla a proposito di quegli studenti di chimica che, come me, frequentavano qualche anno fa laboratori dove ancora nessun "apparecchio con la spina" aveva preso piede.
A dir il vero non è proprio corretto, perchè qualcosa con la spina c'era: nel laboratorio di chimica-fisica ricordo due inavvicinabili, orgogliosi e "modernissimi" piaccametri elettronici della Beckmann... a valvole naturalmente!
E poi, siamo sinceri, anche la centrifuga non aveva forse la spina per il suo bravo motore elettrico?

I piaccametri li ricordo benissimo perchè, per me che ero stralunato anche nei riguardi dell'elettronica, avevano come indicatore la valvola 6E5GT, uno di quegli "occhi magici" delle antiche radio, con un iride luminescente verde che si apriva e chiudeva secondo l'intensità del segnale, nel caso specifico secondo le indicazioni della sonda al calomelano.
Bella valvola la 6E5, poi sostituita dalla EM81 "a sipario" e ancora dopo dalla EM84 "a doppia striscia" e dalla DM71 "a punto esclamativo" nei registratori Geloso...
Ma dove sono andato a finire? Mi sono messo a divagare sugli occhi magici, torniamo ai cannelli!

L'amico Simone mi ha chiesto come si usavano: ecco come.

Le riduzioni sul carbone al cannello ferruminatorio facevano parte dei cosiddetti "saggi preliminari" di una analisi inorganica. Ognuno di noi aveva a disposizione (comprandolo, è chiaro!) un bel blocchetto di carbone di legno di tiglio, una specie di mattoncino resistente lungo un palmo.
Si praticava in un punto una fossetta nella quale si mescolava una piccola quantità della sostanza da analizzare assieme al doppio di soda anidra (Na2CO3) e con l'ausilio del bunsen e del cannello si scaldava nella fiamma riducente luminosa.

Il cannello ferruminatorio non era altro che un tubicino di ottone lungo una trentina di centimetri, rastremato in più sezioni e con la punta piegata a L; soffiando nella parte di maggior diametro, si poteva dirigere il dardo concentrato dove si voleva.
[Se mai riuscirò a ritrovare il mio, metto una foto a tutto blog!]

Essendo il carbone poroso, le sostanze facilmente fusibili come gli alcali sono assorbite, e le altre trasformate prima in carbonati, poi in ossidi e per ulteriore riduzione in metallo.
Così per esempio il Cu, Pb, Fe, Ni, Co, Sn... originano un globuletto o laminette metalliche visibili con un po' di attenzione.

Metalli volatili come Zn, Cd, As, si ossidano comunque e danno un'aureola caratteristica nella direzione opposta a cui si soffia: gialla a caldo e bianca a freddo per lo zinco, marrone per il cadmio, bianca e volatile per l'arsenico (oltre all'odore agliaceo).
Piombo, bismuto e stagno, danno sia il globuletto sia l'aureola.
I metalli alcalino terrosi danno ossidi bianchi fortemente splendenti alla fiamma ossidante ad alta temperatura, mentre borati e fosfati formano una massa vetrosa.

Si possono riconoscere al carbone anche alcuni sali, per esempio i nitriti, nitrati, clorati, che riscaldati producono microscopiche "deflagrazioni" e certi altri (NaCl per es.) che producono "crepitazione".
Tutto a discrezione della bravura dell'operatore, che spaziava naturalmente da chi "vedeva sempre tutto" a chi "non vedeva mai un c..."

Naturalmente dopo un po' di tempo il mattoncino di tiglio era tutto bruciacchiato e pieno di aloni e residui di ogni tipo e andava cambiato... ma nel frattempo l'anno scolastico volgeva al terzo trimestre e si passava magari a qualcosa di più "tecnologico", magari andando nel divertentissimo (almeno per me!) Laboratorio di Chimica Organica, al quale ancora oggi assegno con onore le iniziali maiuscole.

Tutto molto empirico vero? Certo, molto empirico se vogliamo, ma anche molto divertente!
Poteva essere un lunedì mattina? Due ore alla ricerca di anioni e cationi, e...
...martedì pomeriggio? Tre ore di laboratorio di organica --> che puzze, ma che spasso ragazzi!

 

 
 
 
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