Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

 

« Tutta colpa delle macchie solariSintesi del Propionato d... »

Il fascino dell'attenuazione

Post n°196 pubblicato il 01 Settembre 2012 da paoloalbert
Foto di paoloalbert

Per continuare il discorso dell'altra volta, dovrei adesso parlare della propagazione delle radioonde.
Naturalmente mi guarderò bene dal farlo, rimandando alle trattazioni che si possono trovare in rete senza alcuna difficoltà.
Solo come cenno indispensabile, dirò che la chiave del problema (mi riferisco specificamente a collegamenti a lunga distanza in onde corte) è che l'onda emessa da un trasmettitore deve "rimbalzare" più volte sugli strati ionizzati dell'alta atmosfera (i principali sono chiamati F1 ed F2) che circondano la terra, come se il pianeta fosse avvolto da più superficie sferiche a specchio sulle quali l'onda in arrivo si riflette verso terra, poi da questa ancora verso la ionosfera, poi ancora verso terra... e così via a salti multipli fino a giungere a destinazione, magari a 15 mila Km di distanza.
Si capisce che in tutta questa serie di rimbalzi lungo "specchi" così evanescenti e quasi del tutto inefficienti l'attenuazione del segnale, già debole in partenza, è a dir poco enorme (le potenze negative del dieci si sprecano!).
 
Chi genera questi strati ionizzati che circondano la terra a mo' di specchio per le radioonde? Il sole, of course!
 
Ecco quindi che la propagazione in onde corte è fortemente influenzata dall'illuminazione solare nelle zone di trasmissione-ricezione a seconda della loro reciproca posizione geografica, delle sue variazioni giornaliere, stagionali e periodiche, e tutto in funzione della frequenza di lavoro.
Fra le variazioni cicliche che interessano pesantemente le comunicazioni a grande distanza ve n'è una a lungo periodo, molto importante e spettacolare, ed è il ciclo undecennale del sole.
Tale variazione dipende quasi direttamente dal livello di attività delle macchie solari (in pratica dal loro numero) che risulta presentarsi con buona regolarità ogni undici anni circa.
L'attività solare segue quindi una specie di sinusoide con massimi e minimi secondo quel periodo, e con tutte le relative fasi intermedie.
Ometto naturalmente anche la genesi e l'influsso che hanno le macchie sulla ionizzazione degli strati dell'alta atmosfera; basti qui sapere che esiste una correlazione forte tra questi due elementi.
 
In questo periodo siamo verso il massimo del ciclo, con mediamente un centinaio di macchie (il numero è molto variabile a breve periodo), che comporta quindi delle buone possibilità di collegamenti molto lontani, indipendentemente da tutti gli altri parametri che il collegamento stesso comporta.
Non è detto infatti che un collegamento tra due stazioni sia fattibile solo perchè lo è teoricamente: nel caso radioamatoriale vi è in mezzo il fondamentale imprevisto "umano".
Se una stazione è "rara" (nel senso che in quel posto vi sono pochissimi o quasi nessun operatore) quando essa diviene attiva il collegamento diventa di per sè difficilissimo perchè per una sola stazione target vi sono innumerevoli stazioni "cacciatrici" che tentano contemporaneamente di collegarla... ed il mondo è grande!

Faccio un esempio semplice: dall'Italia è banale per un DX'er collegare una stazione alle Azzorre (non dico che sia come parlare al telefono, ma dopo tutto sono "solo" 3300 Km...), mentre è MOLTO difficile collegare diciamo l'isola Jan Mayen, anche se è un po' più vicina (3100 Km); questo semplicemente perchè in quest'isola sperduta nel mare artico non ci sono quasi mai operatori, e quando ci sono il loro contatto deve realizzarsi facendoci strada col nostro segnalino in mezzo ad una vera giungla di segnali radio di tutte le potenze e di tutte le provenienze, sincronizzando la giusta frequenza con il giusto orario di "apertura" della propagazione!
Se poi la distanza diventa transoceanica...
 
Ecco che il DX diventa equivalente ad un vero sport con tantissimi partecipanti e molte variabili; non ha un fine pratico (parlare di qualcosa con qualcuno) ma solo quello di riuscire a fare il collegamento in sè stesso (che è sempre molto breve), per dimostrare che "si può arrivare fin là" anche con mezzi limitati, senza ripetitori, senza Internet, senza satelliti... ma solo applicando quello che c'è da sapere sulla propagazione e naturalmente con quel po' di "manico" che è indispensabile in tutti gli sport.
Come salire su una vetta NON con l'elicottero, ma portando nello zaino tutto ciò che serve.
 
Per chi scrive, il fascino di un collegamento radio DX sta proprio nella consapevolezza di questa pazzesca attenuazione del segnale e della possibilità di decodifica da parte del ricevente nonostante tutto.

Io emetto dall'antenna 100 W di radiofrequenza, cioè la potenza di una misera lampadina, e so che questi si irradiano "dovunque" (semplificando) nello spazio secondo una sfera tridimensionale immaginaria e si attenuano col quadrato della distanza.
Che potenza avrà il mio segnale a 12 mila Km di distanza in una zona puntiforme? Meno di zero, vien da dire...
 
Eppure, soprattutto per grazia delle macchie solari che negli anni precedenti mancavano, questa potenza infinitesima viene incredibilmente rivelata e decodificata...
 
Spero di aver spiegato cos'è un DX e perchè, nella calda estate del 2012, ho fatto poca chimica.

 

Antenna

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

ULTIME VISITE AL BLOG

p_noragigrobrossigiulianoRamses670amorino11matteo_amatomaurograndi0loretolollosyamam12ps12virgola_dfmisonorottoqualcosajasssminebree121diegovan83
 
 

I MIEI LINK PREFERITI

AREA PERSONALE

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963