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CHIMICA sperimentale

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Lo STAGNO secondo Biringuccio - Prima parte

Post n°394 pubblicato il 11 Febbraio 2018 da paoloalbert
Foto di paoloalbert

Ho già avuto occasione di parlare in passato di Vannoccio Biringuccio e del suo celebre libro "De la pirotechnia" (link)
Si trattava allora di alcune mie considerazioni circa il salnitro, alle quali avevo fatto poi seguire le ponderose riflessioni cinquecentesche di Vannoccio sulla antica preparazione di questo sale, fondamentalissimo per chichessia volesse in quei tempi guerreggiare.
Oggi mi sono riletto pazientemente (è proprio il caso di dire!) un altro brano della Pirotechnia, che tratta stavolta dello stagno.
Biringuccio era un campione in tema di miniere e minerali, e ne ripropongo qui un brano per quei temerari lettori che avessero il coraggio di affrontare un testo di non proprio semplice lettura per i termini ed il linguaggio.
Spesso i periodi sono quanto mai lunghi e contorti e soprattutto manca la razionalità nella punteggiatura (secondo il nostro punto di vista, naturalmente).

Ho tenuto comunque il testo il più fedele possibile all'originale, concedendomi solo qualche minimo espediente per facilitare un po' la lettura: ho messo soprattutto gli apostrofi e sistemati gli spazi fra le parole; qualche altra intromissione è del tutto irrilevante.
Notare, nell'italiano del tempo, la frequente presenza della "acca" dopo la "c": anchora per ancora, mescholato per mescolato, biancho per bianco, ecc.
Divido il capitolo in due parti, per non perdere per strada anche il lettore temerario di cui sopra: meglio poche righe e arrivare fino in fondo che piantar lì tutto perchè la fine del discorso si vede troppo lontana.

LO STAGNO (siamo nel 1540)

Chi sol con l'aspetto degli occhi pigliasse causa di considerare lo stagno e la sua bianchezza, al certo argento purissimo crederebbe chel fusse, over cosa che molto a la sua natura s'accosta.
E tanto più quanto maneggiandolo fusse trovato esser metallo di più durezza chel piombo con il quale si può dire che habbi maggior e più accostante somiglianza.
Ma chi con la vera isperientia il ricercha cognosce che men di lui nissuno degli altri metalli e che se li confaccia, atteso che l'argento si mescola con ogni metallo, e così loro, che se unificano insieme l'un con l'altro, e così gli altri anchora, e da colori in fuore pocho alterano le loro nature.
Ma questo dove el si trova non altrimenti che un veleno possente li avvelena e corrompe.
Et questo non solo il fa con gran quantità di lui, ma con ogni picchola, anzi basta all'argento e l'oro, l'odore solo dove lui sia stato fuso, e così ancho al ferro, e al rame facendoli frangibili, e così quanto con maggior quantità in qual dessi si trova tanto maggiormante fa gli effetti sui.
Questi speculatori delle cause naturali dicano tal cosa procedere dalla sua molta aquosità suttile e mal decotta, e quasi simile a quella dell'argento vivo con la quale mediante la sua suttilità che con essi si congiunge, le infunde in quella materia untuosa e viscosa che fa i metalli flessibili e gli snerva e corrompe di tal forte che quasi li converte in un'altra natura dal piombo in fuore, il quale anchora che s'alteri non si vede che in lui operi tanto per haver con esso quasi un consimile e proportionata convenientia di natura per il chè dal alchimici è chiamato piombo biancho.
Et come sapete è metallo molto noto, perchè molto se ne serve in far lavori uso humano.
Perchè dove si genera se ne trova assai, e ancho perchè facilmente si lavora fondendosi ad ogni fuocho e con pocha fatiga.
Questo puro e ancho mescholato con piombo regge benissimo a martello, tal che volendo si rende più sutil che carta, fassi desso comunemente digitto vasi da mangiare dentro, o da conservarvi cose liquide, e ben che habbi in sè alquanto odore metallico, pur non il lassa tanto, che il alcuna cosa che in quello si ponga mescolato sentir si possa, nè per l'odorare, nè per il gustare cognoscesti questo tanto esser più puro, quanto più mostra la sua bianchezza, o che rotto e come l'acciaro per dentro mostra granoso, over piegandolo in qualche parte suttile, o col dente strengendolo si sente un natural suo stridore come fa l'acqua dal freddo gelata...

Beh, non è poi tanto difficile, vero? Il senso generale si capisce benissimo. Riassumendo:

- lo stagno è assai simile all'argento nell'aspetto
- è tenero e la sua durezza assomiglia a quella del piombo
- forma facilmente leghe con gli altri metalli
- anche in piccole quantità, altera molto le proprietà dei metalli a cui si lega
- è un metallo molto noto (fin dall'antichità) e utile
- fonde a bassa temperatura
- è malleabile (può formare lamine molto sottili)
- è utile per fabbricare utensili e recipienti da cucina
- quando puro e viene piegato, genera il famoso "grido dello stagno"

Finora tutto giusto. Bravo Biringuccio! Continuo e finisco la prossima volta

 
 
 
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