I due Messia

Giovanni di Gamala e Yeshua ben Panthera

 

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« Il cammino lungo la via...La Carestia del 35-36 d.C. »

Il Gesù_Cristo dei catto-cristiani è un'invenzione!

Post n°735 pubblicato il 12 Agosto 2013 da paralotti
 

Gesù e Cristo: due attributi divini del Nazireo e non Nazareno
di Emilio Salsi

 


“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine che si chiamava Maria. Entrato da lei disse: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,26-31).
"Maria partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù, poiché Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21).

“Gesù”: tale nome - giunto sino a noi attraverso il latino “Iesus”, traslitterato dal greco “Iesoùs”, a sua volta dall’aramaico “Jeshùa”, forma contratta dell’ebraico “Jehoshùa” - è il nome biblico di Giosuè, l’eroe dell’Antico Testamento e significa “Colui che salva” o “Salvatore”.
“Gesù” e “Giosuè” sono due nomi resi dissimili, volutamente, nelle traduzioni da una lingua all’altra ma, inizialmente, il vocabolo era uguale.
I manoscritti originali in greco di “Antichità Giudaiche” e “La Guerra Giudaica” dello storico ebreo Giuseppe Flavio, ricopiati dagli amanuensi cristiani secoli dopo, chiamano “Gesù” anche il condottiero biblico che conquistò la terra di Canaan. Ciò vuol dire che, in prima stesura, a partire dall’Antico Testamento, in tutte le opere di Giuseppe Flavio era presente un solo identico nome: Giosuè.

“Mosè, ormai vecchio, designò Gesù a succedergli sia nella funzione profetica sia come comandante in capo per qualsiasi occorrenza: e a lui, per ordine di Dio, affidò la direzione di tutti gli affari” (Ant. IV 165).

“Jehoshùa” o “Jeshùa” (contratto), come per noi “Salvatore”, aveva un doppio significato: semplice nome proprio di persona, oppure in qualità di "titolo divino"; a seconda dell'argomento contestuale in cui veniva usato. Il titolo, attribuito a chi si rese protagonista di gesta “per ordine di Dio” , fu “Colui che salva”, “Jehoshùa”, proprio come “Giosuè”.
Le molte persone di nome “Gesù”, che incontriamo nelle opere dello scrittore ebreo, si riferiscono tutte a “Giosuè”, un appellativo modificato appositamente dagli scribi ecclesiastici per distinguere i due protagonisti. Gli Ebrei che adottavano quel nome lo facevano per onorare la memoria del conquistatore della Terra Promessa a loro da Dio e questo spiega perché ci imbattiamo in tanti “Gesù” nelle opere di Giuseppe Flavio.
I Giudei, quando citavano "Gesù", si riferivano al successore di Mosé, che “salvò” i loro padri dando ad essi una Patria, non alla nuova divinità “Gesù il Messia”. Due titoli famosi concretizzati in un personaggio che, con l'aiuto di Dio, avrebbe consegnato al popolo d'Israele il Nuovo Regno dopo aver fatto strage dei kittim invasori.

 

Messia Salvatore” o “Mashiah Jehoshùa” in ebraico, “Mashiah Jeshùa” in aramaico o “Christòs Iesoùs” in greco e “Iesus Christus” in latino, erano titoli divini per i redattori "evangelisti" cristiani, i quali, a loro volta, si celarono dietro pseudonimi.

I vangeli primitivi gnostici, concepiti da una corrente giudaica essena alessandrina, non furono scritti “da Giovanni” ma parlavano “di Giovanni”: un Messia ebreo Salvatore del Mondo. Non più il Dominatore del Mondo atteso dai Giudei, come riferito dal sacerdote ebreo Giuseppe Flavio, dopo che questi, in qualità di Comandante delle armate giudaiche della Galilea, fu sconfitto e imprigionato dal condottiero romano Vespasiano, futuro Imperatore di Roma.

La dottrina "salvatrice dell'umanità" non doveva far risultare che il vero nome di "Gesù Cristo" era Giovanni perché i Padri fondatori del cristianesimo sapevano che si trattava del figlio primogenito di Giuda il Galileo: il fondatore del Movimento di Liberazione Nazionale ebraico.
Giovanni, a capo degli Zeloti, il 35 d.C., riuscì a prendere il potere in Gerusalemme mentre Roma era impegnata nella guerra contro i Parti e la Giudea afflitta da una gravissima carestia. Come discendente di sangue reale asmoneo venne proclamato Re dei Giudei e Messia loro Salvatore. N
el 36 d.C., il Luogotenete di Tiberio su tutto l'Oriente, Lucio Vitellio, dopo aver sconfitto i Parti, risottomise la Città Santa al dominio di Roma e crocefisse il Re illegittimo DOPO ESSERE STATO ARRESTATO NELL'ORTO DEGLI ULIVI DA 600 SOLDATI COMANDATI DA UN TRIBUNO. (DICASI SEICENTO SOLDATI PER UN PRESUNTO UOMO PACIFICO SIC!) Per gli Ebrei, un Messia, sconfitto dai pagani, non poteva essere il "prescelto" di Jahwè, pertanto fu disconosciuto e dimenticato.

Il titolo divino di “Salvatore” venne conferito a Giovanni, in epoca successiva all’olocausto di Gerusalemme del 70 d.C., e riconosciuto come tale, oltre due generazioni dopo, dalla corrente religiosa ebraica degli Esseni i quali avevano già in precedenza profetato l’avvento del "Messia" e "Figlio di Dio" in soccorso del popolo d'Israele. Così risulta dai rotoli del Mar Morto che tratteremo in un prossimo studio.
Nei vangeli l'appellativo "Gesù" è inteso come "Salvatore", quindi non corrispondente ad un semplice nome proprio di persona, e la prova consiste nel fatto che, in “Atti degli Apostoli”, i Sadducei e i Farisei del Sinedrio, sempre, lo chiamano “costui”, mai “Gesù”. Lo scriba cristiano di "Atti" con lo pseudonimo "Luca" identificava in "Gesù" un "salvatore divino" ma era consapevole che gli Ebrei non potevano riconoscerlo in quanto essi erano (e sono) sempre in attesa dell'avvento messianico.
Per l'identico motivo, coloro che trascrissero i vangeli sapevano che “Gesù” era un attributo divino e quando ravvisarono in Giovanni un “Salvatore” scelto da Dio erano consapevoli che soltanto chi lo riconosceva come tale poteva chiamarlo “Gesù”, pertanto ne conseguì che gli Ebrei, seguaci di una fede diversa, non potevano ammettere né quel titolo, tanto meno la divinità.

 


Se “Gesù” fosse stato un semplice nome di persona, e ve n’erano molti fra i Giudei che lo adottavano in memoria del conquistatore della terra di Canaan, nelle riunioni del Sinedrio e all’interno delle Sinagoghe, come riportato in "Atti" e nei Vangeli, i sacerdoti, anziché indicarlo con “costui”, non avrebbero avuto alcun problema a chiamarlo “Gesù”, col patronimico, obbligatorio per gli Ebrei, ma sempre mancante per “Gesù”. Soprattutto, dalla lettura dei vangeli è determinante la constatazione che Lui stesso non si è mai chiamato o presentato a terzi con tale nome, limitandosi a definirsi con un generico quanto insignificante "figlio dell'uomo", addirittura offensivo per il comune buon senso di coloro che si aspettavano di sapere autentici dati identificabili di riconoscimento.
A controprova, come sopra riportato nel III studio, in quell’unico Atto del Sinedrio autentico (tranne per l’aggiunta di “detto Cristo”) riguardante Giacomo, fratello di Gesù (figlio di Damneo), pervenutoci nelle opere di Giuseppe Flavio, i Giudei lo chiamarono per nome: Gesù. Non lo indicarono con “costui” sconfessando gli "Atti degli Apostoli" e dimostrando, al contempo, di non essere il “Gesù” che la Chiesa ha voluto farci credere, ad iniziare dal falsario Vescovo Eusebio di Cesarea, autore dell'interpolazione spuria "detto Cristo" affibbiata ad un comune ebreo di nome Gesù, protagonista di questa cronaca.
Inoltre, quando idearono la farsa del "processo a Gesù", gli scribi evangelisti hanno fatto molta attenzione onde evitare al Prefetto di Giudea Ponzio Pilato, il magistrato romano cui spettava decidere la sorte dell'imputato, di chiedergli il nome ed il patronimico; dati anagrafici che, ovviamente, non dovevano essere pronunciati dallo stesso Salvatore ebreo.

Un particolare, questo, non sfuggito allo studioso Afanasij Ivanovic Bulgakov, docente di storia delle religioni durante l'epoca zarista, e padre di Michail Bulgakov, l'autore del romanzo fantastico "Il Maestro e Margherita", in cui viene riportato il famoso interrogatorio di Pilato a "Gesù", durante il quale il Prefetto chiede subito le generalità con nome e patronimico e l'accusato ammette di chiamarsi "Gesù", originario della città di Gàmala e figlio di un siriano (Gàmala era nell'estremo sud della Siria).

In conseguenza alla contrazione subita dal vocabolo originario "Jehoshùa", riferito al personaggio oggi chiamato "Giosuè", in aramaico "Jeshùa", essendo quest'ultimo corrispondente al famoso Gesù, “coerentemente”, fu riportato dai copisti cristiani delle opere di Giuseppe il nome greco “Iesoùs”.

Messia Salvatore” o “Mashiah Jehoshùa” in ebraico, “Mashiah Jeshùa” in aramaico o “Christòs Iesous” in greco e “Iesus Christus” in latino, erano entrambi titoli divini. La dottrina salvatrice dell'umanità non doveva far risultare che il vero nome di "Gesù Cristo" era Giovanni, il capo degli Zeloti, perché i veri Padri fondatori del cristianesimo (messianismo), riformato da quello giudaico, sapevano che si trattava di uno dei figli di Giuda il Galileo. Di conseguenza tutti i nomi degli evangelisti "testimoni oculari dei fatti" non sono reali ma pseudonimi: come già dimostrato.
I vangeli primitivi gnostici, concepiti da una corrente giudaica essena egiziana, non furono scritti “da Giovanni” ma parlavano “di Giovanni”: un Messia ebreo “Salvatore del Mondo”; non più “Dominatore del Mondo”, da essi stessi profetato.
Il “Mashiah Jeshùa” Giovanni, per gli Esseni, era ancora giudaico, senza "Immacolata Concezione" e tantomeno "Sacrificio Eucaristico": inconcepibili per la Legge degli ancestrali Padri "rivelata" ai Profeti da Jahwè.

In realtà, “Gesù Cristo”, l’essere soprannaturale descritto nei Vangeli, non è mai esistito. E' un involucro teologico costruito sul nuovo mito del Messia "Salvatore del Mondo" riformato dagli Esseni per sostituire il pericoloso "Dominatore del Mondo" carico di odio contro Roma e, successivamente, evolutosi ulteriormente nel tempo con l'innesto del rito pagano teofagico dell'eucaristia ... ed infine con la "Natività", anch'essa pagana, attraverso la "Immacolata Concezione" di un Figlio di Dio partorito dalla "Madre Vergine" e fatto "della stessa sostanza del Padre dall'inizio dei secoli".
Le testimonianze "storiche" sulla Sua nascita sono talmente contraddittorie da rappresentare solo una delle molteplici prove che evidenziano il percorso di questo mito arricchito dagli scribi teologi neotestamentari nel corso di tre secoli

http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=18

 
 
 
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