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La magia delle lucciole

Post n°193 pubblicato il 02 Settembre 2016 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

 

Le lucine intermittenti che rischiaravano il buio

Quanti sogni da ragazzino ho rincorso attorno a quelle fievoli luci intermittenti che si presentavano ai miei occhi non appena scendevo di sera i tre scalini d’u “Ualle Pagghjòne” – Vico Spadafora – per vedere, a qualche metro oltre la strada non ancora asfaltata (oggi: Via Napoleone Battaglia), orti, siepi e campi di grano con fioche lucine intermittenti che rischiaravano il buio.

Eh, sì! Quelle fioche lucine, “I skernuzze” – le lucciole –, abitanti della notte di quei luoghi periferici della mia città, mi facevano sognare eden lontani che un giorno avrei visitato.

Restavo ore a guardale e a pensare che forse erano nate da qualche goccia di miele, illuminate dalle stelle del cielo  per rischiarare il cammino dei cafoni che tornavano a notte inoltrata a piedi dai loro piccoli campi.

A volte quando riuscivo a catturare qualcuna di esse mi rendevo conto che altro non erano che comuni insetti.

Ma bastava alzare la testa e guardare lampeggiare quei frammenti di luce, quelle fioche lucine che danzavano sui campi di grano o sopra le siepi, e la magia di favolosi mondi mi riprendeva.

Oggi sono quasi scomparse perché i diserbanti usati dai contadini hanno distrutto il loro habitat.

Ma quando davanti agli occhi vedo di sera, passeggiando in villa, qualche lucina intermittente, ritorno a perdermi di nuovo nella magia dei sogni del passato.

Care lucciole difficilmente riuscirò a dimenticarmi di voi, perché farete sempre parte della mia infanzia.


I skernuzze

Nd’a kujéte skurde d’a nòtte

lustrecèlle s’avezavene,

scennèvene, jèvene dakkuà

è ddallà, skumbarèvene, lundane

se ne jèvene, s’avvecenavene:

bbrellòkke d’u cile vagabbònne

assemegghjavene, scennute

a ‘bballà è akkume a lustre

d’u prèsèbbje u jì d’i krestjane

k’u vèrde lòre fanaline

allustrechjavene. Nu kungirte

de grille i nazzekave, nu bbòmmine

ngandate i uardave è akkuanne

‘a nòtte muréve, attakkate

a ‘na kòsse de fjòre se stutavene.

Le lucciole

Nella quiete oscurità della notte

lumicini si alzavano,

scendevano, vagavano di qua

e di là, scomparivano

e riapparivano, lontano

se ne andavano, si avvicinavano:

stelle vagabonde del cielo

sembravano scese

a danzare e come luci

del presepe il cammino della gente

rischiaravano. Un concerto

di grilli li cullava, un bambino

incantato le ammirava e quando

la notte moriva, avvinte

ad un gambo di fiore si spegnevano.


 

 

 


 

 
 
 
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