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Una festa del Lavoro senza lavoro

Post n°248 pubblicato il 01 Maggio 2018 da pasquale.zolla

 

1° Maggio: festa dei lavoratori

Il 1° Maggio è un giorno di riposo e di festività per tutti coloro che quotidianamente svolgono un impiego, dal più modesto al più gravoso.

La festa del lavoro nasce con l’intento di ricordare l’impegno dei movimenti sindacali e gli obiettivi sociali ed economici raggiunti dai lavoratori dopo lunghe battaglie, e costituisce non solo un giorno in cui riposarsi, ma anche in cui ricordare.

La scelta del 1° Maggio vuole ricordare la tragedia della rivolta di Haymarket, avvenuta a Chicago nel 1886, per sedare le proteste e gli scioperi dei lavoratori, che avevano come obiettivo di portare l’orario di lavoro a 8 ore al giorno.

Il 4 Maggio di quell’anno scoppiarono degli scontri che portarono alla morte di diversi lavoratori e di sette poliziotti.

Otto persone collegate con le proteste furono arrestate e per sette di loro la sentenza fu di condanna a morte, ma successivamente, per due dei sette, fu communtata in ergastolo.

Uno di essi, Augustus Spies, prima di essere ucciso disse: «Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi!»

La festa del 1° Maggio divenne ufficiale in Europa a partire dal 1889 e in Italia due anni dopo.


U lavure libbere l’òme rènne

I skanzafatighe dicene ka u lavure

éje nu kastighe de Dìje è ‘a fatighe

‘na sbendure. Nveretà éje kambà

pekkè kuarzìjeze lavure face,

grusse ò pecceninne ka sìje, l’òme

addevènde a l’ucchje de l’avete

‘na perzòne nderessande è nò nu ‘ggètte.

U lavure libbere l’òme rènne

pekkè ‘a parte éje d’u sunne chjù

annande d’a tèrre, kè assegnate

i fuje kuanne kuillu sunne nascìje.

Nenn’adda ghèsse, appèrò, u sfrutte

de n’òme a òbre de n’atu òme,

ma nu deritte, na libbere cèrnete

de nu mbighe ka béne è pjacére l’adda dà.

 

Il lavoro rende l’uomo libero

I fannulloni dicono che il lavoro

è una maledizione e la fatica

una sventura. In verità è vita

perché qualsiasi lavoro faccia,

grosso o piccolo che sia,l’uomo

diventa agli occhi degli altri

una persona interessante e non un oggetto.

Il lavoro rende l’uomo libero

perché è la parte del sogno più

avanzata della terra, che assegnata

gli fu quando quel sogno nacque.

Non deve essere, però, sfruttamento

di un uomo ad opera di un altro uomo,

ma un diritto, una libera scelta

di un impiego che gli deve dare agiatezza e piacere.   



 

 
 
 
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