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I giorni della merla

Post n°396 pubblicato il 28 Gennaio 2022 da pasquale.zolla

I giorni della Merla  

Una leggenda spiega l’prigine della locuzione “giorni della Merla” come se si trattasse di una favola. I suoi personaggi sono una Merla completamente bianca e la personificazione di Gennaio, freddo e gelido.

Gennaio era un mese dispettoso, che si divertiva a ricoprire il terreno di neve e gelo, non appena la Merla si decideva a mettere il becco fuori dalla tana per procacciarsi del cibo. Stufa dei suoi scherzi, un giorno la Merla decise di raccogliere molto cibo, in modo da resistere per un mese intero chiusa nella sua tana.

Gennaio allora aveva solo 28* giorni e la Merla, pensando di aver ingannato il dispettoso Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo.

Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e fece scendere sulla terra un grande freddo, accompagnato da neve e vento.

Presa alla sprovvista, la Merla si trovò un rifugio di fortuna in un camino e, terminati i tre giorni, uscì tutta nera, col suo bel piumaggio annerito dal fumo.

 

*Dietro alla leggenda c’è, comunque, un fondo di verità. Sin dai tempi di Numa Pompilio e della sua riforma del 713 a.C., nel calendario romano il mese di gennaio aveva realmente 28/29 giorni. Fu poi nel 46 a.C. che Gennaio prese in prestito i tre giorni a Febbraio, grazie all’introduzione del calendario giuliano che rendeva il computo dei giorni definitivamente solare.

Ai giorni nostri “dare del merlo” a qualcuno ha il significato di ritenerlo uno sprovveduto, un sempliciotto, un ingenuo da cantare vittoria prima del tempo, per pagarne poi le conseguenze.


I jurne d’a mèrle

‘Na mèrle, ke nu sbènnete kannede

chjumagge, dakkuà e dallà menate jéve

da jennare ka se svagave a ndèrre jettà

friscke è kitre kuanne ghèsse d’ò nite

ascéve. N’anne addecedìje de fà

pruìste pe tutte u mése è se nghjudìje

nd’u refugge suje. Jennare, tanne,

sckitte vindòtte jurne tenéve è ‘a mèrle,

penzanne d’u avè fatte fèsse, ascìje

d’ò refugge è a kandà se mettìje

p’u sveffjà. Kuillu marpjòne, appèrò,

mbriste trè jurne addummannaje

a frebbare è se skatenaje ke furtunale

de néve, vinde, kitre è akkue. ‘A mèrle

s’arrefuggiaje cittacitte nda nu fukarule

è allà arrumanìje ò repare pe trè

jurne. Kuanne ascìje, éve tutta ndére,

ma u chjumagge bèllassaje suje

tutte nireve addevendate éve

p’u fume, è da tanne k’i chjume

nèreve pessèmbe arrumanìje.

I giorni della merla

Una merla, con uno splendido candido

piumaggio, veniva strapazzata

da gennaio che si divertiva a gettare per terra

freddo e gelo quando lei dal nido

usciva. Un anno decise di fare

provviste per l’intero mese e si rinchiuse

nella sua tana. Gennaio, allora,

aveva solo 28 giorni e la merla,

pensando di averlo ingannato, uscì

dalla tana e si mise a cantare

per sbeffaggiarlo. Quel furbacchione, però,

chiese in prestito tre giorni

a febbraio e si scatenò con bufere

di neve, vento, gelo e pioggia. La merla

si rifugiò alla chetichella in un camino

e lì rimase al riparo per tre

giorni. Quando uscì, era salva,

ma il suo bellissimo piumaggio

si era annerito

a causa del fumo, e da allora con le piume

nere restò per sempre.


 

 

 

 

 

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