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Messaggi di Maggio 2015

Maria della Misericordia contro le schiavitù del mondo

Post n°142 pubblicato il 30 Maggio 2015 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

Madonna della Misericordia

Si racconta che il primo agosto 1218, festa di San Pietro in Vincoli, il fondatore dei Mercedari Pietro Nolasco ebbe una visione della Santissima Vergine che si presentò a lui come Mercede (Misericordia) e lo esortò a fondare un ordine religioso avente come fine quello di riscattare i cristiani tenuti in schiavitù.

Pietro Nolasco si adoperò per la creazione dell’Ordine dei Mercedari, che ebbe vita nella Cattedrale di Barcellona con l’aiuto di Giacomo il Conquistatore ed il consenso di San Raimondo di Peñafort.

Si hanno testimonianze di detta fondazione da medaglie del sec. XIII.

Maria, tra l’altro, è colei che ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso ha reso possibile  col sacrificio del cuore  la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. Tale sacrificio è strettamente legato alla croce del Figlio, ai piedi della quale ella si trovò sul Calvario.

Maria è, quindi, colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo e sa quanto esso sia grande. In questo senso viene chiamata anche Madre della Misericordia, Madonna della Misericordia o Madre della divina Misericordia.

La festività viene celebrata nella parrocchia di San Giovanni Apostolo l’ultima domenica di maggio.


A’ Mamme d’a Meserekòrdje

Ò Mamme d’u cile, Tu k’haje avute

‘a prufònne kunusscènze d’u mestére

d’a meserekòrdje de Ddìj’è ò timbbe

stèsse l’haje speremendate pe mmizze

d’a Kròce d’u Figghje tuje p’a pruklamà

de jenìje a jenìje a l’ummene,

a ttè ci’arrevulggime pekkè Tu pòzza

rènne a l’ucchje nustre ‘a meserekòrdje

d’u Figghje tuje pe nzengarce a amà

òggnè krjature ka sóp’a tèrre stace

è i bbesuggnuse è i malate putè ajutà.

Ò Mamme d’a Meserekòrdje prighe pe nnuje!

 

Alla Madre della Misericordia

O Madre del cielo, Tu che hai avuto

la profonda conoscenza del mistero

della misericordia di Dio e al tempo

stesso l’hai sperimentato attraverso

la Croce del Figlio tuo per proclamarla

di generazione in generazione agli uomini,

a te ci rivolgiamo perché Tu possa

rendere visibile la misericordia

del Figlio tuo per insegnarci ad amare

ogni creatura che vive sulla terra

e per aiutare i bisognosi e gli ammalati.

O Madre della Misericordia prega per noi!



 

 
 
 

24 Maggio: l'Esercito una festa meriterebbe

Post n°141 pubblicato il 23 Maggio 2015 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

24 Maggio: quando il Piave, in festa, mormorava

Perché non reintrodurre il giorno festivo in onore dell’Esercito Italiano?

Il 24 maggio 1915 l’Italia entrava nella Prima Guerra Mondiale, dieci mesi dopo l’inizio delle ostilità in Europa, divisa tra interventisti e neutralisti, oltrepassando il confine italo/austriaco e puntando verso le terre del Trentino, del Friuli e della Venezia Giulia.

La guerra coinvolse 27 paesi, costò dieci milioni di morti, 20 milioni di feriti ed enormi distruzioni.

Fu la prima guerra moderna con l’impiego di aerei, sottomarini, carri armati, mitragliatrici e gas tossici e terminò con l’eliminazione dell’impero austroungarico, di quello ottomano e di quello degli zar, travolto dalla rivoluzione bolscevica del 1917.

Fu l’inizio del declino della vecchia Europa e si portò dietro un’epidemia (la spagnola) che provocò più morti della stessa guerra e un’inflazione e recessione che culminarono nella grande crisi del 1929.

Tra le poche voci che si levarono contro la guerra, quella più autorevole fu di Benedetto XV, che fu definito il “Papa della pace!”

In Italia contro l’entrata in guerra si schierarono i cattolici, i socialisti e i giolittiani; a favore: il governo Salandra, i liberali, i nazionalisti, Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti che nel “Manifesto del futurismo” aveva proclamato la guerra “la sola igiene del mondo!”

Benito Mussolini, in un secondo tempo, lasciò la direzzione dell’Avanti per fondare il Popolo d’Italia, a favore naturalmente dell’intervento. Cosa che gli costò l’espulsione dal Psi.

Nel 1919 la Conferenza di pace di Parigi deluse le aspettative degli interventisti, in quanto all’Italia venne concesso solo Trento, Trieste e l’Istria, più l’Alto Adige, ma non Fiume e la Dalmazia, che mosse D’Annunzio ad occupare Fiume e che fu utilizzata a vantaggio del nascente partito fascista, che si avviò alla conquista del potere, grazie anche alla crisi economica, alla svalutazione della lira, alla debolezza della classe dirigente liberale, alle ripetute crisi di governo, alle agitazioni di piazza e all’occupazione delle fabbriche durante il biennio rosso, nonché i timori dell’allora re d’Italia e della borghesia.

Nel 1918, a guerra finita, il poeta e musicista napoletano Giovanni Gaeta, noto con lo pseudonimo di E. A. Mario, scrisse la Leggenda del Piave che iniziava con: Il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti il 24 maggio!

Una canzone che ancora oggi è ben presente nella memoria di molti italiani!

 

 ‘A prima uèrre munnjale

Év‘a uèrre d’i avete idjale,

idjale ka i ‘Taljane rennèvene

urgugghjuse d’èsse tal’è pperzine

u Pjave, k’u murmurjìje suje,

ve partecepaje, nvugghjann’i surdate

u nnemike a’ frundire a fremmà.

Ma ‘a uèrre, arresapute éje,

sckitte mòrte arrekéj’è i murte

accise d’è kòlpe d’arme da fuke

kuccetill’ usate assemègghjene

ka kum’a bbuttigghje ròtte jettate

vènene. ‘Na vóte kakkun’have skritte

ka dòrce éje murì  p’u pajése

pròbbete. Ma nd’a uèrre ninde  stace

de dòrce nd’a mòrte. Se móre kum’a

kacciune sènza nu bbune mutive.

Kuanne i ‘lefanne sciarrjèjene sèmbe

l’èrev’éje a ‘rrumanè ciambjate

è akkussì, dòpp‘a uèrre, succiudéje

a ndire pajìse k’arrumanene

ke nu ‘sèrcete de struppjate, de ggènde

k’i lakreme a l’ucchje è dde marjule.

È uèrrafundaje de gògge mò dì

vògghje de mètte nd’i kure ammòre

è nnò udje pekkè ‘a prjèzze ka Ddìje

ce have date sópe a stu munne

sckitte k’ammòre pód’èsse kambate!

 

 

La prima guerra mondiale

Era la guerra degli alti ideali,

ideali che gli Italiani rendevano

orgogliosi di essere tali e perfino

il Piave, col suo mormorio,

vi partecipò, invogliando i soldati

a fermare il nemico alla frontiera.

Ma la guerra, è risaputo,

porta solo morte e i morti

uccisi da colpi d’arma da fuoco

sembrano recipenti usati

che come bottiglie rotte buttate

vengono. Un tempo qualcuno ha scritto

che è dolce morire per la patria

propria. Ma nella guerra nulla c’è

di dolce nella morte. Si muore come

cani senza un buon motivo.

Quando gli elefanti combattono sempre

l’erba è a restare schiacciata,

e così, dopo la guerra, succede

a interi paesi che restano

con un esercito di storpi, di gente

a lutto e di ladri.

Ai guerrafondai di oggi adesso dire

voglio di riempire i cuori di amore

e non di odio perché la felicità che Dio

ci ha concesso su questa terra

solo con l’amore può essere vissuta!

 

 



 

 
 
 

Rita: La Santa di ciò che è impossibile avere

Post n°140 pubblicato il 20 Maggio 2015 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

Rita: la Santa della Rosa e della Spina

Santa Rita è una delle Sante più amate dalla gente che la sente molto vicina per la normalità della sua esistenza quotidiana e come sposa e come madre e come vedova e come suora agostiniana.

Giovanissima venne data in sposa ad un uomo collerico col quale ebbe due figli.

Il marito venne assassinato e, dopo qualche tempo, anche i figli seguirono il padre nella tomba.

Lei, però, non si abbandonò al dolore e al desiderio di vendetta, anzi perdonò gli assassini del marito e fece riappacificare la famiglia del consorte con gli assassini.

Entrò in convento e visse gli ultimi quarantanni di vita in contemplazione, penitenza e preghiera.

Quindici anni prima di morire, ricevette la “spina” della piaga del Signore che si stampò sulla sua fronte e che le procurò terribili dolori e sofferenze.

Avvenne il venerdì santo del 1432, dopo aver sentito un predicatore rievocare le sofferenze della morte di Gesù. Rimase a pregare davanti al crocefisso e chiese a Gesù di condividere almeno in parte le sue sofferenze.

Una delle spine della corona di Gesù finì sulla sua fronte e vi rimase fino alla sua morte.

Qualche mese prima della sua morte, in un nevoso giorno invernale, una parente le fece visita e nel congedarsi chiese alla Santa se desiderava qualcosa. Rita le rispose che avrebbe voluto una rosa dal suo orto.

Tornata a Roccaporena, la parente si recò nell’orto e grande fu la sua meraviglia nel vedere una bellissima rosa sbocciata. La colse e la portò a Rita.

Così Santa Rita divenne la Santa della Spina e della Rosa.

Prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e di Maria che la invitavano in Paradiso.

Una consorella vide la sua anima salire al cielo, accompagnata dagli angeli, mentre le campane della chiesa si misero a suonare da sole e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa, come se il sole vi fosse lì entrato.

Era il 22 maggio 1447!

Rita venne beatificata 180 anni dopo la sua morte e proclamata Santa a 453 anni dalla sua dipartita.

 

Sandarite: ‘a Patròne d’i kòse mbussibble

Kuanne ‘a nòtte asscènne Markòfje

è i bbrellòkke d’u cile, rrjale

d’u Seggnòre, urjendamind’è kkuragge

ce danne. Nd’i krise d’u kambà nu siggne

d’ammòre ka ce póde dà kuragge

è ffòrze sònne i Sande, appure

lóre dune d’u Seggnòre, siggne chjare

d’ammòre suje virze tutte nuje.

Rite, bbrellòkke d’u cile de prima

grannèzze, Patròne d’i kòse mbussibble,

ci’addummane de fà u bbéne pekkè

tuttekuande sime figghje de Ddìje

è cce ‘mmite a ‘ddevendà kum’a préte

nd’a féde è pperzeverande nd’a karetà

pe krèssce kum’a tatucce nd’u kambà

suciale ke chjéna respunzabbletà krestjane.

A Tè, Sandarite, k’haje patute

i kunzeguènze d’u òdje è haje

addemustrate kè ‘a manzuètutene

è u perdune sònne u sale d’a vére

justizzje, addummanne de ndreccède

prisse Ddìje affenghè tuttekuande

l’ummene ambarene a kambà

aùnute nd’u stèsse pagghjare, ke Kriste

uneke Pastóre, dind’a ‘unetà

d’u Patre, d’u Figghje è dd’u Spirde Sande.

 

Santa Rita: Patrona delle cose impossibili

Quando giunge la notte la luna

e le stelle, doni

del Signore, orientamento e coraggio

ci danno. Nelle crisi della vita un segno

d’amore che ci può dare coraggio

e forza sono i Santi, anche

loro dono del Signore, segni visibili

del suo amore verso tutti noi.

Rita, stella di prima

grandezza, Patrona delle cose impossibili,

ci chiede di fare il bene perché

tutti siamo figli di Dio

e ci invita a diventare saldi

nella fede e perseveranti nella carità

per crescere come fratelli nella vita

sociale con piena responsabilità cristiana.

A Te, santa Rita, che hai sofferto

le conseguenze dell’odio e hai

dimostrato che l’indulgenza

e il perodno sono il sale della vera

giustizia, chiedo di intercedere

presso Dio affinché tutti

gli uomini imparino a vivere

uniti nello stesso ovile, con Cristo

unico Pastore, nell’unità

del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 


 


 


 

 
 
 

Maggio: mese mariano

Post n°139 pubblicato il 14 Maggio 2015 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

Tornare a recitare qualche preghiera a Maria farebbe bene a tutti

Il mese di maggio è dedicato a Colei che, piena di bontà, ci protegge, ci ottiene dal suo divino Figliolo ogni sorta di perdono e ci trasforma in persone buone e desiderose di servire Dio e il prossimo.

Nel mondo intero vengono organizzate processioni con statue della Madonna, rosari, veglie di preghiera, consacrazioni e meditazioni.

Sono momenti che rimangono impressi nelle nostre menti e che ci stimolano a praticare la virtù e a essere migliori, proprio come è avvenuto per i tre pastorelli, a Cova da Iria, dove Maria apparve per la prima volta il 13 maggio 1917 per indicare loro e all’umanità tutta una vera aurora di tempi nuovi, di giorni sereni che la sua misericordia divina aveva preparato per tutti.

Ancora oggi echeggia il suo messaggio che chiedeva (e chiede) la conversione personale, il senso di responsabilità collettiva, la pratica della riparazione, la necessità della preghiera e la devozione al suo Cuore Immacolato.

In questo mese a Maria dedicato eleviamo la nostra mente e il nostro cuore a Lei attraverso la preghiera che non debba essere formata solo da tiritere imparate, ma anche con invocazioni mormorate soavemente, senza muovere le labbra, e Lei volgerà senz’altro il suo sguardo e il suo orecchio verso di noi per farci ottenere dal suo divino Figliolo la grazia di una vita serena  e riportare i nostri passi sulle orme del Cristo.

In questo mese a te dedicato, o Maria, va la mia preghiera!


Grazzjòn’a Vèrggene Marìje

Ȯ Marìja Vèrggene, ò’ kòre tuje

matèrne vènghe chjìne de fegghjale

feduce, i mbermetà mustranne

de l’alma mìje, i ngòsc’è i suffrènze

d’u kambà mìje. Passe sóp’a ggnune

de ghèsse nu uarde de kumbassjòne

è mmitte a lóre arremèdje

k’u tenerume d’i mane tuje,

m’mude ka pòzze akkussì seruì Tè

è agamarte ke tutte u kòre

è kke tuttekuand’u èssere mìje.

I delure mìje allevjìje

è ppurte st’alma mìje a’ lustre

è a’ kujéte, a ndò pòzze kandà

pe sèmbe ‘a meserekòrdja tuje.

È a ‘kkussì sìje!


Preghiera alla Vergine Maria

O Vergine Maria, al tuo cuore

materno accorro pieno di filiale

fiducia, mostrando le infermità

dell’anima mia, le afflizioni e le sofferenze

della mia vita. Passa sopra ognuna

di esse uno sguardo di compassione

e poni ad esse rimedio

con la tenerezza delle tue mani,

in modo che possa così servirti

ed amarti con tutto il cuore

e con tutto il mio essere.

Le mie pene allevia

e porta questa mia anima alla luce

e alla pace, dove possa cantare

in eterno la tua misericordia.

E così sia!



 

 
 
 

La Mamma: il bene più prezioso al mondo

Post n°138 pubblicato il 09 Maggio 2015 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

Festa della Mamma: Un giorno assai importante

Le origini della Festa della Mamma sono da ricercarsi senz’altro nella prima metà degli anni cinquanta quando, in occasione di una manifestazione fieristica, il sindaco di Bordighera, Raul Zaccari, decise di dedicare una giornata di omaggi floreali alla mamma.

In seguito don Otello Migliosi, parroco di un paesino umbro, decise di dare a questa festa un significato più profondo e religioso, ponendo le mamme sotto la protezione di Maria, la madre di Gesù, che veniva ricordata l’8 maggio.

La festa della Mamma divenne ricorrenza civile ufficiale con la presentazione di un disegno di Legge nel 1958, per porre la figura della mamma al centro della famiglia e valorizzare la sua figura.

Oggi si festeggia la seconda domenica di maggio, ma in altri Stati si festeggia a marzo, in coincidenza della primavera (21); in Thailandia il 12 agosto, giorno di nascita della regina Sirikit Kitiyakara.

Oggi la Festa della Mamma rappresenta più che altro un’importante occasione commerciale.

Negli Stati Uniti questa ricorrenza è per volume d’affari la seconda dell’anno, dopo le festività natalizie. Ma è altrettanto vero che rappresenta un’occasione per poter dedicare un pensiero speciale alla propria mamma, mostrandole affetto e gratitudine.

Non è necessario spendere chissà cosa, basta un piccolo pensiero, anche un fiore per farle sentire tutto il nostro affetto.

A voi tutte, madri del mondo, un augurio di pace, gioia e serenità per l’Amore e la gentilezza che all’intera umanità dispensate.


Mamme

Mamme! ‘A paróle cchjù bbèlle éje

sópò musse d’u jènere umane.

Mamme! Cigghje d’ammòre, de perdune,

de kumbrenzjòne è dde  meserekòrdje.

Ȯggnèkkòse de tè parle pekkè éje

da tè ka pruén’a luvére releggiòne

d’u munne: l’Ammòre ka nen skòrde

nessciune; pane maravegghjuse

ka Ddìje devedéj’è mmulteplekéje

m’mude ka ggnune have ‘a parta suje.

A vuje tuttekuande mamme d’u munne

ka nunustande i prubbléme tenite

sèmbe ‘na rerute p’i figghje, i vrazze

arrapite p’i ‘kkògghje è  ddà lóre

kunzigghje è pparóle de kumbòrte,

i ‘ùrje mìje vògghje fà, pekkè ghèssse

mamme ‘a kòse cchjù bbèll’ò munn’éje!

Madre

Madre! È la parola più bella

sulle labbra del genere umano.

Madre! Sorgente d’amore, di perdono,

di comprensione e di misericordia.

Tutto in natura di te parla perché è

da te che proviene la vera religione

del mondo: l’Amore che non dimentica

nessuno; pane meraviglioso

che Dio divide e moltiplica

in modo che ognuno abbia la sua parte.

A voi tutte madri del mondo

che nonostante i problemi avete

sempre un sorriso per i figli, le braccia aperte per accoglierli e dar loro

consigli e parole di conforto,

voglio fare i miei auguri, perché essere

madre è la cosa più bella al mondo!


 

 


 

 
 
 
 

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