pasqualezolla

Terrasanta - Culla del Cristianesimo e di conflitti - Romanzo

Negli anni della mia gioventù, di sera, ho scritto su fogli volanti pensieri, storie, avvenimenti riguardanti problemi religiosi, storici, lo spazio  siderale che, col tempo, sono diventati cumuli enormi di scartoffie.

Pensavo che rimanessero per sempre nel cassetto, ma con l’avanzare degli anni, con la terza età, mi sono dedicato alla loro rilettura,  quasi a voler riprendere un passato catturato in quegli scritti che oggi pubblico in proprio e in poche copie. 

Mi rendo, però, conto che quegli scritti, che sono stati un po’ il mio mondo e la mia vita, sono divenuti come i trifogli che mettevo nei libri, schiacciati ed essiccati, che cercavo di conservare per  intrappolare il mio passato e preservarne la conoscenza.

Quegli scritti, comunque, mi hanno portato a riflettere su un passato che, a volte, si ripropone ancora nel nostro presente, come è accaduto per questo mio lavoro inerente le Crociate e la Terrasanta, così detta perché il suo suolo ha fatto da sfondo alla vita terrena di Gesù, il figlio di Dio. 

Forse il termine più appropriato dovrebbe essere “Martirizzata”, visto l’eccessivo sangue versato da milioni di innocenti, a cominciare da Cristo e che tutt’oggi continua ad essere versato.

Ciò viene da molto lontano in quanto le generazioni che ci hanno preceduto, avendo vissuto in regimi privi di libertà, hanno scambiato la libertà con l’anarchia, col nulla.

I totalitarismi hanno da sempre umiliato la mente dell’uomo, lo hanno indotto a credersi cittadino di un mondo limitato alle esigenze del corpo, a un ordine sociale basato sul potere della forza o della ricchezza; lo hanno ammassato in una sorta di mandria umana senza pensiero e senza voce. Così si è persa anche la capacità di cogliere il seme quantistico, la scintilla di Dio, il Sé dell’Essere.

Bisognerebbe ritornare al tempo della predicazione di Gesù per ritrovare la luce della mente e vivere nella certezza del Dio creatore dell’universo, che è in ogni essere vivente, per eliminare lo squallore in cui viviamo oggi, in cui la mente viene umiliata e anche le religioni sono scadute a banali sentimentalismi trasformandosi in equivoci che portano a vili attentati e a nuove crociate!

In questo mio romanzo sulle Crociete, nella narrazione favolistica degli avvenimenti, pur rimanendo fedele allo spirito dell’epoca, non verrà tenuta in considerazione la cronologia degli eventi, ma verranno messe in evidenza le brutture che avvenivano durante l’era delle Crociate non solo in Terrasanta, ma anche nei diversi Stati dell’Europa e l’impatto che dette brutture hanno avuto sui personaggi che vi hanno partecipato nel ritorno a casa.

Non mancano storie fantastiche con animali parlanti e fate che porteranno il lettore alla sua infanzia, quando nelle serate brumali d’inverno, vicino ai bracieri, i nonni raccontavano di mondi di pace e di serenità con le loro fiabe.

Corpus Domini

Ka puvesìje ‘a pregessjòne d’u Kurje d’u Segnòre

È timbe de kuanne krjature éve

‘a pregessjòne d’u Kurje d’u Segnòre

‘na pure è vére puvesìje éve.

U dòppemagnà d’u jurne apprime

lunghe u perkòrze è vecine è chjìse

appreparate venèvene kappelline

ke drappe de rase de tanda kulure

è pikkule vutare aùrnate de gigghje

è ròse è d’a ‘mmagene de Gesù

d’ò kóre d’u kuale s’arraggiavene

vrenzòle de lustre sblennènde assaje.

Già apprime k’a pregessjòne s’abbjave

i kambane d’i chjìse a fèste sunavene

è i bbalekune aùrnate venèvene

ke kuvèrte kulurate è ‘rrekamate.

Ò passagge suje i krestjane jettavene

frònne kulurate de fjure ka pe ndèrre

nu scennelitte prufumate frummavene.

‘Na jummarèlle de krestjane arréte jéve

ò’ stenzòrje k’u Sande Sagramènde

agavezate n’arje da Menzegnòre

kè a ògnè pikkula vutare se fremmave.

Avete, p’i strate, u armunjuse kande:

«Inni e canti sciogliamo, fedeli,

al Divino Eucaristico Re…»

s’agavezave; èvene vuce sènza timbe

ka kandave ‘a fèste d’u Kurje d’u Segnòre

è de prjèzze i kure d’i krestjane jenghéve.

Linde linde Menzegnòre jéve

k’u Sandisseme Sagramènde chjìne

de sblennòre sòtt’u  grusse bbaldakkine

ke annanze i gumbalune d’i kumbratèrnete,

addekrjate d’è kande ka ndessèvene

lude ò’ Segnòre è da i tunekètte

d’i krjature angiulètte ka pe ndèrre

jettavene frònne de fjure kulurate

ò ciste purtavene k’u pane è k’u vine.

Ka puvesìje, uagghjune!... Ka puvesìje|

Che poesia la processione del Corpus Domini

Ai tempi della mia fanciullezza

la processione del Corpus Domini

era pura e vera poesia.

Il pomeriggio del giorno precedente

lungo il percorso e vicino alle chiese

venivano preparate delle cappelline

con drappi di raso multicolori

e altarini adornati di gigli

e rose e dall’immagine di Gesù

dal cui cuore si irradiavano

raggi di luce vivissima.

Già prima che la processione si avviasse

le campane delle chiese suonavano a festa

e i balconi venivano adornati

con coperte colorate e tutte ricamate.

Al suo passaggio le gente buttava

petali di fiori che per terra

formavano un tappeto profumato.

Una fiumana di gente seguiva

l’ostensorio con il Santissimo Sacramento

in aria tenuto dal Vescovo

che si fermava vicino ad ogni altarino.

Alto, per le strade, l’armonioso canto:

«Inni e canti sciogliamo, fedeli,

al Divino Eucaristico Re…..»

si alzava; erano voci senza tempo

che cantavano la festa del Corpo del Signore

e rallegrava i cuori della gente.

Lentamente il Vescovo camminava

con il Santissimo Sacramento

raggiante sotto l’enorme baldacchino

preceduto dai gonfaloni delle confraternite,

deliziato dai canti che intessevano

lodi al Signore e dalle tunichette

dei bimbi angioletti che per terra

buttavano petali di fiori

o cesti portavano col pane e col vino.

Che poesia, ragazzi!... Che poesia!

Sant'Antonio di Padova

La Pentecoste

La Pentecoste

Domenica 9 giugno 2019 si festeggia la Pentecoste. Si tratta di una delle ricorrenze cristiane più importanti dell'anno liturgico. Cade esattamente cinquanta giorni dopo la Pasqua e celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo.

Questo il passaggio raccontato negli Atti degli Apostoli: " Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi".

Nella tradizione ebraica la Pentecoste si chiamava Shavuot ed era una festa agricola in cui si ringraziava Dio per i doni offerti dalla terra. Si celebrava anche in questo caso 50 giorni dopo la Pasqua ebraica  e coincideva con l'inizio della mietitura e la raccolta dei primi frutti. Con il tempo la celebrazione si è poi arricchita di un ulteriore significato, che permane ancora oggi, ossia il ricordo del giorno in cui Dio consegnò a Mosè le Tavole della Legge sul Monte Sinai.

Secondo la tradizione, il primo a parlare di Pentecoste in onore dello Spirito Santo fu Tertulliano (150-230 d.C.), uno dei più famosi apologisti cristiani dell'epoca.

Alla fine del IV la Pentecoste risulta un festa già ben definita, in occasione della quale venivano battezzati i catecumeni che non avevano potuto ricevere questo sacramento a Pasqua.

In principio la ricorrenza durava una settima: nei secoli i giorni sono stati via via ridotti, fino ad arrivare al 1911, quando la Chiesa cattolica di papa Pio X abolì anche il lunedì di Pentecoste.