pasqualezollaIl blog di Pasquale Zolla |
AREA PERSONALE
TAG
MENU
Messaggi di Gennaio 2020
Post n°299 pubblicato il 24 Gennaio 2020 da pasquale.zolla
Lo stermio degli ebrei Dal 1919 in poi, all’epoca della Repubblica di Weimar, gli ebrei tedeschi si sentivano tedeschi a tutti gli effetti ed erano riusciti ad avere successo e ad arricchirsi. Per i nazisti, gli ebrei erano un nemico pericoloso, colpevole di molti problemi che affligevano la Germania. Non si sa se all’inizio la retorica di Hitler fosse solo propaganda. Tutto quello che è noto è che dopo anni di atroci discriminazioni che rendevano la vita impossibile per gli ebrei tedeschi, nel 1942 la Germania nazista adoperò spazi, uomini e risorse per mettere in pratica ciò che i gerarchi nazisti avevano definito la soluzione finale, che vide sei milioni di persone di religione ebraica sterminati nei campi di concentramento.
U ‘lukaveste U ‘lukaveste ‘na pagene éje d’u libre d’u jènere umane da kuje maje avarrèmma luà u sengalibre d’a mammòrje. I tadèske kustruìjene avete mure de file k’i pungeke pe nghjude è d’ò munne skumbarì fà meljune de ‘bréje. Kambe de kungendraminde quilli luke èvene chjamate è assemeghjavene a sakke de semènde andò de tande ndande i tadèske ‘a mane nzakkavene è ne luàvene nu punje. I semènde ka sfujèvene d’è dite lóre nu pòke d’alete angòre avèvene. Kuille ka sópavvessute sònne, ka vive sònne asciute d’a pavure è d’ò ‘bbannune nda kuilli kambe sckitte nu vulìje pe ngape tenèvene: jì dinda nu luke andò nenn’avarrìjene vulute maje chjù vedè nu sóle èbréje. Ògge kuilli kambe de kungendraminde sònne lukkule de desprazjòne è rembruvere ò’ jenere umane affenghè kuille k’éje state nen kade dind’a ndeffrènze è s’arrepéte!
L’olocausto L’olocausto è una pagina del libro dell’umanità da cui mai dovremmo togliere il segnalibro della memoria. I tedeschi costruirono alti muri di filo spinato per rinchiudere e dal mondo isolare milioni di ebrei. Ghetti quei luoghi venivano chiamati e sembravano sacchi di semi dove di tanto in tanto i tedeschi introducevano la mano e ne traevano un pugno. I semi che sfuggivano dalle loro dita avevano ancora un po’ di respiro. Coloro che sono sopravvissuti, che sono usciti vivi dall’incubo e dall’abbandono in quei ghetti solo un desiderio avevano in testa: andare in un luogo dove non avrebbero voluto mai più vedere un solo ebreo. Oggi quei campi di concentramento sono grida di disperazione e ammonimento all’umanità affinché ciò che è stato non cada nell’indifferenza e si ripeta!
|
Post n°298 pubblicato il 04 Gennaio 2020 da pasquale.zolla
La Befana La Befana è nel nostro immaginario una vecchietta che porta doni ai bambini la notte tra il 5 e il 6 gennaio, in ricordo di quelli offerti al Bambino Gesù dai Re Magi. La sua rappresentazione è: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto assortito da coloratissime toppe. L'origine di questa figura va probabilmente connessa a tradizioni agrarie pagane relative all'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Difatti rappresenta la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell’anno solare e l'inizio dell’anno lunare. L'aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori. In quest'ottica l'uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l'anno nuovo. Un'ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine "strenna") e durante la quale si scambiavano regali. Secondo una versione "cristianizzata", i i Re Magi diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una signora anziana. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare. Il termine "befana" inteso come "fantoccio esposto la notte dell’epifania" fu già usato nel XIV secolo, poi da Francesco Berni nel 1535, da Agnolo Fiorenzuola una prima volta nel 1541.
Kara Bbefane ‘A skópe d’ò repustigghje haje pegghjate è bbòna bbóne l’haje allustrekate; tanda kavezètte ke rjale haje appreparate p’i bbòmmine brav’è malamènde.. I karavune, ajemè, sònne de mòde passate! K’a skópe pe ngile vulanne te ne vaje è, cirte, fridde sendarraje; ma tu, m’arrakkumannne, bbune akkummugghjete è a’ nègghje attinde staje pekkè sbagghjà puje de trasì d’ò bbuke d’i cemmenére. K’a vestecciòle ka da sèkule nen nde lave è k’u nase a ngine brutte me kumbare, ma nd’u kóre d’i krestjane arrumanarraje sèmbe pekkè prjèzze è ammóre purtarraje è bbòmmine ka ninde hanne!
Cara Befana La scopa dal ripostiglio hai preso e ben bene l’hai lucidata; tante calze con doni hai preparato per i bimbi buoni e cattivi. I carboni, ahimè, sono di moda passati! Con la scopa te ne vai volando per il cielo e, certamente, sentirai freddo; ma tu, mi raccomando, bene copriti e alla nebbia attenta stai perché sbagliare puoi di entrare nel buco dei camini. Con la veste che da secoli non lavi e con il naso ad uncino brutta mi sembri, ma nel cuore della gente resterai durevolmente perché gioia e amore porterai ai bimbi che nulla hanno!
|
Inviato da: cassetta2
il 14/02/2024 alle 18:49
Inviato da: pasquale.zolla
il 25/11/2023 alle 12:53
Inviato da: cassetta2
il 19/11/2023 alle 17:05
Inviato da: pasquale.zolla
il 17/10/2023 alle 18:41
Inviato da: amorino11
il 25/07/2023 alle 19:11