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“Le colline sono sempre più belle delle case di pietra.

In una grande città la vita si riduce ad un 'esistenza artificiale.

Molti uomini sentono ancora a stento la vera terra sotto i piedi,

vedono ancora appena crescere le piante, eccetto che in vasi da fiori,

e solo di rado lasciano dietro di sè le luci delle strade,

per lasciar agire su di loro la magia di un cielo notturno cosparso di stelle.

Quando gli uomini vivono così lontano da tutto quello che il Grande Spirito ha creato,

allora dimenticano facilmente le sue leggi.”

(Tatanga Mani)

 

Partigiani: ci chiamavano ribelli

 

Birmania libera !

 

 

IL DECALOGO DELL'UNITA' A SINISTRA

Post n°7 pubblicato il 10 Luglio 2007 da pdci.borgo
 

Ecco la proposta che viene da Firenze, dall'Associazione toscana per una Sinistra unita e plurale

Preambolo

La nostra intenzione è promuovere una nuova aggregazione della Sinistra, per trasformare la politica e la società della nostra regione. Siamo individui, associazioni, comitati, partiti e movimenti che non accettano né la deriva moderata del nascente Partito Democratico, né la frammentazione, la dispersione e le rivalità che caratterizzano l’attuale sinistra italiana. Abbiamo una grande occasione per ricostruire una politica di cambiamento, continuando a lottare per la difesa e l’attuazione della nostra Costituzione. Il momento storico chiede il coraggio di sperimentare e un’assunzione collettiva di responsabilità.

Vorremmo coordinarci con iniziative simili in altre regioni dell’Italia, in modo da costruire una Sinistra nuova, sperimentale e unitaria, che parta dal basso e non solamente dall’alto.

 

Decalogo

 

1. Siamo contro il capitalismo neo-liberista, fondato sulla ricerca esasperata del profitto, sul predominio della finanza, sulla gestione privata dei beni comuni dell’umanità e sull’aumento delle disuguaglianze a livello mondiale.

Siamo per un sistema economico che rafforzi ogni forma di giustizia e solidarietà sociale, che protegga e allarghi lo stato sociale, e che contemporaneamente sviluppi i diritti, le potenzialità, le libertà e le capacità di ogni donna e ogni uomo. Il lavoro è un diritto, è l’elemento fondante della società. Per questo è necessario sottrarlo alla dimensione dilagante della precarietà, che mina profondamente la serenità e la vita delle persone.

 

2. Siamo  contro la devastazione del nostro pianeta, che i poteri globali considerano un’immensa riserva di risorse da sfruttare senza limite, senza avere alcuna vera consapevolezza della necessità di proteggere la vita animale e vegetale e la bellezza della natura. Non abbiamo più davanti a noi i tempi lunghi del passato; il pericolo è qui e ora.

Siamo per un radicale cambiamento di rotta che stabilisca un nuovo equilibrio fra esseri umani e natura, in cui il progresso non sia solo misurato attraverso l’aumento del PIL, e in cui la conservazione e l’incremento dei beni naturali come aria, acqua e biodiversità siano a fondamento della politica. Siamo per un impegno volto alla creazione di una diffusa cultura ambientalista sul nostro territorio.

 

3. Siamo contro la guerra!

Siamo per una pace vera e duratura in ogni aspetto delle relazioni umane, per un mondo libero da armi e da basi militari, libero dalla pena di morte.

 

4. Siamo contro un mondo dominato da uomini e dai valori patriarcali del comando, della competizione e della conquista e contro ogni rappresentazione della donna come oggetto e merce di scambio. Ci opponiamo a qualsiasi idea che deleghi alla famiglia le responsabilità che sono pubbliche e alla donna tutto il peso della cura e della sfera domestica.

Siamo per la libertà delle donne, in un mondo fondato sull'effettiva uguaglianza dei diritti dei due generi, sia nella sfera privata che nella sfera pubblica. Siamo per la valorizzazione delle differenze in modo che valori non patriarcali di inclusività, di non violenza, di cura delle relazioni prevalgono nello spazio pubblico.

 

5. Siamo contro qualsiasi idea di una comunità ‘chiusa’ e uniforme, contro la diffidenza e il pregiudizio, che innalzano muri e conducono inevitabilmente al razzismo.

Siamo per l’accoglienza e la pari cittadinanza delle persone migranti. Siamo per il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze di genere e orientamento sessuale, per la libera scelta negli stili di vita e per il rispetto delle culture e dei bisogni di ogni donna e ogni uomo.  Siamo per una società plurale, aperta e antiautoritaria, perché una società escludente, gerarchica e fondata sull’“ordine” accentua l’insicurezza e la solitudine.

 

6. Siamo contro qualsiasi ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche nella politica democratica della Repubblica.

Siamo per la laicità dello stato!

           

7. Siamo contro un’idea della società in cui l’accesso all’istruzione, alla cultura e la possibilità di decidere il proprio futuro sia fortemente determinato dalla classe sociale. Siamo contro il mercato dei saperi e delle informazioni che tramite copyright e brevetti ostacolano la condivisione e il libero sviluppo della ricerca.

Siamo per un investimento significativo e continuativo in favore di scuole e università statali, capaci di garantire un insegnamento di qualità e una reale diffusione di saperi e cultura. Crediamo che la conoscenza sia un bene comune ed in quanto tale accessibile a tutti. Siamo per il sostegno e la valorizzazione delle arti, necessarie per la libera crescita culturale e morale del paese.

Vogliamo cittadine e cittadini attivi, istruiti e critici.

 

8. Siamo contro un’idea di potere che svuota la stessa democrazia rappresentativa e separa la politica dalla società. Attualmente, i partiti politici rischiano di ridursi a mero ceto politico e amministrativo in un circo mediatico controllato da chi ha più risorse. Siamo contro qualsiasi politica populista, di destra o di sinistra, in cui i cittadini sono ridotti a rispondere soltanto a una "chiamata" alle urne.

Siamo per nuove forme di democrazia che combinino la democrazia rappresentativa e partecipativa, che valorizzino il coinvolgimento delle persone nei processi decisionali e che orientino a un nuovo “codice etico” le spese e i compensi dei loro rappresentanti ovunque collocati. La nostra idea della democrazia è quella che ha il suo punto di partenza nella Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza e dalla lotta antifascista.

 

9. Siamo contro i rapporti verticali e gerarchici del potere che conducono al clientelismo, vecchio e radicato male dell’Italia che annulla i diritti della cittadinanza.

Siamo per i rapporti orizzontali di solidarietà e per l’assoluta trasparenza nei processi decisionali, negli appalti e nei concorsi pubblici. Nella vita deve contare chi sei e non chi conosci. Il potere non deve essere concentrato nelle mani di pochi,  ma diffuso e decentrato sul territorio e tra le persone.

 

10. Siamo contro un’idea della politica che mette l’enfasi sulla leadership carismatica e su personaggi autocratici. La politica non deve essere  una carriera, una sfera in cui conta più di ogni altra cosa l’ambizione personale.

Siamo per una politica accessibile a tutte e tutti, che parli il linguaggio della vita della persone piuttosto che quello tecnico degli apparati. Crediamo che gli incarichi e le responsabilità debbano basarsi sulla capacità e la competenza di uomini e donne, inseriti in un forte contesto di servizio, di rotazione di compiti, di autocontrollo del narcisismo e della competitività.

 

Regole e modi per un lavoro collettivo.

1. Cerchiamo di trovare le cose che ci uniscono, non quelle che ci dividono.

2. Proviamo a ragionare senza pregiudiziali, a mettere a disposizione di tutti e tutte identità e appartenenze di ciascuno, ricercando sempre un consenso fra noi, frutto di discussione e dibattito. 

3. Cerchiamo anche modalità condivise per raggiungere decisioni in tempi ragionevoli

4. Le nostre riunioni devono caratterizzarsi per l’inclusività: autocontrollo nei tempi degli interventi, incoraggiamento al contributo di tutti /e, attenzione alla massima circolazione dell’informazione interna e cura che i nuovi partecipanti non si sentano “ospiti”, ma protagonisti alla pari degli altri.

 

Mail: info@xlasinistradellunione.it                                www.xlasinistradellunione.it  

 
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L'antipolitica non ha ragione

Post n°6 pubblicato il 06 Luglio 2007 da pdci.borgo
 

Riporto l'articolo di Franco Vaccari apparso su Toscana Oggi del 1 Luglio 2007. La voce dell'"antipolitica" spesso sovrasta, anche nel nostro quotidiano, quella della politica come se quest'ultima potesse non esserci. Anch'io sono convinto che andare contro la politica è come andare contro se stessi e che la politica occorre, casomai, cambiarla, non negarla. Come fare quindi a contrastare l' "antipolitica"? Sta a noi cercare le strade: una sicuramente è quella di mettersi in gioco.

L’«antipolitica»? Ha molte ragioni, ma non ha ragione

di Franco Vaccari

La chiamano antipolitica. Dicono che sta crescendo. Qualcuno ne è contento, qualcuno preoccupato. Qualcuno finge di esserlo, ma in realtà non è mai stato bene come adesso, perché proprio dall’antipolitica ci guadagna. Poi ci sono i soliti distratti che pensano di non esserne toccati. Antipolitica riguarda tutto ciò che è contro la politica, che la nega mostrandone gli aspetti deteriori e reali, con insistenza e enfasi. Vive fuori dalla politica, come se questa potesse non esserci, anzi la giudica come il concentrato di ogni male e accredita una tale definizione con la forza dell’evidenza. Se la politica è «l’umana coesistenza considerata dal punto di vista delle modalità di organizzazione di un coerente e stabile potere» – Enciclopedia del pensiero politico (Laterza) –, allora l’antipolitica è tutto ciò che si oppone alle forme di organizzazione del potere. È forza innovativa, radicalmente alternativa, con forti spinte distruttive. In alcuni momenti è strisciante, in altri conclamata. Quando il sentire diffuso corrisponde all’impossibilità di un qualsiasi cambiamento, o addirittura, come sostiene Lidia Campagnano, «alla impossibilità di scelta, vale a dire perdita del diritto di essere di sinistra o di destra, pur con tutte le sfumature centriste del caso e della contingenza, allora la reazione può essere collerica».

L’antipolitica non è nuova, specie in Italia. Ciclicamente cresce, trovando consenso facile. Andate in un bar e cominciate a lamentarvi della politica, snocciolate frasi sulla necessità di distruggere Montecitorio, di togliere gli stipendi ai politici, siano essi assessori, sindaci, ministri: avrete un consenso pressoché unanime. L’antipolitica è seducente più che persuasiva. Infatti tocca emozioni, ma non espone argomenti. Ha delle ragioni – forse molte ragioni – ma non ha ragione. Parla alla pancia della gente e non arriva mai alla testa. Il massimo della sua astuzia sta del far credere di parlare alla testa mentre la dissolve.
Dall’antica Roma ai giorni nostri tribuni più o meno improvvisati catturano l’attenzione, tengono banco, fanno l’ordine del giorno per i molti che li ascoltano. Cavalcare l’antipolitica in certi momenti paga. Anche in termini di consenso elettorale. Conosciamo già le democrazie involute in sistemi autoritari con tanto di voto nel segreto dell’urna.

E allora? Inchiodati tra uno stato di cose oggettivamente grave (la difficoltà della politica a fare il suo mestiere: governare) e un disagio crescente, manifestato in forme rischiose, che fare? Già Pansa, tempo addietro, si domandava intorno ai fatti italiani dell’ultimo decennio del secolo scorso: «Era antipolitica, quella? O invece, come penso, la denuncia onesta di un cancro che aveva già cominciato a divorare?». È proprio qui la domanda che si deve porre l’intelligenza: se i plebisciti, gli unanimismi, le acclamazioni, gli umori popolari che si trasformano in movimenti di massa non sono praticabili, che fare? Una domanda che può trovare risposta non nel clamore della piazza, ma nell’interiorità della coscienza illuminata da un buon ragionare. Andare contro la politica è come andare contro noi stessi. Occorre cambiare la politica, non negarla.

Se il sentimento è che la classe politica fa schifo, ebbene la politica ha bisogno di chi ha schifo di lei. Chi sente questo schifo, in origine, non è né qualunquista né sfascista. Ha semplicemente delle ragioni che vanno ascoltate. Se la crisi della politica genera, tra gli altri, il sentimento di essere scippati della democrazia, allora c’è solo una via: uscire allo scoperto, mettersi in gioco, assumersi la responsabilità che compete.

Davanti alle crisi più acute e drammatiche sempre ci è testimoniato che la rabbia si può trasformare in impegno civile.

Da che parte stare? Perché il punto è che la democrazia viene ereditata, ma non è ereditaria. Il dono della democrazia (costato sangue!), per essere accolto necessita di un nuovo impegno, dell’esercizio della responsabilità. Chi pensa così, opera, contesta, grida, ma sempre costruisce. Perché orienta la propria azione a una concreta verifica che sta appunto in una palpabile crescita civile.
Nell’epoca in cui si torna sulle tombe dei grandi per attingere forza d’impegno politico, cerchiamo di non dar ragione ancora una volta all’adagio popolare «il morto si rivolta nella tomba!». Sia invece il segno, da lì in poi, che compiere quel gesto onora, sia con le parole che con i fatti, la presenza di quella persona che non c’è più.

 
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Sul dibattito a sinistra

Post n°5 pubblicato il 07 Aprile 2007 da ilBriganterosso
Foto di pdci.borgo

Nell'ultimo periodo si è aperto un dibattito a Sinistra sulle prospettive di quest'ultima in considerazione del fatto che, la nascita del futuro Partito Democratico, determinerà un riposizionamento di tutte le forze politiche italiane, a partire, appunto, da quelle di Sinistra, visti anche gli spazi che si apriranno in seguito alla scomparsa del principale Partito della Sinistra italiana, ovvero i Ds.

Ha "aperto il fuoco" la dichiarazione di Fabio Mussi, storico leader della Sinistra Ds, che ha detto chiaramente che, finito il congresso, la minoranza Ds non parteciperà al processo costituente del Pd ma avvierà un "cantiere della Sinistra" per verificare la possibilità di creare un soggetto unitario della Sinistra italiana. Nel giro di alcune settimane si sono pronunciati in merito, sia Fausto Bertinotti che di fatto ha accantonato il progetto della Sinistra Europea ed aperto la porta alla proposta di Mussi, sia Franco Giordano, segretario Prc, che addirittura si è spinto oltre prospettando la nascita del "Partito della Sinistra" già per le Europee del 2009. Successivamente è intervenuto anche Diliberto, segretario del Pdci, che ha proposto di riunire tutte le anime della Sinistra attraverso un processo confederativo che garantisse l'identità dei singoli Partiti.

Personalmente ritengo che tra tutte queste, la proposta più sensata sarebbe quella espressa da Oliviero Diliberto che, però, alla luce dei fatti, appare estremamente minoritaria ed, addirittura, mi sembra che ci sia il tentativo, da parte di Sinistra Ds e Prc, di tenere fuori dal dibattito il Pdci. Ciò dimostra, a mio avviso, che purtroppo ancora una volta si sta procedendo nella direzione sbagliata: ovvero vi è il tentativo concreto di creare un nuovo Partito a partire, non da una discussione ampia che coinvolga tutte le anime e soggettività della Sinistra italiana, ma, al contrario, a partire dall'unione di gran parte del ceto politico di Rifondazione Comunista con parte del ceto politico dei Ds. Tale soggetto politico, tra l'altro, visto che sarebbe legato a livello europeo al Pse, rappresenterebbe di fatto un arretramento delle posizioni politiche rappresentate dal Prc.

Insomma si aggrega a Sinistra con l'effetto di diminuirne l'influenza; che dire, se accadesse un vero capolavoro dell'assurdità!!!

 
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"SCRIVI SUL MURO ....."

Post n°4 pubblicato il 29 Aprile 2006 da pdci.borgo
Foto di pdci.borgo

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