Creato da canescioltodgl10 il 04/11/2009

la mappa è il mondo

un luogo dove parlare di letteratura

 

 

Parole minile

Post n°472 pubblicato il 18 Agosto 2016 da canescioltodgl10

Libertà (dai pregiudizi)
Non molto tempo fa ero in un museo di Milano quel giorno frequentato da scolaresche ragionevolmente disciplinate e attente. Una delle tenutarie del luogo che fino a quel momento aveva finto bonomia e disponibilità redarguì con asprezza un bambino perché mentre ascoltava mangiava una merendina. "Non si mangia nei mesei" gli ha detto con un'asprezza e un salto di volume assolutamente ingiustificati. Se quel bambino odierà l'arte per il resto della vita avrà dei buoni motivi come più o meno gli stessi motivi hanno le bidelle che parlano d'arte quando si riferiscono a un incerto iperuranio quando non sanno più che dire. Beh, questa è una brutta eredità ottocentesca per cui l'arte appartiene comunque ad un'area sacra dove non si prla se non sottovoce, non si corre, non si beve, non si mangia e, principalmente, non si fa l'amore (oltre a non giocare a pallone). Insomma: una cosa da repressione selvaggia (e infatti se poi si va a vedere la storia delle bidelle è facile capirlo).  Fatto salvo il rispetto e la buona educazione dovuti a tutti gli altri visitatori l'arte è anche cosa prodotta da esseri umani e il suo esser degna di rispetto, di stima, di ammirazione, non va posto in alto ma accanto a noi per accompagnarci nel cammino della vita. Le bidelle, nella loro rozza analisi tutta interna a una vulgata post kantiana che avrebbe fatto salire il sangue agli occhi di Kant, e non sanno neanche distinguere tra la dimensione reale da quella simbolica.  

 
 
 

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Post n°471 pubblicato il 17 Agosto 2016 da canescioltodgl10

Libertà (spirituale)
Il girono in cui compii il mio diciassettesimo compleanno dichiarai guerra al mondo. Il mondo non se ne curò molto e fece male perché nel giro di poco tempo milioni di giovani, in ogni paese di ogni continente, fecero la mia stessa cosa. Naturalmente fare guerra al mondo era un'attività molto impegnativa, diciamo pure a tempo pieno, che richiedeva incontri, assemblee, decisioni, proteste e occupazioni. Al contrario di molti altri però a me non interessava l'Utopia che si colloca sempre sulla linea dell'Orizzonte e, nonostante tutta la sua dolcezza, per quanto tu possa camminare rimane sempre all'orizzonte. A me interessava che da una critica forte, strutturata e condivisa uscissero delle idee pratiche e concrete che aumentassero le libertà di tutti a cominciare dal bisogno.Proprio in quel periodo, mentre ero in Francia, incontrai i Situazionisti per cui la situazione, in reazione alla società dello spettacolo (dove sono le immagini a mediare i rapporti sociali tra individui: basta domandarsi qual'è la funzione sociale della Boschi?), è una dimensione dell'accadere che implica una forte esperienza del presente e che implica una certa coincidenza tra libertà e destino. Niente a che vedere con la spontanea e vitalistica esplosione dell'io legta all'epoca ma neanche l'iirreggimentarsi in qualche struttura di derivazione leninista

 
 
 

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Post n°470 pubblicato il 16 Agosto 2016 da canescioltodgl10

Libertà (dalle paure ancestrali)
Il viandante o il pastore che, uscendo da una zona ombrosa, si inoltra nei prati assolati ne sente la presenza tutta attorno. Il calore del sole del sole a picco indica l'ora meridiana e l'improvviso silenzio delle cicale ne indicano l'arrivo. Questo silenzio del mondo va oltre il divieto di cantare durante il riposo di Pan imposto da Teocrito :"Nell'ora meridiana non è lecito, pastore, non + lecito per noi suonare la siringa: temiamo Pan. Egli ora à stanco della caccia, riposa ed à collerico". Ma  questo silenzio che ghiaccia annuncia anche l'arrivo dell'Empusa, il demone meridiano che assale i pastori svuotandoli di ogni energia vitale. Il panico non si annida nelle cose solo di notte.     

 

 
 
 

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Post n°469 pubblicato il 31 Luglio 2016 da canescioltodgl10

Libertà
Il mio amico, collega, sodale di lvoro e, non per cola sua, mio discente, mi chiede di entrare un poco nei territori semnantici dei termini "maestro" e "mentore" ma, come dice non in maniera tecnica, così giusto per superare un poco i confini della vulgata. Lui sa che le amppe si tracciano da soli ma entrambi sappiamo che ogni tanto è bello confrontarsi sul cammino fatto e confrontare anche le esperienze fatte. Io ho avuti molti maestri ma un solo mentore. Tra i maestri che ricordo con stima e con affetto ci sono Garroni, Menna e Segre. Rigore, inflessibilità logica e trasparenza di pensiero: se mai ti fosdse venuto in mente di confutare qualcuna delle loro tesi sapevi che avresti dovuto studiare per tutta la vita ma sapevi anche il confronto sarebbe stato leale e fatto vedendo in me, uno studente indisciplinato, presuntuoso e furente, una possibilità di procedere nel pensiero. Questi sono i maestri solidi, forti, che insegnano a muoversi nelle regole con dedizione e disciplina. I maestri pongono sempre la nuova verità possibile sempre all'oritzzonte, più o meno dove le ideologie collocano l'Utopia. In quegli stessi anni mi è capitato di lavorare in una trasmissione alla radio in cui, tra gli autori, c'era Malerba. Ambiente piacevole, lavoro duro, bellissime chiacchierate nei momenti liberi. Un bel giorno trovai il coraggio di scodellargli un manoscritto sul tavolo di lavoro chiedendogli di leggerlo e di darmi un giudizio.
"Mi chiedevo quando ti saresti deciso" disse solo.
Qualche tempo dopo mi torna il manoscritto tutto pieno di orecchiette e appunti a penna. Cominciai a sfogliare e trovai una serie di "Perché dici questo, qual'è il vero motivo"; "E' proprio questo che volevi dire?" "Sono proprio queste le parole con cui volevi derlo?".
Rimasi disorientato anche un po' incazzato e anche deluso. Non dico che mi aspettassi la candidatura al Nobel.... Poi ripensai a tutte le conversazioni fatte in cui mi raccontava del "Secondo Orizzonte", delle cose che con attenzione e sensibilità si possono percepire nel parlato dell'epoca, delle piccole verità che emanano segnalli labil, delle connessioni imprevedibili che possono generarsi tra le cose e le persone generando storie sfolgoranti. Della necessità di cercare dentro di noi queste cose , che questa è la nostra quete e che se gli strumenti non ci sono allora dobbiamo farceli da soli questi strumenti. Malerba fu più di un maestro, fu un mentore perché non mi insegnò a seguire le regole ma a conoscerle per superarle e trovare le mie: quelle a cui solo io potevo rispondere.  

 
 
 

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Post n°468 pubblicato il 29 Luglio 2016 da canescioltodgl10

Libertà (lotta per la)

Una quindicina di anni dopo Roma vive una certa radicalizzazione del confronto politico. Diventa difficile anche andarsene a zonzo da sfaccendati: nei rioni o nei quartieri della vecchia periferia riassorbita dall’espansione urbana la presenza ancora popolare di artigiani e operai garantisce una certa mobilità, i quartieri borghesi sono controllati dalle squadracce fasciste in ronda.  Una sera che in città tirava aria di fibrillazione vado a recuperare mio fratello minore che aveva un’assemblea a Lettere, in Aula 1, roccaforte dell’Autonomia Operaia. Ormai là avevo cominciato a lavorarci e mi sentivo un poco come il meticcio indiano dei film western: ormai non completamente di qua ma neanche completamente di là. Lo trovai con un pennello e una latta di vernice rosso lacca che aveva appena scritto sul muro a caratteri cubitali:

IO SOGGETTO AMO

 

E non si capiva se soggetto fosse riferito a io e quindi rinforzasse la soggettività oppure dovesse riferirsi a amo e quindi indicasse la soggezione all’amore.  Naturalmente la discussione durò fino all’alba e naturalmente non trovammo nulla su cui essere d’accordo.
Il giorno dopo la Sinistra organizzò una manifestazione a piazza San Giovanni, una cosa grossa. Clima nervoso e servizio d’ordine schierato. A un certo punto si cominciano a sentire cori e musica in avvicinamento e si vede arrivare da via Emanuele Filiberto il corteo dei Collettivi Autonomi. Il servizio d’ordine si compatta per impedire l’ingresso alla piazza ma il corteo indifferente gira a sinistra per via Carlo Felicediretto verso Santa Croce e poi San Lorenzo dove si sarebbe tenuta una festa. Il corteo passa cantando un centone sull’aria della Guajira Guantanamera che suonava più o meno: “Fatte ‘na pera, Enrico fatte ‘na pera…”. Nel corteo naturalmente c’è  mio fratello che mi fa cenno di raggiungerlo. Io mi rendo improvvisamente di stare fisicamente in mezzo: fuori dalla piazza, al di qua del servizio d’ordine, in qualche modo apollineo e ripartitorio e il corteo festoso che andava fregandosene dei regolamenti di polizia, degli orari di raccolta dei rifiuti, dei semafori e di tutti i divieti in genere. Nella sua incoscienza totale il corteo se ne andava portandosi via la sua gioia dionisiaca e la mia giovinezza.
Ho compreso a fondo, non solo capito con la mente, ma con il corpo e i nerci e le budella la poesia di Kavafis “Il dio abbandona Antonio”.   

https://www.youtube.com/watch?v=imsGx5n9syA

 
 
 

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Il ritmo del sabato... :) Buon fine...
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Ti aggiungo che è anche un poco stronzo :) Ma infatti la...
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Sì, sì, ce ne solo UNO! :))...
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